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Autore: Michelle11    28/06/2010    9 recensioni
"Mi bastava quello in fondo, essere importante per lei, poterla proteggere.. mi bastava, no? Ebbene no. Non riuscivo più a trattenermi dall'attrazione fisica che mi legava a quella piccola donna. E avevo paura di questa voglia tremenda, avevo paura di poter da un momento all'altro saltarle addosso senza accorgermene. Cavolo, è mia sorella!" La storia di Letizia e Michele. Due fratelli, non propriamente tali...
Genere: Romantico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.
Mio fratello
1.

Letizia


Ero stata chiusa tutto il giorno nella mia stanza, combattendo con degli esercizi di algebra che non volevano assolutamente collaborare. Ero stanca morta e mi sentivo sul punto di esplodere. Diedi un'occhiata veloce all'orologio e mi accorsi che era già volato metà pomeriggio e perciò decisi di uscire. Mi sistemai in un attimo e raggiante corsi giù per le scale. "Ehi Lizzy!" mi voltai sapendo bene a chi apparteneva quella voce "Mich!" mi avvicinai per salutare mio fratello. Era di tre anni più grande di me e non propriamente mio fratello. Mia mamma infatti dopo la morte di mio padre, avvenuta quando lei era incinta di me, si risposò quando avevo appena 7 anni con il papà di Michele. Lui è un uomo dolcissimo e mia madre dicendomi sempre quant'è simile a mio padre, mi ha convinto a chiamarlo "papà". Io e Michele siamo molto diversi. Lui è moro e riccio; e lascia sempre che i suoi capelli in piccoli ricci morbidi gli scendano sul collo. Io invece, di statura molto più bassa di lui, ho i capelli castani con simpatici riflessi rossi che scendono lisci sulle spalle. Il colore degli occhi invece sembra accumunarci. Li abbiamo entrambi di un castano molto chiaro che, se colpito dalla luce, viene decorato da tanti sottili raggi dorati. "Dove vai?" mi chiese gentile "Ehm.." uscivo con Daniele, un suo amico che mi stava dietro da un pò. Non era decisamente il mio tipo, ma mi piaceva uscire con lui. Michele non voleva che noi ci vedessimo, lo conosceva e sapeva che non era un ragazzo affatto serio. Spesso avevamo litigato per questo, diceva di volermi solo proteggere, ma non sopportavo mi dicesse cosa fare. "Niente di che.. Faccio un giro.."  rimasi sul vago, odiavo litigare con lui "Lizzy, mi stai nascondendo qualcosa?" sospirai "Esco con Daniele" mi rivolse uno sguardo di rimprovero "Mich, ti prego, non iniziare.." i suoi occhi erano fissi nei miei "Letizia ne abbiamo già parlato! Non voglio che esci con quel ragazzo, non mi fare arrabbiare" quasi ringhiava "Io faccio quello che voglio! Non mi interessa ciò che dici! E' la mia vita, Mich! MIA!" "Ti voglio solo proteggere! Quel ragazzo ti farà soffrire, ti devi fidare di me!" "Se dovrò soffrire lo farò, ma per una mia scelta!" si addolcì, sospirò e si avvicinò a me. Mi alzò il viso e mi accarezzò la guancia "Leti, tesoro, guardami.." alzai lo sguardo "mi preoccupo per te, è normale! Sono tuo fratello!" lo riabbassai "Tu non sei mio fratello" mi pentii subito di quelle parole appena le pronunciai, ma era troppo tardi. Si impietrì all'istante e mi lasciò andare. Cercai di chiamarlo "Mich.." "Vattene" fu un sussurro, freddo, triste. Me ne andai, in quel momento era la cosa migliore, ma chiamai Daniele dicendogli che non sarei uscita con lui. Passeggiai per un pò, sedendomi su una panchina di un parco vicino casa. Qualche lacrima mi rigò la guancia, per come avevo ferito mio fratello.
Dopo qualche ora tornai a casa quasi correndo. Salutai di sfuggita i miei e spalancai la porta della stanza di Mich. Era a letto sdraiato con le cuffie alle orecchie, sicuramente non mi aveva sentito entrare. Mi sedetti accanto a lui che tolse le cuffie e si voltò verso di me. "Leti mi hai ucciso con quelle parole oggi, non puoi capire che pomeriggio di inferno ho passato.." di nuovo quelle lacrime sgorgarono dai miei occhi "Mi dispiace" singhiozzai. Mi abbracciò e appoggiai la testa sul suo petto, come facevo ogni volta che combinavo qualcosa di sbagliato. Lui mi accarezzava i capelli "Lo so che non lo pensi davvero, non ti preoccupare, è passato!" mi sorrise e quella luce nei suoi occhi mi rincuorò un pò. "Ti voglio bene fratellone" "Anch'io scema" e mi baciò la fronte. Non riusciva ad essere arrabbiato con me per più di qualche minuto, il nostro legame era così forte che nemmeno dei veri fratelli credo possano avere.


Michele

Guardavo la mia sorellina crescere, diventare sempre più grande e bella. Iniziava ad uscire con altri ragazzi e la cosa mi dava terribilmente fastidio. Non doveva toccarla nessuno, è mia sorella! Fu quando compì 16 anni l'anno passato che capii che quella gelosia non era legata solamente al fatto che fosse mia sorella, che iniziai a non uscire più con nessuna, che capii che non erano casuali i miei sogni perpetui su di lei. No, non era un caso. Mi stavo innamorando di quel piccolo adorabile mostriciattolo. Ma non riuscivo, non riuscivo ad ammetterlo neanche a me stesso allora. Mi ritrovavo spesso a osservare sognante le curve nascoste dai suoi vestiti, vedevo negli anni le sue forme farsi sempre più belle, la vedevo trasformarsi in una donna, una donna stupenda. E intanto in me cresceva la voglia di farla mia. Mi vergognavo di me stesso, mi sentivo un mostro, innamorarmi e soprattutto fare dei pensieri del genere su di lei! No, non potevo permettere una cosa del genere. Qualche mese dopo il suo compleanno decisi di partire, ma le sue lacrime, le sue suppliche mi imposero di rimanere. Di fronte a lei perdevo la forza di ribattere, di persistere nelle mie idee se lei non era d'accordo. Mi scioglievo completamente, volendo avrebbe potuto fare di me qualsiasi cosa. Ovviamente di ciò lei non sapeva niente, ormai andava avanti da un anno, e non avrebbe mai saputo nulla. Che cosa sarebbe della sua vita se capisse di non potersi fidare neanche di suo fratello? Mi bastava quello in fondo, essere importante per lei, poterla proteggere.. mi bastava, no? Ebbene no. Non riuscivo più a trattenermi dall'attrazione fisica che mi legava a quella piccola donna. E avevo paura di questa voglia tremenda, avevo paura di poter da un momento all'altro saltarle addosso senza accorgermene. Quando sedeva accanto a me, mi abbracciava, accarezzava la pelle del mio braccio come si divertiva a fare, dentro di me si risvegliava prepotentemente quella voglia e nelle parti basse qualcuno si alzava cercando di farsi notare dall'autrice di quei brividi meravigliosi che iniziavano a percorrermi la schiena... No, cavolo di nuovo! Dovevo smetterla di pensare a lei. Basta!




Vi incuriosisce questa storia? E' un'idea che mi è nata da un sogno. Ditemi se secondo voi vale la pena che continui. Ci tengo!

Un bacio.

  
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