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Autore: ginnyx    27/06/2010    9 recensioni
[Dedicata a Vale (qui su EFP Helena89)]
I ricordi sono le uniche cose che tengono saldi i legami con le persone che non ci sono più.
E' il 4 novembre 1995 e a Londra la nebbia domina sovrana, ma la vera nebbia, quella dei sentimenti dimenticati, chiusi e ripudiati, è nell'anima di John Deacon bassista di una delle band più famose del pianeta: i Queen. Già, gli stessi Queen che tra due giorni avranno chiuso la loro carriera, non suoneranno più insieme. -C’est la vie.- annunciò Freddie con un sorriso, il primo vero sorriso della serata.
A quelle parole, a quell’espressione, il cuore di John sussultò.
Non era cambiato niente, non era cambiato niente dagli anni d’oro.
Era sempre il solito sbruffone, anarchico, egoista, testone e…
Un singhiozzo scappò al suo controllo.
Freddie, semplicemente Freddie.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Freddie Mercury, John Deacon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A tu per tu con Freddie.'
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Thanks for the memories [Freddie Mercury's Eulogy]

{Dedicata a Vale (Helena89 qui su EFP) grande fan dei Queen che non so neanche se leggerà questa ff xD}

 

Thanks for the memories~

[Freddie Mercury’s Euolgy]

 

 

John Deacon si era appena messo il pigiama, pronto per andare a dormire.

Era il 4 novembre 1995 e a Londra la nebbia abbracciava la città.

-Allora domani è il grande giorno, vero caro?-

Chiese una voce femminile dal bagno.

-Dici per la conferma del nuovo album, tesoro?-

Rispose lui infilandosi nel letto.

-Certo, anche se mi dispiace che la tua carriera musicale finisca così.-

Disse la donna uscendo dal bagno e affiancandosi al marito.

-Già, una firma, un ok e poi Made in Heaven sarà in vendita…-

Sentendo la malinconia nelle parole dell’uomo, la moglie gli diede un bacio.

-Sarà bellissimo, ne sono sicura. È una specie di ringraziamento per i bei ricordi, no?-

-Hai ragione, come sempre.- si concesse un piccolo sbuffo divertito –E ora a nanna.-

Spensero la luce e la camera fu avvolta dal buio, eppure John non riusciva a dormire.

I pensieri vorticavano, si arrampicavano e s’intrecciavano in un gioco senza fine.

Si rigirò più volte senza risultato, finché sospirando ammise il suo problema.

Non voleva dare il consenso, non voleva che tutto finisse, non voleva…

Si passò la mano tra i capelli e decise che l’unica soluzione erano i sonniferi.

Senza fare rumore si alzò e camminò verso la cucina.

Prese una pillola e la mandò giù con un bicchiere d’acqua.

Ecco, adesso bastava andare a letto, chiudere gli occhi e sarebbe stato il giorno dopo.

Sì, ma lui voleva veramente che il tempo scorresse?

John sospirò e si sedette sul divano, stanco come non mai.

Dalla sua postazione era visibile la finestra che dava sulla strada.

La nebbia non gli permetteva di vedere chiaramente.

I contorni si facevano sempre più sfocati, la strada perdeva forma e i lampioni la luce.

Come se la nebbia gli fosse entrata nel cervello…

 

Improvvisamente John scosse la testa e si portò una mano sulle tempie.

Meglio andare a… Montreux?!

Com'era finito lì?

Non poteva sbagliarsi, avrebbe riconosciuto quel lago tra mille.

Si voltò e una fitta al cuore lo prese.

Conosceva anche il balcone in cui si trovava.

Lo percorse in tutta la sua lunghezza e infine si concesse un timido sorriso.

-Bel panorama, vero?-

A quella voce John si voltò di scatto.

-F-Freddie…-

Era proprio lui.

Freddie Mercury, Farrokh Bulsara, il cantante dei Queen, la puttana della musica.

Il suo migliore amico.

-Deaks, vieni a sederti qui di fianco a me, ti va?-

Lo invitò l’altro, battendo con una mano sulla poltrona vicina.

L’uomo ancora incerto si sedette senza mai staccare gli occhi dall’amico.

-Cosa… cosa ci fai qui?- chiese John, dopo un lasso di tempo che gli parve interminabile.

-Mi godo la visuale.- disse Freddie accennando a un sorriso.

