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Autore: TigerEyes    21/06/2010    20 recensioni
Akane cambia dal giorno alla notte, assumendo movenze feline e diventando inaspettatamente... audace! Sarà forse a causa dello spirito di una gatta sacra? E Ranma come reagirà? Tutti infatti sappiamo quanto adora i gatti...
IX e ULTIMO CAPITOLO ON LINE con una fanart di Kelou!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per festeggiare il sospirato arrivo (?) dell’estate, ecco a voi il penultimo capitolo della Gatta Morta! Un mega grazie al fratellone Rik che ha betaletto e approvato questo capitolo, spero vi piaccia nonostante abbia faticato a scriverlo non per mancanza d’ispirazione, ma per motivi famigliari su cui è meglio sorvolare... ç_ç
Prima di lasciarvi alla lettura, però, largo ai ringraziamenti! ^__^
@Mrs Cold: dimenticarsi del tanfo insopportabile di Anubi: ma come, non lo senti? Ma certo che lo sente! XDD Solo che, essendo una dea, Bastet riesce a sopportarlo meglio di un comune essere umano. ^_- se interrompi altri momenti come quello di prima però ti ammazzo, cherì +_+ Facci il callo, sono un classico nel manga. ^_- Ranma ha trovato un metodo per contrastare la dea; sarà così? Ho i miei (giustificati) dubbi... No no, l’ha trovata davvero, la soluzione! XDDD L'ultima voce è quella di Bastet alla ribalta, vero *_*? Dimmi di siii... Invece no. XDDD Grazie per l’apprezzamento del precedente capitolo! ^_^
@Laila: che posso dire se non grazie dal profondo del cuore? ç__ç Per quanto riguarda Tofu, inutile dire quanto sia contenta di sapere che apprezzi lo spazio che gli ho dato, ho sempre pensato che tutti i personaggi della Divina meritassero più considerazione, altrimenti che ci stanno a fare? ^_- Per quanto riguarda invece Ryoga, deve stare molto attento: il ciuffo viola è niente a confronto di ciò che sta per accadergli… XDD Già, come andrà a finire il secondo scontro tra Shampoo e Akane/Bastet? Chi vincerà stavolta? ^_^
@Uranian7: grazie di cuore, come puoi vedere non ho perso tempo! ^_^
@Moira: svista corretta, anzi, sviste, perché ne avevo beccate altre due, grazie della segnalazione! E grazie per tutti i complimenti, sorellona, sono davvero felice di averti steso a terra dalle risate! XDDD E pensare che ti avevo pure anticipato delle scene! XDDD Grazie di cuore, amora! ç____ç
@Rik: l’onore è mio, fratellone! Come non poteva piacermi l’idea della gag dell’acqua? È stata strepitosa! *_* Ho sempre da imparare da te, grazie ancora di cuore, è merito tuo se ho fatto centro! ^_^
@Tharamil: ti ringrazio infinitamente anche qui, tesoruccio, grazieeeee! ^o^
@sunakoforever: grazie di tutto cuore! ^__^
@BabyAngel94: grazie infinite anche a te! ^^
@Robbykiss: grazie di cuore, carissima! *__*
@maryku: Il video di Nabiki torna! D'altronde, Akane non l'ha ancora visto, e Nabiki non poteva non approfittarsi di questa occasione... Esatto! XDD Ha venduto sì ad Akane il video originale, ma ne aveva già fatte delle copie, ovviamente… XDD Se non venissero interrotti, non sarebbe più del tutto IC! XD Eh già… XDD Bien, grazie anche a te di tutto cuore. ^__^
@hinata93: ci hai azzeccato in pieno, è proprio lui! *_* Riuscirà Ranma a trovarlo? E se lo troverà, riuscirà a non gattizzarsi in sua presenza? Ricordiamoci dove vive il micione… XDDD Ehssì, sono davvero sadica, lo sanno tutti, ormai! XDD
@Kuno: senpai carissimissimo, a te ho già risposto sul forum, ma ne approfitto per ringraziarti nuovamente con tutto il cuore! *ç*
@caia: grazieeeeee! ^___^
@chocolate89: sono davvero contenta di aver conquistato una nuova lettrice, grazie di cuore per il tuo entusiastico apprezzamento. *_*
@DolceMella: carissima! Sono davvero contenta che anche questa ff ti piaccia tanto, ho provveduto a correggere l’errore che mi hai segnalato appena ho letto il tuo commento, grazie infinite! *_* Purtroppo mi capita spesso di confondere parole simili, come ‘cataratta’ e ‘cateratta’, ad esempio. Cercherò di fare maggior attenzione, grazie ancora. ^_^
@Breed: carissimissima, lo sai che non devi scusarti, anzi, mi ha fatto davvero piacere che tu abbia trovato il tempo per rileggerti tutta la ff e abbia addirittura trovato che il cap VII sia stato il più divertente fra quelli postati finora, non posso che esserne felice! ç___ç Ovviamente spero di non deluderti con questo nuovo capitolo, grazie per tutti i complimenti e gli applausi!*_____*
@bluemary: Sappi intanto che questo capitolo è stata la mia ancora di salvezza quando i neuroni tentavano il suicidio dopo lunghe ore di studio, e l'ho gustato come una cioccolata calda durante una nevicata. Che notizia meravigliosa! Sul serio ti è stato d’aiuto? Come sono contenta! *___* questo è sicuramente sul podio. Ecco, adesso mi metto a frignare come una poppante, grazie di cuore! ç__ç Sarei stata curiosa di scoprire quali altri modi più gentili poteva escogitare per parlarle Nessuno, lo sai che Ranma è monotematico… XDDD per quanto la gattaccia mi stia sulle scatole devo ammettere che è merito suo se Akane e Ranma si stanno piano piano rendendo conto dei loro sentimenti (e impulsi XD) Vedrai, nel capitolo finale, quanto se ne sono resi conto! XDDD Ho in serbo per loro una bella sorpresa, soprattutto per Ranma: anch’io, come te, ho sempre desiderato, sotto sotto, che ci fosse almeno una svolta piccola piccola fra loro, nel manga o nell’anime, ma niente! Così ho pensato di rifarmi con questa ff… XDDD per un attimo ho pensato davvero che la dea, pronta a tutto per avere Ranma (sarà colpa dell’eau de virilité?), sarebbe arrivata perfino a violentarlo L’idea era quella, infatti… XDDD ora Akane saprà finalmente l’identità del suo animaletto domestico? Akane non lo scoprirà mai perché non ricorda ciò che accade quando Bastet prende il sopravvento. ^_- Pensare al porcellino che abbaia non ha prezzo D’accordissimo! XDDD un po’ tardo, questo dio, no? O forse dipende dal suo essersi incarnato in Ryoga? No, no, è proprio tardo, i cani non sono furbi come i gatti… ^_- sto cominciando ad adorare il dottor Tofu, così gentile e altruista, e, quando ci vuole, così risoluto Lui è così, infatti: cucciolotto, ma deciso, quando occorre. *_* noto che Nabiki ha colpito ancora Quando mai si lascia sfuggire l’occasione? XDDD Bien, spero che anche questo cap ti piaccia, anche se non è all’altezza del precedente. ^_^ Grazie dal profondo del cuore per tutti i complimenti, ogni tua recensione è un balsamo per i miei occhi, grazie! ç____ç
@_deny_: grazie infinite per tutti i complimenti! *_* Ricordo però che l’idea non è mia, bensì di Laila84. ^_-
@Ginny85: spero non averti fatto attendere troppo, grazie anche a te! ^_^
@Ellena: grazie anche a te dei complimenti, ma se ci metto tanto ad aggiornare è perché purtroppo l’ispirazione spesso latita e se ci mettiamo pure il lavoro e lo studio… Ergo, non stupirtene più, anche perché cerco sempre di metterci la massima cura quando scrivo un capitolo. ^_-




