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Autore: Ayako_Chan    18/06/2010    6 recensioni
"Con aria estremamente soddisfatta, DeathMask li condusse verso le stanze private di Pisces, spalancando la porta con un gesto teatrale.
Sospettoso, Aphrodite gli scoccò un’occhiata, prima di entrare e guardare."

Ipotetico Post-hades.
Cosa succede quando un DeathMask di pessimo umore decide di vendicarsi di Aphrodite dei Pesci?
[Perdonatemi. Vi giuro che non lo faccio più! XD]
Genere: Demenziale, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mobili Titolo: Questione di... Mobili
Rating: Giallo
Capitolo: unico
Personaggi: DeathMask, Aphrodite, Shura.
Special Guest Star: Saga
Disclaimer: I personaggi non sono miei ma appartengono a quel demon genio di Masami Kurumada, anche se sto cercando di convincerlo a darmi Milo. E Kanon. E un altro centinaio di personaggi. Questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro (magari) ma per puro divertimento dell'autrice.
Note dell'Autrice: Se ci fosse stato un genere "deficenza totale" l'avrei messo. Dunque, le rose - secondo la sapienza di internet - si piantano ad ottobre (E anche se non fosse così, fate finta che lo sia. Insomma, Leopardi può fare mazzolini di Rose e Viole, che non fioriscono nella stessa stagione, e io no? Ok. Ignoratemi). Il compleanno di Phro (dato che non ho sottomano il fumetto) secondo Santa Wikipedia è il 10 marzo.
L'idea di DeathMask alle prese con la ristrutturazione della sua casa è di beat. *O*
E io vi voglio bene. Davvero. Non faccio queste cose perché vi voglio male.
Sappiate che è venuta fuori durante una chiacchierata via sms con Calliope. E dire che il tutto era partito dai nostri commenti sull'amichevole Italia-Svizzera. Va beh XD Quindi il merito (o la colpa, vedete voi) è anche suo °W°
Nee-san, questa fics è tutta per te, con amore <3
[Pubblicità mascherata] PS: A quelle povere anime pie che avranno il coraggio di recensire risponderò nel prossimo capitolo della mia fics su Pandora, "Quale Vita?"[/Pubblicità mascherata]





Questione di... Mobili





Era una fredda ma limpida giornata di marzo, di quelle che segnano il confine fra l’inverno e la primavera, e i pallidi raggi solari intiepidivano a malapena quelle stesse, bianche pietre che avrebbero riarso senza pietà mesi più tardi.
Il Santuario, come sempre, era un crogiolo di voci e attività, fra soldati semplici in allenamento all’arena e servitù che andava e veniva da un tempio all’altro; stranamente, anche la scalinata delle Dodici Case – da sempre luogo sacro di silenzio, disciplina e ordine – non era immune da una fervida attività.
Erano passati soltanto pochi giorni da quello che era stato unanimemente definitivo “il miracolo”: una precaria - ma reale - tregua tra la Pallade Athena e il Signore degli Inferi, che aveva permesso ai Saint di ricevere una nuova possibilità e una nuova vita.
Per la prima volta dopo anni, le dodici case avevano accolto tutti i loro protettori, senza inganni o malintesi. In pace.
Con un unico, piccolo, insignificante problema.

“Il primo che passa giuro che lo ammazzo.” Ringhiò DeathMask fra sé e sé, osservando con odio il soffitto sfondato della casa del Grande Cancro, che stava inutilmente tentando di riparare.
Appoggiato a quella che un tempo era stata una colonna, Shura – forte di una casa pressoché intatta, al massimo da spolverare - se la rideva sotto i baffi.

“Credo che sarebbe controproducente.”

Il cavaliere di Cancer lo fulminò con lo sguardo, prima di rimettersi a imprecare fra i denti contro odiosi Gold Saint impassibili che scambiavano la sua casa per un set fa film dell’orrore o da spettacoli di illusioni. E ‘fanculo anche a Saga, che le galassie poteva anche farle esplodere solo a casa sua.

“Che minchia stan facendo tutti gli altri?” berciò poi, buttando per terra un calcinaccio appena raccolto, esasperato.

“Altre cose.” Rispose Capricorn laconico. Sollevo un sopracciglio. “Le tue doti di muratore mi lasciano affascinato.”

“’fanculo, Shura. E poi, non l’ho neanche fatto io ‘sto casino! Mentre voi” - sottolineò molto quel voi - “facevate esplodere le stelle, il giardinetto personale di Shaka e quant’altro, io ero morto. Schiattato, è chiaro? Di nuovo.” Masticò quelle due ultime parole a fatica. 
 