Che situazione assurda.

-Sai...- riprese subito dopo. –All’inizio non riuscivo a capire la bellezza di questo posto, poi ho scoperto il valore intrinseco della tranquillità.- disse per poi fermarsi a bere un sorso della birra che aveva in mano. –Come hai sempre fatto tu, dopotutto.-

Il bassista ancora stentava a capire, stentava a crederci.

-Già…- rispose soltanto.

Poi calò il silenzio tra di loro.

Lui era nervoso, si umettava continuamente le labbra, al contrario dell’amico che continuava a guardare sereno il panorama.

Osservò le pareti di quella che per molti mesi erano divenute la sua seconda casa.

Erano passati tanti anni, ma se chiudeva gli occhi sentiva ancora riecheggiare nelle orecchie le note delle loro canzoni, le canzoni dei Queen.

Già, i Queen.

Gli stessi Queen che dopo la sua firma sarebbero scomparsi, non avrebbero più fatto impazzire le folle, non avrebbero più litigato assieme.

-È… è stato difficile tornare a suonare senza di te, è una cosa… diversa.-

Non si accorse neanche di aver pronunciato quelle parole, le aveva tenute dentro per tanto tempo, forse troppo.

Freddie si voltò verso di lui con cipiglio serio.

-Sono contento che voi stiate esaudendo i miei desideri.- disse.

Stava per tornare ad ammirare il lago, quando la voce di John lo bloccò.

-Sapevo che se non l’avessi fatto, tu mi avresti tormentato nei miei sogni per l’eternità.-

Sbuffò divertito dalle sue stesse parole.

Non era forse quello che stava accadendo?

-Fred… perché sei qui?-

C’era voluto un po’ di coraggio per chiederglielo, ma ce l’aveva fatta.

-Questo dovresti chiederlo a te stesso.- rispose enigmatico l’interpellato.

-A me stesso?- disse John fissando gli occhi neri di Freddie.

Concedendosi un sorso di birra, il cantante tornò a rimirare il paesaggio.

-Ormai avrai capito che siamo in un sogno, caro. Io sono qui solo perché lo vuoi tu.-

Non sapeva come ribattere.

Era vero, appena aveva visto Montreux aveva intuito di essere in un sogno.

Eppure era così reale, Freddie era reale.

Il silenzio tornò tra di loro, come un muro per dividerli.

Ma fu scagliata la prima pietra.

-Sai, l’altro giorno ho visto Laura, tua figlia. Mamma mia s’è cresciuta!- il cantante si fermò per una breve risata per poi riprendere. –Bellezza, fattelo dire, ha preso tutto da tua moglie.-

Il bassista sorrise a quel commento sulla sua figlia minore.

-Sì, hai ragione.-

-Proprio una signoria.- disse con un velo di sorriso.

Un'altra prova di come il tempo passava, ma i pesi sul cuore rimanevano.

-Freddie, ha più di vent’anni, tra poco si sposa.- rispose sentendo lo stomaco torcersi.

-Già così grande?- fece l’altro incredulo. –Mi sembra ieri che mi tirava i baffi per giocare!-

John si morse il labbro.

Certo, ieri nell’estate dell'85!

Freddie non dava cenno di volersi fermare e continuava a parlare con lo sguardo fisso avanti.

-Ecco, lei si che aveva buon gusto, mica come gli altri che…-

-Freddie basta, finiscila qui!- provò a dire con un tono risoluto, ma la voce uscì tremolante.

A quelle parole l’interpellato si voltò di scatto.

-Deaky…- disse il cantante che stava allungando la mano verso di lui.

John fece un rumoroso sospiro angosciato, piegandosi e mettendo i gomiti sulle ginocchia.

-Tu non sai cosa ho passato, tu non sai cosa abbiamo passato.- sussurrò tenendosi la testa tra le mani e maledicendosi mentalmente.

Ormai la scatola era aperta, esplosa.

Tutto stava venendo inesorabilmente a galla.

-E invece lo so e mi dispiace…- disse Freddie con voce calda, appoggiando la mano sulla schiena dell’amico. –Credimi John.-

Parole, parole, soltanto parole.

Dette da un fantasma, da un sogno.

Ma se non era reale, perché faceva così male?

Il bassista scosse lentamente la testa.

