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Autore: whateverhappened    11/06/2010    12 recensioni
Quando Seamus uscì dalla stanza centodiciannove si ritrovò a pensare a quanto le cose fossero cambiate con il passare degli anni. Sembravano passati pochi giorni da quando aveva spiegato a Dean tutte le regole del Quidditch, o da quando aveva rischiato di non poter più tornare ad Hogwarts per via del ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, eppure erano già diciannove anni che non frequentava più la Scuola di Magia e Stregoneria.
Il "diciannove anni dopo" di Seamus :)
Fanfiction partecipante al Forgotten (Happy) Endings, indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight }
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Seamus Finnigan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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(Not) Forever Young











La luce pomeridiana illuminava tutto il corridoio, dando vita a ombre dalle forme più strane nel momento in cui incrociava gli oggetti lasciati sui davanzali delle finestre. Le figure proiettate sul pavimento erano talmente particolari che i bambini che avevano l'opportunità di osservarle si divertivano sempre a ipotizzare delle storie attorno ad esse, così spesso un vaso dalla forma un po' eccentrica diveniva un gigante pronto a distruggere Londra. Quel giorno Jack, ricoverato nella stanza centoquindici dopo essere stato morso da un Kneazle infastidito durante il sonno, stava fingendo che il portapenne abbandonato dall'infermiera Scarry fosse un animale magico sconosciuto all'umanità e che il Ministro in persona avesse dato a lui, addestratore di fama mondiale, il compito di renderlo innocuo.
« Io proverei un metodo più pacifico prima di Schiantarlo, Jack. »
« Ci ho provato, dottore, ma è una creatura molto pericolosa! » ribatté il bambino, continuando a puntare la sua bacchetta giocattolo verso l'ombra.
« Capisco – rispose seriamente il medico – Allora è tuo compito far sì che non porti alcun danno alla popolazione. L'Inghilterra crede in te! »
Jack, impegnato a trovare un modo per sconfiggere l'ombra, rispose con un semplice cenno del capo al medico, che si allontanò scuotendo la testa. Erano ormai più di dieci anni che faceva quel lavoro e ancora i pazienti riuscivano a sorprenderlo, il primo piano del San Mungo, poi, raccoglieva le storie più disparate. Quel giorno gli era stato assegnato un caso proveniente direttamente da Hogwarts, il che era piuttosto insolito, normalmente i ragazzi venivano curati con grande professionalità dall'infermiera della scuola. Spinto dalla curiosità, il medimago affrettò il passo fino a ritrovarsi di fronte alla stanza centodiciannove, dove era stato sistemato il paziente.
« Buongiorno. »
« Salve. » mugugnò il ragazzino a letto. Poteva avere circa dodici anni, i capelli biondo sporco gli ricadevano sugli occhi in modo disordinato.
« Justin Twain – lesse il medico sulla cartella appoggiata al comodino – Io sono il dottor Finnigan, ma puoi chiamarmi... »
« Seamus! » il medimago si voltò immediatamente verso la porta, sulla cui soglia stava una donna dal volto familiare.
« Susan! Cosa ci fai qui? »
« Quando hai un figlio che si mette nei guai una volta ogni cinque minuti ti capita di venire al San Mungo molto più spesso di quanto vorresti. »
Seamus osservò lo sguardo ammonitore della vecchia amica correre verso il ragazzino, mentre egli continuava a fissare un punto imprecisato fuori dalla finestra.
« Vuoi forse dirmi che questo giovanotto è tuo figlio? - la donna annuì – Ti giuro, Susie, non l'avrei mai detto. »
« É tutto suo padre, sia fisicamente che caratterialmente. Il che vuol dire che combina qualche pasticcio una volta sì e l'altra pure! »
« In che Casa sei, Justin? » chiese il medico, tornando a rivolgersi al suo paziente, che smise all'istante di fissare le nuvole.
« Grifondoro. »
« Dovevo immaginarlo – annuì Seamus – Solo un Grifondoro avrebbe potuto trovare il coraggio per farsi questo. »
Le mani esperte del medico corsero lungo il braccio del ragazzino, osservando e tastando la ferita che copriva gran parte dell'epidermide.
« Gran bell'ustione, signor Twain – constatò – Anch'io avevo qualche problema col fuoco alla tua età! »
« Qualche? - intervenne Susan, alzando un sopracciglio in segno di perplessità – Ho perso il conto delle volte che Piton mi ha detto “signorina Bones, porti il signor Finnigan in infermeria”! »
« Ok, forse avevo poca dimestichezza con le pozioni! Ma non ci siamo mai fatti male, in fondo. A differenza tua, Justin. Mi spieghi perché hai un'ustione provocata da fuoco di drago sul braccio? »
