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Autore: Dira_    30/06/2010    28 recensioni
Sette giorni della vita di Teddy Lupin.
Chi l'ha detto che la tua vita non può finire a testa in giù solo perchè sei in vacanza, quando c'è di mezzo un ragazzino geloso e una ex rediviva?
Perchè tra crisi sessuali galoppanti e materializzazioni inopportune si può anche imparare che, alla fine, ragionare è decisamente sopravvalutato.
[Spin-off di Doppelgaenger]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga'
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Grazie mille per le recensioni! Siete adorabili ad avermi seguito anche in questa piccola bagatella.
@Trixina: Essì, grazie mille per aver apprezzato questa diversione. Mi piace non scrivere soltanto d’azione, e su Vic hai ragione. Sei anni e una vita passata assieme non è che li potessi cancellare con un colpo di spugna. Le foto le trovo su DeviantArt e le manipolo con Photoshop. Niente di eccezionale, basta saper giocherellarci un po’. :P Lily è… lo scoprirete nella seconda parte. XD però grazie per averla notata, come aver notato il nostro Albie. xD
@Agathe: Ma grazie! Questo è solo un inciso, ma grazie mille per essere passata! L’estate di Rose e Sy… beh, mi ci hai fatto pensare. Forse mi inventerò qualcosa, mmh. Vedremo. Sy è il mio preferito in effetti, anche perchè è il più semplice da muovere. Anche qui avrà un piccolo cameo, solo per voi, a gran richiesta! XD
@Nicky_Iron: Ciao! Sì, è voluta che fosse Teddy-side. Ho pensato che è un personaggio che spesso viene frainteso, e quindi, cosa c’è di meglio di una sfida lanciatemi da un’amica, per parlare di lui?! XD
@Ombra: Esami di maturità? Esami? Fammi indovinare, tanto è una delle due xD Vero, tolte le vesti di prof, Teddy di base è un venticinquenne, niente di più. XD A Teddy arriverà di più di un pugno sul naso a ‘sto giro. XD
@Andriw9214: Grazie mille! È bello vedere che questa storia può essere apprezzata anche da un ragazzo! Sì, decisamente James gliela farà pagare a Teddy, se lo merita… e Vic è un po’ un adescatrice, ma ehi… è una Veela. XD
@SimoMart: io ti adoro! Mi hai addirittura recensito DP! *_* No, sul serio, grazie, grazie, grazie. Il tuo lavoro recensitorio è encomiabile. Sì, la riflessione su Vic te la sposo appieno, del resto io odio quando le ex di ragazzi si trasformano in delle arpie. Jamie la odia, ma del resto lui è di parte. A me Vic non dispiace, e del resto odio le dicotomie. Grazie mille ancora, e a presto con la seconda parte (giuro)!
 
****
 



 
 
   
 
You're cinematic, razor sharp /a welcome arrow through the heart
Under your skin feels like home/ electric shocks on aching bones
It's so clear now that you are all that I have
(You’re all I have, Snow Patrol)


 
19 Giugno 2023
Lunedì (della settimana dopo)
 
Tre giorni da incubo.
Senza vittimismi, lo sono stati sul serio.
Vic si rifiuta di parlarti per essere quasi stata mandata a quel paese quando ha cercato di chiederti cosa fosse successo e cosa diavolo ci facesse suo cugino lì.
James… non ti vuole vedere, molto semplicemente.
Hai fatto una lunga via crucis a casa Potter: due volte al giorno, e ogni volta un diverso membro della famiglia ti rispondeva imbarazzato che James non c’era, con l’aria di chi sapeva benissimo che invece era nei paraggi.
L’ultimo è stato Albus. Ed è stato il più illuminante, considerando che ti ha squadrato con la stessa freddezza con cui dissezionerebbe un vermicolo.
“È qui, anche se tutti cercano goffamente di mentirti. Ma non vuole vederti.” Ha fatto una pausa orrenda, in cui ti sei ricordato che alla fine della scuola, parlando della nomina dei Capocasa per il prossimo anno, sia uscito anche il suo nome. “Stupido coglione.” Ha aggiunto poi.
“… Sai qualcosa?” Gli hai chiesto, ignorando l’insulto. È da un bel po’ di mesi che Al ha smesso di essere il timido ragazzino che conoscevi. Si è affilato: comprensibile dopo quello che ha passato.
“Certo che so di voi due. O almeno, l’ho intuito.” Ha replicato disinvolto. “Pensi che sia stupido? O pensi che sia etero?” Ha aggiunto in completa e invidiabile calma.
“Tu sei…gay?”
Ha preso un’aria attenta, assottigliando lo sguardo. “Fino a prova contraria…” Poi ha continuato. “Jam lo sa, quindi lo sai anche tu. È da una vita che sei il suo deputato diario segreto.” Ha fatto un’altra pausa, in cui hai notato come la sua freddezza in realtà fosse proprio rabbia. “Sta così per colpa tua. Non mi ha voluto dire niente, ma io lo so. E so che c’entra Vic, perché James non starebbe così male altrimenti. Ha spaccato il suo manico di scopa. Il suo manico di scopa.” Ha ripetuto, con aria grave e luttuosa. La sacralità di quel pezzo di legno volante per ogni Potter è insindacabile.

“Mi dispiace…”
Ha avuto una lieve esitazione, poi si è scurito di nuovo. “Chissenefrega.”
“Se me lo lasciassi vedere…”
“Ti prenderebbe a pugni. Non è una ragazza da rassicurare. È furioso.” Ti ha squadrato, prima di afferrare il bordo della porta. “Che hai fatto con Vic?”
“… Mi ha baciato.” Ti sei sentito uno stupido ragazzino di fronte allo sguardo giudice di Al: ironico, considerando che sei ancora un suo docente.

 “E stai con lui però.”
Hai esitato, esitato ed esitato, poi alla fine l’hai detto. “Sì, ma è complicato.”

“… Ringrazia che non ho con me la bacchetta.”
E poi ti ha sbattuto la porta in faccia. Da allora non hai più visto manco lui.

Sei stato boicottato da due Potter su cinque, se conti anche Ginny come acquisita.
E se gli altri sapessero…
Ma è colpa tua. Decisamente colpa tua. Per quanto tu non abbia baciato Vic … ti sei reso conto che non dire nulla a James e soprattutto a lei, abbia portato a questa situazione orrenda, dove James ti odia e Victoire non ha capito perché l’hai rifiutata.
E non sai come rimediare.
Geniale.
Quindi te ne stai sotto le coperte, anche se è già mezzogiorno.
Senti aprirsi la porta, e una parte di te spera stupidamente che sia James venuto per crollarti addosso. Ma è tua nonna, a giudicare dal rumore dei passi.
La seconda cosa che senti è il letto che ti viene tirato via da sotto la schiena. Crolli a terra in un delirio di coperte e cuscini.
Riemergi con l’osso sacro che urla oltraggiato.
Nonna!
La suddetta torreggia sopra di te, con la bacchetta in mano.

“Oh, scusa. Pensavo che non ci fossero essere senzienti lì in mezzo.” Proclama, con un sogghigno che una donna quasi settant’anni non dovrebbe avere. “Merlino, ragazzo. Hai un aspetto orribile.”
Ti passi una mano sulla barba che ti sei dimenticato di far scomparire –poteri da metamorfomago – e sei certo che i tuoi capelli siano una matassa inestricabile con quante volte ci hai passato le dita.

“Lo so.” Ammetti con aria miserevole.  
Ti lancia un’occhiataccia, stemperata in qualche modo dal tuo essere remissivo. Funziona sempre.
“Vatti a fare una doccia, mentre ti preparo qualcosa da mangiare. Dobbiamo parlare.” Dice sbrigativa. “E no, non è una richiesta. È un ordine.”
“Nonna ho venticinque…”
“Venticinque anni e vivi ancora con me. Ho tutto il diritto di trattarti come un poppante. Fila.”

Sai bene che dietro quel rude sergente purosangue si nasconde la nonna che ti ama e ti ha cresciuto. Però davvero, a volte fai fatica a ritrovarla.
Sorridi però, quando scendi in cucina e trovi the fumigante, caffè profumato e uova e pancetta in quantità industriali.
“Siediti…” Ti dice, prima di riempirti il piatto. “E dimmi che succede.”
“Ho fatto un casino, nonna…” Mormori, e davvero, hai bisogno di parlarne con qualcuno. Queste cinquantadue ore sono state un assaggio di inferno piuttosto consistente.

