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Autore: sonounaspugna    24/06/2010    1 recensioni
"Ecco, ora puoi ammirare il fenomeno da baraccone!”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL SECONDO CHE TI CAMBIA LA VITA

“Secondo te la sfigata come si sarà conciata?” chiesi.

“che ti salta in testa! Parlare di Quella?” mi disse scandalizzata una delle ragazze che avevo invitato al ballo.

Ebbene sì, sono il tipo a cui piacciono le relazioni multiple, c’è qualche problema? Le ragazze fanno la coda per stare con me e io dovrei sceglierne solo una? Non se ne parla proprio!

Dicono addirittura che sono il ragazzo più bello della scuola, ma questo non so dirvi se è vero. Popolare sì, ma non posso dire che sono il Meglio, non con certezza almeno!

“mi sembra un argomento divertente!” ribattei irritato. No, questa tizia non faceva per me. “entra pure. E poi vedi di trovarti qualcun altro per ballare.” Dissi con naturalezza, l’avevo invitata al ballo, ma già all’ingresso mi aveva rotto i santissimi.. cosa c’è di più naturale che mollarla? Mi sembra logico, no?

Mi allontanai prima che la ragazza avesse una crisi isterica e mi spaccasse un timpano con i suoi gridolini del cavolo.

“ti sembra il modo di trattare un essere umano, Justin Staver?” mi gridò in un orecchio una voce. Mi girai di scattò e vidi una tipa che mi guardava dal basso verso l’alto. Gli occhi erano due fessure e mettevano in mostra l’ombretto oro che aveva sulle palpebre, in perfetta sintonia con la carnagione abbronzata. Le ciglia erano a dir poco lunghe, nere come la pece, e le sopracciglia fini, ma non alla “Moira Orfei”. Le labbra avevano un leggero strato di lip-gloss che le rendevano luminose come mai erano state. Avrei tanto voluto sapere di che gusto fosse.. o mio Dio! Ma cosa stavo pensando, era Lei!!

“e te da dove diavolo spunti?” gli chiesi non ricordando per quale motivo era spuntata fuori.

“volevi vedere come mi ero conciata? Puoi ammirare il fenomeno da baraccone!” mi gridò sarcastica.

“sinceramente? Non mi aspettavo di trovarti.. Così” le risposi. Cosa? Stavo facendo un complimento alla ragazza più sfigata che avessi incontrato in vita mia?

“va bene.” accettò il complimento “ma non sono venuta qui per parlare di me!”

“dimmi..” dissi desideroso che non se ne andasse più. Non volevo che scomparisse come faceva sempre e non volevo neanche che si togliesse quel meraviglioso tubino per poi infilarsi uno di quei maglioni extra extra large che era solita a mettersi.

“sai al mondo non esisti solo tu” incominciò. “Sei dannatamente egoista, pensi solo a te stesso e degli altri chi se ne frega, buttiamoli tutti nel cesso! Anzi no, prima li usiamo, li illudiamo e poi li mandiamo a cagare.. senza dare una seconda possibilità o quantomeno mostrargli rispetto. Signorino Staver, al mondo non esiste solo lei, sa? Ne è almeno consapevole?” era rossa di rabbia, parlando si era caricata e chissà per quanto ne aveva ancora. La bocca era contratta in una posa strana, la fronte corrucciata e una ciocca mora le era scappata dalla mezza coda tutta boccoli che aveva quella sera.

“scusami ma..” provai a dire.

“non devi scusarti con me!” strillò.

“no, ok.. ma Quella, comunque, stava offendendo te!”

“oh, lo so.. cosa credi?” mi urlò in faccia. “ma sinceramente quello che pensate te e lei non me ne frega niente.. assolutamente niente!”

“perché allora ti preoccupi di difenderla?” non la capivo proprio.

