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Autore: LaMicheCoria    09/06/2010    6 recensioni
[Star Trek: The Original Series/ Star Trek XI: Il Futuro Ha Inizio]
Anno:2261 - Una missione, la lotta personale di James Tiberius Kirk con il proprio futuro, che è per lui passato e presente, e la minaccia costante dell'Impero Romulano. Spock Prime, assunto il ruolo di Ambasciatore col nome Selek, vuole la pace coi Romulani. Vulcano e Romulus la guerra. Riuscirà o troverà la morte?
Anno: 2387 - La Supernova raggiunge Romulus, distruggendolo. Il destino di Spock è quello di finire trascinato nel baratro di un paradosso temporale causato dal Buco Nero creato dalla Materia Rossa, ma che ne sarà di coloro che hanno perso con lui anche il proprio popolo? La rabbia e il dolore. Un'azione disperata..

-Capitano?-
-Sì? Cosa c’è, signor Spock?-
-C’è un Vulcaniano tra i prigionieri- (tratto dal Capitolo 3)
La tanto promessa Long Fiction di Nemeryal è finalmente arrivata alla Base Stellare di EFP!
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Nemeryal
Titolo:  The Time Has Come for Us
Fandom: Star Trek [The Original Series – Star Trek XI: Il Futuro Ha Inizio]
Genere: Generale
Avvertimenti: Shonen-ai (Canon e unilateralmente non-canon), Movieverse
Personaggi: Spock, James T. Kirk, Leonard “Bones” McCoy, Montgomery Scott, Pavel Chekov, Hikaru Sulu, Nyota Uhura, Christine Chapel, Altri, Nuovo Personaggio.
Musica: Varie
Note: Prima Long fic su Star Trek! Alèèèèè!! Finalmente è arrivata, la Long di cui tanto vi avevo parlato! Bon, iniziamo con le note basilari!
Questa Fiction avrà una struttura ad anello, ovvero quello che andrete a leggere non sarà propriamente il prologo, ma l’epilogo o, almeno, parte di esso. E’ una struttura con cui mi ero trovata particolarmente bene per la mia prima Long, lascia quel senso di “sospensione” che a me piace molto.
Piccola questione..la mia conoscenza di Star Trek è circoscritta unicamente alla TOS, ai relativi 6 film e all’ultimo di JJ Abrams, più qualche episodio della Serie Animata e alcuni dei romanzi. Cercherò di informarmi il più possibile andando su Memory Alpha, ma vi chiedo già in anticipo di perdonarmi se troverete qualche cosa di “strano”, un evento aut similia, di cui si parla nella serie Enterprise o nella TNG e che nella fic non viene citato.
Pooi..ah sì! Il pairing Nyota/Spock. Ho pensato a lungo se inserire o no questo pairing all’interno della fiction, lo giuro sulla cicatrice che Nimoy ha sulla guancia destra, analizzando i pro e i contro della cosa e alla fine la mia decisione è questa: no. Non ci riesco, non ce la faccio, se scritte bene posso apprezzare delle fiction con tale pairing, ma io non riesco a sentirla “mia”, non so gestirla e quindi, sorry amanti delle Nyota/Spock, in questa Long Fiction troverete solo un rapporto di amicizia fra i due, nulla di più. È più forte di me..per quanto nell’ultimo film non ci siano tutte quelle occhiate che tanto fanno palpitare il cuore alle Spirk fans (Like me!) non riesco davvero a vedercelo Spock con Uhura.
Vediamo..ah, sì! Prima di alcuni pezzi vedrete dei titoli di alcune Soundtrack fra parentesi. Senza dilungarsi troppo, sono il sottofondo musicale che avevo pensato per quel pezzo. Lavoro moltissimo con la musica.
E a proposito di questo, il titolo “The Time Has Come For Us” è un verso del ritornello della canzone “Victoria Speramus” dei Krypteria.
Calzante in un certo senso, no?
Okay, vi lascio alla lettura! Tai Nasha no Karosha!

Dedica: A Silentsky e a Pimplemi_chan il mio personale sostegno morale e scrittorio!
Ringraziamenti:  A tutti i Trekker della sezione che continuano a seguire tutti i miei scleri scrittori su questa serie. Grazie, grazie davvero. Questa Long Fiction è per voi.

