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Autore: mileybest    16/06/2010    5 recensioni
Apro gli occhi di scatto e...rivedo i miei stessi occhi color cioccolato,seguiti poi dai miei stessi capelli e labbra. L'unica differenza è lo sguardo meschino che mi rivolge il mio aggressore,quando tento di trattenere un urlo.
-Katherine...-
Genere: Generale, Sovrannaturale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Elena, che ti prende?- Domando alla mia amica,che seduta ad uno dei tavoli fuori dalla mensa non fa che osservare il suo piatto,quasi vuoto. È da un po’ che la vedo distante,strana. E non permette a nessuno di toccarla o abbracciarla, ci sono rimasta male quando l’altro giorno mi ha scostato brutalmente quando mi ero avvicinata per salutarla con un bacio sulla guancia. Non vuole alcun tipo di contatto. Se non quello di Stefan. E forse Damon, l’altro giorno lui l’aveva abbracciata mentre era in ospedale per controllare come stava John. Non so che pensare.

La mia migliore amica alza lo sguardo dal piatto e punta i suoi occhi di cioccolato nei miei.

-Che dici,Emi…Bonnie?- Davvero,davvero,strana. Non si è fatta consolare nemmeno da Caroline. Insomma io e lei siamo le sue migliori amiche, ci conosciamo fin dalle elementari, che diavolo le sta succedendo?

-Capisco che stai male a causa di John,ma…diamine Elena, so che in questi ultimi giorni non sono stata l’amica che meriti, ma vorrei farmi perdonare,mi dispiace di averti ingannata per quell’incantesimo,ma sono qui e sarò sempre qui a darti una mano,lo sai vero?-

Lei si guarda intorno, il colore dei suoi occhi da cerbiatto da color mogano diventano quasi neri,non avevo mai notato che cambiavano colore,fino ad ora. Dopo ritorna ad osservare me, con un sorriso…non sono sicura che sia di gratitudine,sembra ironico più che altro.

-Certo,lo so-

E cosi finisce la conversazione. Rimaniamo in silenzio fino al suono della campanella,ricominciano le lezioni. Guardo la mia amica andare via di corsa,senza un ciao, un ci vediamo dopo,niente di niente. Qui ci vuole una spiegazione, non è solo per John che si comporta cosi,c’è qualcos’altro, e costi quel che costi me lo farò dire, da Elena o da qualsiasi altro.

 

Tossisco, una settimana, è passata una settimana dal rapimento di Katherine e nessuno si è accorto che lei non sono io, nemmeno Stefan e nemmeno Damon. Ma devo mantenere le speranze, devo tener duro, prima o poi capiranno l’imbroglio da parte di Katherine e la uccideranno.

Tento per la centesima volta di strappare la fune con cui sono legate entrambe le mani,ma niente, ennesimo tentativo fallito. La vampira me le ha legate fin troppo bene.

Per fortuna non si è più nutrita di me,o almeno credo. Non ho verbena addosso, potrebbe bere il mio sangue e farmelo dimenticare in un istante,ma di sicuro non l’ha fatto, le piace vedermi soffrire, non si divertirebbe facendomi dimenticare il dolore.

Mi manca il mondo esterno, se dovrò passare il resto della vita rinchiusa qui con la paura di morire tanto vale suicidarsi,ma se lo facessi Stefan e Damon non capirebbero mai che in realtà la loro vecchia fiamma li sta prendendo in giro.

-Come te la passi,Elena?- Oh no, ritorna il mio incubo peggiore.

La vampira indentica a me con un sorriso mi mostra le zanne pronte ad attaccare,vuole mettermi paura.

-Per..per quanto tempo dovrò stare qui?-

-Se ti rispondessi per sempre?-

Sono tentata di dirle fottiti,ma mi trattengo. Mi costa ammetterlo,ma è più forte di me e non voglio che si cibi del mio sangue ancora.

Sospiro,se avessi le mani libere le conficcherei un paletto nel cuore senza battere ciglio.

