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Autore: miseichan    11/06/2010    9 recensioni
Ivan si definisce il figlio del demonio. Chiunque lo conosca non oserebbe mai contraddirlo, e su questo sicuramente gli darebbe ragione, perché ha tutte le sembianze di un demone: alto, con un fisico asciutto e scolpito, occhi neri più dell’ebano… occhi che però ora sembrano morti, perché hanno visto cose orribili: immagini che purtroppo non dimenticherà mai. Ma in quel nuovo paese, una ragazza riuscirà a superare le difese di Ivan, i muri che ha alzato attorno a sé. Una ragazza riuscirà a vedere oltre quella sua aria da bello e dannato… l’unica che riuscirà a far tornare a brillare quelle due gocce d’ebano, dure all’esterno e fragili all’interno. STORIA SOSPESA PER VACANZE ( brevi )… scusate!!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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james

Il figlio del demonio

 

* James *

 

 

- E’ stato inammissibile -     

Ivan annuì, muovendosi sulla sedia per sistemarsi più comodamente.

In fin dei conti le aveva già sentite quelle cose.

Assottigliò lo sguardo, fissando truce l’uomo che aveva di fronte: era dall’altra parte della scrivania e, con evidente sforzo, non aveva smesso di parlare un attimo da oltre dieci minuti.

- Non mi sarei mai aspettato un simile comportamento nella mia scuola. Come vi è saltato in mente ? Proprio voi, poi! Signor Carter, infastidire il nuovo studente ? Perché mai ? -

Ivan voltò appena la testa, senza darlo a vedere, per lanciare uno sguardo al ragazzo seduto poco lontano da lui: teneva lo sguardo basso, con un dito arrotolava un angolo del mantello e agitava nervoso un piede.

Nonostante questo, Ivan non faticò a riconoscere un accenno di sorriso sulle sue labbra.

Un sorrisetto piccolo, quasi invisibile, eppure ben presente.

Era un sorriso divertito, allegro, svagato, anche soddisfatto volendo.

Un sorriso che si trovava in contrasto con l’aureola che gli fluttuava sulla testa.

Ivan smise di osservarlo, riportando invece lo sguardo sul preside: con due dita si deterse qualche goccia di sudore dalla fronte, poi, dopo aver passato la mano lungo tutta la testa pelata, riprese il discorso.

- Come è possibile, signor Carter ? Lei, il nostro miglior studente! Io, davvero, non riesco a crederci. Non che il suo comportamento, signor Evans, sia stato migliore! -

Ivan si era distratto e ci  mise un po’ a ricordarsi che Evans era lui: non era il suo cognome in fin dei conti.

A quanto pareva però, lì tutti lo conoscevano così: Ivan Evans.

Opera degli Esposito, ne era sicuro.

Non appena riportò lo sguardo negli occhietti piccoli e neri del preside, questi continuò la sua filippica interminabile:

- Colpire un altro studente, solo per una provocazione! No, no, no! Spero vivamente che non si ripeta mai più. Lo spero per entrambi. Quand’ è stata poi, l’ultima volta che è successa una cosa del genere qui ? Nella mia scuola ? Non riesco nemmeno a ricordarlo, guardate! -

Scosse vivacemente la testa, con aria sconfortata e delusa, guardando entrambi i ragazzi con occhi rimproveranti.

Ivan si trattenne a stento dal sorridere, stava per cedere all’impulso, quando sentì un sussurro.

- L’ultima volta è stata tre giorni fa, prima del week-end -

Con la coda dell’occhio Ivan si accorse dello spostamento avuto dall’altro: aveva mosso la sedia, avvicinandola alla sua e ora se ne stava leggermente inclinato verso di lui, il viso poggiato sul palmo aperto. Sorrideva ancora, questa volta complice, dopo aver parlato.

