Mh, vacanze. Buone vacanze, gente che va a scuola *-* Per gli altri, buon giugno. Così, a caso. Ah, non l’avevo ancora detto (sì, sono disorganizzata): in pratica il contest consisteva nello scegliere una frase tra le venti proposte nel bando ed inserirla obbligatoriamente all’interno della fiction. La mia era « Partita? » , che si trova appunto in questo capitolo ( e che quindi appartiene alle giudici xD).
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Aprì
il finestrino.
Si sentiva soffocare
nell'aria
riscaldata della macchina.
« Allora...
ricorda di chiamare, quando arrivi. »
Hinata
annuì, stringendosi lo zaino al petto.
Sul sedile posteriore
la valigia ondeggiava un poco.
Era piuttosto
leggera, a dire il vero, ed Hinata si era stupita di quanto fosse in
effetti discreto lo spazio che occupava in casa.
Un pezzo di armadio, un letto ed una parte della scrivania, tutto
qui.
Niente che non si
potesse riempire comprando un paio di gerani. O al
massimo un gatto.
In verità,
Hanabi le era parsa triste di vederla andar via,
ma era certa che presto le sarebbe passata. Mikoto san l'aveva
abbracciata, sorridendole, ma si conoscevano da così poco
che dubitava seriamente che la donna avrebbe potuto rimpiangerla in
alcun modo.
In effetti, la
verità era che le sarebbe piaciuto salutare
Sasuke.
Così, tanto
per sapere se la sua partenza avrebbe
generato in lui un qualche effetto a livello emotivo; anche se
supponeva che la cosa si sarebbe risolta in un « Ah. Ciao.
», se non in un mutismo indifferente.
Sorrise,
triste.
« Qualcosa
non va? »
La domanda di suo padre
la fece quasi sobbalzare.
« No...
niente, tou san. »
Se l'avesse posta
qualche settimana prima, forse le cose sarebbero potute andare
diversamente.
Sul parabrezza
iniziarono a comparire le prime gocce di
pioggia.
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Rientrò
in casa proprio mentre iniziava a piovere.
Era stranamente allegro, come non si sentiva da anni. Non che la sua
faccia esprimesse in alcun modo questo miracoloso cambiamento, ma
Mikoto dovette comunque notare qualcosa, forse nella sua andatura, che
la spinse ad accoglierlo con un'espressione un po' perplessa.
« E... Itachi? » chiese, cauta.
Sasuke si mise ad esplorare il contenuto di un pentolino che ribolliva
pigro sul fornello.
« Sta arrivando... che stai cucinando? » chiese,
sospettoso, esalando un po' di quel vapore scuro che fuoriusciva
borbottando.
Lei ignorò la domanda e continuò a studiarlo con
sospetto, indecisa.
« Ehm... vostro padre? Che voleva, allora? » si
decise a chiedere.
« E' un idiota. » sentenziò Sasuke,
assaporando la parola con una certa soddisfazione. Mikoto
strabuzzò gli occhi ma non fece in tempo a replicare che la
porta si
aprì, nell'ingresso.
« Potevi almeno aspettarmi, otouto. »
rimbrottò la voce di Itachi. « Sta piovendo.
» annunciò poi, serafico, raggiungendoli in cucina
e riservando un'occhiata inquieta alla brodaglia nel
pentolino.
« Itachi, ma che è success... »
Lui parve non far caso alla domanda e avvicinò il naso al
fumo scuro, per poi scostarsi subito.
« Perché stai cucinando tu? » chiese,
cauto. « Dov'è Hinata? »
Mikoto alzò gli occhi al cielo, rinunciando a chiedere
spiegazioni. Si limitò ad afferrare delle
carote ed iniziare a sminuzzarle con ferocia, in pezzi decisamente
disuguali.
« Beh, è partita. » disse, fingendo con
diplomazia di non vedere i figli che, alle sue spalle, ancora
esaminavano la brodaglia scambiandosi sguardi preoccupati. «
Voleva aspettarvi, ma rischiava di perdere il treno, così
Hiashi l'ha accompagnata alla stazione. »
« Partita? »
Itachi pronunciò la domanda
in tono leggero, ancora concentrato sulla sbobba che brontolava
sinistra, ma alle orecchie di Sasuke suonò come un urlo.
E mentre Mikoto ricordava a suo fratello la questione della borsa di
studio lui decise, in estemporanea, che no. Non andava bene.
