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Autore: Favols    29/06/2010    13 recensioni
Ho fatto un test una volta, uno di quelli che si trovano sulle agende, e che si fanno insieme alle amiche.
Era piuttosto insolito. La diciannovesima domanda era la seguente:
"Hai mai sfiorato la morte?"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ho fatto un test una volta, uno di quelli che si trovano sulle agende, e che si fanno insieme alle amiche.
Era piuttosto insolito. La diciannovesima domanda era la seguente:

"Hai mai sfiorato la morte?"


Notti senza cuore.
Prologo.




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Mi lasciai cadere fiaccamente sulla sedia, e guardai la colazione con disgusto, sapendo che di lì a poco mi sarei costretta a mangiare qualcosa.
Pensai di darmi alla fuga prima che fosse troppo tardi, ma non ebbi il tempo di alzarmi dalla sedia che mia madre fece capolino in cucina. Con aria indagatrice mi scrutò, e quando mi vide sorridere, anche il suo volto si distese.
-Buongiorno mamma-Sussurrai.
-Buongiorno Kagome.-Mi rispose lei, e spensierata mi avvicinò il vassoio contenente verdure sottaceto. -Hai appetito questa mattina?
Scossi la testa e la guardai, sperando di farle un po' di pena.
-Devi mangiare qualcosa. - Disse, dando quel pizzico di severità al tono di voce da farmi capire che anche per quella mattina, non l'avrei scampata.
Nell'ultimo periodo della mia vita, mangiare per me era diventata un'impresa ardua. Il cinque Ottobre duemilanove sono stata vittima di un incidente molto grave, a cui a quanto pare, grazie ad ore passate sotto i ferri, sono sopravvissuta miracolosamente. Ho ripreso a camminare, mi sono presa cura di ogni ferita del mio corpo, ho superato il trauma, ma l'appetito sembra non voler tornare.
-Mamma... - Provai a protestare, ma mi fermai, conscia che non sarebbe valso a nulla. Sbuffai.
-Almeno gli Onigiri... - Mi disse lei, questa volta addolcendo il tono.
Annuii, rassegnata.
-Tonno e maionese?- Mi chiese allegra, fiera di avermi convinta per l'ennesima volta.
-Come sempre!- Esclamai, accogliendo fra le mani la pallina di riso. La finii in pochi morsi, lasciando soltanto il nori. Mi alzai e riposi nel lavandino il mio vassoio, praticamente pulito, feci scorrere l'acqua e con l'aiuto di una spugna, lo resi ancora più pulito.
Ringraziai mia madre per aver cucinato, e mi diressi verso la porta.
-Kagome il bento!- Sentii la voce di mia madre chiamarmi dalla cucina, ma feci finta di nulla.
Uscii da casa di buon umore, e come sempre, mi fermai davanti al Goshinboku per porgergli i miei saluti, e guadagnarmi un po' buona sorte.
Le radici di questo splendido ed imponente albero secolare sono piantate sotto il nostro tempio da centinaia di anni. Protegge me e la mia famiglia tutti i giorni, e noi ce ne prendiamo cura. Molta cura.
Sostare sotto le sue fronde mi faceva sentire strana, pensierosa. Come se volesse spingermi a farmi domande sulla vita, sulla mia esistenza e su quello che non ricordavo del mio passato. Mi rendeva attiva, piena di energie.
Avevo l'impressione che celasse molti segreti fra le rughe della corteccia.
Mi avvicinai, e ingenuamente allungai il braccio, sino a toccare la superficie irregolare con la punta delle dita. Chiusi gli occhi e mi lascia travolgere dalle sensazioni positive che riusciva a trasmettermi. Mi sentii avvolgere da un forte calore, e per un momento mi sembrò di ricordare di averlo già provato in passato, grazie ad un contatto avuto con qualcuno. Mi sforzai di ricordare, e poi tornò ancora. Lo vidi apparire nell'oscurità della mia mente, circondato di luce intensa, quello sguardo così familiare...
-Kagome?!- Una voce femminile mi allontanò dai miei pensieri. Sentì una punta di preoccupazione nel tono di mia madre. Mi voltai e la vidi immobile qualche centimetro lontano da me, con il mio bento fra le mani. Mi si avvicinò e mi obbligò a prenderlo. -Va' a scuola ora...- Mi sorrise.
-Volevo soltanto salutare il vecchio albero secolare- Mi giustificai, dandole ancora le spalle, per guardarlo ancora una volta, e scavarmi dentro, alla ricerca di un piccolo, insignificante attimo della mia vita precedente. Non ci riuscì. Ogni volta che ci provavo, le tempie mi dolevano terribilmente, obbligandomi a smettere. E fu così anche quella volta.