Il preside non aveva sentito, infatti, con le labbra corrucciate, continuò imperterrito:

- Se non fosse intervenuto il professor Shellet a dividervi, non oso immaginare cosa avreste potuto combinare, tutti e due! Due teste calde, ecco cosa siete! -

Al nome del professore, ecco giungere un altro bisbiglio:

- L’uomo con l’ascia in testa -

Ivan sorrise, in modo impercettibile, alla delucidazione che l’altro gli aveva dato.

Sì, ora se lo era ricordato.

Ci pensò un attimo e lo inquadrò. Aveva davvero, un’ascia in testa: l’ ascia che aveva colpito con un calcio mentre tentava di fermarlo.

- Io davvero non so più cosa pensare: se anche il  mio miglior studente mi tradisce, deludendomi in questo modo… rischio di impazzire! -

Ivan annuì, fingendo di ascoltarlo, quando invece tutti i suoi pensieri erano incentrati su una frase ripetuta diverse volte dal preside: com’è che aveva detto ? Il  mio miglio studente ?!

No, forse aveva capito male: poteva mai essere ?

Il cerebroleso poteva davvero essere il miglio studente di quella scuola ?

Se fosse stato vero, le spiegazioni erano due: o il livello degli altri studenti si avvicinava paurosamente a quello dei lombrichi, o era vero che l’apparenza inganna.

Perché ad Ivan quel giovane con i costumi spaiati, l’impressione di genio, non gliela dava proprio.

Sospirando iniziò a chiedersi se l’idea di alzarsi ed uscire con un salto dalla finestra…

- Signor Evans! Mi sta ascoltando ?! -

Ivan sobbalzò sulla sedia, incontrando controvoglia il viso accaldato ed irato dell’uomo.

Negò con il capo, fissando gli occhi nei suoi.

- No, signor preside, mi scusi. Se però fosse così gentile da togliersi il naso, forse riuscirei a focalizzare meglio la  mia attenzione su di lei -

Dopo aver parlato, Ivan si sentì subito meglio, sollevato per così dire.

Divertito, si accorse di come il suo vicino stesse tossendo, piegato in due, in un vano e fiacco tentativo di trattenere le risate.

Incontrò il suo sguardo esilarato e fece spallucce.

Se bastava così poco a fare scalpore da quelle parti…

Il preside sbiancò, ascoltando Ivan e subito dopo si ricolorò di un rosso acceso.

Un rosso quasi pari a quello del naso da pagliaccio che portava.

Gli stava bene in fondo: era perfettamente azzeccato. Con la pelata infatti e il viso rotondo, lo faceva sembrare davvero un pagliaccio.

Era pur vero però, che non poteva pretendere l’attenzione di Ivan con quello indosso.

L’uomo sbuffò, ignorando il divertimento del giovane Carter e rivolgendosi ad Ivan:

- Signor Evans, lei… tutti e due… -

Scosse la testa, chiudendo per un attimo gli occhi.

Quando li riaprì, Ivan credette di vederci una punta di divertimento.

- Cortile laterale. Dovete liberarlo, tutto. Non muovetevi di là finché non avrete concluso -

Detto questo, in onore dei migliori film, li congedò facendo ruotare la poltrona e dandogli le spalle. Ivan rimase immobile per la sorpresa.

Quando si sentì toccare la spalla non reagì male, limitandosi a sollevare lo sguardo sull’altro ragazzo che, già in piedi, gli faceva cenno di alzarsi con il capo.

Ivan ubbidì, seguendolo in silenzio fuori dall’ufficio, quando questi ebbe chiuso la porta ridacchiò, poggiando la schiena contro il muro:

- Ma fa sempre così il pagliacciucolo ? -

L’altro ragazzo sorrise, cominciando a camminare lungo il corridoio.

- Purtroppo sì. E’ buono però: il tipo da “ can che abbaia non morde ”. Si lamenta e strilla, ma poi non prende mai veri provvedimenti. Al massimo punizioni, come a noi -

Ivan sollevò le sopracciglia, seguendo l’altro.