VIII parte

L’ULTIMA SPERANZA?




“Ottima idea, figlia mia, davvero un’ottima idea!”, si congratulò Soun Tendo mentre, sbocconcellando il riso, osservava compiaciuto il portatile nuovo di zecca che la secondogenita aveva piazzato sul tavolo della sala da pranzo.
“Sono d’accordo, amico mio, tua figlia è un vero genio!”, convenne Genma con la bocca piena: teneva la propria ciotola spalmata sul viso e raschiava il fondo con le bacchette alla velocità del suono, sicché chicchi di riso schizzavano sulla faccia e oltre le spalle.
“Grazie papà, grazie signor Genma”, rispose concentrata Nabiki mentre accendeva il computer.
“Oh, che carino!”, cinguettò Kasumi mentre posava in tavola il vassoio col pesce alla griglia e il contorno di verdure in salamoia. “Guardiamo il tg mentre mangiamo?”.
“No, sorella, un reality…”, rispose Nabiki scuotendo la testa.
“Che bello! E chi sono i protagonisti?”, chiese di nuovo Kasumi.
“Osserva tu stessa”, enunciò trionfante la mente superiore della casa.
Nabiki cliccò sull’icona della visione multipla e una finestra si aprì al centro del desktop: lo schermo del monitor si riempì di quattro visuali diverse del dojo; da ognuna delle quattro angolazioni spiccavano Akane e Ranma che si fronteggiavano ai lati opposti della palestra. Soun, Genma e Kasumi si precipitarono intorno a Nabiki.
“Stai registrando tutto, vero figliola?”.
“Che domande, papà, mi pare ovvio!”, rispose piccata la secondogenita.
“Ma… ma sono Ranma e Akane! Come ci sei riuscita, sorellina?”, chiese sorpresa Kasumi.
“Semplice: ho personalmente installato quattro videocamere a circuito chiuso ai quattro angoli del dojo. In questo modo possiamo risparmiarci ore di logoranti appostamenti, ma, cosa ancora più importante, nessuno potrà disturbare i due piccioncini rischiando di interromperli proprio sul più bello e compromettere così la possibilità di lauti guadagni. Acquistare quegli aggeggi mi è costato un occhio della testa, anche perché li ho collocati praticamente in ogni angolo della casa: solo nelle stanze di Akane e Ranma ho sistemato sei telecamere a testa, ma se quei due faranno il loro dovere, farò tanti di quei soldi da superare Athina Onassis. Signor Genma, vuole smettere per un momento di mangiare?! O si diverte a lanciare i chicchi di riso contro lo schermo?!”.
“Volevo centrare la faccia da idiota di mio figlio”.
“Figliola, che stanno facendo? Ho l’impressione che stiano litigando…”, considerò preoccupato Soun.
“Aspetta che accendo l’audio, papà”.
“C’è anche l’audio?”, chiese Genma.
“Naturalmente: ho sistemato un microfono nella plafoniera che illumina ogni stanza”.
“Sorellina, lo sai che questo non si fa, vero?”
“E tu lo sai che me ne importa un fico secco, vero?”
“Fate silenzio, non riesco a sentire quel che dicono!”, ordinò Soun contrariato.
“Dai, papà, non ti perdi niente, siamo ancora ai preliminari: lei è infuriata con lui, lui è infuriato con lei, fra poco escono dai gangheri nel fare a gara a chi per primo seppellisce l’altro di insulti, nel frattempo si avvicinano tanto da potersi sputare in faccia il rispettivo amore/odio finché resteranno senza parole, in quanto ognuno sarà disgustosamente annegato negli occhi debitamente profondi e sbrilluccicosi dell’altro, e finalmente arriviamo così al momento clou di ogni puntata nonché fanfiction standard che si rispetti, solo che stavolta noi non li interromperemo, questo è certo”.
“Veramente nelle fanfiction non li interrompiamo quasi mai, anzi, in genere siamo altrove…”, constatò Soun.
“Pensi ci metteranno ancora molto?”, chiese Genma mentre addentava un pesce allo spiedo.
“Se tutto procede come al solito”, considerò Nabiki consultando l’orologio, “dovrebbero baciarsi fra esattamente… un minuto e quaranta secondi”.
“Oh, non vedo l’ora!”, gongolò Kasumi portando le mani congiunte contro una guancia e inclinando il viso di lato.
“Sarà, ma per ora Akane sbraita e Ranma incassa…”, disse Soun.
All’improvviso sullo schermo videro l’incredibile: Akane si lanciò contro Ranma aggrappandosi a lui come una ventosa cosparsa di superAttak. Nella sala da pranzo tutti trattennero il fiato.
“Ma che fa quell’imbecille, la sta respingendo? Ma perché ho un figlio così cretino?!”, piagnucolò Genma addentando un altro spiedo di pesce. Soun gli elargì qualche colpetto sulla spalla.
“Coraggio, amico mio, vedrai che prima o poi guarirà.”
“Fate silenzio, non si capisce niente!”, li interruppe Nabiki.
“Pare che Akane dia la colpa delle sue azioni a Bastet”, spiegò Kasumi. “E sta ordinando a Ranma di lasciarla andare, ma sembra che lui non ci riesca. Cosa intende per ‘basso ventre’ e ‘terza gamba’?”.
Soun, Genma e Nabiki si voltarono verso il visino solare e sorridente di Kasumi. Un refolo di vento siberiano invase la stanza insieme a torme di cespugli rotanti (tanto per non lasciare fuori niente).
“La vescica e il bastone da passeggio, sorella”, rispose noncurante la secondogenita tornando poi a guardare lo schermo.
“Ohhh, povera Akane! Proprio adesso doveva scapparle la pipì? Ma a che le serve un bastone?”.
“Per… ehm… picchiare meglio Ranma, figliola”, rispose il padre con un mezzo sorriso isterico e un gocciolone gigante dietro la nuca.
“Zitti e fermi, non respirate neanche! Akane si è appena sganciata da Ranma e lui pare consolarla: il tono di voce è troppo basso, però, non capisco cosa stiano dicendo…”.
“Sei stato cattivo, tanto cattivo! Io no, sei tu che sei la solita baka! Dimmi che mi ami, stupido cretino! Magari potessi, ma il cervello mi si è liquefatto quando sono caduto nelle Sorgenti Maledette e da allora vago ramingo per il mondo con la testa piena di ragnat…”.
“Signor Genma! Metta via quel microfono e la pianti di doppiare suo figlio in falsetto, non capiamo un tubo!”.
“Nabiki, guarda, stanno per baciarsi!”, esultò Kasumi.
“Era ora, dannazione, erano in ritardo sulla tabella di marcia, ho delle consegne da rispettare, io!”, esclamò furibonda Nabiki mentre Genma saliva in groppa a Soun per vedere meglio.
