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Autore: CarolPenny    12/06/2010    8 recensioni
"Non mi avrebbero mai giustificato, nè Michelle, nè Matilda quando sarebbe stata grande, nè i miei genitori, nè gli amici, per quello che feci. L'unica cosa che però importò in quel momento fu che l'unica persona da cui sarei voluto essere giustificato e capito, sempre, fosse solo Jake. "
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '¿Love hurts'
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It's nobody's business but ours (titolo provvisorio) Quando scesi dalla limousine sembrò quasi fossi passato dall'ombra alla luce. In effetti, materialmente, era stato così. Quella grossa macchina, color nero pece, lucida e dai finestrini altrettanto scuri mi aveva sempre dato un senso di chiuso e di oscurità. Forse era stato anche il fatto che, a parte l'autista, avevo viaggiato da solo, ma appena aperto lo sportello, non fu solo la luce ad investirmi, ma anche un'infinità di voci, e di urla. Normale amministrazione, certo, ormai non ci facevo più caso, solo che quella volta mi ero parecchio assentato durante il viaggio, in una sorta di trance e mi ero trovato quasi impreparato davanti la marea sempre più agitata di gente che si trovava fuori. In realtà, ero stato sovrappensiero già dalla mattina, tanto che sia mia madre che mia sorella mi avevano richiamato con aria interrogata.
Il pensiero era lo stesso, ricorrente, ormai da molto più di un anno a quella parte, che avevo cercato di ignorare all'inizio...Si, ci avevo provato...
Poi, qualche chiamata, qualche incontro, e tutto il periodo precedente, di promozione del film (che sarebbe terminato a breve) più che aiutarmi, mi aveva messo molto in difficoltà.
"Jake!"
Qualcuno mi chiamò qualche metro più in là dalla mia posizione e decisi finalmente di allontanarmi da quella macchina e mettere piede sul Red Carpet che portava al Kodak Theatre, dove, come ogni anno, si sarebbe svolta la cerimonia di premiazione più importante di tutto il mondo del cinema: Gli Oscar.
Mi ritornò in mente, così, d'improvviso, che quell'anno, per la prima volta nella mia vita, ero stato candidato in una delle categorie, proprio grazie al film che stavo promuovendo. Certo, la categoria come migliore attore non protagonista non contava poco, e non ero per niente invidioso della nomination che aveva avuto invece il mio collega, Heath Ledger, quella del miglior attore protagonista, che, ne ero convinto fino all'osso, meritava tutta. Lui non solo era stato bravo, ma aveva davvero fatto suo il personaggio. Lo aveva reso così fragile ma allo stesso tempo impulsivo, così misterioso e...affascinante....e...
"Ok, Jake, stai pensando a Heath (di nuovo) e non ad Ennis Del Mar. Datti una calmata che questi pensieri non ti aiutano." dissi tra me e me facendo poi un sospiro e inumidendomi le labbra con la lingua.
Qualcuno bussò con la mano su una delle mie spalle, chiamandomi e mi girai di scatto, salutando due persone anziane che, non ne ero sicuro, dovevano essere amici dei miei genitori. Dopo qualche frase di circostanza e innumerevoli saluti, mi rimisi di nuovo al centro del tappeto rosso e cominciai a camminare. Fui fermato da diverse persone ancora, compresi giornalisti e fotografi, ma almeno mi servì, per distrarmi. Solo che ogni volta che salutavo qualcuno e rimanevo da solo, aveva una paura strana, che non sapevo spiegarmi, di incontrarlo e non riuscire più a spiccicare parola per tutta la giornata. Ok, era vero, ci eravamo visti da poco, ormai si era arrivati all'inizio del terzo mese del 2006 e ci eravamo visti si e no circa quattro o forse più volte sia a gennaio che a febbrario, per le altre cerimonie di premiazione e eventi pubblici.
Ero stato da dio. Quanto ci eravamo divertiti! Sopratutto durante gli eventi in cui lei non c'era.
Lei, Michelle, non la odiavo. Non ce la facevo. Eppure un'altra persona al mio posto lo avrebbe fatto. Avrebbe provato rancore eterno per colei (o colui) che gli aveva portato via l'unico vero amore della sua vita.
"Che romanticone che sei...e anche fin troppo sognatore. Svegliati Jake! Stiamo parlando di Heath e Michelle, che hanno anche una figlia..."