« Quanto? Quanto tempo fa? »
Mikoto, interdetta, balbettò un poco.
« Mah... meno di venti minuti fa... »
Neanche il tempo di lasciarle finire la frase e Sasuke - che stava
spiando il colore della
misteriosa salsa - mollò il coperchio del pentolino tra le
mani di Itachi, rischiando di provocargli
un’ustione di terzo grado, e sfuggì rapido al suo
sguardo sorpreso, evitando per un pelo di sbattere all'aria Hanabi, che
doveva essere appena scesa dalle scale.
Imboccò il corridoio e si lanciò fuori, senza
neanche recuperare il giaccone, uscendo in strada sotto quella che
ormai era diventata una pioggia battente.
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Era in ritardo.
Hiashi sbuffò qualcosa sull'inefficienza dei trasporti
nazionali, porgendole il biglietto già obliterato.
Hinata lo ripose con cura nella tasca interna della giacca, sbirciando
lungo il binario, per avvistare il treno.
Ancora niente.
Arrivata a
questo punto, sperava solo che la faccenda finisse in fretta.
Sarebbe salita, si sarebbe accomodata in un vagone qualunque e sarebbe
arrivata dritta a Tokyo.
Doveva solo lasciare che gli eventi
scorressero, ignorando quella specie di groppo alla gola che non ne
voleva sapere di andar via.
Poi la voce metallica annunciò l'arrivo del suo treno, che
comparve poco dopo, sferragliando sui binari.
La fiumana di passeggeri
scese, quasi travolgendola.
Un uomo, alto, per poco non la fece cadere.
Lo sbirciò di sottecchi, arrossì, ma per una
volta non chiese scusa.
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Non avrebbe fatto in tempo neanche se avesse avuto la
possibilità di guidare un'auto da corsa.
Figuriamoci con la bici.
Tra l'altro era la bici di Hanabi.
Piccola, rosa. Con quei dannati
nastrini appariscenti legati al manubrio.
Se mai fosse riuscito a sopravvivere a quella folle corsa contro mano
su pista non ciclabile, avrebbe poi dovuto fare seppuku per la
vergogna, come minimo.
Svoltò in un altro vicolo,
adocchiando la stazione in lontananza.
Forse era impazzito; non sapeva neanche perché lo stava
facendo. Ma era come se gli fosse suonata una specie di sveglia nel
cervello. Semplicemente, non voleva che lei andasse via.
Hiashi Hyuuga
non era ottuso come Fugaku. Avrebbe capito, forse. E se anche si fosse
ostinato a non capire, non sarebbe stata Hinata a pagarne le
conseguenze.
Che ci andasse lui a Tokyo, se ci teneva tanto. E, per una
volta, le consentisse di prendere una decisione con la propria
testa.
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«Allora... ciao, Hinata. »
Lei annuì, sorridendo appena.
Era rigido come sempre, ma
sembrava quasi triste, di vederla andar via. Si sporse dal finestrino,
salutandolo con un cenno.
Hiashi si stava già scostando dalla carrozza, quando un
insolito trambusto richiamò l'attenzione di
entrambi.
In fondo al binario, un indemoniato pedalava a cavallo di una bici
rosa.
« Ma quella... non è la bici di Hanabi...?
»
Hinata ignorò il borbottio sconcertato di suo padre,
preferendo concentrarsi non sul mezzo ma sul conducente.
Si
alzò, varcando svelta la porta del vagone e caracollando
giù per i due gradini di metallo.
Sasuke, aveva mollato la bici con poca delicatezza e stava correndo
lungo la banchina, verso di lei.
Hinata si rese appena conto di star facendo più o meno la
stessa cosa e neanche fece caso alla voce di suo padre che la
richiamava, interdetto, mentre lei correva verso Sasuke, rischiando
seriamente di scivolare sul pavimento bagnato.
Lasciò fare all'istinto e gli si avventò contro;
Sasuke barcollò e quasi cadde all'indietro.
Hinata l'aveva
sperato. Senza neanche capacitarsi della vera ragione, aveva sperato
fino all'ultimo che lui arrivasse, per fermarla.
E lui era
lì, insolitamente colorito e mezzo soffocato dai suoi stessi
capelli, che gli si erano appiccicati sulla faccia per via della
pioggia, ma comunque lì, per lei.
« Non partire. » esalò, senza fiato, ma
con un tono autoritario che lo rendeva ridicolmente solenne.
« Non partire se non vuoi. »
E Hinata decise qual era la cosa più sensata da fare, in
quel frangente.