“Un casino. E con chi? Con Victoire?”
“Sì. Ma… non solo. Anche con Jamie.”
“Sì, giovedì è venuto a cercarti. Quando gli ho detto che eri a Villa Conchiglia sembrava volermene dire quattro.” Si siede davanti a te, pensierosa. “Ted, ultimamente non sto capendo granché di quel che sta succedendo nella tua vita.”
“Beh, non è che ci sia molto da dire. Faccio il professore, non la spia.”
“Sentimentale, sciocco.” Sbuffa quasi divertita. “Prima ti lasci con Vic, quando sembravate dovervi sposare da un momento all’altro. Fleur già cominciava a rompermi le scatole con la lista degli invitati.” Rotea gli occhi al cielo. “Ma va bene, in fondo quella smorfiosetta francese non mi è mai andata a genio.”

“Ma se le hai chiesto tu di mandarmi quel biglietto!”
“Beh, perché credevo di farti cosa gradita.” Ti squadra. “Pare che non sia stato così. Vuoi dirmi qual è il problema?”
“Sono gay.”
Ecco, l’hai detto.

È folle, realizzi, ma ti senti investire da una curiosa ondata di panico ed ebbrezza. Probabilmente è così che si sentono i giocatori di Quidditch quando scendono in picchiata.
Rischi di schiantarti, ma ehi. Non è poi così male.
Ci hai messo un po’ per ammetterlo a te stesso, ma ormai non puoi fingere che consideri le donne come eteree creature, tranne Vic, perché sei romantico.
Le consideri così perché non ti interessano.
E come dimenticare la partita dei Puddlemere United contro le Pride of Portree a cui James ti ha trascinato questo inverno: ricordi con precisione clinica i fisici di ogni singolo Puddlemere, ma morissi se ti ricordi la faccia di una di quelle talentuose ragazze.
Tua nonna, mentre sei perso nei ricordi di aitanti giocatori, ti fissa immobile. Per un attimo sei certo che si sia auto-pietrificata.
Poi si passa una mano sul viso e scuote la testa.
“Me lo dovevo immaginare che non esserti abbonato a playwitch come tutti i ragazzi Weasley non significava che eri un ragazzino straordinariamente ben educato.”
Nonna!” Avvampi speranzoso. Il fatto che non ti abbia maledetto e non sia esplosa in uno dei suoi orrendi attacchi alla Black ti fa ben sperare.
Non sembra felice, ma neppure particolarmente … lo realizzi adesso… sorpresa.
“Teddy, io ti voglio bene.” Mormora, ma il tono è saldo, come sono salde le mani che afferrano le tue. “Te ne vorrei anche se tuo padre ti avesse regalato la sua stessa terribile maledizione. Perché sei la mia famiglia. E in fondo… credo di averlo sempre saputo, Vic o meno.”  
“… Non sei arrabbiata?” Ti arrischi a chiedere, e anche se sai che è infantile non ti importa. Hai bisogno di saperlo.
Tua nonna esita sorpresa, poi ti accarezza una guancia. È un gesto così raro per lei, questo, che non sai come reagire. Ti limiti a guardarla con una faccia da idiota, probabilmente.
“Non dire sciocchezze, Teddy. Di cosa dovrei arrabbiarmi? Tu sei un nipote stupendo. Sono fiera di te dal giorno in cui sei venuto al mondo… E non smetterò solo perché non diventerò bisnonna.”
Ridacchi appena, mentre senti quel nodo allo stomaco sciogliersi come neve al sole. Ti rendi conto che ti viene da piangere, e vorresti evitare, perché tua nonna odia le lacrime e le odi anche tu.

Ma sei stato accettato. Anche se non l’hai resa felice. Va bene lo stesso, realizzi, ed è una sensazione meravigliosa.
Ti strofini una guancia, sperando che non lo noti, ma è tua nonna. Sbuffa e ti passa un fazzoletto.
“Anche tua nonno era di lacrima facile.” Commenta con tono disinvolto, ma senti un acuta nostalgia nelle sue parole.   

“Quindi James…” Riflette poi, e prende un’aria rassegnata. “Ma certo. Ti trotterella dietro da quando ha imparato a stare in piedi. Merlino, Teddy… Ma cosa ti salta in testa? È un ragazzino.”
“Lo so.” Stringi il fazzoletto tra le dita. “Lo so che ti sembra sbagliato…”
“Puoi ben dirlo! Ha finito Hogwarts l’anno scorso!”
“Ed io ho capito solo l’anno scorso chi sono e cosa voglio. E non ho ancora finito, temo.” Rimbecchi. “Jamie potrà non sapere chi è il Ministro della Nuova Zelanda, ma… in molte cose da lui devo imparare, e non viceversa. Non è più un bambino.”  

Anche se appena lo dici realizzi che lo hai sempre considerato tale.
Per questo non gli hai detto di Vic. Per questo lo hai rabbonito e non gli hai fatto capire quanto ti sentivi scombussolato dalla presenza della tua ex.
Ha ragione Al, altro quasi minorenne. Sei uno stupido coglione.
Tua nonna intanto si è versata una generosa dose di caffè. Si scorda anche di zuccherarlo.
Capisci come si sente. E le sei grato per non esternartelo come vorrebbe davvero.
“Siete… una coppia?”
“Non… non lo so, adesso…” Senti una fitta allo stomaco al ricordo dell’espressione di James. “Vic quella sera mi ha baciato, e lui ha visto… beh, ha visto tutto.”
“Che tempismo perfetto.” Commenta, e le sei di nuovo grato per non commentare ulteriormente. “Quindi ora stai con Vic?”
“Merlino, no! Tra me e lei è tutto finito.” Protesti, confuso. Perché tua nonna sembra confusa quanto te?

“Non capisco Ted. Perché vi siete baciati allora?”
“Mi ha baciato lei!”
Ragazzo.” Tuona e ti verrebbe da metterti sull’attenti. “A meno che non ti abbia pietrificato, non mi spiego come tu possa ritenerti una vittima.”
“Non mi ritengo…”
“E tutto questo piagnucolare allora? Buon Dio!” Alza gli occhi al cielo. Sei certo che il suo interloquire sia dovuto a tuo nonno, che era un nato-babbano. Non si spiegano altrimenti tutte quelle imprecazioni alle santità babbane.

Poi ti guarda dritto negli occhi. “Sia chiaro, tutto questo mi sembra una follia. Ma del resto anche alla mia famiglia sembrava una follia che io sposassi tuo nonno.” Sorridi appena, nonostante tutto. “Accantoniamo tutto. Tu, cosa diavolo vuoi?”
“Io…” Vuoi James. Vuoi scusarti con James. Vuoi che Vic torni ad essere la buona amica di un tempo.
Vuoi poter dire a tutti ciò senti di essere, mandando al diavolo molti degli aspetti che ti hanno adagiato addosso, e possibilmente senza ferire nessuno.
Beh, complicato.
“Renditene conto in fretta.” Rimbecca tua nonna, bevendosi un lungo sorso di caffè, con un coraggio ammirevole visto che è completamente amaro: ma Andromeda Black non batte ciglio anche se lo ama zuccherato. “Renditene conto in fretta, prima che qualcuno si faccia male. Te compreso.”
E sai che ha ragione.
 
****
 
 
Vic la trovi che prende il sole sulla spiaggia davanti a casa sua. È una grossa lingua di sabbia che lambisce l’oceano e non è particolarmente invitante se non hai sei anni e non è Agosto.
Ma Vic riesce comunque a beneficiare del pallido sole che scalda giugno, in un micro-costume.

Ti avvicini, infossandoti fino alle caviglie nella sabbia molle. Prende il sole sempre a ridosso del bagnasciuga purtroppo.
“Vic.”
Si toglie gli occhiali da sole quando sente la tua voce. Ti guarda corrucciata. “Teddy…”
“Credo di doverti delle spiegazioni.” Si è alzato il vento e la camicia ti frusta lo stomaco violentemente. Ti schermi il viso dalle ciocche di capelli impazziti. “Potremo entrare in casa?”
“Mi piace il vento. Sarà la mia eredità Veela.” Ribatte impietosa. “Avanti, siediti.”
Ti togli i chili di sabbia dagli occhi e fai per obbedire.

