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Autore: Elos    20/06/2010    2 recensioni
- Yuuuuu? Mi hai sentito? Ho trovato Allen. A-ll-en. - Scandisce, divertito. - Allen. -
- Ti ho sentito. Sta' zitto. -
Abbassa la voce, gli vorrebbe dire, c'è il golem fuori dalla porta. Non so cosa gli abbiano fatto, quanto ci abbiano messo le mani sopra, e non voglio rischiare di scoprirlo nel peggiore dei modi.
Quasi gli abbia letto nel pensiero - o più probabilmente per il puro e semplice piacere di infastidirlo - Lavi si china per bisbigliargli dritto nell'orecchio:
- Vuoi vederlo? -
- Non me ne frega niente. -
La risata di Lavi, da quella inesistente distanza, è una scarica di fiato caldo che gli scorre sul lobo e gli tamburella sulla gola:
- Sai, Yu? Credo che questa sia la frase che ti ho sentito dire più spesso. Ti potrebbe fare da epitaffio,
non me ne frega niente, e sotto io ci potrei scrivere a grosse lettere bugiardo. - [...]
Dopo il Ragnarok, quel che rimane ai sopravvissuti.
Prima classificata al concorso Distopie - Futuro Alternativo - Versione Multifandom indetto da Rota.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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prologo. Ouverture 1812 - Pyotr Ilyich Tchaikovsky
everybody has their story to tell - tutti hanno una loro storia da raccontare
(V for Vendetta)



Non era che pioggia, dopotutto.

Il rumore improvviso di carta strappata, sovrapposto al tamburellare dell'acqua sui vetri, l'aveva distratta.
- Aaaah! - Gemette Johnny lamentosamente, esasperato: - Sono troppo preoccupato, non riesco a leggere per niente! -
Tutta quella pioggia scivolava piano piano sulle finestre, disegnando righe pesanti che non lasciavano filtrare il cielo attraverso.
- La pioggia... - Bisbigliò. - … non smette proprio, eh. -
- E... eh, già! - Johnny le si era fatto un soffio più vicino attraverso il divano, tirandosi le ginocchia verso il petto. Sembrava infelice, avvilito, stanco. - Io odio la pioggia. Mi rende inquieto. -
- Sì... -
Quel tamburellare lieve di gocce sul vetro faceva eco al ticchettio della pendola. Tic tac, tic tac, tic tac, e pareva stessero scandendo un conto alla rovescia.
Sarà giorno. Pensò Linalee. Sarà giorno tra pochissimo, e poi sarà tutto come prima.
Doveva pensare solo a quello. Sarebbe stato giorno, e loro erano ancora vivi, tutti - o quasi - e Allen sarebbe tornato prima dell'alba.

- Restiamo svegli finché Allen non torna, eh, Linalee! -
- Sì! -
Perché non erano passate che poche ore da quando avevano scherzato tutti e tre sul ponte della nave, e a lei era sembrato che ne valesse la pena di far tutto quello - il trasloco, i gate, Londra e l'acquazzone - anche solo per riderne insieme.
Doveva essere ancora così almeno per un altro po'. Non sarebbe stato giusto, altrimenti.


Si era svegliata con la sensazione appiccicosa e ruvida dell'essersi addormentata con tutti i vestiti addosso come incollata alla pelle. Le faceva male il collo per averlo tenuto fino a quel momento incastrato contro la spalla di qualcuno - Johnny - e aveva freddo.
Su quel freddo qualcuno stava appoggiando una coperta.
Batté le palpebre, cercando di mettere a fuoco la persona in ombra, e schizzò a sedere come una molla nel riconoscerla:
- Allen! -
La stella rossa sulla fronte, quella della maledizione, lasciava colare la sua linea di disegno sulla pelle incolore e, una volta di più, Linalee pensò che assomigliava a sangue.
Timcampi gli svolazzava attorno al capo, una chiazza gialla anche nella penombra.
- Oh! -Il ragazzo le sorrise, colto alla sprovvista, reggendo la coperta con una mano sola.
Waaah! Mi sono addormentata!
- Mio fratello e gli altri? -
Allen le rispose, gentile, tenendo bassa la voce mentre finiva di sistemare la coperta addosso a loro due e si sedeva a sua volta:
- Stanno ancora parlando. Linalee, se ti agiti così sveglierai Johnny! -
Johnny scelse proprio quel momento per ricordarle la sua presenza, tra l'altro, afflosciandolesi addosso come un sacco di stracci e riprendendo a russare piano contro la sua schiena. Linalee guardò prima lui e poi Allen, di nuovo, accorgendosi solo in quel momento di una cosa alla quale prima non aveva badato:
- M... ma hai la faccia gonfia? -
Il ragazzo parve in imbarazzo.
- Il maestro mi ha picchiato. - Ridacchiò.
- Stai bene? -
Allen tacque per un istante di troppo, prima di sorridere ancora e assentire:
- Sì. -
Sorrideva con lo sguardo perso nel vuoto e con una faccia da adulto che non andava bene, pensò Linalee, che non era giusta. Tra tante cose sbagliate quella era forse la più sbagliata di tutte.
Allen si appoggiò allo schienale del divano, sistemandosi più comodamente, ma poi la guardò e sorrise.
- Non è successo niente. - Disse.


