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Autore: sonounaspugna    18/06/2010    1 recensioni
Fantasia e razionalità non erano mai state più vicine.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Poche righe prima di leggere!!
Ammetto di essere una gran pasticciona, mi incasino e non concludo mai nulla. Lo so e me ne scuso. Chiedo solennemente perdonooooo! xD
Ho riportato dei cambiamenti rispetto all’ultima pubblicazione perché mi sono accorta che c’era qualche imperfezione e 99,9% che ce ne sono ancora!
Mi sono accorta che tutte le volte sbaglio. Scrivo di getto e posto anche senza rileggere perché non vedo l’ora che qualcuno possa ammirare (si fa per dire xDD) i miei assurdi lampi di genio. Ma poi per un motivo o per l’altro tutte le FF vengono abbandonate.
Ho deciso di darmi una regolata, però!
Ora posto i primi capitoletti e cercherò in breve tempo, anche se non troppo, di completare il tutto. La storia su Word è già bella che finita, solo che mi sembra illogico mettere capitoli a raffica!!
 
Occorre essere Bene a conoscenza del libro di Harry Potter, di tutta la serie, per essere precisi. Solo così si potrà intendere, dato che, ovviamente, non mi sono messa a rispiegare passo per passo i volumi della Rowling! Molte cose le do quindi per scontate..
Inoltre questa FF fa davvero i salti mortali. Salta nel tempo e, soprattutto, cambia proprio il modo di vedere le varie situazioni. L’inizio è in terza persona, ma solo qualche capitolo dopo si passa alla prima.
Non so se voi apprezzate ciò, ma mi sono divertita a scrivere questa FF!!
Sono solo sei capitoli, non aspettatevi un romanzo, quindi!
Il mio modo di scrivere è all’incirca sempre lo stesso, che descriverei con una sola parola. Semplice. Non uso parolone con grande effetto, magari questo vi deluderà.. :’(
 
Un ultimo punto prima di cominciare la lettura.
 In questo scritto racconto dei miei personaggi in assoluto preferiti: Luna Lovegood, Ron Weasley e Hermione Granger (lei dipende dai giorni, però! xDD). Quindi vi chiedo solo un favore, non offendetemeliiii!! xD
 
 



Pergamena

DOPO UNA FINE C’è sempre un inizio
“Dimmi.. pelo di gatto oppure.. un bezoar?”
“Non mi piace che usi il mio micio per i tuoi esperimenti..”
“D’accordo, va bene. Bezoar.”
La trentenne prese l’ingrediente da un cassetto sotto alla scrivania piena di calderoni e lo mescolò insieme alla sua nuova invenzione.
“Adesso è davvero pronta, eccellente!”
“bevo prima io?” chiese la bimba eccitata.
“mmm.. forse è meglio che lo assaggiò prima io! Non vorrai star male per uno dei miei esperimenti!”
“Va bene però dopo..”
“Certo, poi tocca a te, come sempre piccola!” le disse la madre regalandole un enorme sorriso.
Poi, scomparve.
L’unica fortuna di quella bimba è che la mamma aveva avuto il tempo di regalarle il suo ultimo sorriso.
 
 

“.. e mi raccomando, attenta hai gorgosprizzi!” le disse la voce dolce del padre.
“gorgo.. che?” disse in risposta l’undicenne.

“Gorgosprizzi, ti confondo la mente.. entrano ovunque, persino nelle orecchie e nelle narici!!”

“Sembrano dei tipi strani, a chi piacerebbe vivere nel naso degli altri? Lì si deposita il muco, giallognolo e bagnato. Forse a loro piace, però. Come sono fatti, papà?” chiese con voce petulante ma interessata.

“oh! E chi lo sa!! Se tutti noi sapessimo come sono davvero, riusciremmo ad abbatterli. Sarebbe una vera scoperta!”
“quindi in realtà non esistono.. nessuno sa se ci sono realmente!”
Il quarantenne sospirò.
“Luna, Luna, Luna.. cosa ti ho insegnato? Se tu credi in qualche cosa, esiste. Punto. Tu puoi immaginare anche le cose più incredibili e, per quanto impossibili, possono diventare realtà.”
“e allora perché mamma non è qui, accanto a noi?” chiese con tranquillità la bimba, senza esitazione.
“Lei c’è. Lei c’è sempre. Lei è tutto.” Rispose l’uomo, materno.
“Vorrei che mi parlasse, qualche volta.”
Silenzio.
“Non credo di essere adatta come una Grifondoro, credi che mamma ne resterà delusa?” cambiò improvvisamente argomento.
“E perché dovrebbe?” chiese lui, confuso.
“Non lo so, lei era una Grifondoro..”
“Tua madre sapeva cosa saresti diventata già dalla prima volta che ti ha visto.” Sorrise al ricordo.
“Mamma non era una veggente.” Riflettè ad alta voce la bimba.
“Questo è quello che credevamo tutti. Ora vai e tieni! È la copia che uscirà domani..”
Il Cavillo, il giornale che dirigeva il padre. La bionda lo prese senza degnarlo neanche di uno sguardo e lo infilò nel baule, lo avrebbe letto in viaggio, forse.
“Mi raccomando, sii prudente!”
“Certo papà!” e così dicendo la bimba sparì entrando nel vagone.
-un posto .. un posto..-si accomodò in uno scompartimento da sei persone, vuoto.
“Emm.. scusa, è libero qui?” le chiese la voce titubante di una ragazza mora, appena lei si fu accomodata.
“Certo. Potremmo conoscerci, parlare e raccontarci la nostra vita..” disse in risposta con la sua solita aria sognante.
“S-si, v-va be-nne..” cercò di sorridere, ma non risultò molto convinta.
“non devi sorridere se non sei felice, papà dice sempre che bisogna essere se stessi, poi, prima o poi, la gente ti accetterà per quello che sei. Non c’é bisogno di sforzarsi a essere chi non si è. Come ti chiami?”
“Cho Chang, ma credo di.. be, devo andare, magari da quelli del mio anno..” 
“Di che anno sei?” insistette.
“terzo” E così se la svignò, avendo paura di affrontare qualcosa di nuovo. Avendo paura di conoscere la ragazza strana e diversa, che forse era più normale di lei.
L’undicenne rimase sola, come lo era da quando sua mamma se n’era andata, o meglio, morta. Luna Lovegood aveva sempre odiato i giri di parole, le cose si dicono come stanno. Punto. Non c’è bisogno di usare particolari metafore, spremersi il cervello per trovare un’espressione eccezionale, che colpisca. A colpire deve essere il messaggio, non come si esprime la persona. È quello che pensava lei, ed era per questo che riusciva a dire, con semplicità, anche le cose più importanti, stupendo chi l’ascoltava. Stupiva perché rimaneva sempre quieta, mantenendo una tranquillità invidiabile. Discuteva della morte della mamma come se parlasse di quello che aveva mangiato a pranzo.
La sua tranquillità era ammirata, invidiata persino, ma tutti avevano troppa paura di ammetterlo, troppo paura di confessare: “quella strana non è poi così male”.
E lei lo sapeva. Era cosciente di essere differente, normale si definiva, perché quelli diversi, strambi, erano gli altri, non lei.
“Cioccorane.. sono le ultime!!” annunciò la signora del carrello di dolciumi. “Ne vuoi, cara?”
“Sì, grazie.. direi 8 cioccorane!”
“Sicuro.. ecco a te, come mai tutta sola?”
“Nessuno mi apprezza particolarmente” replicò con un’alzata di spalle. “anzi, per niente.” Concluse come se si fosse dimenticata di scrivere qualcosa sulla lista della spesa.

   
 
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