“perché a differenza del mondo intero, se qualcuno mi tira uno schiaffo gli rispondo diversamente! Per quale ragione? Perché è così che dovrebbe essere..” disse più con calma alla fine. “ma nonostante tutti i miei sforzi la gente continua ad odiarmi e disprezzarmi. Tutti non fanno altro che guardare come mi vesto, se sono bella oppure no..” la voce le si spezzò e si fermò. Quello fu il primo momento, credo, che riuscii a capirla. Lei era sola, lo era da quando eravamo all’asilo, ma anche tanto, tanto buona. Disponibile anche se la criticavi, ma non perché fosse stupida e non capisse che era un’offesa come sempre avevamo creduto, ma perché non aveva amici e cercava di “prendere quello che arrivava”.

“a parte il fatto che sei bella..” cominciai, ma mi interruppi, sorpreso delle miei parole.  Gli occhi azzurrissimi di lei erano sbarrati dallo stupore, increduli, sbalorditi ma anche riconoscenti. Era la prima volta che qualcuno mi guardava così. Così intensamente, mostrandomi senza alcun timore le proprie emozioni.

E mi resi conto che le avevo detto la verità, mai, neanche una volta l’idea che fosse brutta mi aveva sfiorato.. sfigata si..

“il playboy della scuola mi dice che sono carina?” mi chiese lentamente.

“grazie per il Playboy..” sorrisi “ma no, non sto dicendo che sei carina. Tu sei Bella” specificai, ci tenevo che capisse Bene Tutto.

“perché non me lo hai mai detto?” le dissi e mi stupii nuovamente, ma questa volta perché la mia voce era sembrata malinconica, triste. Ma rispecchiava la realtà, ne più ne meno, ero dispiaciuto, perché capivo, solo adesso, troppo tardi..

“ch..che cosa?” balbettò.

“il fatto che tu sei.. Buona e non stupida..”

Sorrise, ma, allo stesso tempo, lacrime iniziarono a rigarle le guance, silenziose come lei era stata per una vita intera.

“tu andresti mai a raccontare al tuo prof di Matematica il fatto che tutte le sere vai con una ragazza diversa?” NO! Assolutamente NO! Ma lei come lo sapeva?

Sia il fatto che uscivo con una ragazza differente ogni giorno (bhè, non proprio, una alla settimana, se mi piaceva..) e sia il fatto che l’unica persona al mondo che temevo e che mi metteva in soggezione era il suo professore di fisica, nonché il mio prof di matematica.

“tu come..”

“rispondi alla mia domanda” probabilmente aveva inteso quello che volevo chiederle, ma non adorava dare spiegazioni, e già stava cercando di farmi comprendere una cosa..

“no, mai.” Sospirai. Vestita bene o vestita male riusciva sempre a mettermi i piedi in testa se eravamo io e lei, non si sarebbe mai azzardata a farmi fare una figura di merda davanti ai miei amici, ora lo sapevo il perché.

“vedi?” concluse.

“vorresti dirmi che io ti metto soggezione?” questa non me la sarei immaginata però.

“non proprio” confessò. “più che altro disagio, perché tu sei molto diverso da me e non credo che tu possa capirmi. E poi, tu non fai altro che prendermi in giro.. perché mai dovrei voler raccontarti gli affari miei?” si fermò presa probabilmente con una discussione silenziosa con se stessa. “e non so neanche perché adesso l’ho fatto!”

“credo di riuscire a capirti malgrado tutto..”

“ti stai comportando così solo perché oggi ho l’aspetto più simile a quelle che di solito ti porti a letto che alla vera me.”

Fu come un pugno nello stomaco. Ero sempre stato talmente tanto sempliciotto e superficiale con lei e con il resto dell’universo che non poteva che avere un’idea di me come quella. Non potevo biasimarla, ma ne fui dispiaciuto.

“non è vero.” Fu l’unica cosa che riuscii a dire.

“senti questa sera l’unica cosa che ho cambiato è il look e tu di conseguenza hai modificato il tuo modo di parlare con me. Non posso credere..”