“Figliola, per caso hai impostato la visione al rallentatore?”.
“No, papà, sono quei due che sono più lenti di una lumaca stanca”.
Genma lanciò un sonoro sbadiglio.
“Ma quanto ci mettono?”.
Nabiki sospirò e poggiò il mento sul palmo aperto di una mano, quindi consultò di nuovo l’orologio.
“Sono entrati nella fase ‘annego come un beota nelle iridi accecanti e senza fondo dell’altro’, di questo passo ci vorranno cinque minuti buoni”, concluse sbuffando. “Kasumi, che ne dici di preparare dell’altro tè? Tanto sono praticamente immobili…”.
“Vado subito!”, ubbidì la sorella maggiore alzandosi.
“Ehi, non è che a forza di fissarsi si ipnotizzano? O si addormentano in piedi?”, chiese preoccupato Soun.
Kamisama, speriamo di no! Sarebbe un disastro per i miei affari!”.
“Beh, che facciamo mentre aspettiamo?”, chiese Genma.
“Che ne dici di una bella partita a shogi, amico mio?”.
“Ottima idea! Ci avverti tu, Nabiki, quando sono a fior di labbra?”.
“Sì, sì, andate pure…”, li congedò lei annoiata agitando una mano nell’aria. Fu allora che un boato scosse dalle fondamenta il dojo Tendo e indusse Soun e Genma a precipitarsi di nuovo davanti al monitor del pc.
“Noooo, non è possibileeeee!”, gemette Nabiki con le mani fra i capelli.
“Che è successo? Akane ha fatto di nuovo volare Ranma nello spazio sfondando il tetto?”, chiese Soun allarmato.
“Ucciderò quell’amazzone con le mie mani, lo giuro!”, sbraitò la figlia sbattendo i pugni sul tavolo.
Sullo schermo campeggiava la bicicletta di Shampoo incastrata nella faccia di Ranma fin quasi in fondo alla nuca, mentre la cinesina non aveva perso tempo a scendere dal suo mezzo di locomozione per strusciarsi contro il codinato. Una parete del dojo non esisteva più e Akane se ne stava impalata a fissare le ruote della bici come se non le avesse mai viste prima. Mai come in quel momento Nabiki Tendo aveva desiderato nuclearizzare il Neko Hanten. Poi, l’assurdo. Ignorando del tutto Shampoo abbarbicata a Ranma come una pianta infestante, Akane si era accucciata accanto alla bicicletta e si era messa a suonare il campanello. Grandioso, poteva andare peggio di così? Almeno Ranma pareva aver recuperato le connessioni neurali, perché era scattato in piedi e si era precipitato da Akane.
Cos’aveva detto? Aveva capito bene?
Tutt’a un tratto aveva intuito come neutralizzare Bastet? Possibile?
Oh oh, ma stava tenendo Akane per le spalle e Shampoo, chiaramente, aveva travisato.
“Oh no, addio attrezzatura…”, gemette Nabiki quando Shampoo materializzò dal nulla due bombori, mentre Ranma se la svignava dalla stessa voragine che la cinesina aveva causato.
“Non sta per accadere ciò che penso accadrà, vero figliola?”, chiese affranto il genitore.
“Sì, invece: il dojo sta per essere distrutto e con lui le mie preziose videocamere. Pazienza, papà, con i soldi che ho guadagnato te ne costruirò due, uno per gli allievi e uno che Akane o Ranma possano demolire senza problemi”.
“Quali allievi?”, chiese perplesso Soun.
“Ah già, in tutto il manga e in 161 episodi dell’anime non se n’è mai visto uno… Bah, tu fa finta che ci siano, sennò non si spiega come facciamo a campare”.
“Come vuoi, figliola…”, disse sconsolato il padre allontanandosi. “Andiamo, Genma, facciamoci una partita, è meglio…”.
Mentre dallo schermo giungevano le immagini di un paio di lottatrici che ce la stavano mettendo proprio tutta per ridurre la palestra in briciole, Nabiki decise di rivedere la sequenza in cui Ranma diceva ad Akane di aver trovato la soluzione a quell’ennesimo pasticcio: possibile che quell’essere unicellulare avesse davvero capito come neutralizzare Bastet? Nabiki riguardò e riascoltò attentamente la registrazione e basita (ma non al punto da mostrarlo) arrivò in un lampo alla stessa equazione cui era arrivato il futuro cognato: Akane imbambolata davanti al campanello della bici di Shampoo + traduzione lacunosa del papiro ammuffito del prof. Kisuda = cara divinità (dei miei costosissimi sandali firmati Jimmy Choo) sei fregata e pure alla grande.
Una serie di tonfi assordanti indusse una Nabiki con un sorriso a quarantasette denti a riprendere a guardare la lotta che si stava svolgendo nel dojo. Ampliò l’immagine a tutto schermo e vide Shampoo attaccare Akane coi suoi bombori sfondando pareti che parevano di cartapesta, mentre la sorella alias ‘inciampo-sui-miei-stessi-piedi’ schivava con un’agilità che forse nemmeno Ranma possedeva. Sembrava camminare sulle pareti che via via si riempivano di buchi, finché con una piroetta all’indietro finì in equilibrio proprio sul manico del bombori che si era appena incastrato fra le assi di legno che aveva sfondato. L’incredulità di Nabiki doveva provarla anche Akane, perché appena Shampoo fece per estrarre l’arma dalla parete, la sorella minore si agitò e perse l’equilibrio, finendo col sedere per terra. La solita Akane.
Ci fu un decimo di secondo in cui una punta di preoccupazione verso la sorellina riuscì a intaccare il suo proverbiale autocontrollo e a farle arricciare le labbra per il disappunto, ma fortunatamente Akane parò con stupefacente facilità il bombori che Shampoo calò sulla sua testa.
Mmmm, troppo facilmente. Era addirittura riuscita a farlo volar via dalle mani della cinesina con gli stessi piedi che avevano parato il colpo e ora avanzava con una sicurezza nuova. Poi, all’improvviso, le immagini si fecero distorte e confuse, finché presero a scomparire una alla volta. Nabiki sperò che la sorellina stesse riducendo Shampoo a un ammasso di carne passata al tritatutto.