« Perché un drago me l'ha fatta. » la sicurezza con cui pronunciò quelle parole non sfuggì a Seamus, così come la punta di ostilità. Il ragazzo stava nascondendo qualcosa, o probabilmente coprendo qualcuno.
« Justin! » Susan intervenne per ammonire il figlio, ma Seamus le fece cenno di non parlare ulteriormente.
« Interessante. Da quando ci sono draghi ad Hogwarts? »
« Ce n'è solamente uno – rispose con più tranquillità il ragazzino, palesemente sollevato dalla piega che stava prendendo la discussione – É del professor Hagrid, lo tiene per mostrarlo a quelli del settimo anno. »
« Oh, il buon vecchio Hagrid! - ridacchiò Seamus – E così alla fine è riuscito ad avere un drago! Ci aveva provato già quando eravamo noi al primo anno, Susie, il professor Raptor gli aveva venduto di nascosto l'uovo e lui l'aveva fatto nascere. »
« E tu come lo sai? » chiese sorpresa la donna.
« Me l'ha raccontato Harry qualche tempo dopo la fine della scuola – rispose semplicemente, per poi tornare ad osservare la ferita di Justin – É una brutta ustione. Che tipo di drago è? »
« Un Verde Gallese. »
« Capisco – Seamus si portò una mano al mento con fare riflessivo – Strano, di solito sono abbastanza pacifici, per quanto possa esserlo un drago. »
« Probabilmente sarà andato a dargli fastidio, Justin ha questa grande curiosità per tutto ciò che in qualche modo potrebbe fargli male. » Susan scosse la testa.
« Mamma! » la voce del ragazzo era palesemente irritata, osservando l'espressione truce con cui guardava la donna Seamus pensò che stesse attraversando quel periodo della vita in cui il solo stare nella stessa stanza con un estraneo ed un genitore ti mette in imbarazzo. Istintivamente sorrise, anche con il passare del tempo e delle generazioni certe cose sarebbero sempre rimaste immutate.
« Bene – fece alzandosi – Tornerò a visitarti più tardi. Temo che tu debba andare ora, Susie, l'orario di visita termina fra cinque minuti. »
« D'accordo – la donna annuì, per poi avvicinarsi al letto del figlio – Ci vediamo domani, Justin. »
« Non è necessario che tu venga tutti i giorni. » bofonchiò il ragazzino, incrociando le braccia al petto. Susan non rispose, limitandosi a roteare gli occhi e ad accarezzare delicatamente il capo di Justin, prima di allontanarsi dalla camera.
« Non è un ragazzo cattivo – disse a Seamus una volta in corridoio – É solo un po' pestifero, tutto qui. »
« La ferita non è troppo grave – la rassicurò il medico – Qualche giorno e sarà a posto, stai tranquilla. Ora vai a casa, Susie, e riposati. Scommetto che non ti sei fermata un attimo da quando sei qui! » la donna gli sorrise cortese, quindi si allontanò con passo stanco, confermando così l'ipotesi di Seamus. Non appena ella ebbe svoltato l'angolo, il medimago rientrò nella stanza, sorprendendo non poco Justin.
« Non credevo che sarebbe tornato così presto. »
« E, invece, eccomi qui. Bene, campione, ora che non c'è tua madre puoi dirmi tranquillamente come sono andate le cose. »
« Gliel'ho detto – Justin riprese il tono ostile usato qualche minuto prima – Il drago ha sputato fuoco, il fuoco ha preso il mio braccio, il mio braccio si è ustionato. Fine. »
« Notevole capacità di sintesi – sorrise Seamus – Ma per esempio potresti dirmi per quale motivo uno studente non del settimo anno era così vicino ad un drago da farsi male. » Justin rimase in silenzio, sostenendo lo sguardo indagatore del medimago. Non si mosse di un millimetro, rimanendo nella sua posizione, e fu Seamus a cedere.
« Sai, se non viene fuori come si è svolta la vicenda è altamente probabile che il drago verrà allontanato da Hogwarts, e forse anche Hagrid con lui – Justin sussultò, palesemente sorpreso – Era successa una vicenda simile quando ero a scuola, allora il Ministero decise di sopprimere l'animale. »
« No! » Seamus sorrise al ragazzo, come gli aveva detto Susan non era cattivo e l'idea che potesse succedere qualcosa al drago al professore di Cura delle Creature Magiche lo aveva scosso.
« Ma se verrà fuori come ti sei fatto male, che cosa ha portato il drago ad aggredirti, allora si potrebbe fare qualcosa. »
Justin sospirò profondamente, combattuto fra il continuare a tacere o rivelare i fatti nella loro integrità.
« É colpa di James. » si arrese infine, di nuovo con un gran sospiro.
« James? » domandò Seamus, osservando il ragazzino. Il suo volto era molto più serio di quanto non fosse stato in precedenza, nei suoi occhi il medico poteva scorgere sia la rabbia per aver rotto il silenzio che la soddisfazione per aver fatto la scelta giusta. Sorrise, era un vero grifondoro.