No. Dalle piccole cose.
“Grazie, sto meglio in piedi.” Ribatti.
Vic ti squadra perplessa, poi fa spallucce.  Alors… Mi spieghi che ti è preso?”
“Mi hai baciato, Vic.” Ribatti per un attimo incredulo. “Insomma, io e te non stiamo più assieme.”
Vic si morde l’angolo di un labbro, con quella sua grazia innata. “E quindi? Pensavo…”
E sai che sta per fare: è una tecnica che ha usato per anni. Ti fa sentire in colpa per averla illusa, quando in realtà è tutto un suo piano.

“Io e te ci siamo lasciati Vic. Ti voglio bene, e te ne vorrò sempre… Ma non voglio rimetterti con te.” Appena lo dici realizzi che è vero in ogni sua singola parola. Riesci a trarne forza, e la guardi senza distogliere lo sguardo come un tempo, quasi a volerti scusare.
Vic per un attimo sembra realmente ferita – e ti fa male, ma non ritratti – poi sospira.
“Sì… lo so Teddy. Pensavo solo che se fossi diventata… non so, più interessante, più… simile a te.” Fa una mezza risatina, triste. “Ma è stupido, n’est pas?”
“Un po’. Ma è… anche dolce.” Ammetti accovacciandoti davanti a lei. “Ma non ha funzionato, Vic. Ci abbiamo provato, Merlino solo sa come l’abbiamo fatto.”
“Siamo andati bene…” Tenta mentre le vedi le lacrime tremare sulle ciglia. Vorresti fermarle, raccoglierle, ma sai che non puoi. Non è più tuo compito adesso. “Eravamo felici.”
“Volevamo disperatamente esserlo, e a volte è la cosa più simile alla felicità che si ha.”

Tu sei felice con James.
Di questo ne sei certo. Sei felice a vederlo spuntare dalla porta ogni mattina, sei felice quando resta a dormire, persino se ti ruba la coperta e ti dà un paio di calci nel sonno. Quando ti bacia e ti abbraccia la notte, incastrando il naso contro il tuo collo, e facendoti un terribile solletico con il suo respiro. Quando fate l’amore, perché dannazione, quello è fare l’amore… e guardi i suoi occhi sciogliersi nei tuoi, e sembra che ti entri dentro, come un balsamo caldo, che ti fa sentire a casa.
E la sola idea che questo possa finire, ora che è iniziato, ti annienta.
 “… ma non volevi parlarmi di questo…” Intuisce. “Perché James ha reagito in quel modo? È stato orribile. Ti ha scaraventato a terra!”
“Vic…” Questa è la parte più difficile. Vic non è nonna Dromeda. Non ha il dovere di scusarti e amarti lo stesso. “Aveva ragione a farlo.”
“Come? Si è comportato come il solito ragazzino insopportabile. È tanto che non lo vedo… ma zio Harry dovrebbe scambiarci qualche parola. Non è normale che sia ancora così geloso di te! È… morboso!”
“Vic, io sono gay.” E due. Dirlo, te ne accorgi, è ancora più facile stavolta. Forse arriverà un giorno in cui tenderai la mano e dirai ‘salve, mi chiamo Ted Lupin e sono gay’.

Vic ti guarda con gli occhi sgranati. Per un lungo momento lo sciabordare del mare e i richiami dei gabbiani sono l’unica cosa che senti.
“… Non è vero…” Mormora. Te lo aspettavi, in realtà. “Non puoi esserlo, tu… tu stavi con me!”
“Non credo che esserlo faccia di me un impotente alle grazie femminili, o almeno… non alle tue.”
“… Perché sono una veela?” La sua voce è poco più di un bisbiglio, e sai che tra poco si infurierà. Conosci la mappa delle incazzature di Victoire Weasley.

“Non ne ho idea.” Ammetti sinceramente. “Ma quello che provo per te non c’entra niente con questo, e lo sai. Il volerti bene e l’essere attratto da te sono due cose diverse.”
“Tu non sei gay!” Sbotta e sembra che voglia schiaffeggiarti. “Come puoi…”
“Non lo decido io.”
“Certo, e chi l’ha deciso allora? Chi ti ha…”
“Vic. Mi piacciono gli uomini. I ragazzi. I maschi. Mi piace guardarli e mi piace fare sesso con uno di loro. Merlino! Come puoi essere così egoista?!” Non sai perché ti sei trovato con i capelli color fiamma a quasi gridarle addosso, ma la smetti subito quando ti rendi conto che è ammutolita.

Hai esagerato, lo sai, ma non ti importa.
A volte non paga essere adorabile.
“… vorrei che mi lasciassi sola adesso…” Sussurra pianissimo.
Annuisci e ti chini a baciarle la fronte. “Scusa se ti ho gridato addosso.”
“Non l’avevi mai fatto.” Conviene fredda.
“Dovevo farlo, stavi esagerando. Buona giornata…” Ti rialzi e ti incammini verso casa.

Non è come aver sistemato le cose, ma ti senti comunque più leggero.
 
 
****
 
Alla fine sei riuscito a trovare James.
È stata Lily a cedere. Ti ha visto di nuovo alla porta ed è scesa ad aprirti.  

“Com’è che avete litigato tanto?” Ti ha chiesto. Aveva una sorta di sorriso maligno dipinto in volto, quasi tutta quella storia la stesse in realtà divertendo. Ma magari era solo una tua impressione.
Magari.
“È una storia lunga, Lils. Potrei sapere dov’è?”
“Dietro la rimessa a picchiare la legna.”
“… picchiare?”
“Come la chiami tagliarla senza magia?” Si è picchiettata l’indice sulla tempia, gravemente, prima di scuotere la testa. “Non dirgli che te l’ho detto però.” Ha alzato gli occhi al cielo, prima di lasciarti libero.
Adesso sei dietro la rimessa indeciso su cosa dirgli.
Non ti ha notato mentre, davvero, sembra picchiare la legna. Ha una di quelle scuri babbane – credi sia un capriccio di nonno Arthur qualche anno fa, prima che gli si bloccasse la schiena per tre giorni – e la abbatte violentemente sui ciocchi ancora superstiti in un ritmo regolare.

Di solito lo prenderesti in giro per questa inutile dimostrazione di virilità, considerando che la magia assicura zero fatica e piena riuscita. Ma ha la mascella serrata, e i tendini del collo così tesi che sembrano rischiare di spezzarsi da un momento all’altro.
Sta sudando, e fa una fatica immensa… e a quanto pare, è decisamente la soluzione adatta se non vuole rischiare di spaccare altre scope da corsa.
Capisci che quello che hai fatto è stata la stronzata più colossale di tutta la tua vita.
Sai quanto Jamie dentro di sé sia insicuro. Non su se stesso – è in perenne delirio di onnipotenza del resto – ma sul vostro rapporto.
E questa è tutta colpa tua: perché non gli hai mai chiarito un accidente, e l’hai sempre rabbuffato come un cagnetto festoso.
“James.” Lo chiami.
Per poco non fa un salto. Per un attimo ti guarda sbigottito, e l’istinto gli dice di sorriderti, lo vedi da come gli tremano le labbra. Poi però si ricorda, si adombra e stringe più forte la scure.
Inquietante, devi ammetterlo.
“Che cazzo vuoi?”
“Parlarti, credo.”
“No.” Si volta verso al catasta e prende un nuovo ciocco.

“Jamie, so di aver sbagliato…” Inizi. Per tutta risposta due secondi dopo devi schivare il lancio di un ciocco. Non è che l’abbia tirata con l’intenzione di ucciderti, ma di stenderti sicuramente.
“James!”
Sparisci!” Sbotta. “Non voglio parlarti, non me ne frega un cazzo di ascoltare i tuoi ragionamenti e non voglio più vederti!”
“Non l’ho baciata io!” Tenti, sentendo che la situazione ti sta scivolando di mano. La rabbia di James è genuina, ferita. Non c’è spazio perché tu entri e spieghi le tue ragioni.

 
E niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare…
 
James ti scocca un’occhiata sarcastica. “Non l’hai baciata tu? E che vuoi che differenza faccia per me? La sua faccia era incollata alla tua e questo mi basta!”
“James, ti assicuro che io non…”
“Tu, tu, tu! Cazzo Teddy, sei più egocentrico di me!” Ti raggiunge in due falcate, ma poi ti supera e recupera quello stupido ciocco. “È sempre colpa di qualcun altro, vero?”
“Non… non ho detto questo!” Ti ritrovi a balbettare come un ragazzino, ed è profondamente imbarazzante. Ma non hai mai saputo condurre un litigio. Farti valere in un litigio.