Improvvisamente una telecamera si riaccese, ma dall’inquadratura parve subito chiaro che era caduta a terra perché Nabiki distinse nient’altro che pezzi di legno, finché proprio davanti all’obiettivo cadde la faccia da schiaffi di Shampoo. Era chiaramente svenuta e Nabiki notò i piedi di Akane che passavano davanti alla visuale. Per un po’ non accadde nulla, poi una cascata d’acqua fu rovesciata addosso a Shampoo, che si ritrovò trasformata all’istante in una gatta. Si svegliò di soprassalto e arruffò il pelo soffiando in direzione di qualcuno che solo la cinesina poteva vedere, ma quasi nel medesimo istante assunse un’espressione... adorante? Nabiki avvicinò le sopracciglia. I piedi di Akane si misero di nuovo di fronte alla telecamera, poi uno si sollevò e un istante dopo la visione scomparve con un sonoro crash!
Nabiki raddrizzò la schiena, mentre continuava a fissare lo schermo ormai buio del pc.
“Ecco qua, il tè è pronto!”, annunciò Kasumi rientrando nella sala da pranzo con un vassoio fra le mani.
“Sorellina, vai immediatamente dal dottor Tofu, subito!”.
“Eh? Ma perché?”, chiese Kasumi posando il vassoio sul tavolo.
“Papà! Signor Genma! Andate via anche voi, presto!”, ordinò voltandosi verso la veranda. Il padre e il suo amico stavano seduti a gambe incrociate, intenti a studiare le pedine.
“Come, figliola?”.
“È inutile, Nabiki…”, annunciò una voce melliflua. La secondogenita dei Tendo si volse di scatto verso la porta che dava sul corridoio. Akane (?) sostava sulla soglia, sorridente e con le braccia conserte, mentre una gatta rosa si strusciava contro le sue gambe.
Nabiki si profuse in un ghigno inarcando un sopracciglio.
“Benvenuta… dì un po’, ma tu non dovevi manifestarti solo di notte?”.
“Più passa il tempo, Nabiki cara, e più io mi adatto a questa nuova realtà: alla scadenza dei sei giorni, Akane non sarà più in grado di opporre un briciolo di resistenza…”.
“Oh, Akane, com’è andata con Ranma?”, chiese Kasumi andandole incontro. Bastet si volse lentamente verso di lei.
“Mi vuoi bene, vero sorella maggiore?”, le sorrise la dea sfiorandole il mento con un artiglio.
“Ma… certo…”, rispose Kasumi con lo sguardo annacquato. Una era andata.
“Figliola, che è accaduto questa volta?”, domandò il padre voltandosi verso di lei. Bastet gli sorrise da un orecchio all’altro.
“Anche tu mi vuoi bene, non è vero, papà?”.
Il genitore rimase come congelato a fissare la figlia minore con autentica adorazione.
“Amico Tendo, che ti prende?”, intervenne Genma squadrando prima lui e poi Bastet.
“Suocero caro, non vi pentirete mai di avermi come nuora…”, disse Bastet schioccando le dita. Sulla tavola da pranzo si materializzò ogni squisitezza culinaria immaginabile: sushi, sashimi, chirashi, tempura, zuppa di miso, katsudon, donburi, oden, onighiri, shabu shabu, udon in brodo, soba freddi, perfino okonomiyaki!
“Dei la nuoha mijore del moddo l’o zemppe deddo a cuel tesdohe di bio fijjo!”, disse Genma con la bocca piena di riso, pesce crudo e verdura fritta.
Soddisfatta, Bastet abbassò lo sguardo su Nabiki e prese posto al tavolo di fronte a lei.
“È inutile, con me non attacca, carina: non tengo ai membri della mia famiglia al punto da lasciarmi ipnotizzare”, affermò la secondogenita dei Tendo spegnendo tranquillamente il pc.
Bastet sorrise e schioccò le dita. Una pioggia di banconote da 10.000¥ si materializzò dal nulla seppellendo Nabiki. La suddetta attese che la pioggia finisse, poi scansò i pezzi di carta dalla cima della propria testa e fece capolino dal mucchio.
“Sono più ricca di quanto tu possa immaginare, non al livello di Bill Gates e del sultano del Brunei, ma sono sulla buona strada, non sarà un misero mucchietto di soldi a corrompermi”.
Bastet inarcò un sopracciglio. Schioccò di nuovo le dita e sempre da nulla iniziarono a piovere monete d’oro grosse come fette di salame. Nabiki sopportò stoicamente finché la pioggia cessò, poi prese una moneta, se la mise fra i denti e morse.
“Caspita, è più pesante di un krugerrand! Grazie, ma posso comprarne quante ne voglio”.
Bastet sollevò le labbra sui canini iniziando a ruggire. Schioccò ancora una volta le dita e riversò su Nabiki una pioggia di diamanti grossi come uova di quaglia.
“Sappi che ti denuncerò per percosse: ho la testa piena di bernoccoli. E poi cosa dovrei farci con questi sassetti? Giusto ieri ho comprato una miniera di diamanti in Sudafrica”.
“Ora basta!”, gridò Bastet sbattendo un pugno sul tavolo. “Ci sarà pur qualcosa che desideri ma non puoi avere!”.
“Impossibile. Ora che sono zilionaria, posso comprare tutto ciò che desidero: yacht, isole tropicali, grattacieli, pozzi petroliferi, gioielli…”.
Bastet sembrò illuminarsi come un faro, perché a Nabiki parve che fasci di luce uscissero dalle orecchie.
“Hai detto… gioielli?”, chiese sorridendo la dea.
“Esatto, perché?”, chiese a sua volta Nabiki cercando di emergere dal cumulo di banconote, monete e gemme.
“Perché c’è qualcosa che con tutti i soldi del mondo non potrai mai comprare…”, disse Bastet schioccando di nuovo le dita.
“Impossi…”
Nabiki Tendo disse addio a respiro e sinapsi. Iniziò a sudare freddo e al tempo stesso a venir arsa dalle vampate, lei, che non avrebbe battuto ciglio nemmeno se le fosse apparso davanti al naso Brad Pitt che ballava nudo con un fiocco gigante proprio con la scritta: Scioglimi. A meno che il suddetto fiocco non fosse d’oro massiccio e tempestato di rubini, s’intende…
“È l’originale, non un’imitazione, viene direttamente dal Museo del Cairo. E non ha prezzo”, sibilò Bastet.
Ma Nabiki non l’ascoltava più.
Dieci chili… dieci chili d’oro puro!
Allungò le mani tremanti e sfiorò delicatamente il manufatto, che pareva emanare una luce propria, accecante come il sole, e col suo peso mostruoso faceva scricchiolare il massiccio tavolo di tek.
“È proprio lei… la maschera d’oro… di Tutankhamon…”, mormorò incredula.
“E posso farla scomparire così com’è apparsa…”, minacciò una Bastet sorridente sul punto di far schioccare di nuovo le dita.
“Noooo!”, urlò Nabiki aggrappandosi alla maschera con braccia e gambe come un koala con un ramo. Il tavolo cedette di schianto, ma la secondogenita di Soun non mollò la presa.
“…a meno che…”, continuò Bastet come se nulla fosse.
“Qualsiasi. Cosa”, esalò Nabiki.