“Ce l’ho presente, DeathMask.” Shura sospirò fra sé e sé: si stava già pentendo di essere andato a trovare l’amico.
Non che la sua fosse stata una visita disinteressata, a dire il vero. Era solo che Aphrodite era in preda ad un attacco di isteria fin da quando – risalendo alla Dodicesima dopo essere tornato in vita – aveva scoperto che il suo intero roseto era morto. Puff, sparito, scomparso.
Al fine di evitare di rimanere coinvolto in un’operazione di giardinaggio intensivo, Shura si era in fretta defilato verso la casa del Grande Cancro, salvo trovarvi un DeathMask di umore più che nero.

“Che minchia sta facendo Shaka?” berciò ancora il siciliano, deciso a prendersela con qualcuno.

“Sta meditando,” rispose Capricorn, come se fosse la cosa più logica del mondo.

“Meditando.”

“Sì.”

“Nel suo giardinetto?”

“Così pare.”

“Ma non era stato distrutto?”

“Pare sia rifiorito non appena lui vi ha rimesso piede.”

DeathMask contò fino a dieci, cercando di contenersi dal prendere e andare a fare una strage.
Dovette proseguire fino a cinquanta.

“Ma la sua casa è distrutta. Più della mia.”

“Decisamente,” confermò.

Cancer ghignò. “E ha intenzione di ricostruirla meditando? O si auto-ricostruisce anche quella?”

“Ha detto che ci penserà quando sarà il momento.” Shura assunse un’aria eloquente, come a dire “Sai com’é fatto”.

DeathMask stava per chiedere di Saga – che, in fondo, era il vero colpevole della distruzione della sua casa – quando il suddetto cavaliere entrò a grandi passi nella sala semi-distrutta.

“Oh, proprio te cercavo.”

“Non ora, Cancer.” Lo bloccò subito Gemini, con tono secco e una faccia talmente incupita da zittire anche il cavaliere della quarta casa.

“Avete visto Kanon?”

“No.”

“Sì.”

Saga si girò verso Shura, colpevole della risposta affermativa.

Dov’é?

“L’ho visto che stava salendo la scalinata, perché?”

Perché,” rispose Gemini “a quest’ora doveva essere giù alla terza casa per aiutarmi a ripararla.”

“Ah.”

“Appunto.”

Cancer ghignò sornione. La giusta punizione per aver distrutto la casa del Grande Cancro. Grazie Kanon.

“E Aioros?” si azzardò a chiedere Shura, sapendo che, da quando erano tornati in vita, Gemini e Sagitter si erano riavvicinati parecchio.

“Aioros” sospirò Saga “si è offerto di aiutare i soldati a ricostruire tutte quelle parti del Santuario che sono state distrutte durante la guerra.”

Splendente, generoso e perfetto Aioros. Come sempre. Pensò Shura con un sorriso amaro.
Accecante ed eccessivo come tre cucchiaini di zucchero in un espresso, pensò invece Cancer, trattenendosi dallo sbadigliare.

“Ah, ora che ci penso,” riprese Capricorn “Sulla scalinata Kanon ha incontrato Milo, e mi è sembrato che gli dicesse qualcosa a proposito di una gita in inghilterr—dove vai, Saga?”

Gemini si allontanò velocemente, stringendo i denti e assottigliando lo sguardo.
I due cavalieri lo sentirono solo sibilare qualcosa riguardo a certe viverne inglesi che allungavano le mani nei momenti meno opportuni.
DeathMask lanciò un’occhiata a Shura, che alzò le mani in segno di resa.
“Non chiedere niente, Death, davvero. Non chiedere nulla che è meglio.”

Imprecando ancora, il siciliano riprese a tentare il restauro.

“Si può sapere perché sei così...”

“Incazzato?”

“Pensavo a insofferente, ma anche così rende l’idea. Non può essere solo per la casa.”

“Sono incazzato perché stamattina ho chiesto alla puttanella lassù se mi dava una mano a sistemare, visto che la sua casa è intatta.”

Shura si trattenne dal prendersi la testa fra le mani. Se conosceva DeathMask – e lo conosceva – più che chiedere doveva aver intimato. E se conosceva Aphrodite – e conosceva anche lui – poteva benissimo immaginarsi la risposta.

“E sai quello cosa mi ha risposto?!”

“Posso immaginar—”

Senza ascoltarlo, Cancer continuò “Mi ha risposto che non gli fregava assolutamente nulla della mia casa, e che al confronto della sua disgrazia la mia era insignificante. Perché le rose non si possono piantare in marzo! Come se questo non bastasse, non so se te ne sei accorto, ma guarda!” E gli indicò con un gesto brusco una parete.

Capricorn sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di interpretare.

“E’ un muro.” Disse alla fine.

“Precisamente. Un muro. Soltanto un muro!”

Iniziò seriamente a pensare che il morire troppe volte avesse fatto impazzire del tutto l’amico.

“E quindi?”