Chissà perché li eviti da sempre, eh?
James ti scocca un’occhiata. “In tutti i miei ricordi di poppante ci sei sempre stato tu. E lo so che sei un cacasotto. Che hai paura a dire di no alla gente, perché, oh Merlino Benedetto, potrebbero odiarti…” Il tono è ferocemente sarcastico e ti fa male: ma, scopri con sgomento, lui è l’unico che ti ha sempre inquadrato per quello che sei, non per quello che vuoi apparire.
E sarebbe favoloso, se non fosse che così conosce anche le tue debolezze.
“Questo non…”  
“Non è vero? Stronzate. Lo è, e lo sai anche tu. Non riesci a dire di no a tua nonna, per questo sei diventato il perfetto nipotino obbediente. Non riesci a dire di no ai miei, per questo ci hai fatto per anni da babysitter. Non riesci a dire di no a Vitro, per questo ti ci sei messo assieme quando te l’ha chiesto e per questo non l’hai mandata affanculo quando ti ha baciato. E …” Fa una pausa, mordendosi un labbro. Vorrebbe fermarsi, non vorrebbe dirlo, lo vedi. Ma è limpido, istintivo e non ci riesce. “E per questo mi hai fatto credere che volevi stare con me… Perché non sei riuscito a dirmi di no.”
“No!” Sbotti, sentendoti un sapore acido in bocca. Non è vero, vorresti urlargli.

Con te mi sento felice. Mi sento così orribilmente felice che non penso neanche a quanto sia sbagliato. Ma a quanto dovrebbe essere giusto. E sarebbe stato facile dirti di no, solo ragionando. Non l’ho fatto perché non volevo far felici tutti, ma solo tu ed io.
E ovviamente non dici una parola. Ti rimangono incastrate in gola, bruciando, ma non escono.
“No, Jamie… non è così. Io con te… sto bene.”
“Ma hai paura della reazione della mia famiglia.” Replica. Sembra improvvisamente stanco, perché si siede sul ceppo, passandosi un lembo della maglietta sul viso per asciugarsi dal sudore. Ti abbeveri di ogni suo gesto, come un cretino, perché, realizzi, potresti rischiare di non vederli mai più. “… Hai paura che ti giudichino. Che la tua bella immagine di ragazzo perfetto venga mandata affanculo.”
A questo non puoi ribattere. Parolacce o meno, è esattamente così che ti senti.

“Io non ho paura. E sai perché?” Si alza in piedi. “Perché io sono così, e non me ne fotte un cazzo se non piaccio a qualcuno. Neanche troppi mesi fa sono successe cose pazzesche. Al è quasi stato ammazzato e Tom è scomparso. Potrebbe succedere anche a  me in ogni momento, e non voglio avere rimpianti.”
Lo guardi senza capire.

“Voglio dire, stronzo, che io lo direi al mondo che amo un uomo e che quell’uomo sei tu. Ma sono stato zitto perché sì, in fondo mi conveniva, e poi era quello che volevi. Ma non funziona.” Fa una pausa, e si risiede sul ceppo, come svuotato. “Il bacio di Vic in sé non è niente. Persino un cretino come me lo capisce.”
Merlino, vorresti supplicarlo di guardarti, ma ti limiti a startene fermo come uno stoccafisso.
Perché con Vic e tua nonna parlare è stato facile… e con lui no?
… ma lo sai.
In fondo è semplice. Dell’amore di tua nonna sei sicuro. Di quello di Vic in fondo puoi fare anche a meno.
Ma quello di James non è scontato… e non ne puoi fare a meno.
E la cosa ti spaventa a morte.
“Jamie, io… Dimmi cosa devo fare.” Ti senti la gola secca come un deserto. Il tuo regno per un bicchier d’acqua!
Il regno di un coglione…

James fa una smorfia. “Troppo facile. Ti dicono tutti cosa devi fare, e tu da bravo bambino obbedisci per farti dare una carezza. Col cazzo. Per quanto mi riguarda hai chiuso con me.” Storce la bocca in un sogghigno. “Ma tranquillo, alle feste alla Tana fingerò di essere ancora il tuo caro fratellino adottivo. Anche se ti sei scopato il mio culo per quasi un anno.”
“Jamie, no…” Lo vorresti supplicare, ma anche la tua dignità ha un limite. E poi, non faresti altro che farlo infuriare.

James.” Ti corregge, mentre lo vedi, cerca con tutte le sue forze di trattenere le lacrime. Vorresti abbracciarlo, ma non vuole essere rassicurato. Non è un bambino. “Non sto con una persona che si vergogna di me, e che si fa baciare dalla sua ex, donna, perché si vergogna anche di se stesso.” Si passa una mano trai capelli, ma non c’è niente di scanzonato in quel gesto. È solo stanco. “… anche se sei tu, Teddy.”
Detto questo si volta di nuovo verso la catasta di legna. Sai che la conversazione è conclusa. Che qualsiasi cosa dirai non servirà a niente, adesso.
Sì. Ti ha scaricato.
 
 
****
 
 
Martedì
 
Se fossi una ragazzina sedici anni  ti comporteresti con più dignità.
Ti chiuderesti nella tua stanza, con la WWN a tutto volume, rotolandoti nel dolore e nella disperazione. Magari abbracciando un cuscino.

Invece sei seduto sul portico di casa tua con aria patibolare e non ti cambi da tre giorni.
Quando tu e Vic vi siete lasciati hai semplicemente fatto le valige e versato qualche lacrima.
Adesso buttarti dalla scogliera ti sembra una soluzione assolutamente ragionevole…
È che hai rovinato tutto. 
James ha ragione, ti sei comportato con lui come hai fatto con Victoire.
L’hai blandito, assecondato, coccolato… e non gli hai fatto vedere nulla di quel che hai dentro.
Perché è… era… il tuo ragazzino.
James sta diventando un uomo, e non vuole che tu gli arruffi i capelli, metaforicamente o meno.
Quanto poteva durare?
Hai perso l’unica cosa irruenta e vera della tua vita.
Senti un fruscio, di stoffa, una gonna dietro di te. Poi tua nonna ti si siede accanto.
“Sei davvero in condizioni miserabili, ragazzo.” Dice seria, dandoti una pacca sul ginocchio.
“Mi sento un miserabile, nonna.”
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo. Probabilmente chiede a vostri morti come puoi essere così coglione.

Te lo chiedi anche tu.
“Tutto tuo padre…” Considera, e la cosa ti lascia sbigottito, perché sono rare le volte in cui vi paragona. Di solito tende a toglierlo dall’equazione, senza fartelo notare. Ma tu lo noti sempre. “Anche lui era straordinariamente portato al melodramma. Certo, con la sua condizione era quasi scusabile… ma alla lunga diventava noioso. E tu, Teddy? Sei noioso?”
“Probabile, tra le varie.”
“No, ragazzo mio, ti piangi addosso. Il che è ancora peggio.” Scuote la testa. È stata una bella donna tua nonna. Le rughe le danno un’aria stanca, ma puoi ancora vedere quella ragazzina ribelle. Un’antica bellezza patrizia stemperata dalla dolcezza dei suoi occhi.

Lei non ha mai avuto paura a lottare per ciò che voleva. E neanche tua madre.
“L’ho perso, nonna. L’ho perso perché ho paura di farmi odiare da tutti se lo reclamassi per me…” Ammetti e al diavolo, non ti vergogni di seppellire la testa tra le ginocchia. “… e Merlino, mi sento così male.”
“Benvenuto nell’amore. Ci hai messo un po’, ma meglio tardi che mai.”

“Ma veramente…”
“Se mi tiri in ballo Vic ti schianto.” Proclama burbera. “Cielo, tu non hai mai amato Victoire. Sono certa che le vuoi bene e che cadi fulminato dal suo aspetto come ogni maschio sulla faccia della terra, ma non è amare questo. Amare qualcuno è anche soffrire. Soffrire così tanto che ti sembra che ti strappino il cuore a morsi all’idea di non averlo più con te.” Guarda davanti a sé, e sai che ricorda.

“Mi sento così…” Ammetti piano, mentre senti un nodo alla gola. “… tu ti sentivi così con nonno Ted?”
“Tutti i santi giorni da quando avevo capito di amarlo, dopo che mi aveva rovesciato del succo di zucca addosso.” Proclama, con un sorriso che ti stringe il cuore. “Morgana, se avevo paura. Per lui, per noi… ero costantemente terrorizzata. Ma bastava un solo momento felice per farci andare avanti.”

