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Autore: Pulce_    26/06/2010    2 recensioni
e se fossi costretta dal figlio del tuo capo -che dovrebbe essere un tuo carissimo amico- ad intraprendere un viaggio attorno al mondo assieme ad un perfetto sconosciuto? e se lo sconosciuto in questione fosse bellissimo? e se... lo odiassi con tutta te stessa?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<Che cosa stupida l’amore.
È stupida è basta.
Che senso ha amare? L’amore rappresenta per lo più sentimenti positivi, felici, spensierati. Ma non è sempre così. Amare non vuol dire anche soffrire? Sì. Tantissimo. Fa soffrire molto e in vari modi, uno più doloroso dell’altro. Ma d’altronde questo è risaputo. Tutti sanno che fa male –molto male- amare una persona e non essere corrisposti.
Ma fa male anche amare troppo, perché prima o poi bisogna separarsi –problemi, lavoro, oppure la mortegiusto per essere ottimisti- e lì nulla può guarirti. La soluzione? La stessa della droga, dell’alcol o del fumo: non iniziare. Perché se non lo provi non ti illudi, non soffri. Semplicemente continui a vivere, senza doverti disintossicare dopo. Ecco la soluzione che ho trovato io: concentrarsi su altro, studiare, lavorare, fare tutto il possibile per non pensarci. Si sentirà comunque la mancanza di qualcosa, ma almeno non bisogna soffrire dopo, mi sembra uno scambio alla pari no?

“il capo ti vuole in ufficio”

Elisa, la mia assistente, si presenta davanti a me con una decina di fascicoli, un caffè bollente in una mano e il programma della giornata piena di impegni nell’altra, troncando i miei malati ragionamenti sul nascere.

“quando?”

Chiesi, esaminando svogliatamente  il contenuto dei mucchi di fogli posti sulla scrivania.

“dieci minuti fa.”

Con un agile movimento mi alzo dalla sedia girevole e le lancio un occhiataccia, mentre lei si stringe le spalle e continua a bere il suo caffè ustionante.

“oddio e chi lo sente quello?”

Borbotto, mentre esco dal mio ufficio come un missile, dribblando cinque colleghi indaffarati e infilandomi nell’ascensore, strapieno ovviamente.
Schiacciata in un angolo da un uomo sui trent’anni che guarda agitato l’orologio mentre lancia occhiate preoccupate in giro, mi ritrovo spalmata sul torace di un uomo non conosciuto –sarà nuovo, poveretto - che al contatto con i nostri corpi piega le labbra carnose in un ghigno di scherno e mi guarda, puntando i suoi occhi scuri nei miei, mentre rimaniamo schiacciati l’uno contro l’altro dalla massa di gente irrequieta. Sento la salivazione fermarsi e il battito cardiaco aumentare, ritrovandomi a boccheggiare in cerca di una scusa plausibile e che mi salvi la faccia. Il suo profumo mi investe in pieno da questa posizione, è buono. Sa di dopobarba, di tabacco e di zenzero.  Quasi come il suo…

“Dling!”

Quando finalmente il mio cervello sembrava riconnettersi e provare  a formulare una scusa accettabile, una folla impazzita ci rispedisce fuori dall’ascensore,  al quinto piano.  Nessuno dei due riesce a scansare la folla di gente, ritrovandoci entrambi catapultati in un corridoio, appena di fianco all’ascensore, ancora attaccati l’uno all’altro.
Distolgo leggermente lo sguardo dall’uomo ancora davanti a me per fissare l’orologio dietro di lui e impallidire.
Merda.
è tardissimo.
Le mani ancora appoggiate sul petto dell’uomo si aprono, spingendolo leggermente indietro, per poi voltarmi e camminare nel corridoio pieno, con ancora il profumo fresco del ventenne che mi rintrona la testa.
Sotto di me il legno pregiato scricchiola leggermente, forse per via dell’umidità,  facendomi di riflesso aumentare l’andatura della corsa. Finalmente col fiatone arrivo davanti alla porta che annuncia l’ingresso nella stanza del dirigente. Sull’legno vi sono incise a caratteri eleganti due parole: Alexander Daimont.  Mi ricompongo velocemente, per poi prendere un grosso respiro e spingere la superficie bianca davanti a me, ritrovandomi in un’ampia stanza totalmente bianca. Davanti a me c’è una scrivania in legno, con sopra numerosi fogli, tutti ordinati –molto probabilmente dalla segretaria-, mentre sulle pareti spiccano vari volti di uomini importanti, che hanno preceduto l’attuale presidente del giornale. I volti corrucciati e severi mi fissano quasi ossessivamente, o forse è solo una mia immaginazione, troppo stress. Una figura si intravede da dietro la sedia girevole rivolta verso la grande finestra posta dietro alla scrivania, che illumina da sola l’intera stanza. Con un sinistro “sgheck” le sedia si gira, roteando su se stessa e scoprendo l’uomo che prima era abilmente nascosto dalla mia visuale.