Le mie teste! Non ci sono più le mie teste! I miei trofei! E non siamo in guerra, quindi non posso ammazzare nessuno! Il mio soprannome andrà a puttane, capisci?!

L'unica cosa che Capricorn realizzò fu che Cancer in preda ad un attacco di isteria assomigliava pericolosamente e curiosamente ad Aphrodite.
Iniziò, invece, a pensare ad un modo per andarsene di lì.

“E magari la puttanella si aspetta anche che gli faccio un regalo per il compleanno dopo il modo in cui mi ha tratta—” DeathMask si interruppe di colpo.
La luce pericolosa che Shura gli vide negli occhi e un ghigno poco raccomandabile gli fecero temere il peggio.

“Oh, il compleanno. Ma certo.”

“Cos’hai in mente?” chiese, preoccupato.

“Niente, niente. Aphrodite è svedese, vero?”

“Sì. Perché?”

“Bene. Molto bene.”

Con un ultimo ghigno, osservò dei cataloghi buttati in un angolo.

Vendetta, tremenda vendetta.







***







Il 10 marzo era arrivato; e Cancer era riuscito – con un abile stratagemma e complice un ignaro Shura – a fare in modo che il cavaliere di Pisces se ne stesse lontano dalla Dodicesima casa per tutta la mattina.
Il tempo necessario a mettere in atto il suo diabolico piano.
Ora, mentre osservava i suoi due amici salire dall’Undicesima casa verso quella di Aphrodite, non riuscì a trattenere un ghigno.

“’Staminchia, Aphrodite, non dirmi che oggi invecchi!”

Il suddetto cavaliere si limitò a fulminarlo con lo sguardo.

“Credevo fossi a casa tua a tentare di ripararla, Cancer.”

“Ma come siamo simpatici, oggi.” Il siciliano strinse i denti, cercando di non cogliere la provocazione “Non sei curioso di vedere il mio regalo?” Aggiunse invece, con un tono che fece preoccupare immediatamente Aphrodite. Troppo gentile.

Assottigliò lo sguardo. “Che hai combinato?”

“Venite!”

Con aria estremamente soddisfatta, DeathMask li condusse verso le stanze private di Pisces, spalancando la porta con un gesto teatrale.
Sospettoso, Aphrodite gli scoccò un’occhiata, prima di entrare e guardare.

Guardò.
Poi si girò verso Shura, per vedere se – per caso – anche lui vedesse la stessa cosa. A giudicare dal fatto che era impallidito, dedusse di sì.
Si girò di nuovo verso la stanza, rifiutandosi di credere che fosse la sua.

Mobili.
Mobili nuovi. Mobili banali, di compensato, montabili e smontabili, in serie.
E lì, in mezzo a tutto quello sfacelo, su un orrendo tavolinetto da monolocale in svendita, troneggiava un maledetto catalogo firmato Ikea.

DeathMask si congratulò con se stesso: l’espressione disgustata di Pisces era impagabile. Inizialmente aveva pensato di arredargli il giardino – dove prima c’era il roseto – ma se avesse osato toccargli quel posto si sarebbe davvero ritrovato con una rosa nel petto; e sinceramente non ci teneva a morire per la quarta volta.

Aphrodite si girò con movimenti più lenti possibili verso il cavaliere di Cancer, elaborando mentalmente il modo migliore per ucciderlo.

“Cancer.”

“Ti piace?”

“Che diavolo ti è saltato in mente?”

“Qualche giorno fa avevi detto di voler rinnovare il tuo arredamento. Quella marca,” e indicò il catalogo “è svedese. Ho pensato che avere qua i mobili della tua patria potesse farti sentire di meno la sua mancanza.”

Lo disse davvero, ma il ghigno bastardo sulla sua faccia diceva tutt’altro.

“Cancer… io in Svezia ci sono stato meno di due anni. Sono stato addestrato in Groenlandia.”

DeathMask sollevò le spalle.

“Sempre freddo fa.” Rispose accentuando il ghigno sul suo volto, e trattenendosi dal scoppiargli a ridere in faccia.

Ok. Si disse Aphrodite. Cancer voleva morire. Osservando la sua faccia da schiaffi, decise: l’avrebbe ucciso lentamente, soffocandolo, costringendolo a ingoiare una per una tutte le pagine di quel catalogo. Ed erano tante.

Shura, vedendo un’espressione molto, molto pericolosa affiorare sul volto di Pisces, si allontanò senza dare nell’occhio, spuntando alla luce nel giorno proprio mentre iniziavano le urla.
Sospirò esasperato, avviandosi alla decima casa e chiedendosi – per la milionesima volta – come diavolo facesse a sopportare quei due pazzi.







***


A.N.:

Chiariamoci.
A me piace l'Ikea. Soprattutto mi piacciono le polpette svedesi che si mangiano lì *W*
E' solo che a Phro non piacciono i mobili Ikea X°D


  
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