“Non era una cosa ragionevole…”
“Perdio, Teddy! Da quando l’amore lo è?”
Non rispondi. Perché ha dannatamente ragione.

“Un nato babbano per una purosangue, un mannaro per un umana… e un ragazzo per te. Ecco la ragionevolezza della nostra famiglia.” Fa una smorfia ironica. “Beh, in fin dei conti forse tu sei il più equilibrato di noi.”
“Non voglio più essere ragionevole.”
“Mi sembra ragionevole.”
“Ma adesso…” Inspiri un refolo d’aria, ingoiando le lacrime perché davvero, non puoi piangere. “… è troppo tardi. L’ho ferito. In otto mesi non sono riuscito a capire che quello che voleva era potermi amare alla luce del sole.”
“Tutti lo vorrebbero, ma pensi che ve l’avrebbero lasciato fare?” Scuote la testa, con un sospiro. “Siamo seri, ragazzo. Eri il suo professore, hai quanto? Otto, nove anni più di lui. Ma lasciamo perdere…” Si massaggia la sella del naso, e sai che non l’ha ancora accettato, ma cerca di capirti. È tua nonna. È tua madre. “Quello che dovevi fare era amarlo come si deve lontano dagli occhi indiscreti. Avete tutta la vita, e soprattutto un po’ più di maturità da parte sua per uscire fuori dall’armadio.”

“… Cosa devo fare adesso?”
Ti guarda valutativa, poi si rialza, spazzolandosi con un gesto energico la gonna. “Adesso vieni con me da mia sorella. Mi ha invitato per un the, e tu mi accompagnerai.”
La guardi stupito dalla proposta. È tanto che non vedi la sorella di tua nonna, e sinceramente non è nella rosa dei tuoi parenti sopravvissuti preferita.

“Adesso?”
“Per il the delle cinque. Non preoccuparti, non credo che ci sarà quell’odioso ragazzetto di Draco.” Scrolla le spalle, glissando sul fatto che ‘quell’odioso ragazzetto’ è attualmente un influente membro del Wizengamot.

“Non è questo, è solo che è molto che non…”
Quasi otto anni. L’ultima volta facevi l’ultimo anno ad Hogwarts. Ricordi ancora la faccia disgustata del tuo amabile biscugino e della madre quando hai detto a che Casa appartenevi. Sua moglie, bella donna, è stata l’unica a chiederti se ti trovavi bene senza farlo sembrare un insulto.

“Pensi davvero che ti lasci qui a crogiolarti nel tuo dolore? Troppo facile.” Ti dà un colpetto sulla schiena con il tacco della scarpa, facendoti sobbalzare. “Victoire è troppo occupata a fare la principessa offesa, quindi non credo andrai da lei.” Inarca un sopracciglio. “O non vuoi accompagnare la tua vecchia e stanca nonna?”
Sorridi appena. “Tu non sei vecchia…”
“Lo sono, ed ho bisogno di un energico giovanotto che mi faccia da cavaliere. Vatti a rendere presentabile. Odio quando Narcissa trova il modo per farmi sentire inadeguata. Stronzetta…” Borbotta a bassa voce, prima di rientrare dentro.

Sospiri, ma poi ti alzi. È il momento di fare qualcosa. Qualunque cosa.
Comprese visite non gradite.  
 
****
 
Il Malfoy Manor ti ha sempre messo una certa ansia addosso.
Non perché sia cupo. Anzi. Probabilmente è una delle magioni più belle e luminose di tutto il Wiltshire, fatta di mattoni in cotto e dagli elaborati tetti di ardesia. È grande come dieci dei tuoi cottage, tutti messi in fila. Il parco, poi, è sterminato. È molto più simile ad un feudo, in dei conti, e tu ne sei sempre stato intimidito e segretamente affascinato.
Il fatto è che sai chi ci ha soggiornato qui. Mangiamorte e Voldemort stesso.
Comunque, tralasciando questo, la villa è semplicemente stupenda e mentre tua nonna prende il the con Narcissa tu passeggi per l’enorme giardino, schivando feroci pavoni e ammirando la fioritura estiva delle rose. Bianche, naturalmente. Tutti i fiori qui sono bianchi o di tenui colori pastello.
Credi sia l’influenza delle due donne di casa, Lady Narcissa e Lady Astoria.
Oppure il bisogno di avere qualcosa di puro e immacolato a nascondere il passato…
Passi le dita sul petalo di una rosa particolarmente bella.  
Ti senti a disagio, ma paradossalmente sei in famiglia. Anzi, Narcissa e le sue progenie sono gli unici parenti che ti sono rimasti.
Ma il cognome Black ti si adagia scomodo sulle spalle. Ti sei sempre sentito un Lupin.
In ogni, dannatissimo, senso.
 
“Professore.”


Ti volti e alle tue spalle è arrivato, silenzioso come un gatto, Scorpius. A volte dimentichi che siete biscugini. O qualcosa del genere.
Fai un sorriso, mentre senti una morsa artigliarti lo stomaco. Scorpius Hyperion Malfoy è il miglior amico di Jamie. E vedere lui è come pensare a James.
“Ciao Scorpius… chiamami pure Ted. Non siamo a scuola adesso.” Reciti gentile, e davvero, fingere a volte è la cosa che ti riesce meglio.
Scorpius fa spallucce. “Come vuoi.” Ti stupisce vederlo in abiti babbani. Indossa una maglietta nera, e un paio di pantaloni di cotone. Sembra esserci nato dentro, e ti chiedi nebulosamente come faccia ad essere così elegante, quando tu hai ancora problemi ad abbinare le cravatte.
Deve essere saltato qualche gene nella tua famiglia, decisamente.
“Sei venuto a trovare mia nonna?” Fa un sorrisetto irriverente, guardandosi oltre le spalle. “O ti ci ha trascinato zia Andromeda?”
Ridacchi. “La seconda. Cosa dice tua nonna dei vestiti babbani?”  

Scorpius si apre in un’espressione allegra. “Se n’è fatta una ragione. È che mi piacciono e d’estate è un salasso mettersi quegli orrendi tuniconi tradizionali, no?”
Sorridi, con aria di chi ha capito, quando di solito non indossi tuniche da mago. Sono cose che lasci ai purosangue o ai vecchi professori.
“Passerai l’estate al Manor?” Ti informi, quando ormai è chiaro che Scorpius ha voglia di rimanerti trai piedi. Speri che non sappia.
È stato già abbastanza imbarazzante con Albus.
“Come tutte le estati.” Hai la sensazione che ti stia studiando però.
Strano ragazzo, Scorpius: educato e diligente a scuola, quanto assolutamente pericoloso in contesti informali. Sorride sempre, e dietro quel sorriso sei certo che ci sia tutto un mondo interiore.
James una volta ha ironizzato dicendoti che è una versione aggiornata di un Malfoy.
Nel senso che è più sudbola, certamente.

“… Hai visto James in questo periodo?” E ti esce. Non puoi farci niente. Non ha detto o fatto nulla, ma ti ha teso una trappola e tu ci sei cascato con tutte le scarpe. Ci sei voluto cadere.
“Mio padre non è particolarmente entusiasta del fatto che frequenti i Potter fuori dalla scuola. Mi ha caldamente invitato a non vederlo…” Sorride allegro. “Ma ovviamente l’ho visto!” Soggiunge poi.
Ti viene tuo malgrado da sorridere. Se c’è un po’ di sangue Black nelle nuove generazioni, non è certo passato a te, ma a lui.
“Hai visto… qualcun altro?” Tenti di stornare, ma tanto sai benissimo che lui sa.
È il migliore amico di James, e James ha un concetto totalmente grifondoro dell’amicizia. Quando te la concede, è leale fino alla morte. E totalmente trasparente.
“Avrei voluto vedere Rosie.” Dice intanto. Per un attimo smette di sorridere e ti diverte vederlo rabbuiarsi. “Ma i suoi genitori l’hanno rapita e portata in Romania. È un comportamento assolutamente riprovevole.”
“A quanto mi risulta non credo che Ron sappia…”

… quello che hanno intuito tutti, ma fingono di non sapere.
Ovvero che Scorpius, l’erede Malfoy, è il ragazzo di Rose Weasley.
È l’effetto elefante rosa nella stanza, ti sussurra la voce di James all’orecchio, come se fosse qui: tutti lo sanno, ma nessuno ne parla.
“… di noi due? Secondo me finge.” Taglia corto, infilandosi le mani in tasca. Sospira, ma poi riprende a sorridere. “Comunque ci scriviamo. Credo che l’ultima volta il suo gufo abbia quasi avuto un infarto. Non reggerà a lungo la nostra corrispondenza di amorosi sensi, temo.”
Ridacchi, perché ammiri il modo in cui sta gestendo una situazione spinosa. James ti ha detto che nessuno dei due ha mai ammesso nulla alle rispettive famiglie, ma davanti agli amici non si nascondono. Il fatto che ora Scorpius faccia parte del circolo dei giovani Potter-Weasley rende ancora tutto più fumoso.