Senza voltarmi salutai mia madre, e corsi veloce, verso la scuola.
Arrivai in anticipo, e questo m’infastidì. Dopo l'incidente, mi era diventato difficile instaurare rapporti con gli altri, seppur sia sempre stata solare e socievole di carattere. Rimanere sola in mezzo a tanta gente mi agitava, rendendomi inquieta.
Inoltre, essere passata finalmente alle scuole superiori, non mi aiutò per niente. Persi contatto con quasi tutti i miei amici delle medie, ma questo avvenne per colpa della mia salute cagionevole, che a quanto mi hanno raccontato il nonno e Sota, mio fratello, l'ultimo anno, mi ha costretta a letto molto spesso, allontanandomi così dalla scuola, e dalle persone che frequentavo. Al mio fianco, purtroppo o per fortuna, sono rimaste due vecchie conoscenze; Eri ed Hojo.
Mi faceva piacere la loro compagnia, anche se faticavo a considerarli dei veri e propri amici, è brutto da dire, ma è come se non mi bastassero, come se in passato avessi avuto di più, e non riuscissi ad accettare il fatto che quel "di più" non fosse più mio.
Mi appoggiai alla cancellata verde del cortile, tirai fuori il libro di Giapponese antico, e cominciai a ripassare un argomento che ormai, sapevo alla perfezione.
La passione per la materia in questione, l'avevo sviluppata dopo l'incidente, insieme ad un milione di altre cose assurde ed inspiegabili, come l'amore per i cani, che non avevo avuto nemmeno in età infantile.
-Ei tu, ragazzina, non l'hai saputo? Oggi la scuola è chiusa!- Mi urlò nell'orecchio sinistro un mio sempai. Abbandonai la mia lettura, riponendo il pesante libro nella borsa, e gli rivolsi la mia attenzione.
-Perché?- Mi limitai a chiedere.
Sul viso pallido di quello, apparve un largo e sincero sorriso.-Hanno allagato un bagno!- Urlò, alzando le mani al cielo chiuse a pugno, per festeggiare.
Feci spallucce.-Non lo sapevo.-Risposi- Grazie per avermi informata...- Conclusi, per poi guardarmi intorno alla ricerca di qualche segno che quel ragazzo stesse affermando la verità, e vidi una moltitudine di persone dirigersi verso l'uscita. E così feci anch’io, felice di potermene tornare a casa, ma al contempo amareggiata per aver studiato tanto il giorno prima, ed inutilmente.
Sulla strada verso casa, volli fermarmi in una libreria. Era da qualche giorno che il titolo di un libro continuava a tormentarmi. Fra le stranezze post incidente, vi era anche un maniacale interesse per il 'Giappone antico' che mai, e ripeto mai, avrei considerato di poter avere.
Scivolai con gli occhi sulle copertine colorare di decine di libri, fino ad incrociare il titolo che stavo cercando:
"I veri Dei del passato: I Demoni".
Lo afferrai e mi diressi alle casse.
Quando rincasai, chiamai a gran voce mia madre, ma non ottenni risposta. Andai in cucina e mi feci una tazza di tè, per poi appollaiarmi pigramente sul divano e accendere la televisione, alla ricerca di qualsiasi cosa da guardare, per farmi compagnia. Nel bel mezzo di un film che avevo trovato, mi venne in mente la promessa che mi ero fatta non appena avessi avuto del tempo libero; Cercare dei vecchi diari.
Mi stiracchiai e mi trascinai al piano di sopra.
Dopo la mia guarigione, mia madre si era gentilmente occupata di me, aiutandomi a ricostruire la mia infanzia grazie all'aiuto di molteplici album di foto, e di vari diari personali. Non riuscii però a sapere nulla sui miei due ultimi anni, oltre ciò che mia madre, mio fratello e mio nonno, erano riusciti a raccontarmi. Però, ovviamente c'erano cose che loro non potevano sapere di me, cose che, essendo un'adolescente, non avrei mai svelato a loro.
Entrai nel ripostiglio, e sentì subito una sensazione strana assalire la mia mente, ed il mio corpo. Cercai di non farci caso e mi guardai intorno. In quella minuscola stanza, vi era gran parte della mia vita, e quella dei miei familiari. E' buffo, e quasi deprimente, come si possa sigillare i propri ricordi in scatole di cartone. Ne trovai una di legno, piccola e con dei ricami incisi sul coperchio. Sentì il cuore aumentare i propri battiti, e le mani tremare, diventando a poco a poco gelide. Spinta da un forte frenesia, lasciai scivolare il coperchio, e mi sorpresi nel trovare un foglio di carta ripiegato in quattro. Sempre più agitata, lo aprì, e mi costrinsi a calmarmi per leggerne il contenuto.