Che dolore allo stomaco, feci una smorfia, sperando che nessuno se ne accorgesse. Pensavo ancora a lui. Che illuso. Si, illuso. Continuavo a fare pensieri e sogni su di lui, rimanendo però in disparte, senza fare nulla. E come avrei potuto fare qualcosa? Avevamo terminano di girare Brokeback Mountain con Heath e Michelle belli e fidanzati ormai già da un pò e poi avevano anche una figlia, una bellissima bambina di cui ero padrino. Non sarei mai riuscito ad odiare neanche lei.
Il problema ero io, che continuava a credere nell'impossibile.
"Sicuro che sia impossibile?"
Ecco, erano questi pensieri del cazzo, queste false speranze che mi facevano andare in bestia. Ma perchè continuavo a sperare?
Io e Heath avevamo passato molte serate insieme, a ridere e scherzare, a parlare di tutto, ma mai si era sbilanciato troppo o nemmeno mi aveva fatto intendere qualcosa, quel qualcosa in cui io invece speravo. Forse ero impazzito, si...
"Ehi ciao bello!" sentii arrivare una forte pacca sulla spalla e un mezzo secondo dopo mi ritrovai a salutare Will Smith, con cui parlai per diversi minuti.
"Allora in bocca al lupo Jake, io tifo per te!" terminò lui riferendosi alla nomination e facendomi un occhiolino che ricambiai salutandolo con la mano.
Se solo avessimo parlato di più, forse non avrei mai avuto quella bellissima visione davanti agli occhi, in formato gigante, sorridente, che teneva per mano una dama dal vestito giallo.
Heath e Michelle stavano per essere intervistati e molti tra gli schermi posizionati in alto, tra la folla e la struttura li ritraevano in procinto di parlare.
Non fui sicuro di aver sentito tutto il discorso che fece. La mia mente, i miei occhi e il corpo tutto erano stati impegnati ad osservare il suo di corpo. Il suo viso con la barbetta ben curata, i capelli ormai cresciuti e con diverse ciocche alzate in avanti con un pò di gelatina, pettinatura simile a quella che aveva avuto ai DGA, quel sorrisetto, molto nervoso, ma allegro allo stesso tempo e quello smoking che, cavolo, gli calzava a pennello. Trattenni il respiro per qualche secondo con il cuore a mille e mi schiarii la voce da solo come fossi stata un' altra persona accortasi della situazione e le mie gambe per fortuna si mossero quasi da sole verso un altro punto del tappeto rosso, che a dire il vero quel pomeriggio sembrava davvero immenso, dove George Clooney si stava sbracciando salutandomi e invitandomi a raggiungerlo. Parlai con lui e con sollievo sentii di essere tornato me stesso. Mi scapparono due o tre battute e risi a crepapelle alle sue fino a quando non fummo raggiunti da altri colleghi, compreso Heath. Mi salutò con un gesto della testa, a cui risposi sorridendo, provando un'euforia immensa. Ci rivolgemmo qualche sguardo di sfuggita e solo dopo una decina di minuti potemmo avvicinarci e scambiarci qualche parola in confidenza. Fece un sopiro.
"Ehi...come sta andando?" gli chiesi dandogli una leggera pacca sulla spalla
Lui dondolò la testa "Bene...non mi ricordavo ci fossero così tante persone però"
Risi e Heath mi fece l'occhiolino, cosa che mi fece salire il cuore in gola per un attimo.
"Comunque stai andando benissimo dai..." continuai e lui, che aveva rivolto lo sguardo verso gli schermi, mi guardò di nuovo.
"E se posso dirlo..." non seppi neanche come quelle parole mi uscirono di bocca "Sei bellissimo stasera..."
Mi rivolse uno sguardo sorpreso che poi abbassò. Non disse più nulla, fece solo un mezzo sorriso ringraziandomi e si girò per raggiungere Michelle, rivolgendomi un ultimo pseudo saluto con la mano.
Mi diedi dell'idiota, cretino, stupido, e ancora una volta illuso.
Ok, però, ero un idiota, cretino, stupido innamorato.

*

Ero confuso. C'era qualcosa che non quadrava.
Presi per mano Michelle e ricambiai il sorriso che mi stava facendo, l'ennesimo da quella mattina e le feci segno con la testa di entrare.
