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Autore: Martilla92    08/06/2010    4 recensioni
La vendetta di Aphrodite non aveva per nulla intenzione di fermarsi a quel punto. Psiche era sistemata, ora toccava ad Eros. E sapeva benissimo come fare.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vendetta

Aphrodite abbandonò la stanza dove si trovava il figlio dolorante e scoraggiato, colpevole di averla offesa.
Attraversò il lungo corridoio dalle pareti candide sul quale moltissimi anni addietro erano stati ritratti miti che riguardavano l'origine e gli operati della dea stessa.
La più bella. Colei che ogni mortale e dio avrebbe voluto stringere a sé almeno una volta nella propria vita o immortalità per poter provare quel brivido intenso di piacere che solo il corpo perfetto della dea dell'amore era in grado di dare.
Eppure da qualche tempo i mortali le avevano voltato le spalle in favore di un'altra creatura, considerata dagli uomini pari a lei in bellezza. Una ragazzina. Psiche era il suo nome. Una parola che per lei era diventata simbolo di odio, vendetta.
Soprattutto dopo che suo figlio Eros aveva violato i suoi ordini, osando addirittura innamorarsi di quella sciocca mortale.
A nulla servirono le parole di Era e Demetra, incontrate per caso, a calmare la dea dell'amore. Tentarono con saggi consigli di riportarla alla ragione, ma nel cuore di Aphrodite ogni sentimento aveva lasciato il posto all'ira. E l'ira al desiderio di vendetta.
Uscì dal palazzo, sul prezioso cocchio che le era stato regalato da Efesto, e si diresse alla dimora di Zeus, in cerca di Hermes. Il dio, sentendosi chiamato, la raggiunse in pochi attimi, sorpreso di vedere Aphrodite così fuori di sé e al tempo stesso desiderosa di controllare quell'istinto così umano per paura che la sua superba avvenenza venisse sconvolta da passioni riprovevoli.
Dopotutto Hermes era stato suo amante. E la dea sapeva del fascino che era ancora in grado di esercitare su di lui.
Gli chiese di aiutarla, l'offesa subita era stata troppo grande. Lui avrebbe riferito ai mortali che chi avesse catturato Psiche avrebbe ricevuto da Aphrodite stessa sei teneri baci sulla bocca. Ed uno più intenso, con la lingua.
Hermes si divertì pensando all'effetto di tale rivelazione sugli uomini. Immediatamente si sarebbe scatenata una caccia furibonda solo per una sciocca ragazzina. Molto bella, certo. Ma sempre una mortale.
Tuttavia la vendetta di Aphrodite non aveva per nulla intenzione di fermarsi a quel punto. Psiche era sistemata, ora toccava ad Eros. E sapeva benissimo come fare.
Le sfuggì un ghigno.
Con lo sguardo che le brillava e la voce ferma chiese ad Hermes di cercare la Castità. Trovarla e portarla ad Eros affinché gli desse la punizione che meritava.
Il dio sgranò gli occhi. Le disse che la Castità non avrebbe mai accettato di scendere a patti con lei. Non era mai successo. E anche questa volta sarebbe stato così.
Aphrodite ghignò di nuovo.
Offriva alla Castità un patto. Le avrebbe ceduto le sue dieci più belle compagne, le più abili nell'arte della seduzione e della lussuria. Sarebbero state sotto il suo controllo per un intero anno. Era questo ciò che Hermes le avrebbe dovuto riferire.
Il dio,sempre più confuso, acconsentì, vittima ancora una volta del fascino splendente di Aphrodite.
Si congedò da lei, mentre lo sguardo della dea lo osservava allontanarsi nel vento.

Poco dopo, Aphrodite cercò riposo in una delle stanze delle immensa dimora di Zeus. Sul letto della camera prescelta erano posizionati in modo accurato grandi e morbidi cuscini dai colori orientali.
Si sdraiò a peso morto, sulla schiena.
La testa le doleva per le troppe emozioni avute quella mattinata e per questo aveva poggiato il palmo della mano candida sulla fronte.
Ripensò al tradimento del figlio, alla vendetta che di lì a poco si sarebbe abbattuta su di lui e su Psiche.
'Quella stupida ragazzina' disse fra sé e sé 'lo ha proprio rovinato. Mi chiedo come mai il grande Zeus abbia lasciato che quella lì nascesse. Ha portato solo guai. E quello sciocco di Eros non ha proprio mostrato l'acutezza degna di un dio. Lui, l'Amore, può avere chi vuole. E non solo per le sue frecce che recano quel dolore tanto vicino all'estasi in dei e mortali,ma anche per il suo aspetto pressoché perfetto. Come il mio.'
'Si è comportato come il peggiore degli imbecilli. Ma, dopotutto, è sempre mio figlio. Però questo non vieta a me, sua madre, di punirlo dopo un'offesa così grande e che ormai sarà sulla bocca di tutti. Già li sento, gli altri dei. Aphrodite non è in grado neanche di farsi obbedire da suo figlio e tutti questi inutili pettegolezzi.'