Supponi che anche se i loro genitori sappiano preferiscano chiudere gli occhi, sperando che questa romance tra adolescenti non avrà futuro.
Scorpius coglie una rosa, la stessa che prima ammiravi. Se la rigira tra le dita. “Ehi, professore… Hai mai notato il fatto che il fiore dell’amore per eccellenza è decisamente banale?”
Lo guardi perplesso. “Eh?” Ti esce acutamente.

Scorpius fa un sorrisetto di incomprensibile superiorità. “Credo che la rosa sia uno dei fiori più banali al mondo. Andiamo, ci sono fiori molto più belli ed elaborati. I gigli, i tulipani, le azalee…” Al tuo sguardo perplesso, sbuffa. “Purosangue. Il linguaggio dei fiori è qualcosa che ti trapanano in testa rischiando di farti diventare gay dall’età di tre anni.”
“Sì, beh…” Replichi confuso. “È sempre stato così.”
“Pateticamente prevedibile.” Dice, e non sai se si riferisca a te o al fiore. “Gli amori da mazzi di rose rosse, il principe azzurro e la principessa perfetta…” Decisamente non lo segui. O forse sì. “… se dovessi mai regalare dei fiori alla mia Rosie, non le regalerei delle rose. Le regalerei un cactus.”
“… un cactus?”

Probabilmente tutti quegli incroci tra purosangue hanno delle conseguenze, allora.
“Fanno dei fiori stupendi.” Replica con un vago sorriso, ignorando o forse indovinando i tuoi pensieri da come ti guarda divertito. “Raramente, certo, e ci vuole cura, ma anche da una pianta apparentemente arida esce qualcosa di meraviglioso.”  
Poi ci arrivi. A questo punto fai un sorriso, perché è un ragazzo maledettamente contorto, ma sincero.
E probabilmente alla vostra Rosie vuol bene davvero.
“Capisco. Prima però spiegalo a Rose, con un biglietto, se non vuoi vedertelo tirare dietro.”
“Mi darebbe dell’idiota, ma capirebbe.” Replica con sicurezza. “Sono il suo cactus.”

Scoppi a ridere, stavolta. Capisci perché James nel giro di metà anno scolastico l’abbia proclamato sua anima gemella. Sono maledettamente simili.
Scorpius ti dà una pacca sulla spalla, tendendoti la rosa. “Festa del Solstizio.” Pronuncia sibillino. “A Ottery St. Catchpole.” Lo guardi, senza capire. “Certo che Poo ha ragione. Sei davvero lento fuori da un’aula di lezione.” Esclama esasperato e ti senti sinceramente ritardato quando finalmente ci arrivi.
“James sarà lì?”
“Ovvio.” Alza gli occhi al cielo. “Dove potrebbe essere nel giorno più lungo dell’anno? Dove c’è da bere. È perfetto per il suo dolore formato famiglia.” Scrolla le spalle, mentre prendi la rosa. “Posso dirti una cosa in confidenza. Da uomo a uomo, professore?”
“Certo.” Annuisci. Non è che hai scelta: fuori dalle mura di Hogwarts sei un venticinquenne in balia degli eventi. E non c’è nessuna cattedra dietro la quale ti puoi riparare.

Annuisce, poi perde il sorriso. “Vedi di non farmene pentire. Mi piace quel cretino di Potter. Se fai altre cazzate ti faccio mangiare dai pavoni.” Ti fissa. “Nessuno ne saprà nulla.”
“… i pavoni non sono carnivori…” Tenti.
“Questi sì.” Replica, prima di riprendere a sorridere – inquietante, davvero – e allontanarsi.

Guardi la rosa che ti ha dato.
Hai regalato dozzine di rose come queste a Vic, credendo di fare la cosa giusta.
La getti su una siepe, mentre senti tua nonna chiamarti perché è ora di tornare a casa.

Scorpius ha ragione. Le rose sono banali.
Ora sai cosa fare per riprenderti James.
 
****
 

Mercoledì
 
Ti eri dimenticato completamente della festa del Solstizio – o del Litha se si vuol dar retta alla mitologia celtica - di Ottery St. Catchpole.
A tua discolpa c’è da dire che hai mancato gli ultimi sette anni di festeggiamenti, trovandoti oltre la Manica.
Ti eri scordato dei giganteschi falò che illuminano buona parte della città dove autoctoni, sia babbani sia maghi, si confondono e si godono una tiepida e calda serata estiva, sorseggiando birra e ingurgitando dosi massicce di patate fritte.
Ti soffermi a guardare l’alimentazione di un falò da parte di un gruppo di ragazzini del posto. Sorridi divertito quando noti che la maggioranza ha i capelli rossi. Forse è vero che gli Weasley vivono qui da generazioni.
Sospiri e riprendi a farti trascinare dal flusso di persone. 
Non hai avuto bisogno di dire nulla tua nonna. Semplicemente ti ha fatto indossare qualcosa che non fosse una camicia e ti ha spedito fuori.
Ti sei chiesto per un momento se non avesse parlato del tuo look con Scorpius.
Comunque…
Non hai idea di dove possa essersi cacciato James.
C’è più gente del solito, noti con un certo sconforto. La festa del Solstizio è molto sentita da queste parti e pare che venga gente anche dai paesi vicini.
Ti viene da sbattere la testa contro un muro quando realizzi che sono già venti minuti che sgomiti tra fiumi di gente con pinte di birra scura in mano.
Così non lo troverai mai.
Per un attimo sei tentato di estrarre la bacchetta dalla tasca dei jeans – sì, tua nonna ha definitivamente parlato di moda con Scorpius – e lanciare un incantesimo localizzante.
Poi ti ricordi che probabilmente molti babbani sono turisti, e mentre quelli di St. Catchpole ormai hanno sviluppato una sorta di paraocchi a scintille e stranezze di sorta… probabilmente una famigliola di Londra o del Galles non sarebbe particolarmente abituata a dimostrazioni di magia.
Sospiri profondamente. Questo prima che Vic entri nella tua visuale, come apparsa dal nulla.
È attorniata da una decina di ragazzi del posto e da qualche turista, mentre dispensa sorrisi e cortesie a destra e a manca.
Sorridi appena, quando ti rendi conto che non sei più geloso e la raggiungi.
Non è James, ma magari sa dov’è. E comunque, le devi parlare.
“Vic!” Sgomiti trai suoi spasimanti e ignori le occhiate di fuoco di un paio di loro. “Ehm, ciao.”
Vic inarca le sopracciglia, poi sbuffa. “Tranquilli ragazzi. È gay.”
Sorridi nervosamente, mentre senti esplodere un paio di risatine.

In qualche modo è sintomo che sta accettando la cosa? Lo speri.
“Ciao…” Borbotti. “Ehm. Bella festa, eh?”
“Oh, per favore!” Ti afferra per un braccio e ti porta via dalla calca testosteronica. Vi infilate tra due chioschetti, rispettivamente di gelati e, inutile dirlo, birra. “Adesso mi ricordo del motivo per cui sono fuggita in Francia…” Mormora con una smorfia di mirabile insofferenza. “Che volgarità dilagante.”

Sorridi appena. “Troppa gente. Troppa birra.”
“Morgana, sì. Questa maglietta…” Ti lancia uno sguardo di sottecchi. “È la prima volta che ti vedo indossare una maglietta. Ti dona.”
“Me l’ha regalata Lily al mio compleanno.” Ci pensi. “Sì, beh, è la prima volta che la metto.”
“Ha persino uno scollo a V.” Sembra impressionata, ma vedi che cerca di evitare quel discorso.

Poi vi guardate, e spunta in mezzo come un grosso elefante. Rosa.
“Avrei dovuto sapere che eri troppo perfetto per essere etero.” Dice con un sorrisetto nervoso. È fredda, e sai che lo fa perché cerca di non perdere il controllo. Gliene sei grato. “Dio, Teddy… È stato come prendere un bolide in faccia, se mi perdoni l’espressione.”
Fai per scusarti. Poi ci pensi e decidi che non è il caso.