-Stupido Inuyasha...-

Lessi a voce alta, riconoscendo la mia scrittura.
-Inuyasha...?- Mi ripetei a voce bassa. -Inuyasha?!-Dissi ancora, alzando la voce. Sentii qualcosa muoversi dentro di me, pulsare. Faceva male, tanto male.
Guardai ancora l'interno della scatola, e lo vidi. Con delicatezza, quasi per paura di romperlo, lo tirai su per il laccetto in caucciù, fino a far arrivare il ciondolo dorato davanti ai miei occhi. Era un cuore. Nel sfiorarne i lati, mi accorsi che era possibile aprirlo, non persi tempo, infilai l'unghia nell'insenatura e spinsi contro l'alto. Udii un piccolo click, e poi lo aprii lentamente.
Sapevo già, nel profondo, o semplicemente lo speravo, che avrei trovato quegli splendidi occhi. Erano troppo belli e profondi, e luminosi e... Pieni di quel tutto che da mesi ormai mi mancava.
Sorrisi, ma quando lo feci, una lacrima mi scivolò lungo le gote, sino ad arrivare all'angolo delle labbra, ed insediarsi li, amara.
Una foto era incollata all'interno del ciondolo, su uno dei due lati. Avevo finalmente il volto completo di quello sguardo, che ormai da mesi appariva nella mia memoria. Era bello, seppur rovinato dal ghigno infuriato sul viso. Mi chiesi perché in passato, non scelsi una foto più adatta a quel tipo di oggetto. Perché ero sicura che quella collana fosse mia. Lo sentivo nel profondo, sapevo che quello sguardo di miele mi apparteneva in qualche modo.

Era davvero stato mio?

Ma quella non fu l'unica domanda che invase la mia mente, se ne affollarono tante altre.