“Lo so che ti è difficile, ma sono un po’ diverso da come mi mostro sempre..”

“al di là di quello che pensi cinque minuti prima che mi incontrassi sembrava non vedessi l’ora di trovarmi per sfottermi”

“mi hai spiato?”

“ho solo sentito, ma non sviare!” si irritò.

“è vero, volevo vedere come ti conciavi questa sera perché ti metti sempre dei vestiti che neanche mia nonna avrebbe il coraggio di indossare” fui sincero. Forse troppo? “ma mi hai stupito” aggiunsi.

“se io fossi arrivata vestita come sempre mi avresti trattata come sempre, quindi”

“probabile”

“mi avresti sfottuto”

“sì, ma c’è una cosa che non hai capito. Io non ti ho mai considerato una Brutta ragazza, anzi. Ma sfigata. Hai tutto quello che qualsiasi donna potrebbe desiderare e non la sfrutti. Hai un bel fisico e ti metti sempre tute deformate, hai un bel viso e lo copri con la tua matassa di capelli..”

“e allora, giustamente, sono Sfigata!” gridò sarcastica. L’armonia che si era creata fra noi era svanita, per lei.

“sto cercando di essere il più sincero e chiaro possibile, è per questo che non faccio inutili giri di parole..” ribattei.

“ma devi sempre ricordarti che hai davanti un essere con delle emozioni, dei sentimenti. Perché io non ho il cuore di ghiaccio, mi tengo sempre tutto dentro, è vero, ma questo non vuol dire che sono cinica!”

“sei intrattabile, non cinica!” e me ne andai, non sopportando più la vista del suo sguardo infiammato di ira. I suoi occhi, così arrabbiati e che se avessero potuto mi avrebbero ucciso, mi facevano male, era come se mi stessero trafiggendo lentamente, facendomi subire tutte le pene dell’inferno. Forse non aveva tutti i torti, quante gliene avevo fatte passare..

Entrai nella palestra della scuola, dove si sarebbe tenuto il ballo (che fortuna, il ballo di fine anno dove avevamo giocato a basket, sudato, sputato a terra.. -.-) ma la vista non fu quella che mi aspettavo. C’era un piccolo capannone che mi copriva la vista del enorme salone. Era bianco, dall’aria tristemente anonima. E vendeva maschere, anzi, eri obbligato a comprarne una.

Ma non mi andava di passare un’intera serata nascosto dietro un pezzo di cartone, così cercai di raggirar-

“Justin, dove credi di andare!” avevo sempre adorato quella voce, anzi più che quella voce quel tono, di quando le ragazze mi correvano dietro sperando di essere la prossima. Ma ora non potei che disprezzarlo e disprezzare me stesso per averlo adorato un tempo. Mi fermai e girai i tacchi.

“che vuoi?” era la tizia del capannone.

“non si può entrare se non con la maschera, caro mio! Scegline una per te e per.. non hai una ragazza?” chiese allibita. Considerando il ragazzo che ero stato per tre anni era piuttosto assurdo il fatto che al ballo della scuola mi presentassi da solo. Ma ora ne fui persino orgoglioso.

“esattamente.”

“avevo sentito che ne avevi invitata anche più di una!” insistette.

“è vero.”

“e allora dove sono finite tutte?” notai che la sua voce era quasi felice. Era contenta di vedermi da solo, libero.

“credo che siano tutte fuori.”

“oh..” disse dispiaciuta. “quindi le devi aspettare.”

“no. Ti ho già detto che entro da solo!” sbottai. Era così difficile da comprendere?

“D’accordo!” mi rispose sprezzante, la permalosina se l’era presa perché avevo alzato la voce! “A destra ci sono le maschere più adatte agli uomini. Prendine una, sono 3 euro.”  Non avevo scampo, ne presi una a caso e le diedi i soldi.