Non poteva crederci, non poteva crederci assolutamente! Aveva avuto la soluzione sotto al naso fin dall’inizio! Ma come aveva fatto a non pensarci prima? Ma quel che era peggio, era che la soluzione fosse proprio quella monumentale palla di pelo! Per assurdo che fosse, comunque, in questo modo avrebbe preso due corvi con un fagiolo!
O erano due gabbiani con un cecio?
“Mammaaaa? Ma pecché quel signore corhe tanto?”
Ma perché non ti fai gli affaracci tuoi, nanerottolo? Ranma Saotome sapeva con certezza granitica dove stesse andando, il fatto di girarci intorno non autorizzava la gente a fissarlo come sicuramente fissava Ryoga quando tornava sui suoi passi qualcosa come un centinaio di volte, neanche se ormai aveva tracciato un solco profondo e più o meno circolare attorno al gruppo di isolati cui aveva giurato di non avvicinarsi mai più in questa vita e in quelle future.
Non stava prendendo tempo, nossignore, non lui. Stava soltanto cercando di escogitare un modo per entrare là dentro senza diventare isterico. Anzi, senza rimetterci la sanità mentale. Perché stavolta Akane non l’avrebbe fatto tornare in sé
(con un bacio)
Piantala!

anzi: la bestiaccia con baffi, coda e zanne che non vedeva l’ora di profanarlo avrebbe ‘cancellato’ la sua fidanzata violenta una volta per tutte e sarebbe finalmente riuscita nell’intento di possederlo – in tutti i sensi – senza alcuno sforzo. Se la figurava saltare su estasiata nel vederlo grattarsi un orecchio con una gamba adattata a zampa, gli occhi deformarsi istantaneamente in due stomachevoli cuori palpitanti e corrergli incontro spalancando le braccia, per poi strappargli i vestiti e tenerlo per l’eternità al suo fianco come animaletto domestico.