“ehilà, come va  Ali?”

Chiese scherzosamente, balzando giù dalla sedia e accogliendomi con uno dei suoi soliti abbracci stritolatori. Eh sì, vi immaginavate un capo tremendo e onnipotente, uno di quelli che ti mette in soggezione anche con una sola occhiata, uno di quelli super diabolici come pochi vero? bè, in realtà è così. Questo non è il mio capo, bensì suo figlio: Edward.

“che diamine ci fai tu qui!?”

Chiedo, sgranando gli occhi per la sorpresa mentre chiudo la bocca per non ingoiare qualche mosca di passaggio.

“ma come? Non lo sai? Il mio papino adorato è via per un po’, mi ha affidato il comando della baracca”

Esclama, felice come pochi, insomma lui crede che lavorare qui sia divertente, bè, mi pare abbastanza ovvio se fai il ruolo del capo.  È sempre così allegro che solo a vederlo scappa un sorriso, anche involontariamente. Certo, fino a poco tempo fa lo consideravo spocchioso e  arrogante, ma la mia opinione è cambiata da quando, bè, da quando l’ho conosciuto meglio. Scrutandomi con gli occhi azzurri –eh sì, parecchie ragazze gli sbavano dietro- mi mette quasi in soggezione, quasi, perché lo conosco troppo bene, e ormai so tutti i suoi trucchetti.

“e si può sapere io che cosa c’entro?”

Gli chiedo, indicandomi con una mano. Non mi piace affatto la strana luce compiaciuta che gli brilla negli occhi, di solito per me quella lucina porta solo un’ondata di guai. E il ghigno sadico che ha assunto, non appena gli ho posto la mia domanda, non mi rassicura affatto, anzi!

“ho una proposta, che ne dici di girare il mondo?”

Butta lì così, come se stesse facendo una domanda semplicissima, quasi come se mi stesse chiedendo “hai una biro?” il problema è che non si tratta di una biro, ma bensì di me. E sono sempre io che dovrei fare il giro del mondo, non la biro.
A pensarci bene deve avere bevuto, e anche tanto.
“EDWARD PHILIPH DAIMONT COS’E’ CHE DOVREI FARE IO?!”
Strillo, con la bocca aperta e gli occhi fuori dalle orbite. Questo è pazzo! O vuole farmi venire un infarto –e allora ci sta quasi riuscendo- oppure si è strafatto e molto anche. La mia faccia peraltro deve essere molto divertente perché dalla sua reazione sembrerebbe una situazione esilarante. Sembrerebbe perché l’unica situazione a cui sto pensando è quella della sua morte.

“calma Al, è una semplice proposta, siediti che ti spiego”

Continua imperterrito, con tono professionale mentre si sistema i capelli biondo cenere che ribelli gli finiscono sulla fronte, coprendogli gli occhi.

“allora, mi è venuta un idea praticamente fantastica! –e non fare quella faccia- il punto è questo:
sul nostro giornale ho deciso di fare una nuova rubrica, col permesso di mio padre ovviamente, indovina di cosa si tratta? È una rubrica sui posti esotici, le località per eccellenza, il posto in cui uno vorrebbe andare in vacanza insomma, vari articoli con tanto di foto, interviste, guide e una testimonianza.”

“testimonianza?”

Chiedo, senza capire molto di quello che sta dicendo, a volte le sue idee sono così assurde quanto irrealizzabili.

“massì, due reporter che viaggiano da città a città, raccontando le loro impressioni sui posti e perché no anche con dei commenti personali. Questi due reporter faranno un giro del mondo, in dieci, -non ho ancora deciso tutto- mesi, viaggiando di stato in stato. Così anche ai lettori sembrerà di stare lì con voi.”

Mi è decisamente sfuggito qualche cosa, che cosa centra quel voi?

“ma non dire sciocchezze, ci sono documentari, ricerche, internet!”