Fare dei piccoli passi…
“Avrei dovuto dirtelo meglio, invece che urlarti addosso.” Ammetti comunque. “Ma ti voglio sempre bene, Vic.”
“Non me ne faccio un granchè… ma grazie lo stesso.” Sorride debolmente e poi, finalmente, ti lascia il braccio. “Adesso è meglio che vada. Sono qui con degli amici e non vorrei che pensassero che me ne sono andata …”
“Vic…”
“Mi ci vorrà un po’ per digerirla Teddy.” Dice, e si morde un labbro. Però poi riesce persino a sorriderti. Perché in fondo Vic è buona, e lo sai. “Dammi tempo.” Ti bacia leggermente la guancia e senti il suo profumo, tenero e struggente. Ti mancherà. Ma non troppo. “Adesso va’ a cercare James…”
Beh.
Vic è sempre stata sveglia, era per questo che era finita a Corvonero, no?

Ti senti arrossire, capelli e viso tutto compreso. Vic alza gli occhi al cielo, ma grazie a Dio non sembra particolarmente disgustata. Forse è stato peggio sapere che il suo fidanzato era universalmente gay.
“È così palese?” Chiedi però, piano.
Vic fa una smorfia. “Non tu. È James… era fuori di sé quando ci ha visti. E non era la gelosia morbosa di un fratellino quella. Era quella di un amante tradito.” Fa un sorrisetto valutativo. “È cresciuto decisamente bene. Era in qualche strano modo… sexy.”
“Vic!”

Questo ti rende geloso.
Lei ride, ma poi si fa seria. “Spero che tu sappia cosa stai facendo…”
“Mai saputo meglio.” Ed è vero. “L’hai visto?”
“Sono certa che sia qua in giro, ho visto Lily e Al. Prova verso il sentiero, sul fiume.” E detto questo, si rituffa tra la folla con quella sua leggerezza che ti ha incantato per anni.

Ma non è tempo per la nostalgia, e fai lo stesso anche tu.
 
Il sentiero sul fiume è largo e c’è spazio per mettere tavoli e chioschi di cibo e inspiegabilmente di zucchero filato. Un falò brilla da qualche parte, dando riverberi arancioni al tramonto rosato.
Il vento fresco ti scompiglia i capelli mentre cerchi James.
Alla fine lo trovi, ad un tavolo con i fratelli… e il resto della famiglia. Il nucleo ristretto, almeno.

Grandioso.
Harry ti sorride, intercettandoti con sguardo da falco – notevole per un miope.
“Teddy!” Esclama, facendoti un cenno. Ginny ti sorride e lo fa anche Lily. Al invece non apre bocca. Si limita a lanciare uno sguardo a James che…
… non alza neppure lo sguardo dal suo piatto e ti senti sprofondare dal senso di colpa. Lo vedi, da come lo tiene incollato, che vorrebbe alzarlo.

Ti avvicini, sentendoti le mani sudate e la bocca secca. Ma non puoi lasciar perdere.
Semplicemente non puoi.
“Ciao Harry… avrei bisogno di parlare con James.” Sorridi, o credi di farlo perché Harry ti scocca un’occhiata preoccupata.
“Certo… Va tutto bene?”
“No.” Ti anticipa James, alzandosi di scatto. “Non dovresti essere qui. Che diavolo ci fai qui?”
“Jam!” Lo riprende Harry confuso. “Non è questo…”
“No Harry, va tutto bene.” Lo interrompi avvicinandoti a James: è completamente in tensione e sembra che voglia picchiarti o estrarre la bacchetta da un momento all’altro.

La cosa invece di spaventarti, ti rasserena. Non è indifferenza quella che vedi agitarglisi negli occhi. È sofferenza, e ti fa male. Ma ti fa sperare.
“Jamie… Ho fatto una stronzata. Lo so.” Ignori lo sguardo del tuo padrino e di Ginny, confusi dal tuo eloquio solitamente forbitissimo. “Ti prego, permettimi di rimediare.”
“Non c’è niente da rimediare!” Sbotta, lanciandoti un’occhiata di traverso che ti attorciglia le viscere. Scorpius ha ragione. È dolore quello che vedi, e ti senti decisamente una carogna codarda, peggio persino di Peter Minus. “Non puoi rimediare, è tutto fi…”
“Non voglio più essere ragionevole.” Lo fermi. “Anche se questo dovesse costarmi tutto.”
Alza finalmente lo sguardo e ti guarda, dubbioso. Non fa nulla, non muove nessun passo verso di te.

Lo sai che devi muoverti tu adesso. Che non è vero che ti ha semplicemente aspettato. Ti è venuto incontro. Stavolta è il tuo turno.
Si passa la lingua sulle labbra. “… Non hai il coraggio…” Sussurra, ed è una sfida piena di ferocia e speranza. “Non ce l’hai il coraggio.”
“Non scommettere. Perderesti.” Dici e poi gli passi una mano dietro la nuca e te lo tiri contro.
Lo baci. Essì. Di fronte a tutti, o almeno alla parte della tua famiglia a cui speravi di non far mai vedere quello che ti agita dentro. La tua paura di non essere abbastanza per essere accettato, la tua paura di essere diverso da quello che si aspettano da te.

Le labbra di James si aprono in una protesta sorpresa e senti un esclamazione soffocata provenire da Ginny o forse da Harry. Sei così terrorizzato che neanche li distingui.
Poi James ti afferra la stoffa della maglietta sui fianchi, si aggrappa e ti risponde. Merlino, risponde con una tale irruenza che quasi ti fa indietreggiare, e non sei certo una ragazzina.

Ti morde, più che baciarti e siete maghi; senti la sua magia esploderti addosso ed avvolgerti tutto.
È la sensazione più fottutamente grandiosa della tua vita.
Quando vi staccate – non è un film, non ci sono baci da venti minuti filati – ti guarda con gli occhi che brillano. James non è un tipo da lacrime ma brillano come tizzoni scuri.
“Sei pazzo…” Sussurra pieno di meraviglia. E ti sorride.
“Sì, lo penso anch’io.” Mormori di rimando, non osando neanche guardare in direzione di Harry e Ginny. Il fatto che tu non sia morto fulminato da qualche maledizione non è una prova sufficiente che resterai vivo abbastanza a lungo da vedere il domani.

Si sente un lieve schiarirsi di voce. Ti devi voltare, e focalizzi Lily che sembra trattenere una risata.
Sa anche lei?
Vedi con la coda dell’occhio la bocca di Harry spalancata in una specie di muto grido d’orrore – o qualcosa del genere – e Ginny, che invece la bocca l’ha coperta da una mano ma ha un’espressione gemella di totale sbigottimento.
Sai che tra tre nanosecondi circa qualcuno dirà qualcosa.
Albus non si è alzato, ma ha un vago sorriso sorpreso e un po’ imbarazzato, mentre vi guarda appoggiato alla sedia. Non che cerchi l’approvazione di un diciassettenne, ma sembra comunque approvarti.
“È meglio se sparite…” Dice. “Qui ci pensiamo noi.”
James ti afferra per un braccio. “Schiodiamo.” Dice e ti trascina, o forse sei tu che te la dai velocemente a gambe prima di realizzare che effettivamente l’hai baciato di fronte ai suoi genitori, palesando il vostro reciproco interessamento di cui nessuno, almeno tra gli adulti, era a conoscenza.
Dovresti essere preoccupato, invece ti viene solo da ridere.

Adolescenza a scoppio ritardato, indubbiamente.
Vi fermate solo quando siete già in città, dalle parti dell’imponente abbazia gotica. Avete corso e te ne rendi conto da come avete entrambi il fiato corto.
O forse era per il bacio?
“Merlino…” Sussurra James, buttandosi su una panchina. “Merlino, Teddy.”
Concordi.

Ti siedi accanto a lui. Sai che quello è stato il gesto scenico. Ora ci sono altre cose da dire.
“Ti rendi conto che mi hai baciato davanti ai miei? Sei pazzo.” Ripete e non riesce a trattenere una risatina. “Papà aveva una faccia …”
Sorridi tra te e te: James non cambierà mai. La sua voglia di fare scherzi lo seguirà fino alla tomba. Eri certo che avrebbe apprezzato una cosa del genere.
“Penso che mi disconoscerà come figlioccio, probabilmente.” Mormori passandoti una mano trai capelli. “Ma ne è valsa la pena.”
James ti guarda stralunato. “Dov’è finito Teddy Lupin? Te lo sei mangiato ed hai preso le sue sembianze?”
Ridacchi e scuoti la testa. Poi lo guardi: alla luce del tramonto estivo non ti è mai sembrato tanto bello. Sbagliato, fuori luogo, non ti importa.