“ora la devi indossare”

“per forza?”

“si e se te la togli verrai buttato fuori dal ballo!”

“e chi l’ha inventata questa buffonata?”

“io, la presidentessa degli studenti..”

“ah, ottima idea!” risi anche se non c’era nulla di divertente e finalmente potei entrare nel salone.

La maschera che avevo comprato era nera con dei brillantini. Carina, eh? Quella sera avrei anche fatto la figura del finocchio! Probabilmente non davo tanto a genio alla tizia all’entrata e mi aveva venduto una maschera da donna, simpatica come trovarsi la cacca nel letto! Comunque quella cosa che avevo in faccia non mi permetteva di guardare in basso (se lo facevo vedevo solo quel tessuto/cartone della maschera sfuocato) e in alto. Degli altri studenti (a meno che fossero lontani) scorgevo solo la maschera, quindi era impossibile riconoscerli.

“mi concedi un ballo?” mi chiese uno, mascherina verde con delle foglie a lato.

“sicuramente” cercai di fare la vocina da donna. La voce di quel ragazzo l’avevo riconosciuta e sarei riuscito a riconoscerla tra altre migliaia. Era il mio migliore amico. Mike Yachi. Ma lui preferiva Mike e basta. Mi aveva scambiato per una ragazza per via di quella mascherina tutta paillette, questo dimostrava che era anche lui nella mia stessa situazione, vedeva le mascherine degli altri e stop.

“alza la tua mano all’altezza dei miei occhi così posso afferrarla, non so te ma io non vedo niente.” Feci come aveva detto.

“oh.” Fu la suo risposta un po’ spaventata. “che manina..” dovetti trattenere le risate.

“ma tu non sei venuto qui con una ragazza?” chiesi con la vocetta.

“no, quella a cui l’ho chiesto mi ha detto di no. Ma non dirlo ha nessuno, sarebbe un umiliazione se i miei amici..”

Mi avvicinai al suo orecchio e con voce più femminile possibile ma anche suadente gli sussurrai “puoi strane certo”

Non ero sorpreso che la ragazza a cui l’aveva chiesto aveva rifiutato, anzi mi ero stupito del contrario. Mano nella mano (devo dire che il mio ballo di fine anno me lo ero immaginato in tanti modi, ma così mai!) mi accompagnò sulla pista, lentamente perché nessuno di noi due riusciva a vedere a terra.

Ci posizionammo in attesa dell’inizio della canzone. Quando partì l’unica cosa che feci fui pestargli i piedi. Merda, io dovevo fare la femmina!!

“scusa!” mi disse. “ci sei ora?”

Annuii, la mia vocina del cavolo non avrebbe retto a lungo. Meglio stare zitto. Fu il ballo più difficile della mia vita, e lo dice uno che era abbastanza esperto, insomma facevo sempre la mia bella figura!

“sei fidanzata?” mi chiese durante la nostra seconda esibizione.

“no, ma visto che sto ballando con te posso considerarti tale?” chiesi cercando di non scoppiare a ridere.

“bhe, credo che prima mi devi dire prima almeno il tuo nom-“

“Romina!” lo interruppi. Era ansioso di vedere la su reazione quando..

“perfetto. Sei carina?”

“Molto, Molto carina!”

“ti credo. Allora ci dobbiamo baciare.”

“subito?” sorrisi beffardo.

“si.”

Sentii il calore del suo viso avvicinarsi, il rumore delle sue labbra che si stavano già schiudendo prima di raggiungere le mie. Non potevo continuare, non potevo rischiare di baciarmelo.

“sei davvero sicuro?” gli chiesi con la mia di voce e non resistetti, mi levai la maschera perché non volevo perdermi la sua reazione.

Era fermo, immobile, pietrificato. Gli feci un enorme sorriso.