"E Jake? Cosa sta facendo? Aspettiamolo..." mi disse
"No lascia stare...ha detto che ci raggiunge" le risposi semplicemente, inventandomi una scusa e girandomi di sfuggita verso di lui, fermo, nello stesso punto in cui lo avevo lasciato ma con lo sguardo rivolto altrove. Strinsi la presa ancora di più e con un altro mezzo sorriso finalmente raggiungemmo l'entrata del teatro ed entrammo.
Non avrei voluto lasciare Jake così, senza rispondere, ma quelle parole mi avevano leggermente scosso. Era anche vero che esclamazioni del genere, lui ne aveva sempre fatte, non solo rivolte a me, ma quella mi sembrò diversa. Il tono che aveva usato era stato diverso, più serio e convinto, e il suo sguardo la diceva lunga. Avevo incontrato i suoi occhi grandi e azzurri tante volte da quando ci eravamo conosciuti, sopratutto negli ultmi mesi. Li avevo sempre trovati affascinanti, e così grandi da potermici perdere dentro. Di occhi chiari ne avevo visti tanti nella mia vita, ma quelli di Jake, il suo modo di rotearli e di piazzarli prima verso i miei e poi verso le mie labbra mi aveva sempre lasciato senza fiato e dovevo ammetterlo, all'inizio avevo cercato di non farci caso, ma poi, non ci ero più riuscito, mi attirava troppo e mi piaceva molto quando lo faceva. Non seppi esattamente definire il sentimento che potesse aver portato Jake a tali attenzioni verso le mie labbra e i miei sentimenti verso quel piacere che mi provocava notandolo e assecondandolo. Ok, forse lo sapevo, ma non non ne avevamo mai parlato, supponendo ci fosse davvero quel qualcosa di cui parlare. Come al solito,mi stavo facendo dei pensieri contorti in testa, tanto da non sentire le parole che Michelle mi stava dicendo.
"Scusa...ripeti...non ho sentito" per fortuna in sala c'era una confusione tale da giustificare quella mia esclamazione.
"Ho detto che stiamo lì...proprio vicino al corridoio...in prima fila"
Seguì le sue indicazioni e notai, per niente felice, che eravamo posizionati proprio sotto al palco, ovviamente, ma forse anche troppo. Annuii e mi lasciai trascinare fino alle nostre poltrone dove ci sedemmo quasi subito, giusto il tempo di aggiustare il vestito di Michelle e posizionarlo in modo che non si stracciasse.
Fece un sospiro euforico e ancora una volta sorrise prendendomi la mano. Era davvero adorabile quel giorno, era riuscita con le sue parole e i suoi gesti a tranquillizzarmi, visto che eventi del genere mi avevano sempre messo a disagio, e anche in quel momento riuscì a farmi rilassare di nuovo. Aveva in quei mesi, dimostrato di essere una brava madre, e anche se Matilda era arrivata senza veri
programmi, non sarei potuto essere più contento di aver affrontato la cosa con lei. Stavo bene, questo si, però c'erano dei momenti in cui sentivo che mancava qualcosa, che ,appunto, quella sensazione che provavo quando Jake mi rivolgeva le sue attenzioni era così forte e a volte così lontana che avrei voluto trovare il modo per poterla vivere sempre. Avrei dovuto sentirmi in colpa? Pensare che Jake ci provasse con me nonostante avessi una compagna e una figlia? Forse avevo solo frainteso, ci avevo dato troppo peso, ci avevo pensato troppo
Da troppo tempo.
"Ehi però smettetela dai...così mi farete morire d'invidia!"
Sentii improvvisamente una voce dietro di noi e non ci fu neanche bisogno di girarsi perchè, ci avrei messo la mano sul fuoco sul fatto che si trattasse proprio di lui, di Jake.
Michelle rise e lo guardò
"Perchè?" gli chiese
A quel punto fui costretto a guardarlo anche io, e appena lo feci, i battiti del mio cuore aumentarono immediatamente.
"Ma perchè siete troppo carini insieme!...io invece sono sempre solo soletto, non c'è neanche mia miglie Lureen stasera..."
Ridemmo tutti e tre, ma io fui il primo a smettere perchè sentii avere il fiato corto.
Si, dovevo avere frainteso tutto, come un cretino. Quell''esclamazione ne era la prova. Però quando Michelle accolse calorosamente la sua migliore amica, Busy Philipps, la madrina di Matilda, che salutammo e che si andò a posizionare di fianco a lei occupandola in una conversazione tra donne, Jake mi guardò di nuovo, come sul Red Carpet, nella stessa identica maniera.
