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Autore: Parsifal    17/06/2010    3 recensioni
Questo titolo non è mio ma di un mio meraviglioso amico con una fantasia sfrenata! Parla di un deserto dove Milo è andato a rifugiarsi dopo la morte di Camus, alla fine della "corsa alle dodici case". Ecco una piccola frase che racchiude il cuore della Fanfic: \Raggiungerti è la mia meta. Raggiungerti in quel posto sconosciuto che è la mia anima, il mio spirito. Raggiungerti per trovare la pace. Quella pace che mi si è preclusa quando ho fatto passare il cavaliere che ti avrebbe ucciso.\
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Racchiuso Nei Petali Delicati Della Corolla Di Un Fiore

Appena Sbocciato

 

La notte mi accoglie improvvisamente, come accade sempre  nel deserto.

Guardo il cielo stellato e freddo mentre alimento il fuoco tenendo il mantello ben fermo sulle spalle.

La piccola oasi mi protegge un po’ ma l’aria pungente riesce ad arrivare ugualmente, accarezzando la mia pelle accaldata.

Sto benissimo.

E’ il momento della giornata che preferisco.

Il caldo è un ricordo ormai e la piccola tenda dove vado a dormire mi aspetta,accogliente.

Almeno per me.

Mi basta.

Il cielo è di una bellezza stupefacente, da togliere il fiato.

E la tua vicinanza rende il tutto perfetto.

Assolutamente perfetto.

Sorrido tra me e me… sono stato io a voler venire qui, a cercare questa solitudine assoluta.

Nel deserto, dove ognuno non è altro che se stesso, dove non puoi mentire ne fingere di essere quello che non sei… perché altrimenti non arrivi nemmeno a sera.

In compagnia di serpenti e scorpioni… bè, è come essere a casa, no?

Prendo il caffè che si sta scaldando sul fuoco e lo bevo a piccoli sorsi.

E’ nero e bollente, come piace a me.

Tu lo guarderesti con un sopracciglio alzato per poi scuotere il capo, molto aristocraticamente.

Ma a me piace così e da quando la tua presenza è diventata silenziosa è così che lo bevo.

Quando andai dal Gran Sacerdote chiedendogli del tempo per ritrovarmi lui me lo diede senza obiettare nulla.

Anzi… mi consigliò di tornare solo quando avrei ritrovato completamente la mia anima e il mio spirito.

E li avrei riuniti al mio corpo.

Perché avrà bisogno di me interamente, e presto.

Molto presto.

E quest’ ultima frase sembrava così in contrasto con quello che aveva appena detto da sembrare un controsenso… sembrare appunto.

So che vuol dire.

Dopo che la nostra Dea racchiuse di nuovo Nettuno una calma apparente scese nel mondo.

Ma è solo apparente.

C’è qualcosa nell’aria… qualcosa nelle stelle che brillano innocue nel cielo che dà una consistenza non troppo serena alle parole del Gran Sacerdote.

Ma io avevo bisogno di questo luogo, di questa calma.

Di questo silenzio assoluto.

Avevo.

Si amico mio, al passato.

Avevo.

Perché ho capito una cosa stando qui: che per ritrovare se stessi bisogna cercare la causa che ci ha portati così lontani.

Afferrarla, stringerla fra le mani.

E sconfiggerla.

Solo così potrai tornare ad essere te stesso.

Solo così troverai la tua meta e potrai tornare finalmente a casa.

Io qui ho ritrovato te.

E quando ti ho finalmente guardato negli occhi ho capito che non c’è nessuno che può creare e distruggere la vita come noi stessi.

Dentro di noi.

Siamo dei maestri in questo.

Non ho dubbi in proposito.

La tua carezza arriva leggera e mi sfiora l’anima.

So che tu non approvi pienamente quello che sto pensando.

E’ seccante però questa tua nuova capacità sai… che tu mi legga dentro in maniera così chiara mi rende troppo vulnerabile… ma anche tu lo sei per me.

Allo stesso identico modo.

Anche io ti leggo dentro, ti sento.

Come mai nella nostra vita insieme noi abbiamo fatto.

Quello che sento per te è immutato.

Il tempo che ci ha separati non lo ha cambiato, non lo ha scalfito.