Era strano che Mike non riuscisse a cuccare ragazze. In fondo non era così brutto. E non è che lo dicevo perché ci avevo appena ballato insieme, ma perché effettivamente era così. Capelli biondo sporco, occhi azzurri e naso aquilino.. si, forse era il naso a penalizzarlo! O forse ero anche io a danneggiarlo, tutto sommato viveva nella mia ombra, non perché fosse lui a sceglierlo. Semplicemente eravamo migliori amici da quando avevamo quattro anni e io ero sempre stato un po’ il migliore, il più conosciuto, il pezzo forte dei due per tutti quelli che ci guardavano “da fuori”. Ma non per vantarmi, perché le cose stavano davvero così. Solo quando stavamo io e lui eravamo alla pari, uguali, senza nessuna differenza. Era il mondo esterno a danneggiare la nostra amicizia, ma lui l’aveva sempre accettato. Per fortuna. Io non lo facevo apposta a essere sempre al centro dell’attenzione, ma non mi ero mai neanche sforzato di spostare i riflettori su qualcun altro.

In quel momento mi accorsi che stava assumendo un colore più simile al bordeaux che a quello della sua carnagione.

“non so te, ma io voglio davvero stare con te!” scherzai e gli tolsi la maschera per leggergli negli occhi e vidi che erano chiusi.

“Mike” lo chiamai ma non ottenni risposta. Allora lo scossi ma niente. “Stai bene?”

Sbarrò gli occhi e sul suo viso si aprì un enorme sorriso.

“secondo te? Stavo per baciare il mio migliore amico, ti sembra un comportamento da sano di mente?”

Lo scherzo era venuto, per un momento avevo temuto di avrelo traumatizzato!! Tra le risate e prese in giro da parte di entrambi ci abbracciammo.

“ti avevo detto che non si possono togliere le mascherine!” strillò la tipa dell’ingresso nel mio orecchio. “adesso fuori di qui, non potete più rientrare, l’avete voluta voi!”

“Mike, tu rimettiti la maschera e rimani, te l’ho tolta io infondo!”

“no signore! Esco anche io!! Che festa sarebbe se non ci sei tu?” esclamò.

Uscimmo dalla porta sul retro e, nascosta dietro un cespuglio, al buio e sola c’era Lei. La Sfigata, o forse alla fine non tanto sfigata.. non riuscivo a vederla in viso, ma quel corpo minuto, con culo e petto ben proporzionato avvolto in quel tubino, era senza dubbio il suo. Mi fermai di colpo e Mike si accorse chi stavo guardando.

“Tutta sola soletta che ti aspetta, eh?” mi disse. “cos’è ne hai lasciata una fuori di riserva se per caso ti avessero sbattuto fuori dalla festa? Tipo premio di consolazione??” fosse stata qualche ora prima una cosa del genere mi avrebbe fatto sorridere e anzi, sarebbe potuta essere anche vera, ma ora, dopo quella discussione con Lei, mi irritò un po’. Soprattutto perché quella che aveva chiamato “la riserva” era Lei.

“lo sai che al mondo non esistiamo solo noi?” gli dissi con tranquillità. Non avevo intenzione di litigare con il mio migliore amico, ma volevo spiegargli tutto quello che avevo imparato dalla ragazza più sorprendente che avessi mai incontrato. Perché in fondo era così, e l’avevo scoperto solo dopo tre anni.

“J, stai bene? Sono io quello che ha appena subito uno scherzo, sono io quello che deve essere sotto shock!!”

“sto alla grande. E se la prossima domanda è mi stai prendendo in giro? Io ti rispondo No, non sono mai stato più serio in vita mia” Silenzio. “ricordati sempre che al mondo non siamo soli, e non può esistere egoismo.”

“perch-“

“io l’ho appena imparato. Probabilmente tu lo sai già perché sei il migliore fra di noi.” Lo ignorai.

“tu sei il migliore” ribatté.

 “questo è quello che dice la gente, ma io sono solo il più famoso. E ora vai all’ingresso, rientra e balla”

“ma io..”