- E tu lo sai perché a te capita spesso ? -

Lo aveva chiesto con ironia, sicuro che non fosse così. L’altro però lo sorprese ancora, quando per risposta mosse la testa in segno di affermazione.

Meravigliato Ivan continuò a camminargli dietro, superando le porte delle classi, imboccando un corridoio dopo l’altro.

Era tutto rigorosamente bianco, come il resto della città del resto.

Si sentiva quasi perso in quel luogo così… immacolato.

Lui: nero dentro e fuori, si sentiva esattamente fuori posto.

Distratto, non si accorse che avevano raggiunto una porta a vetri né che l’altro l’aveva appena aperta.

Non vide gli scalini, perciò, e finì bello che dritto contro la schiena di Zorro.

Finirono tutti e due per terra, uno affianco all’altro.

Ad un primo  momento di silenzio attonito, seguì uno scoppio di risa improvviso, proveniente dai due.

Ivan si alzò per primo, porgendo una mano all’altro.

- Scusa -

Lo mormorò soltanto, con un residuo di risa nella voce.

- Di niente -

Ivan sorrise, passandosi una mano sulle ginocchia per togliere il verde appena preso: erano finiti sull’erba, notò con sorpresa.

Si guardò attorno, lanciando occhiate incredule a tutto il verde che li circondava: dal prato agli alberi. Tutto verde.

Ripensò a San Francisco: lì nemmeno nei parchi si trovava quel verde, figurarsi in un cortile di scuola!

Scosse la testa, seguendo l’altro verso il campo che si trovava poco lontano.

Una gran parte di terreno era libera dal prato, infatti, pronta ad ospitare quello che era un  bel campo, utilizzabile tanto per la pallacanestro quanto per il calcio.

- Cos’è che dovremmo far… -

Non finì di porre la domanda, accorgendosi solo in quel momento dell’anomalia: l’intera area del campo era occupata da decine e decine di palloni.

Palloni di tutti i tipi, le forme, i colori.

Semplicemente palloni.

Ricordò le parole del preside: “ Dovete liberarlo ” … così con faccia sconsolata si appoggiò ad un paletto lì vicino.

- Dobbiamo… togliere… tutti… i palloni! -

Il ragazzo aveva parlato, raccogliendo di volta in volta un pallone e gettandolo in un cesto poco lontano. Sorridendo, lanciò uno sguardo ad Ivan.

- Se ci impegniamo, in un paio d’ore potremmo finire -

Ivan sorrise, facendo un gesto ironico con la mano che doveva vagamente significare  “ E che vuoi che sia ?! ”

- Preferivi essere espulso, ehm… ? -

- Ivan. E comunque sì –

L’altro ragazzo ridacchiò, guardandolo divertito.

- Io sono James. James Carter come avrai intuito -

- James Carter. Fa molto James Bond –

Ivan lo aveva detto sorridendo, provocando una risatina dall’altro.

- Mi aiuti o faccio da solo ? -

Ivan sospirò, piegandosi per prendere un pallone.

- Ti aiuto. Ma devi rispondere -

James annuì, lanciandogli un pallone da basket e sorridendo:

- Mi devo aspettare un interrogatorio ? -

- Più o meno –

Lanciando altri due palloni nella cesta Ivan sollevò il dito indice, per far capire che era la prima domanda:

- Perché tutti questi palloni ? -

James scosse la testa, sorridendo sornione.

- Sicuro di volerlo sapere ? -

Ivan inarcò un sopracciglio, mormorando a mezza voce:

- Un’altra trovata come quella di Halloween a Maggio ? -

James annuì, esibendosi in un lancio all’indietro.

Ivan sospirò, sconfitto:

- E ce ne saranno altre ? -

- Fino alla fine della scuola, temo –

Ivan scosse la testa, incredulo. Dopo aver sbagliato un tiro, sollevò un secondo dito.