No, frena, un momento.

Animaletto… domestico? Come… tipo… P-chan…?

LUI?!


- Inizio visione apocalittica (sconsigliata ai minori) -

Bastet, assisa su un trono dorato stile Nabiki con abito succinto e sventagliata da un servitore stranamente somigliante a quell’evaso dal manicomio di Tatewaki, tiene in grembo una bestiola pelosa con una coda riccioluta da porcellino, ma che al posto del muso ha la
sua faccia e l’espressione sognante da gatto che ha appena ingoiato una carpa. Bastet lo accarezza grattandogli la testolina dietro le orecchie e lui, puccioso e pacioccoso, emette un continuo e assordante pru-pru con autentica soddisfazione.

- Fine visione apocalittica -



Impalato in mezzo alla strada deserta, Ranma fissava il vuoto con le braccia penzoloni, una narice e un sopracciglio in preda a un incontrollabile tic nervoso, le pupille ridotte a un puntolino infinitesimale.
“Nemmeno se resto donna per il resto della vitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”.
Il ruggito liberò l’energia repressa e il Moko Takabisha che scaturì disintegrò tutto ciò che esisteva nel raggio di qualche metro, tra cui il muretto di recinzione di una casa e lo steccato che delimitava senza meno un terreno abbandonato.
Ansante, Ranma scrutò oltre il buco che aveva provocato nella staccionata e notò distrattamente i soliti enormi cilindri di cemento o d’acciaio ammucchiati in attesa di un cantiere. Poggiate contro quelle strutture, immancabili in ogni moderno manga/anime che si rispetti, stavano lunghe assi di legno, quasi delle pertiche…