-Io… perché te ne sei andato, perché proprio tu?-

A quella domanda il cantante schioccò la lingua e si sistemò meglio sulla poltrona.

-Lo sai benissimo che non c’è una risposta precisa.- disse tirandogli una leggera pacca.

L’altro ruotò la testa, finché il suoi occhi lucidi non incontrarono quelli neri dell’amico.

-C’est la vie.- annunciò Freddie con un sorriso, il primo vero sorriso della serata.

A quelle parole, a quell’espressione, il cuore di John sussultò.

Non era cambiato niente, non era cambiato niente dagli anni d’oro.

Era sempre il solito sbruffone, anarchico, egoista, testone e…

Un singhiozzo scappò al suo controllo.

Freddie, semplicemente Freddie.

Il cantante fece finta di non accorgersene e continuò il suo discorso.

-Ho avuto una vita felice e ho realizzato tutti i miei desideri. La mia malattia è stata causata dal mio passato e quest’ultimo è parte integrante di me.-

Le orecchie di John erano tese, non voleva perdere un secondo di quei attimi.

Intanto l’altro si concesse un altro sorso di birra prima di ricominciare.

-Lo sai, rinnegarlo sarebbe peggio di morire.-

Lo sapeva benissimo, non era stupido, però una domanda lo tormentava.

-Sei stato veramente… felice?- chiese esitante.

Freddie si girò verso di lui tirandogli un pugnetto gentile sulla spalla.

-Sì, te lo assicuro.- spiegò per poi incominciare a gesticolare –E poi ve la siete cavata egregiamente anche senza di me. Il concerto è stato ma-gni-fi-co!-

Vedere gli occhi del suo amico scintillare d’entusiasmo dopo tanto tempo, lo rincuorò come non mai.

-L’abbiamo fatto solo per te, per sentirti più vicino.- rispose sincero John.

-Mhhh.- disse l’altro puntando il gomito sul bracciolo e portando un pugno sotto il mento, come se stesse meditando. –Quindi è questa la tua paura, Deaks?-

L’interpellato si voltò di scatto con il cuore in gola.

-F-Freddie…- supplicò sussurrando.

Ma l’altro non aveva intenzione di lasciare perdere e il bassista sapeva che quando si metteva in testa qualcosa era impossibile fermarlo.

-Tu hai paura di perdermi, hai paura che io scompaia definitivamente.- disse.

Una leggera brezza tirò dal mare, quasi a voler distruggere quel castello di carta che si era creato durante gli anni, ma che quelle poche semplici parole avevano rotto per sempre.

La porta eretta intorno al cuore di John, intorno ai suoi ricordi, si aprì.

La tempesta lo colpì impetuosamente.

-Tu sei morto, per Dio!- urlò. –Sei morto il 24 novembre di quattro anni fa!-

Ormai ansimava e il suo viso era completamente rosso.

Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto gridare tutto quello che aveva dentro, ma non poteva.

John Deacon non piangeva, mai.

Freddie, capendo l’amico, sorrise dolcemente e sospirò.

-È qui che ti sbagli, John.- gli disse sussurrando.-Io non sono morto, vivo solo in un modo diverso.-

L’altro lo guardava senza mai staccare lo sguardo.

Cosa voleva dire con tutto questo?

All’improvviso il cantante si alzò e lentamente si diresse verso il parapetto del balcone.

Non ci fu neanche da chiedere che John lo seguì.

-La senti, senti la brezza, Deaky?- chiese lui per poi prendere un profondo respiro. -Ogni volta che qualcuno mi pensa i miei polmoni si riempiono d’aria.-

Freddie non lo guardava negli occhi, non c’era bisogno.

Il bassista stava per dire qualcosa, ma l’altro riprese il suo discorso.

-Lo senti, senti questo rumore, Deaky?- disse per poi posare una mano sopra il suo cuore sorridendo. –Ogni volta che qualcuno ascolta, canta, balla le nostre canzoni il mio cuore batte come non mai. I ricordi sono il sangue che scorre nelle mie vene.-

Prese un altro grande respiro socchiudendo gli occhi.

John si umettò le labbra e cercò di controllare il tremito che aveva preso le sue mani.

-Però…- provò di dire, ma ancora una volta Freddie fu più veloce di lui.

-Deaks, ti ricordi quella canzone che abbiamo scritto insieme per A Kind of Magic?-

Il bassista era perplesso, non vedeva il nesso.