 

Prologo

Anno: 2264

 

(Final Fantasy VII Advent Children Original Soundtrack – Yakusoku no Chi –The Promise Land-)

 Il fumo violetto dell’incenso si levava lento dalle lunghe bacchette, disegnando spirali e curve e forme sinuose, volteggiando nell’aria greve della stanza, intrecciandosi l’uno con l’altro, per poi disperdersi con un palpito e svanire, lasciando dietro di sé solo una scia di intenso profumo.
La Sacerdotessa Anziana di Vulcano, vestita di porpora e argento, con veli d’un bianco purissimo che le cadevano rigidi dalle spalle, stava al centro della stanza buia; le labbra truccate di carminio, gli occhi dal taglio allungato, con l’iride verde arabescata di grigio, il profilo severo e il naso adunco apparivano e svanivano con un palpito nel lampeggiare continuo delle candele.
Attorno a lei, alcune giovani donne di Vulcano, i lunghi capelli castani lasciati sciolti sulle spalle, la fronte cinta da una tiara d’oro e il corpo flessuoso avvolto da una veste candida, attendevano in piedi, in silenzio, gli occhi rivolti verso terra, le dita intrecciate in grembo.
Il silenzio nella stanza era tale da permettere ai presenti di percepire il roco respiro dei membri più anziani, il crepitio dello stoppino divorato dalle fiamme e le lacrime di cera che scivolavano pallide lungo il corpo affusolato delle candele.
Un giovane umano dai capelli castano chiaro, quasi biondo, si accostò lentamente al vecchio Vulcaniano poco distante dalla Sacerdotessa, e chinò il viso nella sua direzione
-Sono sinceramente addolorato per la vostra perdita, Ambasciatore-
Sebbene sussurrate, le parole parvero esplodere, spezzando inesorabilmente la strana atmosfera di quiete ossessiva e sacra che permeava la Sala.
Il vecchio alzò gli occhi, stranamente vuoti, verso il giovane e aprì la bocca, come per parlare, ma la voce si dissolse non appena sfiorò le labbra secche e pallide; uscì solo qualche frammento di suono, schegge di emozione che gli costarono le occhiate di disapprovazione degli altri Vulcaniani presenti.
Il giovane abbassò il viso, serrando la mascella e schiarendosi appena la gola, quasi a voler cancellare il muto singhiozzo che gli aveva appena fatto sussultare il petto. Fece per dire qualcosa, ma dei passi leggeri lo costrinsero a voltarsi verso la porta,i cui stipiti, di vetro e cornalina, accoglievano il bagliore danzante delle candele, riflettendolo tutto intorno.
Una donna umana ed un Vulcaniano, fermi sulla soglia, chinarono la testa, rivolgendo il gesto di saluto dapprima alla Sacerdotessa più anziana, poi alle più giovani e infine agli altri presenti.
Gli abitanti di Vulcano si scambiarono occhiate silenziose, ma ricche di astio verso il loro fratello, per il suo sguardo così pieno, così toccato dal dolore, dalla perdita, per la piega delle labbra e la mascella contratta, in un vano tentativo di controllarne il tremore.
Il giovane si scostò di lato, per permettere al vecchio Vulcaniano di avvicinarsi ai nuovi arrivati: l’anziano chinò il capo verso la terrestre, che ricambiò il saluto con occhi lucidi, per poi poggiare le mani sulle spalle dell’altro figlio di Vulcano, stringendo talmente tanto la presa da far sbiancare le nocche.
L’uomo fece un rapido cenno alla giovane, che si diresse verso di lui con passo incerto.
-Allora? Novità?- le domandò, umettandosi le labbra secche e distogliendo lo sguardo dai due Vulcaniani poco distante.
-Nessuna- la donna scosse il capo e le spalle si abbassarono con un sospiro.
-Come nessuna?- sibilò l’uomo, avvicinando ancora di più la testa verso di lei –Le persone non spariscono nel nulla, Nyota!-
-Lo so- fu la risposta secca –Ma..-
-Non possiamo attendere oltre- la voce graffiante della Sacerdotessa fece alzare di scatto la testa ad entrambi –La cerimonia deve cominciare-
Il giovane sgranò gli occhi e voltò le spalle a Nyota, per rivolgersi alla Vulcaniana.
-Vi prego, Nobile T’Pen!- esclamò, allargando le braccia –Concedeteci ancora un momento!-
-Non abbiamo un momento, James Kirk- ribattè la Sacerdotessa, assottigliando lo sguardo e arricciando le labbra –Abbiamo atteso anche troppo. È ora di dire addio a nostro Fratello-

 

***

 

-Comandante- il Romulano ai visori sollevò la testa, voltandosi verso il proprio superiore –Una nave di piccole dimensioni è appena comparsa sullo schermo. Secondo i nostri dati, proviene dalla Colonia Vulcaniana di Rok1-
Il Comandante poggiò lentamente la schiena contro la poltrona, alzando appena il mento e unendo fra le loro le dita, i gomiti rilassati sui braccioli.
-Molto bene, tenente- si congratulò con un sorriso accennato sulle labbra –Ti stavo aspettando- mormorò poi, socchiudendo gli occhi scuri –Sono pronta a riceverti..-

 

 

1La parola rok in Vulcaniano significa “Speranza” (Questo sito è oltremodo utile à http://www.starbase-10.de/vld/)

   
 
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