Il giorno dopo Linalee aprì gli occhi poco dopo l'alba e Allen non era con loro sul divano - anche se si era addormentato accanto a lei e prima di lei - e anche Timcampi era sparito.
Komui venne a dirle dopo un po' che Marian Cross non c'era più, era scomparso, forse era morto. Avevano trovato la sua maschera rotta e tanto sangue vicino alla finestra, e Allen aveva di nuovo la sua faccia sbagliata da adulto.
E poi c'era quella storia - il Quattordicesimo - che era come far filtrare l'incubo nel bambino dei sogni.

Tutto quello che doveva essere, loro, ridere e gli altri, stare bene e stare insieme, sarebbe durato ancora per un po', dopo: ma Linalee avrebbe ripensato a quella notte, mentre il suo cuore spariva tra le mani del Noah, come all'ultimo momento prima della fine.





Note della storia: Questa storia si è classificata prima al concorso Distopie - Futuro Alternativo - Versione Multifandom indetto da Rota. Sto ancora cercando d'assimilare il fatto strabiliante.
Scopo del concorso era scrivere una storia ispirandosi nei temi ad una tra le più celebri distopie nella storia della letteratura: ed io ho optato per 1984, di George Orwell, e per Fahreneit 451, di Ray Bradbury.
Il titolo è legato, ovviamente, al primo volume di D.Gray-Man (intitolato Opening, così come la Prima Notte). La scelta della parola Ragnarok al posto del più probabile Armageddon di derivazione cristiano-escatologica è dovuto a una scelta precisa di Katsura Hoshino: il termine viene adoperato numerose volte dai Noah all'interno del manga. Opening sta in italiano per apertura, ma anche celebrazione d'inizio, avvento, cominciamento.
La traslitterazione dei nomi è data dalle scelte della traduzione italiana, e così la conservazione dei modi di dire, degli epiteti ed altro sul genere.
E' la prima volta che scrivo qualcosa di serio su D.Gray-Man (Cinque passi non è serio xD), per cui vi prego di essere inclementi e di colpire basso e a fondo.

Ancora tutte le mie congratulazioni per i risultati a Red Diablo (che ha già pubblicato la sua tristissima All Angels are Equal (but Some Angels are More Equal than Others), a Yu_Kanda e ad HermioneForever92, le altre partecipanti; i ringraziamenti vanno alla giudiciA Rota che ha dimostrato tanta santa pazienza e ondate di gentilezza. Grazie.


Note del capitolo: I dialoghi e la scena sono stati tratti dalla Centocinquantasettesima Notte (Volume 16, edizione italiana).
La scelta di titoli stranieri per i capitoli non è legata ad un'improvvisa esterofilia, ma ad una specie di sfida personale nella ricerca di parole che fossero contenute all'interno della traduzione italiana del manga o che appartenessero non tradotte alla lingua comune italiana.
L'Ouverture è il brano musicale d'apertura alle opere liriche: ho scelto l'Ouverture 1812, di Piotr Ill'ic Tchaicovskij, perché è il pezzo più significativo della colonna sonora di V per Vendetta, il meraviglioso film tratto dall'omonimo fumetto di Alan Moore (al quale ho rubato la citazione del capitolo): e che è uno splendido esempio di distopia politica, sociale e culturale.

Potete trovare il brano su YouTube qui. Tra quelli che ho scelto per i vari capitoli è l'unico pezzo che non si sposa per niente con la storia. xD Cioè, ad ascoltarlo mentre si legge è quasi inquietante!
  
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