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Autore: GT 18    13/09/2005    9 recensioni
Da piccole le bambine credono nel Principe azzurro. Questa convinzione,in realtà, serve a mascherare i dolori che si nascondono dietro certi eventi. 18,da piccola,per me rappresenta l'icona ideale: "Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori mi raccontavano che se un giorno io fossi stata presa dall’orco cattivo, di sicuro il principe sarebbe giunto a salvarmi…"
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori

Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori

mi raccontavano che se un giorno io fossi stata presa dall’orco cattivo,

di sicuro il principe sarebbe giunto a salvarmi…

 

Una goccia.

Una goccia di un liquido scarlatto cadde sulla moquette del pavimento.

Una goccia,poi un’altra.

Un’altra e un’altra ancora.

Marito e moglie giacevano senza vita al suolo,dilaniati.

Le coperte della cameretta erano tutte inzuppate di sangue. Impronte

di mani insanguinate sui muri,sui mobili.

Due fratelli.

Si erano addormentati qualche ora prima con la certezza di rivedere

i loro amati genitori. Ora dormivano placidamente con i loro cadaveri accanto,tra

le coperte piene di sangue.

Qualcuno era entrato silenziosamente in casa,e i due coniugi avevano disperatamente cercato di salvaguardare i piccoli. Erano stati uccisi.

Il carnefice stava insensibile accanto al letto.

I capelli lunghi e bianchi,uno sguardo freddo e triste.

Il corpo era maggior parte metallico,con visibili saldature e pezzi di diverso colore.

Un microfono sull’orecchio destro.

Dall’apparecchio uscì una voce.

“Bravo,Roku…hai proprio fatto un bel lavoro con quei due…ora prendili.”

L’androide non cambiò espressione,e si avvicinò ai fratelli prendendoli entrambi

tra le braccia. Dormivano ancora.

Lentamente fece per incamminarsi fuori dalla casa,ma una volta uscito trovò

una decina di volanti della polizia ad attenderlo. Avevano di certo sentito tutto.

“Mani in alto…sei in arresto per duplice omicidio colposo” intimò un poliziotto puntandogli contro la pistola.

L’androide non disse nulla. Dal microfono un'altra frase.

“Uccidili!”

Subito questi stese un braccio in avanti,e lo fece mutare in una mitragliatrice.

Senza la minima esitazione crivellò di colpi quei poveri uomini.

Passò veloce tra i cadaveri,alzandosi in volo.

“Abbiamo fatto un bel regalo alle loro famiglie,vero?” chiese la voce ridendo.

L’androide non rispose.

Stava arrivando alla meta.

Atterrò su uno spiazzo dentro una montagna,e si diresse verso la porta che

aveva innanzi. Un laboratorio apparve dinnanzi a lui,una volta che essa

si spalancò. Un uomo giovane tutto vestito di nero si alzò dalla postazione pc,

e sorrise giungendoli appresso. “Hai fatto in fretta,numero 6…forse meriti un premio!”Roku,il cui nome significava appunto 6,posò su una branda i due fratelli.

“Ma che cosa abbiamo qui?Ti avevo detto di trovarmene due dello stesso sesso,

idiota!!!” urlò l’uomo vedendoli.

I due gemelli stavano per svegliarsi. Uno aveva i capelli neri,mentre la sua

sorellina era bionda. Lei aprì gli occhi e vide quelle due persone che non

conosceva. “Chi siete?” chiese spaventata per poi svegliare suo fratello.

Il bambino si svegliò e come la sorella si impaurì,indietreggiando.

“Cari bambini…papà e mamma ci hanno chiamato per portarvi qui.

Dovevano partire per un lungo lungo viaggio,quindi ci occuperemo noi di voi due..”  disse l’uomo con tono rassicurante. Mentiva chiaramente.

Allora i due fratelli si calmarono un poco,mettendosi a sedere.

“Quando tornerà la mamma?…voglio stare con lei…” mormorò la bambina

a suo fratello,stringendosi a lui. Roku non disse nulla.

Non poteva dire a loro che proprio lui aveva ucciso i genitori,e che non sarebbero

mai più tornati. Poi iniziò a discutere con l’uomo.

“Dottor Gero…perché non li dice la verità…loro non potranno mai più vederli…”.

Il dottore lo gelò con lo sguardo “Numero 6…una sola parola in più e ti distruggo…hai capito bene,ammasso di ferraglia?”.

L’androide non ribatté. Squadrò quei piccoli sventurati e si allontanò con

aria triste.

Fratello e sorella erano spaventati,sul punto di piangere. Sentivano già la mancanza di mamma e papà,ignari della loro fine.

“Allora,piccoli miei…io sono il dottor Gero. Voi come vi chiamate?”

I bambini fecero per presentarsi,ma le loro bocche vennero tappate da un dito

posato sopra. “Non importa…” disse l’uomo con noncuranza.

“Oggi in avanti vi darò io dei nuovi nomi,siete d’accordo?” chiese questi carezzando la testa della bimba.

“Io vi do il benvenuto…numero 17…e numero 18…”

 

  
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