-Sì, certo.-

Come poteva aver dimenticato quei pomeriggi di allegria e serenità?

Il cantante sorrise, come se gli avesse letto nei pensieri.

-Diceva “Friends will be friends”, ricordi?- insistette.

-Sì.- rispose l’altro, sicuro come non mai.

-E allora vedi di non dimenticarlo, caro.- disse con una punta d’ilarità nella voce, mentre lo riprendeva con il dito, proprio come una vecchia signora.

Uno sbuffo divertito gli uscì dal naso.

Che scemo che era.

-Non lo farò, te lo prometto.- anche se il tono era leggero, entrambi sapevano che non c’era promessa più solenne di quella.

Freddie scoccò la lingua contro il palato e fece finta di guardare un orologio immaginario.

-E ora vai, che tua moglie ha bisogno di te.- disse tornando a fissarlo negli occhi.

A quelle parole John sentì di nuovo quella sensazione di confusione iniziale.

Come se la nebbia di Londra stesse tornando all’attacco.

Spalancò gli occhi capendo che il suo tempo stava scadendo.

-Aspetta Freddie!- urlò al suo amico mentre il lago incominciava a scomparire.

-Dimmi, bellezza.- disse sorridendo con tutta la sfacciataggine che aveva a disposizione.

Il bassista non poté che contraccambiare, era un sorriso contagioso.

Il balcone però incominciava a sfumare, non aveva ancora molto tempo.

John si aggrappava con tutto se stesso a quel sogno, a quel frammento di vita che non avrebbe dimenticato.

-Per sempre, Freddie? Friends will be friends forever?- chiese allungando la mano verso quella figura che ormai aveva perso i contorni, ma era ancora riconoscibile.

La nebbia avanzava nella sua mente, non gli lasciava tregua.

La testa gli doleva terribilmente e finite le forze abbandonò la presa su quel sogno.

Quello stesso sogno che d’irreale non aveva niente.

E mentre Montroux sfumava sotto la sua vista e Freddie perdeva colore, una brezza leggera come una carezza, ma carica come il fuoco gli sussurrò nell’orecchio.

-Forever and ever, John.-

 

 

 

***Angolino della squinternata***

Ebbene sì, sono tornata su questa meravigliosa sezione di EFP.

Questa storia è strana e forse un po’ campata in aria, ma io ritengo che abbia un significato importante.

Mi dispiace moltissimo di aver fatto un John super frignone-isterico e un Freddie troppo super star-mamma premurosa, ma sono personaggi veramente difficili da trattare e rimanere IC. Mi scuso veramente con voi fan, perché non avrei dovuto bistrattarli così ^^’’.

Ma procediamo con ordine, quindi partiamo dal titolo che tradotto in italiano diventa:

1)Grazie per i ricordi [L’elogio di Freddie Mercury]

Thanks for the memories è anche una meravigliosa canzone dei Fall Out Boys ma in questo contesto non centra un piffero fritto XDXD.

2) Questa ff è stata datata il 4 novembre 1995 non per niente. Come voi sicuramente sapete il 6 novembre 1995 è uscito Made in Heaven, l’ultimo album dei Queen come li conosciamo noi. La scelta del 4 come giorno è stata data dal fatto che immaginandomi che John soffrisse per la fine del gruppo fosse tenuto insieme agli altri a fare l’ultima firma per dare il consenso definitivo prima che l’album fosse distribuito. Non so se esista veramente una procedura del genere, ma prendetela come una licenza letteraria =P

3) C’è un perché anche per la scelta di Montreux come luogo del sogno. In un intervista di molto tempo fa avevo detto che durante la produzione di Made in Heaven all’inizio avevano provato a continuare a suonare lì in Svizzera, però poi la tristezza verso quel luogo aveva preso il sopravvento e si erano spostati a Monaco, se non sbaglio. Quindi ho pensato che fosse giusto che John tornasse nel luogo natale di quell’album, nonché il luogo dove è morto Freddie.

P.S. Io ho sempre adorato i suoi baffi, mi sarei comportata esattamente come Laura XD

4) Non so quanti anni abbia effettivamente Laura, so solo che è la figlia più piccola di John e io mi sono immaginata che nell’estate del 85 Freddie e gli altri abbiano passato una giornata tutti insieme con le loro famiglie. Invece il fatto dei baffi è dato dal primo periodo in cui Freddie lì indossava. A molti fan non piacevano e durante i concerti gli lanciavano rasoi sul palco, naturalmente lui con la sua solita grazia li mandava gentilmente a quel paese XDXD ma questa è un'altra storia.