E, per una volta, fu sicura che fosse esattamente la
scelta giusta.
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L'aveva baciato. Lei.
E dire che Sasuke aveva sempre pensato di essere
una persona dotata di iniziativa.
Era stato un contatto lieve, impacciato e alquanto breve, ma gli
dispiacque, quando si separarono, restando vicini, ma senza avere il
coraggio di alzare lo sguardo.
Il treno stava partendo, incurante, mentre la folla, dimenticato in
fretta l'inconveniente del pazzo sulla bici da bambina, riprendeva a
scorrere, frettolosa.
Sasuke deglutì, ricomponendosi e riacquistando il solito
tono distaccato.
« Ora, sarebbe meglio se non ti voltassi.
»
Hinata spalancò gli occhi, perplessa.
« Pe... perché? »
« Beh, come dire... C'è tuo padre che, dallo
sguardo che ha, si sta pentendo di non aver portato la katana.
»
Hinata avvampò, ma il sorriso non sparì.
« Oh, beh... Se ne farà una ragione, prima o
poi... » si ritrovò a sussurrare, piano.
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Le tremavano le gambe.
Non le era mai piaciuto fare le cose di nascosto e questo... beh, per
suo padre sarebbe stata la mazzata finale.
Fece un profondo respiro.
« E se non funziona? E se non sono abbastanza brava? E se mi
cacciano a calci? »
Itachi assunse un'aria fintamente meditabonda.
« In quel
caso, penso possa essere considerata aggressione, Hinata. Con
l'aggravante dei futili motivi, per di più.
»
Sasuke cercò di colpire suo fratello con una
manata.
« Smettila di elargire perle giuridiche. Non frega niente a
nessuno. »
Itachi parò il colpo, rapido.
« Facevo per
smorzare la tensione, otouto. »
Hinata mugolò, stringendosi la cartellina al petto e
lasciando Itachi a sedare con la consueta calma il nervosismo di
Sasuke.
Una scuola d'arte. Con un gruppo di studenti che disegnava, in
giardino. Probabilmente anche dentro. Ma non avrebbe potuto appurarlo
mai se le sue gambe non si fossero decise a muoversi da
lì.
« Hinata, entra e basta. »
Si voltò.
Sasuke aveva la sua solita espressione seria,
quasi spazientita, come se tutta la questione non fosse altro che
un'enorme perdita di tempo.
« E... e Itachi san? »
chiese, scorgendo la schiena
del ragazzo che si allontanava, passeggiando con noncuranza.
« L'ho persuaso a tornarsene in macchina. Anche
perché la sua funzione era solo quella di accompagnarti fin
qui, o sbaglio? »
Hinata sospirò.
Quando si era sparsa la voce del loro
presunto bacio – che Hiashi, comunque, si ostinava a definire
un “impatto casuale dovuto alla
velocità”, sorvolando deliberatamente sulle
motivazioni che avrebbero spinto la sua primogenita ad accelerare per
fiondarsi addosso al suo figliastro - Mikoto, dopo un primo disappunto,
aveva commentato la cosa con un rassegnato « beh, magari tu
riuscirai a fargli mettere la testa a posto. », eppure
tuttora, dopo quasi due mesi, non sembrava che la vicinanza ad Hinata
avesse sortito gli effetti sperati, né che mai ci sarebbe
riuscita.
Anche se c'era da considerare che lei e Sasuke non avevano ancora avuto
l'occasione di passare molto tempo insieme: Hinata aveva dovuto
trascorrere più di trenta giorni in clausura punitiva, per
via della sua sovversiva rivolta all'autorità
paterna.
Hiashi era stato tanto perentorio, su questo punto, che neanche gli
interventi di Mikoto erano riusciti a farlo desistere.
Aveva persino
preteso che le spese di spedizione dei suoi bagagli –
arrivati a Tokyo senza di lei – fossero detratte dalla
paghetta settimanale della figlia.
Se fosse stata un’esagerazione o meno, Hinata aveva preferito
accettare la cosa così com’era, grata che suo
padre non avesse semplicemente deciso di disconoscerla.
E, dopotutto,
non era riuscita a dargli torto neanche quando lui aveva cominciato a
sostenere che, al contrario, fosse stato il carattere sovversivo di
Sasuke, a condizionare lei.