Ryoga girovagava a capo chino, la frangia che si era prodigiosamente allungata per coprire gli occhi onde rendere più melodrammatica la cupa disperazione in cui era piombato il suo animo. Col muso lungo fino a terra che quasi rischiava di inciamparci, la visione della notte precedente – Akane senza quasi veli su un Ranma nudo – era un film dell’orrore che si riavviava da solo ogni volta che terminava, sicché P-chan in forma umana aveva deciso, per salvaguardare la propria sanità mentale, che mai più, MAI PIÙ, avrebbe rimesso piede a Nerima, Tokyo. Se ne andava per sempre, stavolta, niente e nessuno l’avrebbe fermato: anche se Akane fosse riuscita a liberarsi di Bastet, non sarebbe più riuscito a guardarla in volto senza immaginarla:
1) a rincorrerlo per mangiarselo,
2) a cavalcioni su un Ranma inebetito (e nudo) fino al midollo,
3) a fissarlo con la furia omicida che solo l’odio per averla ‘interrotta’ la notte precedente poteva generare.
L’aveva persa senza mai nemmeno averla avuta. Peggio, non aveva mai avuto, in realtà, la minima speranza con lei: Bastet o non Bastet, Akane finiva sempre tra le braccia di Ranma. E allora, lui, che restava a fare? Meglio errare a casaccio per il mondo, meglio dimenticare gli ultimi sedici anni di vita, piuttosto che rivedere Akane che gli sorrideva come amica o Bastet che si leccava le labbra come se avesse davanti un prosciutto.
Orsù, dunque, conducetemi lontano, piedi, che io non ripercorra più gli stessi erro…
Le riflessioni pericolosamente vicine a quelle di un vero squilibrato mentale di nostra conoscenza vennero interrotte da una visione tanto fugace che Ryoga pensò di aver sognato a occhi spalancati (dietro la frangia).
Ma… quello è Ranma! Ma che accidenti sta facendo?!
Il codinato delle sue ciabatte (cinesi) teneva dritta avanti a sé una sorta di lunghissima tavola, come gli atleti che si apprestano a fare il salto in alto, e indietreggiando fissava concentrato l’ingresso di un tempio.
Quel tempio. Ranma doveva essere impazzito.
Se c’era una persona che non poteva nulla contro i gatti ninja di Mao Mao Ling, quella era proprio il suo odiato rivale. Ma che intenzioni aveva?
Ryoga posò lo zaino a terra e incrociò le braccia al petto, deciso, prima di lasciare per sempre il Giappone, a scoprire cosa passasse per la testa vuota di Ranma. Ma se ne rese conto nel momento stesso in cui Ranma si mise a correre verso il portone del recinto del tempio, sempre tenendo quella specie di asta dritta davanti a lui. Allora capì anche che i suoi tentativi di assalto non poteva proprio perderseli e con un ghigno che si allargò fino a un orecchio si mise persino a contarli.

Tentativo numero 1
Ranma punta di colpo a terra la pertica e si lancia con una spinta verso lo spazio siderale, per volare letteralmente oltre il cortile del tempio. Ad attenderlo sul tetto dell’edificio un esercito di gatti – materializzatosi dal nulla – col naso all’insù e lo sguardo omicida che manda bagliori infuocati. Mentre Ranma è in dirittura d’arrivo – urlando, gesticolando e spargendo lacrime come un idrante – i gatti si dispongono a piramide e l’ultimo in cima, sdraiato sulla schiena, usa le zampe posteriori per mutare Ranma in una trottola umana. Il codinato, ridotto a una palla rotante e piagnucolante, viene scaraventato via e diventando un puntolino luminoso sparisce alla vista.

Ryoga vide un Ranma inferocito sbucare improvvisamente da una stradina laterale, di nuovo con la pertica in mano. Non poteva credere che fosse così stupido, oltre che cocciuto, da tentare ancora la stessa tecnica… dal retro.

Tentativo numero 2
Ranma si lancia di nuovo sul tetto del tempio facendo leva sulla pertica, di nuovo i gatti si materializzano dal nulla e sono lì ad aspettarlo, ma questa volta sono tutti sdraiati sulla schiena e appena lui ‘atterra’, se lo passano come i giocatori di calcio con una palla, finché Ranma, a furia di rimbalzare, non viene di nuovo spedito nell’iperspazio, ovvero oltre l’ingresso del santuario.

Ryoga scosse la testa. Se la paura bloccava Ranma al punto da non riuscire nemmeno a reagire agli attacchi dei felini, come sperava quell’idiota mutasesso di penetrare nel tempio?

Tentativo numero 3
Ammaccato e pieno di cerotti, Ranma ha spezzato l’asta di legno e usa le due metà per camminare a diversi metri di altezza. Attraversa il portone scavalcando la corda di paglia e immediatamente i gatti tentano di arrampicarsi sulle due pertiche… scivolando a terra. Deve aver passato del grasso sul legno, ma i gatti non si perdono d’animo e di colpo il codinato si ritrova di fronte un’altra piramide di mici.
Sta per farla crollare colpendola alla base con una delle due aste – sghignazzando, oltretutto – quando il gatto in cima alla formazione spicca un salto e con un fermo immagine si blocca di fronte alla faccia orripilata di Ranma: in modalità stop motion, la bestiola tiene le zampe anteriori divaricate e una di quelle posteriori sollevata rispetto all’altra. Somiglia stranamente a quella tizia di quel film strambo su una matrice che controlla gli umani. E infatti di colpo l’azione riprende: il gatto usa la zampa sollevata per colpire un Ranma ancora catatonico sotto il mento.
L’imbecille, con un fenomenale ‘salto’ all’indietro, oltrepassa l’arco del portone e si ritrova con la testa conficcata in un carretto traboccante di ogni sorta di specie con le pinne e le branchie.