« Sì, James Potter, è il mio migliore amico. »
« James... sì, in effetti Harry dice sempre che è un vero malandrino! Cosa ha fatto? »
« Mi ha sfidato – Seamus sorrise, ricordando quante volte era capitato anche a lui e Dean – Ha detto che non sarei mai stato capace di entrare nel recinto di Febe. »
« Febe è il drago, immagino. Ad Hagrid è sempre piaciuto dare nomi a delle creature spaventose! »
« Oh, ma Febe è davvero tranquilla. Se non le capiti davanti quando sta mangiando. »
Seamus strabuzzò gli occhi. « Ma sei impazzito? »
« Faceva parte dell'accordo! - mugugnò Justin, come se quella fosse stata un'ovvietà – Mi prometta che non dirà nulla alla mamma! »
Seamus sembrò pensarci un attimo, mentre Justin continuava a guardarlo implorante.
« Non dirò nulla, a patto che tu non faccia mai più sciocchezze come questa. Non voglio più vederti qui, chiaro? »
« Certo! Grazie, dottore! » rispose il ragazzino con un gran sorriso.
Quando Seamus uscì dalla stanza centodiciannove si ritrovò a pensare a quanto le cose fossero cambiate con il passare degli anni. Sembravano passati pochi giorni da quando aveva spiegato a Dean tutte le regole del Quidditch, o da quando aveva rischiato di non poter più tornare ad Hogwarts per via del ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, eppure erano già diciannove anni che non frequentava più la Scuola di Magia e Stregoneria. Parlare con Justin, ascoltare il suo racconto, lo avevano fatto ritornare a quei tempi lontani con una certa malinconia. La sua vita era nettamente cambiata in quell'arco di tempo, da ragazzino che tentava di trasformare l'acqua in whisky si ritrovava ad essere caporeparto al San Mungo, un uomo ammirato e stimato da gran parte del mondo magico. Da ragazzino a cui si poteva concedere, o almeno perdonare, ogni cosa a uomo di responsabilità con il compito di mettere in guardia i dodicenni da azioni che forse anche lui avrebbe compiuto, alla loro età.
Si voltò ancora una volta verso la stanza di Justin - il figlio di Susan, migliore amico del figlio di Harry e Ginny – e si sentì vecchio. Fino a quel momento non aveva mai pienamente realizzato che la sua generazione era ormai diventata quella dei genitori, degli adulti, non si era realmente reso conto che tutti i suoi amici erano sposati e molti con dei figli. Come un novello Peter Pan si era rifiutato di crescere del tutto, evitando quei legami che – come gli diceva spesso Dean – gli avrebbero fatto mettere la testa a posto. Si era sempre ripetuto che non era fatto per la casa col caminetto, le gite in campagna il fine settimana e i tricicli in giardino, non si era mai immaginato ad insegnare ad un bambino come cavalcare una scopa, e non ne aveva mai sentito la mancanza né la necessità. Aveva visto crescere i figli dei suoi amici senza realmente mai pensare di averne di propri, metter su famiglia non era nelle sue priorità. Sospirò gettando un'altra occhiata alla porta socchiusa della camera centodiciannove, l'incontro con Justin aveva in qualche modo minato tutte le sue certezze; era forse stato il fatto che il ragazzo fosse figlio di una donna con cui aveva avuto una memorabile storia di un mese ai tempi di Hogwarts a fargli sentire il peso degli anni, delle responsabilità che avrebbe dovuto avere anche nel campo privato oltre che in quello lavorativo. Forse essere libero e vivere alla giornata non faceva più per lui come ai primi tempi, un mondo nuovo gli si poteva prospettare se solo avesse voluto conoscerlo, una nuova avventura.
Sorrise fra sé, risoluto. Si sarebbe buttato in quella nuova sfida che gli si era posta davanti e, quanto era vero che si chiamava Seamus Finnigan, avrebbe tirato fuori il meglio da quell'esperienza che per anni lo aveva spaventato fino a fargli credere di non volerla vivere. Avrebbe colto quell'occasione che la vita gli stava donando con tutto il coraggio che l'essere un grifondoro comportava.


Your life is an occasion, rise to it.


















Fanfiction partecipante al "Forgotten (Happy) Endings", indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }.
La storia si è classificata seconda. E metto pure il banner perché mi piace un sacco! :D

Challenge Yourself!


Note: la propensione di Seamus per incendiare ogni cosa che gli capiti sotto tiro non è presente nei libri ma esclusivamente nei film, tuttavia è un dettaglio che mi è sempre piaciuto e, quindi, ho deciso di inserirlo ugualmente. La citazione finale è tratta da "Mr Magorium e la Bottega delle Meraviglie".
   
 
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