"Scusa per prima" dicemmo entrambi contemporaneamente, poi mi fece segno con la mano di parlare per primo.
Feci un colpetto di tosse e ricominciai "Non volevo andarmene così, solo che...scusa, ho dato troppo peso alle parole, sono troppo nervoso non capisco neanche quando scher..."
"Scusami tu Heath" mi interruppe "Non volevo metterti a disagio." si fermò facendo un mezzo sorriso strano.
Scossi la testa "Avrò frainteso" mentii. Non mi sentivo per niente sicuro. Mi aveva chiesto scusa ma non mi aveva spiegato il motivo per cui aveva detto quelle parole. Ormai era ciò che volevo sapere. Non mi spiegavo bene neanche il perchè.
Le luci cominciarono a spegnersi e dovetti girarmi di nuovo, mentre Michelle mi prese per mano e sussurò entusiasta "Ci siamo!"
Poi, venne il silenzio.
.
*
Per tutta la sera evitai volutamente ogni tipo di contatto con i fotografi, che in ogni caso non si avvicinarono neanche per loro iniziativa a me, dedicandosi ai vincitori dei premi, ovviamente, e sopratutto ad Heath e Michelle. Parlai con poche persone anche, e bevvi diversi bicchieri di champagne pensando e ripensando non solo al momento appena passato della premiazione, ma anche alla conversazione precedente con Heath, con la speranza di non aver rovinato il nostro rapporto d'amicizia. Almeno quello, avrei voluto manternelo. Mi sarebbe bastato un periodo senza vederlo e così come mi ero innamorato di lui, così non lo sarei stato più. Almeno, in teoria... 
"Complimenti per l'oscar!" esclamai ad Ang, venutomi vicino abbraciandomi e poi allontanandosi di nuovo dopo una pacca sulla spalla.
 Mi sedetti, finalmente, ad un tavolo, dove dopo poco fui raggiunto da Diana e Larry con cui parlai per più di dieci minuti, fino a quando non mi resi conto di avere la vescica in cattive condizioni e chiedendo "congedo" ai due sceneggiatori mi diressi alla toilette.


Vidi con la coda dell'occhio Jake uscire dalla sala e sperai non fosse andato via. Non senza salutare almeno!
Ripensai ancora alle sue parole, alla sua non-risposta, mi stava assillando ormai dall'inizio della premiazione e mi ero distratto solo per qualche secondo. Finalmente i fotografi erano andati via, da almeno quindici minuti, e feci un sospiro di sollievo non sentendomi più seguito durante ogni minimo spostamento. Appena ebbi finito di parlare con Joaquin Phoenix mi diressi al tavolo dove erano sedute Michelle e Busy e dissi loro che avevo bisogno di andare a fumare una sigaretta.
In realtà, il pacchetto non lo avevo proprio porato, per dimenticanza, ma la scusa sembrò reggere. Ovvio che invece cercassi Jake, non sarei andato via da lì se non mi avesse spiegato le sue intenzioni, il significato di quelle parole.
Ero sempre stato insoddisfatto di natura, e una risposta così povera come quella che avevo sentito prima non mi aveva convinto di certo.
Aprii la porta della sala che dava su un corridoio, in semioscurità, in cui diversi metri più in là c'erano due porte, una più grande che era l'uscita e un'altra leggermente più piccola e di lato, che doveva essere il bagno. Lo attraversai nel silenzio più assoluto, visto che non c'era nessuno e arrivai davanti la porta bianca che in realtà scoprii essere divisa in due, rispettivamente per il bagno delle donne e degli uomini.
Entrai immediatamente e fui piacevolemente sorpreso di trovare proprio Jake vicino uno dei lavandini, intento a lavarsi le mani.
"Ehi!" feci attirando la sua attenzione. Lui mi aveva notato comunque.
Mi rispose facendo un segno con la testa e pensai a quanto fosse assurda quella situazione perchè da quando ci conoscevamo ero stato sempre io quello che si esprimeva a gesti e lui  a parole.