Si rigirò sul fianco, levando la mano delicata dalla fronte, dato che il dolore si era attenuato.
'Ma alla punizione di Eros ho già provveduto. continuò Se quella sciattona della Castità accetterà, la mia vendetta sarà compiuta. Forse sono stata un po' troppo dura. Ma chi è così saggio da poterlo affermare? Dopotutto, appena riconsegnerò arco e frecce ad Eros, l'influenza di quella terribile divinità svanirà. E spero che questo castigo gli serva da lezione per la prossima volta e che,soprattutto, gli tolga dalla testa strane idee.'
Un sorriso si dipinse sulle sue labbra carnose prima che il suo corpo fosse vinto dal sonno.

Hermes si era sbarazzato in poco tempo del primo favore che gli aveva chiesto Aphrodite.
Ora avrebbe dovuto solo trovare la Castità e proporle quel patto che al dio stesso pareva assurdo, se non ridicolo. Tuttavia conosceva Aphrodite. Come conosceva la natura divina di entrambi. Ben poche volte gli dei avevano lasciato impunito un torto subito, specialmente se questo proveniva da un insulso mortale.
Si ritrovò in un prato rigoglioso, nel quale gli occhi potevano ammirare le più svariate specie di fiori primaverili.
Ad un tratto udì delle voci di fanciulle, delicate e dolci, e sperò con tutto sé stesso di aver trovato ciò che cercava con così tanto affanno. Era risaputo, infatti, che la Castità sfuggiva chiunque e che si circondava solo di ragazze a lei fidatissime.
Tre fanciulle comparvero davanti a lui dopo essere uscite dal fitto bosco che segnava la fine del prato.
Hermes riconobbe subito la Castità. Era la ragazzina al centro, che guidava le sue due compagne.
Era scalza e vestiva una lunga tunica bianca, che richiamava la sua pelle candida. I lunghi capelli biondi erano lasciati sciolti, mentre una corona di margherite le cingeva la fronte. Gli occhi verdi non avevano nulla da invidiare al colore bellissimo dei fili d'erba. Le labbra erano delicate, sottili, e sembrava che anche un solo, leggero bacio avrebbe potuto spezzarle.
A Hermes parve bella. Eppure quel pensiero lo abbandonò subito. Sapeva fin troppo bene che era proibito rivolgere quel certo tipo di attenzioni alla Castità.
Lei e le sue compagne, intanto,lo guardavano con occhi indagatori.
- Salute a te, Castità. Vengo a proporti un patto. - Esclamò Hermes, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.
- Che genere di patto? - Rispose lei, avvicinandosi al dio.
- Mi manda Aphrodite. Vuole che tu le conceda un favore. - guardando l'espressione incredula dipinta sul viso della dea, gli ci volle molto per poter mantenere il suo divino contegno.
- Aphrodite vuole un favore? ! Da me? ! Dev'essere impazzita! - gli disse, sempre più confusa.
- No. - intervenne di nuovo Hermes - Ora ascolta. Eros ha disubbidito agli ordini di sua madre, innamorandosi di una mortale che Aphrodite odia. Tu conosci il furore di cui siamo vittime molto spesso noi dei e la tua nemica non è proprio da meno. Vuole vendicarsi di Psiche, questa è la fanciulla, e di Eros. Per la prima ha già trovato il modo, ma per suo figlio ha bisogno del tuo aiuto. Ovviamente, non pretende che tu accetti senza avere nulla in cambio-
- E cosa mi offrirebbe?-chiese Castità, ora molto più interessata.
- Dieci fra le sue più promettenti compagne. Saranno sotto il tuo potere per un intero anno. E, visto l'orgoglio della dea in questione, direi che non è poco.-le rispose, felice per la curiosità che gli aveva mostrato
- Tutto qui? - disse lei, questa volta con tono disinteressato - Io dovrei punire suo figlio e in cambio otterrei dieci ragazze scapestrate? Non ti sembra una nullità? -
- Niente affatto. Proprio perché quelle giovani sono, come dici tu, sulla cattiva strada, potrai riportarle su quella buona. E riguardo ad Eros, mia cara, se non ci facciamo favori tra noi dei temo proprio che l'Olimpo possa ritenersi veramente un triste luogo, dato che le persone che lo abitano non si aiutano nemmeno a vicenda - il dio tentò di convincerla con ogni mezzo.
- Risparmia il fiato e le tue ridicole osservazioni, Hermes. Lo sappiamo tutti che se cerchi di persuadermi è perché sai della riconoscenza che avrà Aphrodite nei tuoi confronti. E non ci vuole molto a capire cosa potrebbe mai essere. - gli rispose lei, fredda.
Hermes sorrise
- Non essere così severa con me - la rimproverò dolcemente - sarò pure un dio, ma sono maschio e, soprattutto, non indifferente alla belle donne che si concedono senza troppo pretesti. Ma non è questo il punto. Mia dolce amica, non eri forse tu quella che si lamentava sempre delle nefandezze di Aphrodite ed Eros? Bene, ora potrai divertirti punendo quest'ultimo. Lo colpirai con un incantesimo di castità finché Aphrodite non gli restituirà arco e frecce, che per rabbia gli ha sottratto. Perché non provare? Prendila come una sfida, oltre che come soddisfazione personale. Allora,accetti o pure no? -
I due si fissarono qualche istante negli occhi.
Fu Castità a riprendere la parola per prima - Non c'è bisogno che continui, Hermes. Accetto-

  
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