5) C’est la vie. Frase ormai tipica di Freddie, detta durante una delle sue rare interviste, ma che mi ha sempre affascinato terribilmente e penso che sia stata la sua filosofia di vita. Anche se non ci sarebbe bisogno, tradotta vuol dire “è la vita”.

6) Gli insulti che il nostro Deaks rivolge a Freddie sono una chicca. XDXD penso che Freddie di difetti ne avesse e questi fossero quelli che John avrebbe notato di sicuro XD. Ma noi lo amiamo anche se è testardo, frivolo e quant’altro XD

7) Quando dice “come una vecchia signora” si riferisce al fatto che i Queen erano chiamati affettuosamente anche “vecchie signore”

7)Ultimo punto, spero, Friends will be friends. Non ci sarebbe neanche da spiegare qui. Comunque è vero che quella canzone fu scritta dal duetto Mercury-Deacon per l’album A Kind of Magic insieme anche a Pain is so close to pleasure.

Bene, direi di aver detto tutto! Ringrazio infinitamente le persone che hanno letto, seguito e preferito la mia scorsa ff sui Queen “Crack, la maschera si è rotta” e con grandissimo piacere rispondo alle recensioni lasciate.

 

fertorreslover: Grazie mille per il tuo commento, mi ha fatto tantissimo piacere sapere di averti provocato qualche emozione!

 

Lady Voldemort 95: Sono felice che ti sia piaciuta! Come avrai notato anche qui, io amo i periodi brevi. Cerco di creare un atmosfera particolare usandoli, non sono il tipo che gira in torno alle cose XD. Grazie per i complimenti e per aver recensito la mia storiella =^^=.

 

CrImInAlSmOoTh: Sara! Io e te ormai ci siamo dette tutto per e-mail, no? ;) Però devo ripeterti che una recensione così bella non l’ho mai avuta… grazie, veramente. Hai capito ciò che volevo comunicare e per me non c’è gioia più grande. Sono io che devo ringraziare te, mica il contrario! Un abbraccio.

 

ArwenBlack: Grazie mille dei consigli! Quel documentario è stupendo, seriamente. Sapevo della sua esistenza ma non pensavo che fosse su you tube, grazie per avermelo fatto notare. Penso di essermi avvicinata un pochino di più all’ottica di Freddie dopo questo. Grazie ancora.

 

romina75: Anche tu fan degli immortali Queen! Hai detto un sacco di cose giuste, Freddie infatti aveva anche dichiarato di portare una “maschera” sul palco ma che nella vita reale preferiva non tenere, la lasciava solo per il palco, per i concerti. Non sai quanto ti ringrazio per il tuo commento, mi ha fatto tantissimo piacere! Alla prossima.

 

Black Swan: Anch’io penso a lui a volte. Le sue canzoni mi fanno vibrare l’anima e il cuore, anche a distanza di anni, anche se non l’ho mai visto dal vivo. Le tue riflessioni mi hanno incantata e sono contenta che ci sia qualcun altro che la pensa come me, qualcun altro che non dice “tanto è morto”, qualcun altro che lo fa rivivere nei suoi ricordi, gli dà nuova energia. Sono io che ringrazio te per essere inciampata nella mia one-shot.

 

SHUN DI ANDROMEDA: ultima ma non meno importante ci sei tu =^^=. Grazie mille dei complimenti, sei troppo buona. Mi fa tantissimo piacere che tu abbia commentato la mia storiella, perché la tua è davvero favolosa **. Non posso darti torto, l’amaro c’è sempre perché noi sappiamo benissimo che se Freddie non fosse morto avrebbero fatto altri meravigliosi CD, ma proprio come dice il nostro cantate preferito “c’est la vie” e io non posso che essere d’accordo. Grazie ancora delle tue parole, spero che apprezzerai anche questa ff.

 

Ringrazio inoltre tutte le persone che sono arrivate qui in fondo, chi ha letto, chi ha seguito e chi ha preferito.

Grazie infinite del vostro supporto, siete speciali.




   
 
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