"Anche tu uscito per cambiare un pò aria?" dissi di nuovo entrando definitivamente chiudendo la porta ed avvicinandomi di più poggiando le mani sul lavandino di fianco a quello dove stava lui  "Non se ne può più lì dentro"
Jake rise "Veramente" rispose "E' stato qualcos'altro a voler uscire...la mia vescica stava scoppiando"
Ridemmo frragorosamente entrambi, lui poi, si asciugò le mani.
"Non ti sei fatto vedere per tutta la serata" ripresi "Ti sei nascosto?"
Jake rise di nuovo poggiando come me le mani sul lavandino e rispose "Stasera non avevo tanta voglia di mostrarmi ai fotografi"
"Strano" commentai alzando un sopracciglio "Non è da te"
Abbassò lo sguardo sorridendo "Beh...in ogni caso erano impegnati con soggetti migliori...o possiamo dire anche i soggetti del momento"
Non seppi bene a cosa si riferì, ma fu lui stesso a chiarire
"Tu e Michelle ormai siete sotto i riflettori e non vi ci toglie più nessuno per un bel pò!"
Scossi la testa alzando anche gli occhi al cielo "Vorrei tanto scomparire invece..." risposi amaramente e dopo quel commento ci zittimo.
Avevo ancora lo stomaco sottosopra, quel peso che non se ne andava, quella domanda che aveva bisogno di una risposta. Non ero mai stato bravo a dire le cose direttamente.
"Sai...Michelle mi dice spesso che è strano..."
Jake mi guardò di nuovo e per poco non persi il fiato incontrando i suoi occhi.
"Cosa?" mi chiese curioso inumidendosi per un secondo le labbra con la lingua.
Presi un bel respiro "Beh...che un ragazzo come te sia ancora single!"
Lo vidi assumere un espressione sptupita e spiazzata, tanto che riportò lo sguardo a terra.
"Forse perchè..." rispose subito e cominciai a tremare leggermente "L'ultima volta è stata davvero tosta da superare"
Quell' ultima volta risaliva a due anni prima, quando si era lasciato con Kirsten Dunst definitivamente, dopo un periodo di tira e molla e io sapevo tutto, mi aveva detto tutto, e gli ero stato vicino.
Evidentemente c'era ancora una parte di lui che non era riuscita a superarlo, purtroppo non potevo saperlo, ne provarlo, visto che invece io mi ero sempre buttato a capofitto verso nuove relazioni subito dopo la conclusione di altre, proprio per non dare spazio alla sofferenza di logorarmi sempre di più. Questa era una cosa di me che non riuscivo a capire, il fatto di non dare il giusto peso a cose che invece altre persone affrontavano come vere e proprie tragedie, come Jake ad esempio, sopratutto all'inizio. Davo peso ad altro invece, come in quel momento.
Come uno stupido avevo subito pensato all'assurdo, però, quelle parole di prima erano state rivolte a me, dovevano significare qualcosa.
"Sei davvero troppo pesante Heath!" mi dissi e decisi di andargli vicino, dandogli una scrollatina.
"Mi dispiace" sussurai "Lo sai che pui sempre parlarmene se ti va"
Jake alzò nuovamente lo sguardo verso di me, ma scosse la testa.
"No e che...la persona di cui sono innamorato adesso è già felice..."
Lo guardai con sguardo interrogativo e lui fece solo un mezzo sorriso
"E' già troppo felice insieme alla sua compagna e alla sua bambina..."
Cazzo!
Lo guardai sgranando gli occhi e lasciando le sue spalle.  Stava parlando di me?
La porta del bagno si aprì ed entrarono due uomini, che salutammo, ma che, almeno in quel momento, non riconobbi.
Nello stesso istantante in cui loro si andarono a chiudere nei bagni, Jake mi superò abbandonando la toilette. Lo seguii a ruota, con il cuore in gola. Attraversammo tutto il corridoio, ancora in semioscurità, ancora vuoto e lo fermai giusto in tempo, visto che già aveva messo la mano sul pomello della porta che dava sulla sala del party.
"Sono felice si" dissi e lasciò stare la porta, ma senza girare a guardarmi
"Ma è come se...mi mancasse ancora qualcosa..."
Finalmente alzò lo sguardo di nuovo facendo un sopiro grave.
"Come se ti mancasse qualcosa?" rispose ma non era arrabbiato "Heath, hai Michelle che ti ama, e una bellissima bambina..."
Questa volta fui io ad abbassare lo sguardo non riuscendo ad affrontare il suo
"Senti" continuò più serio "Io tengo alla nostra amicizia...e...non voglio rovinarti la vi..."
