Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: chaplin    10/06/2010    3 recensioni
“Sei un deficiente. Ora andiamo a Londra, Parigi, Liverpool o dove cazzo vivono e lo lasciamo in stazione.”
“Un corno, Pennuzza!” fece Tyler, rialzandosi. Sembrava allegro.
“E' l'occasione della nostra vita! Saremo famosi!”
“Si', famosi per aver rapito il chitarrista dei Beatles?” fece Penny, “Ridicolo, vai a fanculo. Me ne torno a casa.”
La storia di una cricca - della oramai famosa generazione della gioventu' del '67 - e il suo sogno di acquisire fama.. rapendo il malcapitato George Harrison, chitarra solista dei Beatles. Ma nelle loro losche intenzioni si intromettera' qualcosa..
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Prudence Gilbert. La fidanzata di Jim.
Era semplicemente la sua fidanzata, la ragazza su cui scaricare gli sfoghi sessuali, quella da prendere a botte quando faceva la preziosa. C'era solo un problema: aveva tre anni in piu' di Jim. Non era una differenza notevole ma da quelle parti le coppie formate da una donna piu' grande dell'uomo – sia fisicamente che a livello di eta' – non erano ben viste. E questo era stato uno dei motivi per cui, dopo una notte soffocante di estate, lui aveva deciso di rinunciare ai suoi raggianti sorrisi, ai suoi soffici capelli castani, alle sue lussuriose lentiggini chiare e di lasciarla.
Da quel momento in poi, la vent'enne Prudence Gilbert, allora diciannovenne, era stata targata con gradevoli etichette come “la puttana del '66” o “la fidanzata di Jim” dall'amico dell'ex-fidanzato.
Jim aveva quasi scordato l'avventura-Prue, sebbene Penn spesso gliene parlasse come se niente fosse. Ma Jim era una persona che sapeva guardare solo davanti a se, incapace di controllare il passato.
E il viso di Prudence era l'ultimo che avrebbe voluto vedere.
Invece, con le guancie piu' piene rispetto a poco tempo fa', era davanti a lui. Sorrideva.
Tyler, appostato dietro l'amico, con una rivoltella-giocattolo in mano – con cui stava giocando insieme a Lennon dieci minuti prima – decise di togliere il disturbo e trascino' con se il musicista, che sembrava in uno stato confusionale. Penny stava seduta sul divano e guardava l'ingresso della casa aspirando dalla sigaretta quasi del tutto consumata. Accanto a lei, Lucifer e un altro gatto, con il pelo lungo e il muso silenzioso, sonnecchiavano serenamente.
Wilson alzo' una mano sulla testa, grattandosi all'altezza della nuca.
Penny conosceva Jim, il suo Jimbo. Faceva cosi' quando voleva mostrarsi sicuro di se. Un sorrisetto alzo' un lato delle sue labbra, quindi sprofondo' ancor di piu' sul divano, sotto gli occhi poco sicuri di Stan, seduto sul tappetino. Ora che la casa era vuota, sembrava che l'entrata di quella la'
, Prue, fosse una cosa del tutto normale. In fondo quella era la casa comune dei barboni gestita dalla grande Penelope Rain.
Solo dopo dieci secondi, che ai presenti parvero infiniti, Prue si degno' di aprire bocca.
“Ciao, Jim.”

 

Jamie Wilson teneva lo sguardo basso, seduto sul tavolo della cucina.
Accanto a lui, un tranquillissimo John Lennon, con gli occhiali da sole e una bandana da casalinga, cuciva una strappatura sulla camicia che poco tempo prima aveva indossato George. Prudence non riusciva a smettere di alternare lo sguardo tra i due: in fondo era John Lennon. Non era una cosa da tutti i giorni ritrovarsi davanti a se John Lennon che
fila
. E tantomeno se quella era la camicia del chitarrista dei Beatles.
I famosi – e inglesi – Beatles che, dopo anni di gavetta, erano riusciti a imporsi nella musica mondiale.
Stan, in piedi a capotavola insieme a Pen, continuava a massaggiarsi il viso. A un certo punto, si avvicino' all'orecchio della fidanzata, che stava seduta proprio di fronte a lui. “Ehi, Penelope...”
“Zitto. Tu non parli piu' con me.” disse lei, immediatamente, attirando l'attenzione di Prue.
“No, aspetta. Hai davvero affidato Harrison e il coso giapponese a...
Tyler
?”
Quando lei si volto' per dargli la risposta, il suo viso era troppo
vicino
. Aggrotto' la fronte.
“Mi ha detto che lo portera' a vedere le Go-go-girls al Whisky, con il suo furgone.”
“M-ma... no, non e' giusto!”
I due si voltarono verso Lennon, che aveva parlato. Si', aveva parlato. Mentre non avrebbe dovuto farlo.
“No, ora basta! La prossima volta non rapite George perche' pensate che sia il piu' tranquillo, il piu' silenzioso e gne gne gne!” si mise a urlacchiare. “Se essere rapiti da degli adolescenti americani vuol dire essere portati al Whisky-a-Go-Go, pure io voglio essere rapito! Voglio le Go-go-girls!!!”
La cosa piu' straordinaria di tutto quel discorso era il fatto che quell'uomo senza schemi e senza linee aveva detto tutto senza nemmeno una pausa per respirare. Tutto d'un fiato, pur di esprimersi.
Questo stupi' ancor di piu' la ragazza che stava seduta di fronte a lui e al suo ex-fidanzato.
Ex-fidanzato. Era brutto da dire.
Stan fece una smorfia disgustata. “E va bene, Lennon. Avrai le go-go-girls... domani.”
“TI STIMO FRATELLO!!” strillo' John, come una femminuccia, e salto' addosso allo spilungone, facendogli prendere un brutto colpo. Penelope se la godeva, seduta sulla sua sedia.
“Tu sei un santo, Stanley.” disse lei, sarcastica, tirandogli una pacca sulla spalla.
“Ti amo proprio perche' mi aduli.” replico' Stan, beccandosi quindi uno schiaffo.
Lo schiaffo produsse un impatto tale che Lennon, aggrappato ancora al ragazzo, che di altezza lo superava di un paio di centimetri, cadde per terra. Subito dopo, in un modo o nell'altro, si materializzo' nuovamente sulla sedia accanto a Jim. E Lennon filava.
“Non ti ho ancora perdonato per aver portato dei fattoni in casa mia.” e con questo, taglio' il nastro. “Sentite, non sono qua per vantarmi perche' un deficiente scalda il mio letto. Tagliate corto. Io me ne vado.”
Dopo aver pronunciato le fatidiche parole, “Io me ne vado”, Penny si diede una sistemata alla chioma bionda, si tiro' su i pantaloni e usci' dalla cucina, sbattendo energicamente la porta. Stan degluti'.
Prue e Jim rimasero in silenzio a guardare la porta per un po', Stan fece spallucce e lascio' la stanza.