Cerco in tutti i modi di dissuaderlo dalla folle idea malsana che gli ha infestato il cervello, come delle piante rampicanti.

“appunto, questo sarà più personale, più intrigante, più figo!”

Ribatte lui, passeggiando in cerchio per la stanza gesticolando con le mani. Niente, quando gli vengono così le cazzate non c’è nulla che si possa fare per dissuaderlo, ma perché a me? Cosa ho fatto per meritarmi questo?

“andiamo, tantissime persone vorrebbero stare al tuo posto, lo stipendio ti arriverà lo stesso e nel mentre ti fai anche una bella vacanza, che ne dici? Non ti sembra una idea geniale?”

E allora mandaci loro! Mi verrebbe da gridargli contro di quanto stupida può essere la sua idea, oltre che folle, lo sa benissimo che io ho paura di volare! Ovviamente non mi ascolterebbe nemmeno mezzo secondo, tanto è preso dai suoi viaggi mentali. Ma una cosa proprio non torna, quel voi era plurale e chissà perché la cosa non mi piace affatto…

“io e …? ”

Chiedo con un po’ di timore, mentre il suo viso si illumina e la porta dietro di me si apre lentamente, emettendo il lugubre “sgheck” di poco prima, e chissà perché mi ritrovo a sbiancare, non appena mi giunge alle narici lo stesso profumo di poco prima, non è possibile, non può essere vero …

“Alice, ti presento Daniele”



♥SPAZIO AUTRICE♥
Vi ringrazio molto delle recensioni, non pensavo potesse piacere una storia che mi è venuta in mente così per caso, mentre mi rilassavo XD premessa: io una settimana (la scorsa per l’appunto) ci sono stata davvero a Berlino e avrei pensato di mettere le foto che ho scattato come spunto per questa storia, in modo da ambientarvi davvero. Aspettatevi tutte le stranezze possibili da prossimo capitolo, gelosia, seduzione, stress e tanto tanto odio, ma sarà davvero odio? Riguardo gli aggiornamenti farò quello che posso, ora vado in vacanza, senza pc, credo scriverò a mano il capitolo e poi lo ricopierò una volta a casa ma comunque non posterò nulla durante le vacanze, mi dispiace davvero. In più a fine mese andrò in Grecia, con un nuovo viaggio pronto per questi due ♥
E ora risposte alle recensioni!
♥ {demetra85; Accidenti, come hai fatto? Dio, sono davvero così prevedibile? XD comunque, sì, questo è il filo principale della trama ma non mancheranno sicuramente imprevisti e ostacoli che bloccheranno questi due, portando come sempre a tante, tante lacrime. Povera la nostra Alice, sarà un anno davvero duro ;D grazie per i complimenti e per l’aggiornamento, bè, eccolo qui!
 ♥{DELILAHmakeawish; grazie mille anche a te per i complimenti, davvero, mi rendi molto felice anche per il semplice fatto che commenti, se poi le tue sono parole meravigliose mi sciolgo XD i capitoli in genere sono molto corti lo so, ma è quello che posso fare in vacanza, lontano dal pc. Vedrai che nel prossimo e succederanno di tutti i colori, non smettere di seguirmi<3
♥ { laelefante; urca, altri complimenti** sappiate che a me fa molto piacere sentire i vostri pareri sulla mia storia, mi incoraggia a scrivere diciamo XD. Dunque, la scena in ascensore? Immancabile! A me capita quasi sempre di essere pressata contro altra gente o.o”
Come ho scritto nel capitolo lei reagisce così perché è una donna molto responsabile, su cui tutti fanno affidamento e che si fa in quattro per la sua famiglia che non ha una situazione molto stabile, sarà spiegato meglio nei capitoli a venire. Un bacione e grazie.
 
Ringrazio inoltre le 96 persone che fino ad ora hanno letto la storia, anche non commentando mi hanno fatto un enorme piacere ma vorrei in ogni caso sapere il vostro parere, si accettano critiche e suggerimenti, anche per le future scene hot ;D buhhaha sì, ce ne saranno parecchie +.+
Ringrazio inoltre le due fantastiche persone che l’hanno messa tra le preferite {kiki__87, laelefante} e le otto persone che l’hanno inserita tra le seguite { DELILAHmakeawish, demetra85,  laelefante, prettyvitto, priscy, rossy87, VaMpIrA89, Veronica91}
Non ho altro da dire se non invitarvi a recensire e augurarvi buone vacanze, un bacio a tutti  ♥

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