Perché Hinata non riusciva a spiegare altrimenti il motivo
della sua presenza lì, quella mattina in cui avrebbe dovuto
essere a casa a studiare, davanti all'ingresso di una scuola di belle
arti, con i suoi disegni ben incartati in una vecchia cartelletta
anonima e l’opuscolo informativo sulle lezioni.
« Allora? Aspetti che cresca l'erba? »
«
Potresti, non so... farmi gli auguri. » borbottò,
agitata.
Sasuke si strinse nelle spalle.
« Lo sanno tutti che gli auguri portano sfortuna.
»
Hinata tentennò un poco davanti a lui, indecisa.
Si
avvicinò, cauta e gli stampò un fugace bacio
sulla guancia.
« Allora… vado. »
Lui aveva chinato il capo, lasciando che le ciocche scure dei capelli
gli adombrassero il volto, meccanismo collaudato che - Hinata ormai
l'aveva capito – serviva semplicemente a nascondere
virilmente la faccia in caso di manifestazioni emotive troppo evidenti,
come l'insolito colorito che ora gli arrossava le guance.
Decise di accontentarsi e si voltò.
Poteva farcela, si
trattava solo di mettere un piede dietro l'altro e raggiungere
l'ingresso.
Ce l'avrebbe fatta, sì.
Forse.
« Mpf. Si dice “in bocca al lupo”,
comunque. »
Sorrise, rinfrancata.
« Grazie, Sasuke. »
E si avviò, ignorando il suo brontolio insofferente che, con
somma saccenza, le ricordava che la risposta giusta avrebbe dovuto
essere « crepi », sottolineando per di
più che rispondere « grazie » portava
sfortuna quasi quanto fare gli auguri.
Hinata non si curò neanche di fargli notare quanto fosse
buffa tutta quella superstizione e si voltò, procedendo a
passo sicuro, dritta verso l’ingresso.
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Ahn…
beh, fine. Insomma, è davvero
frettoloso, a
rileggerlo ora, con un paio di mesi di distanza *scuote la
testa* Praticamente sembra sparaflashato con una
mitragliatrice O__o.
Prendetemi per pazza, ma modificarla mi pareva brutto: dopotutto
così l’ho spedita, così è
rimasta (ok, ho corretto gli errori di battitura – pare che
quelli ci siano sempre, pure quando rileggo al contrario *muore* - e
gli abomini grammaticali *si ritira in un angolo con
dignità*, ma il resto è rimasto più o
meno com’era), inserire pezzi o modificare la storia mi
sarebbe sembrato troppo, non so, boh… ok, ignorate le mie
profonde turbe psichiche, per il vostro bene ^^’.
Spero che il finale possa comunque essere di vostro gradimento (almeno
concettualmente parlando e nonostante il cliché trito e
ritrito del treno). In caso contrario, insultate a profusione
(non mi offendo facilmente, basta che non mi si tocchino i parenti
– quindi attenetevi agli insulti standard: Le Tre I
– Idiota, Incapace, Imbecille – e Le Due D
– Defenestrati e Datti all’ippica ).
Ancora una volta, graziegraziegrazie elevato alla milionesima a tutti
coloro che hanno letto ‘sta storia, e a chi l’ha
inserita nei preferiti, nelle seguite e qual è
l’altra? Ah, sì. Quelle da ricordare (scusate, io
ancora mi ci perdo, nell’account. ). E, ovviamente, a chi ha
recensito *elargisce amichevoli pat pat sulle teste*
Salice: Itachi è un uomo meraviglioso con così tante sfighe da far invidia a tutti i martiri del calendario u__u. Non amarlo è inconcepibile. A parte questo sclero da fangirl (una parte preponderante del mio essere, sì *sospira*) il fatto che ti sia piaciuto questo Itachi e che ti sia piaciuto anche un po’ Sasuke, mi provoca una reazione di gioia gioconda simile agli attacchi di allergia ai pollini: intensa, violenta e pruriginosa. Pruriginosa è per l’imbarazzo, sì. Ah, voleva essere un ringraziamento, il mio *-* sono una persona poco comprensibile, perdonami. Spero che l’ultimo capitolo non ti abbia troppo delusa, visto che ti sei cuccata un’intera SasuHina in au ^^’
Ainsel: oh, povera Mikoto xD ma sì, in effetti è parecchio vivaciotta e poco attenta ai sentimenti degli altri, qui. Sembra un Sasuke allegro *il cervello si disconnette nel vano tentativo di concepire un Sasuke allegro* Che tu adori Sasuke non è una novità, mica posso assumermi il merito *ride* Grazie all’infinitesima ( ha senso, ‘sta parola?) per tutte le tue recensioni *-*
