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Autore: Carly_31    19/06/2010    2 recensioni
Questa storia, triste ma con una giusta fine, è nata ascoltando una canzone dei Breaking Benjamin, "Dear Agony", e parla di un ragazzo che si innamora. Lei è una ragazza che ha sofferto molto nella sua vita ma con lui ha ritrovato la gioia di vivere. Però succede qualcosa... Vi consiglio di ascoltare la canzone mentre leggete.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dear Agony       DEAR AGONY


Si chiamava Agony, la ragazza più bella che avessi mai visto. Ma anche la più triste. I suoi occhi, specchio dell'anima, riflettevano un mondo di sofferenze e di malinconia.
Quando le parlai la prima volta, presentandomi a lei, non capii subito i segreti che nascondeva il suo sguardo, mi sembrò semplicemente triste per  qualcosa che poteva essere successo in giornata. Dopo che la invitai a fare un giro con me, i suoi occhi si illuminarono di una nuova vita, più felice e più bella rispetto a quella passata.
Passammo tutta la sera a parlare di ogni cosa ci venisse in mente; io le raccontai praticamente tutto di me, dei miei studi, dei miei sogni di voler diventare scrittore, dei miei amici. Lei ascoltò molto e parlò poco di sè, mi raccontò però che aveva dovuto crescere in fretta e adattarsi a vivere in un mondo che non faceva per lei. Di amici veri non ne aveva molti perciò passava molto tempo da sola, ma questo non l'aiutava molto a non pensare alle cose tristi.
La vedevo soffrire nell'aprire la sua anima ad una persona che conosceva solamente da qualche ora, ma io cercavo di confortarla, non volevo metterla sotto pressione e nemmeno farmi gli affari suoi.
Lei capì di potersi fidare di me. Io volevo aiutarla davvero. I suoi occhi mi avevano molto colpito, così tristi, così profondi, infiniti, freddi e distanti.
Nei giorni seguenti io e Agony ci vedemmo molto spesso, cercai in tutti i modi di farla divertire e devo dire che mi sorrise sempre più spesso. Quel suo sorriso timido finì per contagiare anche gli occhi, che pian piano divennero meno distanti, meno tristi.
Un giorno, mentre le stavo raccontando di una mia buffa avventura con un grosso cane arrabbiato, mi fermò guardandomi intensamente e mi ringraziò; "Grazie Francesco. Grazie per avermi riportato alla vita e per avere tutta questa pazienza con me. Con me che non potrò mai essere come una qualunque ragazza con cui tu potresti uscire".
Io non ci pensai un attimo e ti baciai. Solo dopo pensai al fatto che avrei potuto turbarti ma tu non rifiutasti il bacio, anzi, mi trasmisi tutto l'amore che potevi darmi. E ti assicuro Agony, che il sentimento che mi hai trasmesso era veramente grande. Toccai il cielo con un dito, ti avevo finalmente baciata e tu non mi avevi rifiutato, ti eri donata a me, e io mi donai a te.