E’ sempre li, vivo, tenace, testardo, immenso.

Ti amo, e non esiste realtà più completa di questa, più giusta…per me almeno.

E so che anche tu mi ami…forse non come io ti amo, questo è impossibile.

Trattengo un sorriso mentre mi avvolgi con un abbraccio gelido…calma calma cavaliere d’Acquarius, fammi terminare… quello che ti è successo non ha cambiato il tuo caratterino eh… tu non mi ami come ti amo io perché ogni amore è unico e irripetibile.

Io non posso amarti come mi ami tu…e come potrei? Siamo diversi io e te come il giorno e la notte.

Così come tu non mi ami come ti amo io… perché tu non sei me. E qui direi ringraziando Athena… perché due cavalieri come me sono un po’ troppi.

Raggiungerti è la mia meta.

Raggiungerti in quel posto sconosciuto che è la mia anima, il mio spirito.

Raggiungerti per trovare la pace.

Quella pace che mi si è preclusa quando ho fatto passare il cavaliere che ti avrebbe ucciso.

Posso dire onestamente, a me stesso e a te, che non sapevo?

Non ero certo che il pallido cavaliere del Cigno, un cavaliere di bronzo per di più…ti avrebbe sconfitto?

Posso affermarlo anche dopo averlo guardato in quegli occhi trasparenti?

Anche dopo averlo visto rialzarsi in piedi nonostante le numerose ferite?

Athena era con lui e io adesso lo so.

So che non potevo e non dovevo fare altro ma…questa consapevolezza quanto è amara.

“Quando c’è una meta anche il deserto diventa strada”… l’ho letta da te chiaramente.

Io non ho libri, tutto quello che ho letto è stato da te, mentre ti aspettavo… questa frase mi torna in mente adesso, probabilmente suggerita dalla tua voce che è nella mia mente chiara e precisa.

E la strada fiume che porta al mare…dal deserto al mare.

La mia anima era diventata un deserto.

Nulla riusciva più a portare vita in me, dovevo venire qui per capire che tu non mi hai lasciato nemmeno per un istante.

Per capire che tu- non mi hai perdonato perché…non c’è nulla da perdonare.

Siamo cavalieri, prima di noi stessi viene Athena…ed è quello che ho fatto io, sacrificando te a lei, per amarla sopra tutto.

Eppure…eppure c’è una cosa che non ti ho mai detto e che vorrei fare adesso.

Alzo il viso… sta arrivando il giorno…le stelle non ci sono più…repentinamente, così come è arrivata, la notte se ne va…notte che ho passato parlando con te…e con me stesso.

Questo è il momento.

Mi alzo e percorro alcuni metri, mi fermo davanti ad una pianta che cresce al riparo di una palma.

Sta fiorendo.

L’ho riconosciuta, una fra mille.

Era nel famoso libro dove c’era la frase del deserto, a casa tua.

Ricordo che mi aveva colpito molto perché era scritto che è una pianta rara, che cresce nel deserto e fiorisce una volta sola nella vita.

Una sola.

Ed io sto assistendo a quel miracolo.

Perché adesso e perché proprio a me non mi interessa poi molto, la cosa importante è che lentamente i petali si stanno schiudendo, rivelando il cuore.

Il mio petto si allarga in un respiro…sono vivo.

Si, io sono ancora vivo e tu con me.

Non oso sfiorarlo per non rovinarlo…la bellezza di questo fiore è stupefacente.

Mi ricorda te sai…anche tu sei così… sembri all’apparenza distante, freddo.

Non aiuti certo chi desidera entrare in confidenza con te…anzi.

Ma se uno ha costanza, se non gli interessa il tempo che perde aspettandoti…allora scoprirà la tua bellezza nei petali di un fiore appena sbocciato.

Un fiore raro, che si apre una volta sola nella sua vita.

Ma che ti lascia la certezza di non aver buttato via il tuo tempo attendendolo.

Perché, con lui, hai trovato il tuo tesoro.

Mi volto e torno nella tenda…oggi si parte, torniamo a casa Camus.

Il mio deserto è diventato strada…e la strada fiume.

Che porta al mare.
   
 
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