A quel punto mi ero già fiondato su di lui stringendogli forte un braccio.
"Tu non sei uno che parla a sproposito..." gli dissi avvicinando anche il viso al suo "Credi in quelle parole"
Lui aveva girato il viso di lato e aveva chiuso gli occhi. Dopo diversi secondi annuì. Lasciai la presa, e invece del braccio, la mia mano si poggiò sul suo viso.
Mi feci coraggio
"Ho sempre pensato, ogni volta, che mi stessi facendo solo delle paranoie, pure paranoie, e che fosse impossibile che tu potessi provare seriamente attrazione per me"
Non disse nulla, quindi ne approfittai per continuare "Io l'ho sempre notato Jake...sempre...il tuo atteggiamento. Ma non ho mai pensato che facessi sul serio, almeno fino ad oggi pomeriggio"
"E questo cambia qualcosa?" domandò "Heath lascia stare, torna da Michelle...io..."
"Tu sei innamorato di me?" lo interruppi "Perchè non me l'hai detto prima?"
"Che differenza avrebbe fatto?"
"L'avrebbe fatta Jake...l'avrebbe fatta..."
Tolsi la mano dalla sua guancia di scatto perchè la porta del bagno si aprì e gli stessi due che prima ci avevano interrotti lo avevano fatto ancora. Jake si chinò fingendo di allacciarsi una scarpa e quando furono rientrati in sala si alzò di nuovo.
"E' troppo tardi..." disse amaramente abbassando lo sguardo ancora, non so quante volte lo aveva fatto da quando stavamo parlando.
"Forse no..." risposi mettendomi nella stessa posizione di prima
"Anche tu sei bellissimo..." feci un sospiro e lo vidi riaprire gli occhi divenuti lucidi "Anche più di me...lo sei sempre stato"
Rifece finalmente quel suo gioco di sguardi, e prima ancora di capire cosa stessi per fare, mi ritrovai con le labbra sulle sue.
L'ultima volta che avevamo avuto quel tipo di contatto era stato durante le riprese di Brokeback Mountain della cosìdetta seconda scena nella tenda, voluta da Ang. Avevo anche allora assaporato quel gusto salaticcio, diverso da tutti gli altri, della bocca di Jake, ma i sentimenti erano cambiati, erano nuovi.
Non mi avrebbero mai giustificato, ne Michelle, ne Matilda quando sarebbe stata grande, ne i miei genitori, ne gli amici per quello che feci. L'unica cosa che però importò in quel momento fu che l'unica persona da cui sarei voluto essere giustificato e capito, sempre, fosse solo Jake.
Chi mi aveva sempre ascoltato nonostante i discorsi contorti,  con chi sarebbe bastato solo uno sguardo per capirsi, chi mi aveva sempre fatto capire che fossi speciale e che dovevo credere in me stesso, quello era stato senza ombra di dubbio, assolutamente, sempre Jake.
Però ero stato stupido. A non accorgermene prima, e a non averglielo chiesto prima, lasciando che i dubbi continuassero a girare nella testa. E se non fosse stato per quella frase, chissà, saremmo andati avanti in quel modo in eterno. Non volli pensarci. In quel momento eravamo solo io e lui.
Ci staccammo, perchè sentii le guance umide e mi accorsi trattarsi delle sue lacrime che stavano scendendo abbondantemente su tutto il viso.
"Shhhh" gli dissi poggiando la fronte contro la sua e poi agiunandogliele con i pollici.
Lo baciai di nuovo, e a quel punto si sbloccò definitivamente stringendomi le spalle.
"E' affar nostro e di nessun altro..." gli dissi sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso e, non sono mai riuscito a dimenticare lo sguardo che mi fece in quel momento, migliore di tutti gli altri e che mi rese completamente pazzo di lui.
"Ehyyy...." sussurrò mezzo divertito "Quella battuta è mia..."
Sorrisi di più e gli permisi di riprendermi le labbra, e lo avrei fatto ancora, e ancora, e sempre.
Lo strinsi forte a me divenendo ad ogni bacio sempre più suo.


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Non è la prima ff che scrivo su di loro e penso non sarà nemmeno l'ultima, spero solo che vi piaccia.
Ringrazio già da ora coloro che leggeranno e/o commenteranno. GRAZIE
.

   
 
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