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Autore: Red S i n n e r    22/06/2010    2 recensioni
La vedi? È lì, che ti guarda, ostentando colpe e rancori.
Ti guarda e mostra parole inespresse, stralci di vita possibili ma improbabili.
E fa paura, perché è più forte del desiderio ma più folle del vizio.
La vedi? È lì, proprio lì.
E ti distrugge, anche se non puoi morire così facilmente e perfino provar dolore ti è difficile.
Ti distrugge e lo fa osservandoti con apparente distacco, burlandosi del tuo tempo pressoché infinito e prendendosi tutto il tempo possibile, per ucciderti piano.
[#1: Sole nero - Shiki/Ichijou onesided; #2: Luna di ferro - Ichijou/Shiki onesided]
{Il primo capitolo di questa storia, 'Sole nero', si è classificato settimo al contest "Trough the window", indetto da DarkRose86 sul forum di Efp. }
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Senri Shiki, Takuma Ichijo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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______Luna di f e r r o.

Voglio tregua da me stesso
e ballo coi fantasmi.
Soli, lune, stelle, eclissi

un’ immensità
dove io ti cerco
tra luce e buio a metà.

 Sole nero – Litfiba.

 

La vedi?    È lì, che ti guarda, ostentando colpe e rancori.

Ti guarda e mostra parole inespresse, stralci di vita possibili ma improbabili.

E fa paura, perché è più forte del desiderio ma più folle del vizio.

La vedi?    È lì, proprio lì.

E ti distrugge, anche se non puoi morire così facilmente  e perfino provar dolore ti è difficile.

Ti distrugge e lo fa osservandoti con apparente distacco, burlandosi del tuo tempo pressoché infinito e prendendosi tutto il tempo possibile,  per ucciderti piano.

È lì la finestra, lì sono gli occhi di Shiki e quella sua pelle così bianca.

Si trova lì, la morte, che desideri più della vita al chiaro di luna.

Non lo sai? Le rose non fioriscono la notte. La luna non è abbastanza forte e nemmeno tu, nemmeno tu che fissi quella finestra e mille spilli ti si conficcano nelle carni, nemmeno tu che muori ogni giorno di più, osservandola, e sei felice lo stesso.

Felice comunque, felice per questo.

 

 

Camminava piano, senza fretta, senz’affanno.

La vita gli scorreva tra le dita ma preferiva non farci caso, pressato da cose più urgenti e incarichi più gravosi per potersi concedere il lusso di pensare  a  sé.

Parlare, distrarsi, era diventato elementare, banale come solo il respiro per gli umani può essere.

Viveva distraendosi da lui, moriva nei sogni, cercava conforto nelle illusioni che lo uccidevano più della vita, ma che lui amava, più della vita stessa.

 

Sorrideva come sempre, perché come sempre doveva vivere, e parlava dei problemi del dormitorio, delle minacce alla scuola.

Parlava e si sentiva in colpa, perché mai una volta riusciva a pensare unicamente a ciò di cui stava asserendo.

La mente sgusciava e si destreggiava, tra i fili invisibili in cui l’aveva costretta, e cercava: cercava vie di fuga e possibili alternative, cercava libertà e urlava piangendo, cercava il suo volto, tra i tanti, e la volontà d’ammetterlo.

Si fermava, Ichijou, e respirava più forte, l’odore delle rose entrava prepotente nelle narici e quasi si sentiva bene, era quasi felice, quasi vero.

Sorrideva di quella sensazione ottundente che gli era divenuta familiare come una cara amica, sorrideva all’abbraccio di ferro che gli stringeva il corpo, lasciandolo esterrefatto dal dolore ma felice d’averlo provato.

La malinconia latente sgusciava piano, arroventandolo in spire di rimpianto, e quell’amore che si scontrava con la freddezza della luna lo asfissiava con dolcezza, come solo l’odore delle rose sapeva fare, come solo il suo viso aveva sempre saputo fare.

“Ichijou-sama, qualcosa non va?”

S’accorse d’essersi dimenticato di Kaname, e dei suoi doveri, nel momento in cui sentì la sua gentile voce incolore.  

Si sentì in colpa e stupido, mortalmente stupido, si mise in piedi, accorgendosi solo in quel momento d’esser caduto a terra.

“No,” rispose subito sorridendo appena, “credo d’essere un po’ stanco.”

La luna lo guardava, fredda, e lo insultava senza voce.  La luna lo guardava e lui non ne aveva il coraggio.

La sua luna era di ferro e con la freddezza dei suoi raggi definiva la sua personalissima prigione.

Avrebbe voluto urlare, ridere e forse piangere, avrebbe voluto tante cose ma si limitava a sorridere;  sorridere di se stesso e della prigione che lui stesso aveva definito ad arte.

Aveva paura e ne moriva piano, senza far rumore, osservando il suo viso, piangendo lacrime trasparenti tra le sbarre di ferro di lune crudeli.