Secchan: tranquilla, è normale non azzeccare le reazioni di Sasuke. E’ una cosa ottima: significa che sei ancora dotata di parziale sanità mentale xD E il fatto che tu non condivida i suoi metodi ne è un’ulteriore conferma *ti applica il bollino sanità dei ricercatori Oral-b* Ma no dai! Se ci fosse qualcuno in “attesa trepidante”, sì che inizierei a preoccuparmi per le sorti dell’universo. Se poi qualcuno legge ed è contento, la cosa solitamente mi rallegra non poco. Ma da qui ai fans… se mai diventerò “amica” di Maria DeFilippi (il che contemplerebbe una mia precedente lobotomia, suppongo, oltre che una qualche parziale abilità canora/motoria di cui sono gravemente sprovvista sin dalla nascita), comincerò a pormi problemi in tal senso xD Grazie tantissimimissimissi… vabbé, per le recensioni xD
Vaius: fratello! *-* No, ehm… scusa il pathos, ma sai, ormai girano pochi estimatori di PK u__u. E’ stato uno dei primi fumetti che ho letto e provo ancora una sorta di venerazione per certi numeri (e certi disegnatori *-*). Il numero zero mio fratello me lo fa leggere solo sotto la sua supervisione, per paura che lo rovini (malfidato, tz). Sì, ho concluso la fic in un solo capitolo, e infatti è molto… ehm, molto… beh, molto poco…molto… ehm, hai capito, no?Il succo è: bacchettami, attendo un tuo parere (non mi offendo facilmente, quindi sii anche brutale). Anche a te un enorme grazie per le recensioni *-*
Ecila94hina: già finita, scusa ^^” Dubito che ne potrà saltar fuori un seguito, però, insomma, siamo gente aperta ad ogni prospettiva (detta così sembro un politico in campagna elettorale, eh ^^”) Grazie mille per la recensione xD
Slice: *rotola* leggere le tue recensioni riesce sempre a farmi sghignazzare come una povera sociopatica, che poi è esattamente ciò che sono (come tutta la gente che mi orbita attorno mio malgrado, si ostina a farmi notare senza il dovuto tatto =__=) davanti al computer xD Ecco qual era l’abilità innata di Sasuke. Altro che atomo di Bohr negli occhi (ma dico, Kishimoto quel poco di senso estetico che aveva l’ha perso dopo aver concepito una tecnica come Susanoo?), si trattava della stronzeria congenita u__u Tutto torna. Un milione di grazie per tutte le tue spettacolose (neologismo) recensioni. Si spera che la conclusione non ti abbia provocato convulsioni/nausee/voglie di battuto d’olive. Sto delirando sì, colpa del caldo. Ah, cos’è “tata”? E’ carino, “tata”*-* … sì, non farci caso, eh.
Evechan: lieto fine alla caramella mou (sparaflashato e bruttinino) xD Ma no, su. Vedi che Hiashi non è poi tanto male. Più o meno. E Fugaku ha solo qualche problemuccio a livello affettivo ehm… sì, ormai difendo l’indifendibile xD Ok, interniamoli! *sfodera storditore e camicia di forza* Grazie un milione per tutte le tue recensioni ^^
_Chibi_chan: oh, in Giappone, beata *-* Anche se è poco prossimo, già il fatto che sia, mi ha fatto crescere una cosa grossa , verde ed arcigna sulla spalla: si chiama Invidia xD Google maps è meraviglioso, da Nagano ad Osaka ci vogliono davvero sei ore di viaggio (quindi sette più le soste vomito di Sasuke u__u) ed Osaka me la sono studiata un po’ in foto, saltellando da un sito all’altro (per la serie: no, non ho nulla di meglio da fare nella vita) xD I capitoli sono rapidi e cortini, vero? ^^’ E dire che invece quando parlo di stupidaggini sono affetta da una bruttissima logorrea xD sto cercando di migliorarmi, sotto questo punto di vista, però questa roba partecipava ad un contest, e il limite di pagine per la long era di trenta quindi mi sono anche un po’ tenuta. Sì, è solo una patetica giustificazione *annuisce con sospiro*, la verità è che sono ancora parecchio imbranata. Grazie per la recensione, io ed Invidia speriamo che l’ultimo capitolo ti non ti sia spiaciuto *Invidia grugnisce un assenso*