“Il mio pesce! Il mio pesce!”, urlò un vecchietto in salopette posando a terra i manici del carro, mentre Ranma cercava di scastrare inutilmente la testa: le mani scivolavano su tonni e sogliole e solo puntando i piedi riuscì infine a tirar via il capo. Si ritrovò così col sedere per terra, un polpo per cappello e un calamaro in bocca.
“Lascia stare i miei pesci, delinquente!”, urlò il pescatore calandolo ripetutamente un remo sulla testa di Ranma. “Prendi, prendi, prendi!”.
Ranma sputò il calamaro, incrociò le braccia sopra la testa per difendersi e mise le mani sul polpo: prontamente lo strizzò in faccia al vecchietto, che si ritrovò innaffiato d’inchiostro e scappò via urlando.
Qualcuno invece stava ridendo. E sonoramente.
Ranma scorse Ryoga piegato in due per terra, che si teneva la pancia e rideva a crepapelle. La rabbia fumò dalle orecchie del codinato, che raggiunse Ryoga, lo agguantò per la maglia e lo scaraventò contro il carretto del vecchio pescatore. Prima che l’eterno disperso riuscisse a rialzarsi, Ranma lo raggiunse e lo ficcò a testa in giù nel cumulo di pesce che aveva rovesciato a terra: lo intinse ripetutamente fino al torace, quindi con un poderoso calcio lo spedì sul tetto del tempio.
“MelapagheraiRanmaaaaaaaaaaaaaaaaaaa…”.
Un groviglio di gatti ninja si precipitò su Ryoga miagolando e soffiando: non si trattava più di difendere il luogo sacro, ma di mettere le zampe sul pesce gigante piovuto dal cielo, portandosi via il pezzo più grosso e saporito su cui potevano affondare le zanne.
Ranma non perse altro tempo: corse a perdifiato verso il tempio, immerso nelle tenebre e nel silenzio. Vagò starnutendo in ogni stanza puzzolente di muffa e trasudante umidità, ma niente, di quella bestiaccia cicciuta o del suo campanello gigante nemmeno l’ombra. In compenso il pavimento era rivestito ovunque da un tatami di peli.
“Ehi, gattaccio! Etciù! Dove sei?! Etciù! Ti ho trovato moglie!”.
Manco una mosca volava.
Impossibile, doveva pur essere lì, da qualche parte!
“Ehi! Mi senti?! Etciù! Ho detto che ti ho trovato moglie, esci fuori, etciù! Non sono qui per combattere!”.
Un silenzio più assordante non sarebbe stato concepibile, se si escludeva Ryoga che, urlando come un invasato, faceva continuamente il giro del tempio cercando disperatamente di sfuggire ai gatti ninja: Ranma lo vedeva passare a intervalli regolari davanti all’ingresso, con le braccia alzate, le tubature dei condotti lacrimali esplose, svariate bestiacce pelose attaccate a gambe, schiena, fondoschiena, spalle e chioma e il grido disperato di chi sa di essere matematicamente spacciato.
Al diavolo quell’idiota, qui lo spacciato era lui, se non trovava quell’insaccato di gatto fuori taglia!
Ormai con gli occhi gonfi e lacrimosi per via dell’allergia, Ranma sbatté più e più volte la testa contro uno spigolo dell’altare, finché vide un foglietto planare al suolo. Allora si chinò a raccoglierlo e massaggiandosi il neonato ficozzo sulla fronte lesse queste poche, terrificanti parole:


Addio, Giappone crudele
parto per destinazione ignota in cerca di una moglie e questa volta la troverò!
Non importa quanto grande sarà la Cina, sono certo che prima o poi troverò ciò che qui mi è stato negato!
Lascio la mia immagine sacra a imperitura devozione:



(PS: lasciate pure le offerte ai piedi dell’altare, ma in apposite ciotole, non sporcate il pavimento!)

(PPS: non penso di tornare prima del nuovo millennio)

(PPPS: beh, comunque non prima di aver trovato moglie...)



Il foglietto scivolò a terra e Ranma rimase a fissare il vuoto a occhi tanto sgranati che le pupille erano praticamente scomparse. La sua unica speranza aveva appena preso il volo.
“Oh… no…”.
Era finita, assolutamente, definitivamente finita. Chissà da quanto quel foglietto era lì, chissà da quanto era partito Mao Mao Ling… e lui non avrebbe mai fatto in tempo a rintracciarlo e a riportarlo indietro.
Era finita sul serio, per Akane ma anche per lui.
“…e adesso…?!”.






Mentre Bastet ha iniziato ad assoggettare tutti coloro che bene o male sono legati affettivamente ad Akane (o a lei in quanto divinità dei gatti), Ranma sembra aver mancato l’unica possibilità per salvare la fidanzata: partirà alla ricerca di Mao Mao Ling o fuggirà ad Atene, patria dei cani randagi? Riuscirà Ryoga a scrollarsi di dosso i gatti ninja? Sopravvivrà Genma fino al ritorno del figlio, o morirà d’indigestione? Nabiki ha davvero ceduto al Lato Oscuro? Anubi riciccerà fuori? L’Italia arriverà agli ottavi di finale? L’uomo arriverà mai su Marte? L’autrice riuscirà a scrivere e pubblicare l’ultimo capitolo entro la fine dell’estate? O defungerà prima per le maledizioni che le lanceranno i lettori?
Ai posteri l’ardua sentenza… alla prossima! XDD
   
 
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