- Se sei il miglior studente, com’ è possibile che ti capita spesso di avere a che fare con il pagliacciucolo ? -

A quella domanda l’ altro si bloccò, in posizione di lancio, guardandolo incuriosito.

- Sai che potremmo diventare amici ? –

Ivan sbagliò il tiro, sentendo quelle parole. Si voltò, incredulo.

- Cosa ? -

James annuì, convinto, gettando tre palloni di seguito.

- Certo. Ci siamo già azzuffati, visitina in presidenza e ora raccolta di palloni. Che ci manca ? -

Ivan sorrise, teso.

Ma che razza di modo di pensare era ?

Lo guardò, per davvero questa volta: si soffermò un bel po’ su quel ragazzo sorridente, così uguale e così diverso da lui.

Era biondo, tanto per cominciare.

Occhi azzurri, fisico slanciato e allenato. Aria da bravo ragazzo.

Ivan era il contrario.

Aveva i capelli neri, così come gli occhi. E tutto fuorché l’aria da bravo ragazzo.

- Cos’è che ti fa pensare che potremmo diventare amici ? -

James sorrise, facendo brillare gli occhi azzurri e passandogli un pallone, rispose:

- Chiamalo sesto senso. E poi secondo me, già lo siamo. Solo non vuoi ammetterlo -

Ivan scosse la testa, guardando con sconforto i troppi palloni rimanenti.

- Io non credo che… -

Venne interrotto, da una voce gentile e maliziosa.

- Possiamo aiutarvi, o ve le raccogliete da soli le palle ? -

I due ragazzi sollevarono gli occhi in contemporanea, guardando l’uno sorpreso e l’altro sollevato, le due ragazze che si avvicinavano.

A stento, Ivan riconobbe in una delle due, quella che aveva conosciuto poche sere prima.

 

*

 

 

Ho fatto presto questa volta avete visto? ^^

E con immenso piacere noto che voi lettori lievitate paurosamente! **

Ne sono onoratissima! Grazie, davvero!

Me lo dite voi che ne pensate di questo capitolo ?

Un bacio,

Miseichan

 

Risposte alle recensioni:

 

ChiaraBella : Chiara, tesoro mio, lo sai che per te ci sono sempre. Come farei senza di te? Non mi piace però risponderti qui, mi sembra troppo impersonale ^^ Appena ci risentiamo su msn ti spiego quanto sei unica! **

 

LaIKa_XD : Ciao ^^ Grazie infinite per i complimenti, sono contentissima che le mie pazze idee ti piacciano! Il cane della ragazza non è ancora riapparso, ma lei sì… dici che per ora può bastare ?

 

AleEe_E: Temo che il paese dei balocchi ci faccia un baffo a questo posto ^^ Piaciuto il cap ? Aleee… mi manchi!! Ma non ci sei mai su msn?!

 

Fatina93:  Ciao ^^ Sì, lo so che il ritardo era imperdonabile e mi dispiace… Sono contenta che ti piaccia però, così come ci tenevo a ringraziarti per i complimenti ** I personaggi sono certo un po’… particolari.. La storia in generale diciamo che è particolare ^^ Continua lo stesso a piacerti ?

 

Vannaggio : Ciao ^^ Noo.. nn essere arrabbiata per il ritardo!! Mi dispiace e non smetterò mai di dirlo ma non ci ho potuto fare niente! ^^ Le somiglianze con i Simpson eh? Ma lo sai che non ci avevo mai pensato? No davvero °.°  Comunque, continua a piacerti o sconfina nel demenziale ?? ^^

 

Ancella79: Onorata che anche questa ti piaccia! ^^ Certo, è particolare… ma sono contentissima che tu la segua. ** Ti ho già ringraziato in privato, quindi non mi resta che augurarmi tu continui a seguire! xD

   
 
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