“non sei obbligato a seguirmi ovunque, sei il mio migliore amico anche se non vivi nella mia ombra, anzi di più”

“d’accordo.” Mi sorrise e girò i tacchi, finalmente Mike si sarebbe costruito una sua vita e pensare che fino ad ora ne era stato impossibilitato da me mi si contorse lo stomaco.

“vedi di trovarti una ragazza questa volta!!” gli urlai. Lui si girò ridendo come mai lo avevo visto fare e in maniera teatrale mi chiese: “ma le ragazze sono quelle con i capelli lunghi” poi mimò una protuberanza sul petto “il seno??”

“esatto, vedo che stai migliorando!”

Rimasi solo, a una decina di metri da lei, che non mi aveva visto ma forse sentito poichè che avevo urlato.

“ei” le dissi piano, appena mi fui avvicinato a lei. Mi sedetti sull’erba, forse un po’ troppo vicino perché lei mi guardò di sbieco.

“come mai qui tutta sola?” le chiesi.

“me lo chiedi come se fosse la prima volta che me ne sto in disparte” fu la sua triste e unica risposta.

“di solito però non c’è in corso una festa”

“Justin” il modo in cui pronunciò il mio nome mi fece accapponare la pelle, e, quando alzò il capo, mi sentii male per lei perché i suoi meravigliosi ed enormi occhi color zaffiro erano pieni di lacrime. “Viviamo e abbiamo sempre vissuto in due mondi totalmente differenti. Perché ora cerchi di entrare nel mio? Io non è che soffro adesso e quindi ho bisogno d’aiuto, la mia vita è sempre stata così.”

“lo so, me ne sono accorto troppo tardi. E di questo me ne pento e ti chiedo scusa.”

“vai a ballare, ti prego. Lasciami stare.” Mi supplicò.

“hai bisogno di una spalla su cui poter piangere, Melanie” gli risposi con semplicità.

“ti ho detto che è da quando sono nata che mi trovo in questa situazio-“

“e io ti ho chiesto scusa per essermene accorto tardi! Scusa! Ma ora che sono cosciente non posso lasciarti così! Non puoi continuare questa tortura. Basta, è giunta l’ora di darci un taglio!” le urlai ma in risposta non ricevetti che silenzio.

In effetti la situazione era molto strana per una persona esterna: il ragazzo più popolare della scuola che consolava l’emarginata. Ma per me eravamo semplicemente noi. Solo io e lei, solo Justin e Melanie.

“non so se è lecito parlare con uno della Classe Superiore” disse dopo il lungo silenzio.

“cosa ti salta in testa!” mi imbufalii.

“scusa, se te lo avessi detto qualche giorno fa non avresti fatti tutte queste scenate!”

“perché qualche giorno fa, anzi, qualche ora fa, ero uno stupido bamboccio. Il sempliciotto belloccio della scuola, niente di più.”

non posso credere che in un secondo hai cambiato la tua visione del mondo per quello che ti ho detto”

“neanche io riesco a crederci, ma è così. Devi accettarlo.”

Le lacrime che a lungo avevano lottato per rimanere negli occhi scoppiarono e iniziarono ad uscire. Melanie mi abbracciò con mio enorme stupore, forse adesso avevo incominciato ad avere fede in me, almeno un poco.

“non piangere” la consolai.

“questa.. è la p.. pr.. prima volta c.. che piango per.. perché sono felic.. felice” mi disse fra i singhiozzi. “grazie

“tu un secondo fa non mi odiavi?”

“sì, ed è vero.. ho capito. E hai ragione, un secondo può fare molto.”

Un secondo vale più un’intera vita,perché se quel secondo non c’èla vita non può esistere.Un secondo può cambiare il mondo,un’amicizia,un odio,un amore..Un secondo è più grande di quanto tu possa immaginare. Marzia

   
 
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