-Non ti piace stare con la tua famiglia,piccola umana?-

-Tu non sei la mia famiglia! Io non sono una tua discendente, io non sono..non sono te,io sono una Gilbert-

Katherine sorride e mi viene ad asciugare una lacrima che cade sulla guancia.

-Questo è quello che vuoi credere,ti convinci di questa idiozia per non affrontare la realtà-

-Quale realtà?-

-Io e te ci somigliamo più di quanto tu creda, non solo esteriormente-

-Non è vero- sussurro,lei rigira fra due dita una ciocca dei miei capelli,ancora con quel sorriso da prendere a schiaffi.

-Sei sicura?...Eppure prima che i tuoi genitori adottivi morissero, tu eri perfida,viziata,egoista,avevi tutti i ragazzi ai tuoi piedi,eri semplicemente una…Pierce-

Chiudo gli occhi, ripercorro i momenti in cui i miei erano ancora vivi e di conseguenza io ero la reginetta del liceo.

Prendevo in giro gli sfigati di turno,insieme a Caroline.

 

-Guarda quella li, ma dico come diavolo si è vestita? Perdente-

-Hai proprio ragione Caroline, spero che non si presenti al ballo,a tutti verrebbe un infarto-

La ragazza, seduta al tavolo davanti a noi, si gira con le lacrime agli occhi che le bagnano gli occhiali da papera e corre via,scatenando le risate mie e dei miei amici.

 

Facevo in modo che tutti mi obbedissero, minacciandoli o offrendogli possibilità inesistenti.

 

-Ascoltami bene,se tu farai tutti i miei compiti, magari potrai diventare una delle nuovi cheerleader-

-Davvero? Sarò una cheerleader signorina Gilbert?-

-Puoi starne certa-

Quando consegno i miei quaderni alla secchiona ricoperta di brufoli arriva Bonnie,sorridendo divertita.

-Davvero quella li diverrà una del nostro gruppo?-

-Certo che no, ma andiamo, l’hai vista bene?-

 

Snobbavo tutti i ragazzi indegni di starmi a fianco, nei momenti in cui litigavo con Matt.

 

-Ele..Elena, verresti a bere qualcosa con me? Oppure andiamo da qualche parte?-

-Stai scherzando? Ma ti sei visto? Fai schifo, nemmeno se fossi l’unico ragazzo rimasto sul pianeta uscirei con te,sparisci secchione-

 

E questa vita da perfetta reginetta è durata fin da quando ero bambina. Io,Bonnie Caroline comandavamo su tutti e al liceo eravamo le ragazze che tutti i maschi volevano e tutte le ragazze desideravano come amiche.

Ma non era la vita giusta per me,il destino mel’ha spazzata via in un soffio.

 

-Io non ero e non sarò mai come te- rispondo a Katherine.

-Perché ti ostini a mentire? Ti si legge in faccia che vorresti tornare ad essere quel tipo di persona,ma sai anche che se ritorni ad esserlo qualcuno farà una brutta fine,proprio come è già successo.-

-Smettila, non voglio ascoltarti- dico girandomi dall’altra parte,ma la mia antenata mi afferra per il collo e mi fa incontrare i suoi occhi maligni di nuovo.

-Invece ascolterai. Tu sei cambiata non perché lo volessi,cara Elena. Sei cambiata perché non riuscivi e non riesci tutt’ora a sopportare il senso di colpa che ti attanaglia l’anima,questo sentimento che ti ha portato alla depressione e ti ha fatto morire dentro,ecco il motivo per cui non sei più la perfida ragazzina viziata. La ragione per cui ora sei la dolce e gentile Elena Gilbert è perché sai che è stata colpa tua se i tuoi genitori sono morti!- Mi sbatte la verità in faccia come una pugnalata dritta nel cuore.

Il suo sguardo ora non è più ironico, è freddo,concentrato e terribilmente serio. Crede fermamente in quello che ha detto. Sa che è vero,ma non è cosi…io…io non sono cattiva, non voglio essere cattiva.