Quanto ti amavo Agony, eri tutto per me. Dopo quel giorno passammo tutto il tempo possibile insieme, eravamo una cosa sola tu ed io.
Eri finalmente tornata a sorridere. a gioire, a divertirti, a vivere.
Cinque giorni dopo il nostro primo bacio ci fu un terribile incidente.
Stavo venendo a prenderti per andare fuori a cena insieme. Mi ero messo in tiro, ero agitato come un ragazzino alla prima cotta: cosa ci potevo fare, mi facevi quest'effetto!
Ero uscito di casa in anticipo, dopo averti chiamata per dirti che stavo arrivando; volevo vederti subito. Fortuna che i semafori erano tutti verdi così non perdevo tempo.
Accadde tutto in un attimo, troppo velocemente. Erano così fastidiosi i fari di quell'auto. Feci appena in tempo a voltarmi per vedere la macchina venirmi addosso da sinistra. L'impatto fu tremendo e fortissimo.
I presenti chiamarono subito l'ambulanza, qualcuno si avvicinò alle due auto per vedere se fossimo ancora vivi. Il guidatore dell'altra macchina non aveva la cintura perciò aveva impattato contro il parabrezza: per lui non c'era più niente da fare. Io era svenuto e perdevo molto sangue, il mio sportello era completamente distrutto.
Mi portarono di corsa all'ospedale; i medici fecero del loro meglio ma io ero iin coma e non riuscivo a svegliarmi. Ma dovevo aprire gli occhi, dovevo svegliarmi, tu mi stavi aspettando. Non so come sia stato possibile ma mentre il mio corpo era attaccato alle macchine in ospedale il mio spirito ti vedeva, da sola a casa; mi stavi aspettando impaziente e avevi provato a chiamarmi già molte volte. Poi il tuo cellulare squillò, era mia madre in lacrime.
Poche parole e tu sei scivolata in terra, il viso una maschera di terrore e disperazione.
Gli occhi di nuovo vuoti e spenti.
No, non doveva andare così. Non dovevi perdere il sorriso che da qualche giorno era tornato sul tuo viso. Agony, io ero in coma ma mi sarei svegliato fra poco.
No, mi sbagliavo. Il mio cuore aveva smesso di battere, i medici non avevano potuto fare niente.
Non volevo perderti Agony, eri troppo importante per me, e io troppo importante per te. Ma non ti persi perchè sono sempre rimasto accanto a te, a vegliare su di te e a proteggerti.

Il giorno del funerale eri seduta vicino a mia madre, cercavate di farvi forza a vicenda. I singhiozzi  di mia madre ogni tanto si calmavano, ma le tue lacrime silenziose fatte di dolore e disperazione non si fermavano.
Nei giorni seguenti hai smesso di vivere, mia piccola Agony. Ti sei rinchiusa nella tua stanza a piangere senza mangiare nè dormire. Io ero al tuo fianco ma tu non potevi vedermi; continuavi a invocare il mio nome senza sapere che ero lì, senza potermi toccare. Non potevo vederti soffrire così tanto, soffrire ancora dopo tutto quello che avevi dovuto sopportare in passato; non te lo meritavi, ma non era colpa mia; avessi visto prima quell'auto.
Un giorno ti sei alzata dall'angolo della tua stanza, sei andata in bagno e hai aperto l'acqua dentro la vasca. Bene, stavi reagendo; un bagno caldo a volte aiuta.
Poi sei andata in cucina e hai preso un coltello; sono stato uno sciocco a non capire cosa volessi fare. Sei tornata in bagno, hai chiuso l'acqua e sei entrata nella vasca vestita.
Francesco ti amo.
Non me l'avevi mai detto. In quel momento ero il ragazzo più felice della terra!
Poi però l'acqua nella vasca si è tinta di rosso. I tuoi polsi stavano sanguinando ma tu non facevi niente per fermare l'emorragia. Avevi semplicemente appoggiato la testa al bordo della vasca e avevi chiuso gli occhi. Non piangevi nemmeno.

Perchè Agony? Perchè lo stai facendo? Non valgo così tanto. Solo perchè la mia vita è finita non deve finire anche la tua. Devi continuare a lottare, ad andare avanti.
Io sono qui accanto a te, non ti lascerò mai sola, non ti abbandonerò mai. Ma tu non devi arrenderti.
Perchè lo hai fatto? Mia dolce Agony, amore mio, perchè?

Ho voluto mettere fine  alla mia agonia.
Prima di conoscerti ero come morta; poi sei arrivato tu e mi hai fatto rinascere, hai riportato la gioia di vivere nella mia vita.
Ma poi anche tu te ne sei andato lasciandomi da sola. E io sono morta un'altra volta.
Non puoi pretendere che una persona rinasca una terza volta. E' impossibile.
Per questo ho fatto la mia scelta. Così ho messo fine all'agonia che era la mia vita.
Credimi, è stato il modo migliore.

Agony, non doveva andare così, scusami.
Ora però, saremo insieme per sempre.




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Spazio autrice: Questo breve racconto è nato davvero in poco tempo; l'ispirazione mi è venuta ascoltando la canzone "Dear Agony" e si può dire che io abbia avuto un lampo di genio (sempre che la storia si possa definire geniale).
Bè, che dire, sono graditissimi i commenti! Fatemi sapere cosa ne pensate!!
  
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