 “Ho sempre pensato che tu fossi decisamente troppo umano, Ichijou.” Affermò Kaname d’un tratto, e sembrò come una colpa. Come una bestemmia orribile, un delitto che non merita assoluzione.

Sembrò una condanna e Ichijou guardò il capo dormitorio spaventato accorgendosi solo allora del sorriso rassicurante sul suo volto.

  Il suo mondo scricchiolava forte, riempiendosi di crepe infinitesimali, cercando disperatamente di non implodere e desiderandolo con tutto il cuore.

Morire, sì, morire in fretta e subito di una morte vera: vera come neanche la sua vita era stata.

Ridacchiò appena, passandosi meccanicamente una mano sul volto, cancellando crepe invisibili e sanguinanti.

“Forse hai ragione,” ammise.  Cercò la forza di ridere forte e s’accontentò di un sorriso triste, puntando gli occhi alla luna e a quella finestra.  E c’era la luna tra le sbarre della finestra, c’era il suo incubo in gabbie di ferro, c’era la sua vita che tremava ogni ora un po’.

Kaname lo osservava e forse sapeva, la luna lo trafiggeva, il sogno lo martoriava, quegli occhi blu lo inseguivano e Ichijou si rompeva,  e pezzi di falsi sorrisi lastricavano il suolo, ferendogli i piedi con le loro punte di acuminato rimpianto.

 

Ma Ichijou camminava piano, senza fretta, senz’affanno. Sorridendo piano, vivendo al chiaro di luna.

E quando in momenti ritagliati da mani sapienti, avrebbero potuto stare da soli, anche solo per qualche istante, si sarebbe accontentato del suo corpo vicino e della sua testa appoggiata alla propria spalla.

Si sarebbe accontentato di quel calore corporeo che mai una volta la luna gli aveva donato, si sarebbe accontentato del suo viso disteso e dei suoi occhi, per una volta chiusi, per una volta innocui.

“Ehi, Ichijou!” esclamò proprio in un pomeriggio di questi, Aidou “Shiki sembra proprio stare dalla tua parte, eh?”  Occhieggiò il ragazzo dai capelli rossi e la sua vicinanza al vice capo dormitorio con astio, aggrottando le sopracciglia. “Non ti fare illusioni, però!” Sbottò d’un tratto, “Io sarò sempre dalla parte di Kaname!”

E mentre Aidou si lanciava in una ‘campagna elettorale’ per decidere chi, tra Ichijou e Kaname, avrebbe riscosso maggior popolarità, Ichijou guardava Shiki dormire.

Sollevava appena la mano e chiudeva il libro che stava leggendo, sollevava la mano e l’appoggiava sul suo capo silente, socchiudeva e gli sembrava  di vedere pezzi di vita accasciarsi l’uno sugli altri, come tanti pezzi di un domino grottesco.

Socchiudeva gli occhi e gli pareva di sentire il suo nome tra quelle labbra, malediva il suo sogno, quindi, e il profumo delle rose che lo alimentavano di illusioni crescenti.

Socchiudeva gli occhi, pozzi di malinconia crescente, e sospirava appena accontentandosi solo di quello.

Socchiudeva gli occhi, Ichijou, e sembrava aver capito tutto della vita.

 

Guardando quegli occhi blu poteva ben dire di aver capito tutto e perso tutto in un solo istante, guardando quegli occhi chiusi poteva ben dire di aver voluto perdere tutto di proposito per capirlo davvero, ed era meglio che chiudesse gli occhi, perché tutto era troppo.

Troppo da vivere, troppo per sperare, troppo da sognare.

Troppo poco per morire, però.

 

E condanne senza assoluzione rimbombavano nel silenzio, infrangendosi sui suoi occhi e sulla sua prigione, infrangendosi in echi simili sul suo rimpianto.

“Troppo umano, troppo umano!”

 

 

… troppo vivo?

__________________________________________________________

Salve! *ç*

Se NVU mi rincancella tutto di nuovo penso che mi strangolo. *WTF*

Oh, beh, mi scuso per il ritardo, accampando la solita scolastica scusa e... beh, anche se con ritardo torno a finire la mini raccolta con la Ichijou one-sided che, tra parentesi, non vedevo l'ora di scrivere.

Il buon Takuma mi è sempre piaciuto tanto quanto Shiki, e peggio per loro. XD

Penso che sia intuibile, alla fine della shot, la reminiscenza con un extra del manga. Ora non mi ricordo quale e non ho voglia di cercarlo. *king*

Grazie di cuore a: R e d_V a m p i re [Grazie infinite per i complimenti, cara! Sei troppo buona. çAç Ho maltrattato Giulia per la raccomandazione che ha fatto a questa storia. ù___u Grazie ancora. **] e a Mimi18 [Troppi, troppi complimenti! Spero che ti sia piaciuto anche questo e ti ringrazio immensamente. *love*]

Alla prossima!

Red.

   
 
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