-Bugiarda! Non è vero, io non sono una Pierce, non sono te! Non sarei mai cosi crudele, i miei genitori non…non…-

-Nemmeno tu credi in quello che dici per difenderti. Sai che è questa la verità, hai smesso di essere una reginetta perfetta appena hai capito che se non fosse stato per il tuo carattere di merda tua madre e tuo padre sarebbero ancora vivi,ma non sei cambiata per loro,lo hai fatto per te! Per smettere di soffrire e pensare al dolore per la consapevolezza della tua colpa-

 

Un singhiozzo mi arriva dritto in gola. Ricordo bene quella sera. C’era una festa,probabilmente la migliore di tutto l’anno ed ero ostinata ad andarci,a qualunque costo non sarei mancata. I miei,però, non volevano,non li ho ascoltati e sono andata via con Bonnie.

-Coraggio,sbrigati a partire! Se i miei scoprono che sono uscita mi ammazzano-

-Sei sicura che non ti abbiano visto?-

-Credono che sia in camera dormire-

Bonnie parte a tutta birra in direzione della festa,io osservando il cielo sorrido vittoriosa, sto andando al party e i miei genitori non ne sono al corrente.

Passano le ore e Bonnie,Caroline,Matt,Tyler, tutti non fanno altro che bere fino a diventare ubriachi fradici,io non sono da meno.

Bonnie dice che rimarrà a dormire qui,non può guidare in questo stato,ma io non posso rimanere, devo tornare a casa, o i miei mi uccidono.

Ma nessuno è disposto a darmi un passaggio,sono nella merda come me.

Afferro il celullare,la testa mi fa un male tremendo,ma riesco a comporre il numero di mia madre e la supplico di venirmi a prendere.

Mezz’ora dopo sono in macchina a sorbirmi la ramanzina dei miei con un grande mal di testa e con la voglia di vomitare.

-A casa ti aspetta una bella punizione signorina, guarda come sei conciata-

-Mi dispiace,credevo di tenere a bada la situazione,o forse no-

La mamma sospira passandomi una salvietta bagnata,trovata nel cassetto della macchina, sugli occhi,rossi come il fuoco.

E in un attimo accade l’inferno,mentre mia madre mi sta per dire “sei in punizione” papà non si accorge di un camion che sta arrivando di corsa.

-Papà! Attento!- Urlo istericamente, ma riesco solo a sentire uno schianto,il dolore alla testa che aumenta a dismisura,la mano di mia madre afferrare la mia e il rumore dell’acqua che comincia ad entrare in auto…

 

Sarei dovuta morire io,non loro. Io meritavo la morte,solo io. Invece Stefan ha confessato che mio padre ha detto di salvare prima me,morendo.

Non meritavo di essere salvata,la mia vita doveva finire in quel momento, per la mia stupidità.

Le lacrime cominciano a scendere copiose,da quanto tempo non piangevo per loro? Troppo,erano la mia famiglia e li ho delusi e poi li ho uccisi. Sono io la causa della loro fine, sono un assassina. E non riesco ad accettarlo.

-Smettila! Non puoi accusarmi,non puoi! Basta parlare di loro, falla finita! Se vuoi uccidermi, uccidimi ma smettila di parlare-

-Che cosa hai detto?-

Fisso Katherine negli occhi,cosi somiglianti ai miei. Tento inutilmente di trattenere le lacrime. E l’unica cosa a cui penso è la ferita nel cuore che credevo si fosse cicatrizzata riaprirsi riprendendo a sanguinare. Non posso continuare a soffire, non voglio più piangere,non voglio più pensare ai Gilbert.

Non so come,forse è il corpo scombussolato dall’adrenalina,forse non era cosi difficile come pensavo,ma mi ritrovo con le mani libere e invece di usarle per alzarmi e fuggire, mi ritrovo a cercare di colpire la vampira, che mi sta guardando con un espressione neutra osservando le mie lacrime amare uscire dagli occhi,afferrandola per il giacchetto oppure tirandole qualche schiaffo,con un unico obbiettivo in mente. Farla arrabbiare,farmi dare retta.

-Uccidimi,Katherine-

 

  
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