“Teddy, Teddy…” Sussurra passandoti una mano sulla gamba. “Il mite e ragionevole Teddy Lupin. Ecco a cosa si va incontro, quando si reprime tutto da una vita… Ci si approfitta degli amici di famiglia minorenni.”
“Oh, va’ al diavolo…” Sorridi, fermandogli la mano sopra la tua. È bollente e tiepida e ti era mancata da impazzire. “Te l’ho detto. Niente più ragionevolezza.”
“No?” Ti chiede. “Diventerai un selvaggio erede dei Malandrini?”
Scuoti la testa, passandogli le dita lungo la linea della mascella. Punge leggermente. “Pensavo più ad essere semplicemente felice.”
James accetta il gesto, ma è ancora un po’ rigido. “E fottertene di tutto il resto?”
“Sì. All’incirca.” Ti mordi un labbro, esiti, e ti sembra di essere in alto mare. Tua nonna non ti ha mai detto che si soffre di un tremendo maldimare quando si è innamorati. “… Se tu me lo lascerai fare.” Deglutisci sentendoti ancora quel maledetto peso in fondo allo stomaco. “Dio, Jamie… mi sei mancato. Guardami. Ho persino una maglietta addosso.”
James ridacchia, esita, poi sorride appena. “Mi hai fatto stare di merda, Teddy. E suppongo di non poter avere la certezza che tirerai tanto spesso la testa fuori dal sedere…”
Icastico come al solito, ma ha centrato il punto.
Ti chiedi con terrore cosa hai da offrirgli alla fine. Sei talmente complessato che a volte ti stupisci da solo. Sei terrorizzato dall’idea di deludere chiunque e finisci per farlo con le persone a cui tieni.

“… Però hai anche avuto le palle a baciarmi in pubblico. Davanti ai miei.” Aggiunge e si vede che la cosa lo sta tutt’ora esaltando. Gliela vorresti baciare via dalle labbra, quest’espressione.
“L’ho fatto perché andava fatto.”
“Far venire un infarto a mio padre?” Interloquisce con vago divertimento.
“No. Mettere le cose, i miei sentimenti per te, alla luce del sole.”
“Mmh.” Dice, e ti guarda di sottecchi, anche se sai che quel colpo ha affondato. “Manca ancora qualcosa. Sai, tipo la dichiarazione d’amore.”
“James…” Ti sudano le mani e senti un brivido di terrore lungo la schiena. “Non so se ne sono capace.”

“Cacasotto” Rimarca con cipiglio scuro. È buffo come siate seduti su una panchina, passi della gente, forse Harry ti sta cercando per ucciderti, e non te ne importi nulla. C’è solo la panchina di legno su cui siete seduti e le ombre che illuminano il viso di James.
“Cosa vuoi sentirmi…”
“No. Tu.” Ti spinge il dito sul petto. “Voglio sentire cosa hai tu da dire. Non cosa voglio sentirmi dire.”

Lo guardi e in effetti c’è solo una cosa che puoi dire. Di una banalità estrema, ma in certi casi c’è solo una risposta per una domanda.
“Ti amo, Jamie. Prometto di non essere ragionevole. Mai più.” Dici e poi la conseguenza e che James ti placca, facendo quasi scontrare i vostri nasi nella foga di baciarti.
Poi James si stacca. “Ehi prof…” Sussurra. “Materializzazione congiunta. Da qualche parte, io e te.” Il suo sorriso ha quella sfumatura, da letto, e capisci al volo.
Ti afferra un braccio e poi sentite entrambi il familiare strappo all’ombelico. Vi ritrovate in camera tua, che è straordinariamente incasinata e depressa.

Quasi una settimana di solitudine senza James ed ecco gli effetti.
Si guarda intorno. “Cacchio Teddy, come ti riduci senza di me!” Esclama pestifero.
Per tutta risposta lo afferri e lo sbatti sul letto, facendolo ridere di sorpresa, prima che le risate gli muoiano sulle labbra per trasformarsi in ansiti quando gli baci il collo. Profuma di sole e zucchero candito.

Sapevi che avrebbe mangiato quella schifezza dolciastra e babbana.
Ti passa le mani sulle braccia e poi un dito sullo scollo – secondo te imbarazzante – della maglietta.
“Non pensavo l’avresti mai messa…”
“Tutte le mie camicie sono sporche.” Menti.

“Non fare il cretino, ti sta bene.” Alza la testa dal cuscino e ti preme i denti, leggermente, sul collo. Ti fa rabbrividire ed è una cosa che gli piace da morire.
Ragazzino…
I vestiti, pensi, con la magia sono facili da eliminare. E ve ne liberate con urgenza, e stavolta sei certo che i tuoi boxer siano addirittura finiti dietro l’armadio.

C’è qualcosa nel corpo di James … È la linea dei muscoli della sua schiena, il tatuaggio o forse l’insieme di bellezza tra l’acerbo e il maturo che ti manda letteralmente il sangue alla testa.
Mappi il suo corpo con la bocca, le mani, il respiro. Senti i suoi mormorii e le sue parole spezzate. Ti piace guardarlo mentre affondi in lui, perché non chiude mai completamente gli occhi, non ci riesce o forse non vuole. Ti guarda tutto il tempo.
E non ti sei mai sentito in imbarazzo a ricambiarlo. In questi momenti il ruminare incessante dei tuoi pensieri si spegne e ti abbeveri di ogni sua espressione come un assetato ad una fonte e te la marchi a fondo nel cuore.
James poi ti si spalma addosso e ti stupisci ogni volta come i vostri corpi si incastrino meravigliosamente, anche se tanto simili. Stende le labbra in un sorrisetto che, a sorpresa, scopri timido. “Mi guardi ogni volta…” Esita, poi lo rende strafottente, perché è il suo modo di dissimulare la timidezza. “… mi guardi ogni volta come se fossi una fottuta fetta di torta di zucca.”
“La torta di zucca non mi piace particolarmente…” Gli fai notare, puntiglioso fino alla morte. “Ma tu sì. Ti mangerei volentieri.” Aggiungi e lo vedi avvampare, spettacolo più unico che raro. Probabilmente, rifletti, perché certe cose non gliele hai mai dette, sepolte sotto strati di seghe mentali.

“Vecchio maniaco…”
“Ho venticinque anni, giovane depravato.” Puntualizzi, mentre ridete. Poi ti fai serio e gli prendi il viso tra le mani.
Siete nudi e non solo letteralmente. Hai deciso di scoprirti adesso, e lo fai con la sicurezza che non arriverà nessun maledetto colpo basso.
“Jamie…”
Ti blocca le mani, con un sorrisetto. Ha gli occhi caldissimi, del colore della tua cioccolata preferita. O forse è la tua cioccolata preferita ad avere i suoi colori.
“Lo so, Teddy. Mi fido.” Poi sogghigna. “Lo vedi che è grandioso essere degli idioti impulsivi?”
Ridi. “Solo ogni tanto però. Non riuscirò mai a farci l’abitudine, temo.”
“E non devi! Il cretino impulsivo sono io della…” Esita, e ti guarda.

“… coppia.” Finisci per lui. “Noi siamo una coppia.”
Avrete tempo per far uscire tutte le parole. E James avrà tempo per insegnartele.
 
E niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare…
 
James sì. Ci riesce, per fortuna.
E ti sta benissimo.
 
 
 
Lovers, keep on the road you’re on
Runners, until the race is run
Sometimes even right is wrong…



 
 
 
****
 
 
 
 
Note:
Finita! Spero sinceramente che vi sia piaciuto questo piccolo scorcio d’estate e di approfondimento nei pensieri di Teddy ‘Ragione e Sentimento’ Lupin (come qualcuno l’ha ribattezzato).

Mi è servito come raccordo alla seconda parte, lo so, sono una bieca profittatrice.
Ma avevo bisogno di spiegare questi due. E in fondo voglio bene al povero mezzo-lupacchiotto.
Le canzoni che hanno ispirato il capitolo sono qui e qui.
  
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