***

Uscii con un balzo dal pozzo mangia ossa, ritrovandomi finalmente nella mia originaria epoca. Trovai Miroku seduto a gambe incrociate sull'erba, ad occhi chiusi. Lo guardai per qualche secondo, chiedendomi per quale ragione avesse scelto di appostarsi proprio dinanzi al pozzo. Lo vidi sorridere.
-Sei già tornato?- Mi chiese, aprendo gli occhi e fissandomi indagatore. Feci finta di non aver sentito la sua voce, e di non averlo visto, e senza rispondere, lo superai.
-Come sta la divina Kago...-Si interruppe quando mi vide fermarmi. Respirò a fondo e continuò.-...Kagome?-
Sentii una morsa al petto.-Ho portato delle provviste e alcune comodità per il bambino. Non vedo l'ora di togliermi questi stupidi vestiti, quindi, se non ti dispiace, levati di mezzo.- Detto ciò, balzai sul ramo di un albero, poi su di un altro, ed un altro ancora, sino ad arrivare alla capanna della vecchia Kaede.
Indossavo ancora i vestiti del futuro, e questi m’impedivano alcuni movimenti che solitamente mi veniva naturale compiere. Sapevo che non mi sarei mai abituato del tutto ad indossarli, ma quello era l'unico modo per passare inosservato in quel mondo caotico. Avevo imparato molto degli uomini del futuro soltanto osservandoli, studiandone i modi di fare, di reagire e di comportarsi. Fu un'attività che mi tenne occupato durante il periodo in cui Kagome fu costretta a rimanere in quella che, se non sbaglio, i dottori chiamavano terapia intensiva.
Non ho potuto vederla in quel periodo, nemmeno stando nascosto dietro ad un muro, come faccio ora. Quella settimana, fu la più dura di tutte, ed anche l'unica in cui decisi di ribellarmi. Feci irruzione in ospedale, e urlai il suo nome, più e più volte. Desideravo proteggerla, aiutarla. Sfoderai persino Tessaiga, terrorizzando lo staff medico ed i pazienti. Ero fuori di me, non potevano vietarmi di vederla. Odiavo l'idea di non poter restare al suo fianco.
Il mio compito era quello di proteggerla, ed avevo miseramente fallito. Mi sembrò improvvisamente chiaro che il mio passato, non faceva altro che ripetersi all'infinito, trascinandomi via dalle persone a cui tenevo veramente.
Non ero riuscita a proteggerla, e quella gente mi stava ostacolando mentre cercavo di rimediare.
Fu anche la volta in cui fuggì via, e sparii per un po' di tempo, per dedicarmi esclusivamente ai miei pensieri, e per esercitarmi a controllare i miei nervi, diventando finalmente meno impulsivo e più riflessivo. Ci riuscii.
Quando tornai da lei, mi appollaiai dietro al vetro della sua finestra, e la osservai dormire. Sembrava serena, ma sapevo che in realtà, non lo era per nulla. Sul viso pallido, vi erano innumerevoli tagli, alcuni più profondi e visibili di altri. Alcuni quasi del tutto rimarginati, pronti a sparire con il tempo. Poi c'era il peggiore. Una lunga ed orizzontale cicatrice sulla fronte. Aveva uno strano colore rosato. Vi erano serviti svariati punti per chiuderla, sapevo che sarebbe rimasta.
Il simbolo doloroso di ciò che era accaduto, di ciò che io non ero riuscito ad evitare, risultando ancora una volta un pessimo combattente, incapace persino di difendere la propria donna. Sempre che io possa considerarla tale...
-Inuyasha?!-Le urla di Shippo mi trascinarono lontano dai miei soliti brutti pensieri. Lo vedi corrermi in contro, sapevo già cosa mi avrebbe chiesto.
Mi si fermò davanti, ma io non ci badai, e continuai a camminare. Mi venne dietro.
Non porse subito la sua domanda, camminò al mio fianco per svariati metri, senza dire nulla. Ne capii subito il motivo. Dovevo sembrare scuro in viso, e questo poteva solo significare una cosa; Kagome non sarebbe tornata, non ancora.
Ma il piccolo kitsune era comunque ancora un bambino, ed impaurito ed imbronciato, si fece avanti.
-Come sta Kagome?-Mi guardò speranzoso.
Camminai per un paio di metri, lasciandolo indietro. Poi mi fermai, e senza voltarmi, gli risposi:
-Sta bene... Ma per ora non può ancora tornare.-Respirai a fondo-...Ma non preoccuparti, tornerà- Cercai di consolarlo, seppur con una bugia. Si allontanò saltellando, le risate giocose, mi fecero sentire leggermente meglio.
Non sapevo se Kagome sarebbe tornata, però ero a conoscenza del fatto che stava affrontando la situazione nel suo mondo, insieme ai suoi familiari, che le stavano accanto sempre, e come promesso, non le avevano riferito nulla del mondo da questa parte del pozzo, e ciò era giusto.
Il patto non andava assolutamente sciolto.



L'autrice si esprime:

Dunque, non sono per nulla sicura di aver fatto bene a postare questa FF. Ho un sacco di dubbi su questo lavoro...
Ho iniziato a scrivere "Notti senza cuore" qualche mese fa, e stranamente per un lungo periodo è stata l'unica cosa su cui sono riuscita a lavorare serenamente. L'ho scritta con leggerezza e naturalezza, probabilmente perché è molto diversa da "Burn", l'altra FF su cui ho lavorato ultimamente, ed è per questa ragione che ho deciso di postarla.
Volevo provare a destreggiarmi in un genere diverso, anche se temo molto un fallimento.

Della trama per ora non si capisce molto, com’è tipico nelle mie FF, ma piano piano si capirà tutto. =)

Vorrei fare un appunto sul titolo." Notti senza cuore", è una canzone di Gianna Nannini, di cui però ho preso soltanto il titolo. L'ispirazione difatti è arrivata non da quella canzone, ma da alcuni pezzi di Ludovico Einaudi. Soprattutto da "Primavera", ovvero questa:http://www.youtube.com/watch?v=qmxFAT581T4.
Vi consiglio di ascoltarla, è veramente favolosa XQ_.
Mi sembra però doveroso spiegare il motivo per cui ho scelto proprio "Notti senza cuore" come titolo... Beh, l'ho trovato adatto, tutto qui. Non ci sono altre ragioni. Stavo scorrendo i brani sul mio iPod, e ho letto il titolo di quella canzone, che da subito mi è sembrato perfetto.
So che può sembrare un motivo stupido, ma in realtà ha un suo perché.

Dovrei postare il primo capitolo a giorni, dato che praticamente è già pronto xP. In non più di una settimana insomma.



* L'immagine che ho scelto e modificato io, [ Non sono assolutamente capace di modificare immagini, sono proprio negata nel campo. Volevo precisarlo per non dare l'impressione di essere una che si spaccia per capace. xD ] è di una famosa doujinshi di Sakurakan.

Alla prossima.

   
 
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