 

Harrison si stava cambiando, per non indossare piu' gli odiati pantaloni di Jim.
Opto' per i jeans di Stan, che in teoria aveva quasi la sua stessa taglia. I pantaloni gli stavano persino larghi, pero' erano belli. Di magliette disponibili c'erano solo le grosse camicie hippie di Tyler. Un sospiro' piego' le sue labbra, che si rassegno' a una camicia decorata a batik, che ricordava molto quella che avrebbe indossato nel prossimo film a cui avrebbe lavorato con i suoi compagni.
Oh, l'immancabile fascia. George Harrison, l'uomo che fu costretto a vestirsi come un esaurito americano.
“Harrison?” fece allora una voce alle sue spalle.
Stanley Kahn. Sul viso di George comparve un'espressione preoccupata.
“C-cosa ho fatto?” mormoro'. “Non potevo mettermi i pantaloni, per caso?”
Stan aggrotto' la fronte, senza capire. Fece un passo in avanti e subito gli arti superiori di Harrison scattarono in avanti. Si stava muovendo come un ninja fallito. Uhm, scena
gia' vista
. Che banalita'.
“Tranquillo, non cerchero' piu' di ucciderti.” lo tranquillizzo' Stan. “Comunque stai bene, con il cerotto.”
L'orgoglio ferito di Harrison si accuccio' dentro la sua mente, mentre la stanza buia ricreava i suoi pensieri. Quell'orribile odore di naftalina unito ad uno strano miscuglio di sangue e sigarette spente lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, ogni volta che avrebbe varcato la soglia del confine tra l'Inghilterra e l'America. E, qualche anno dopo, sarebbe stato il primo pensiero, accompagnato da una buona e vecchia Coca Cola fredda.
“Non serve niente a scannarci, dopo tutto.” disse Stan, arrossendo. Ci stava rimettendo se stesso a dire quelle cose ad un
Beatle
. Tyler lo avrebbe preso in giro per l'eternita', anche se era lo stesso un amico di uno di loro. Ma non doveva dirlo a nessuno. “Sono solo una persona che fatica a controllarsi.” concluse.
“... l'ho notato.” sussurro' Harrison, stringendo il nodo della bandana arrotolata che copriva la sua fronte.
Stan sorrise. “Ho un paio di cose da dirti prima che vada via con Ty.”

 

 


 

Hyacinth House
Nuovissimo capitolo! XD A dire la verita' l'ho scritto velocemente ora, quindi non e' il massimo...
Non commento troppo, ma dico solo che dovete aspettarvi un paio di cose dal prossimo capitolo. ;)
Sisi, siamo nel pieno della storia. E Paul e Ringo si avvicinano inesorabilmente alla West Coast americana...

Zazar90: Eheh, forse ricompare la cara hippie!! ;D Pero' a Penny non sta tanto simpatica, quindi non so se le fara' piacere, uhm. XD Gia', povero Ringhino! xD Provavo pena per lui mentre scrivevo -sisi-. Lucifer e'... Lucifer! xD Si sa no: that cat's something I can't explain. *_* Stan pero' e' rincitrullito con i gatti in generale... provero' a parlare sulla sua passione per i 'nekoooo' (come direbbe Markie) appena ne avro' l'occasione. Per l'altra fic... beh, forse la pubblico appena finisco questa (non penso manchi tanto alla fine, boh.) oppure quando arrivo ad un buon punto. xDD Grazie!! ;D

Marty_youchy: Ebbene si'! *papaaaaaaan* Pero' davvero, povera Pattie. Le verra' un infarto non appena vedra' Georgino tutto farcito come Kenny di South Park!! XD E poi ancor piu' quando scoprira' l'esistenza di Penny. Secondo me la devo proteggere da eventuali attacchi fisici. *Penny mi fissa molto male* No, basta, ho paura di 'sta tizia. D: Ringo l'ho fatto troppo soffrire! Eeeh, ma avra' la sua rivincita! :3 Paolino sudato... oddio, no, no! Non ci devo pensare. *____* Grazie anche a te!! :D

 

Ok, al prossimo capitolo! ;D
Ora vado a farmi la doccia prima che arrivi mamma e mi uccida. XD
*parte Dead Flowers. Sono fissata con quella canzone. :D*

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: chaplin