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Autore: InstantDayDream    30/06/2010    4 recensioni
Se la persona che considerate come un fratello vi chiedesse di cercargli una ragazza, riuscireste a farlo sapendo che questo cambierà tutto tra di voi?
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno
Dicembre


Lo sapevo che da quella festa non sarebbe venuto niente di buono. Stavo in un angolo della bellissima sala vittoriana dove eravamo stati invitati, sorseggiando champagne da quello che era, credo, il terzo bicchiere della serata. Non c'era nessuno di interessante: fatta eccezione per qualche star della tv britannica, che Ben mi aveva già presentato un paio di volte, la stanza era pena di ragazzi giovani e pieni di talento che aspettavano un'opportunità per sfondare. Avevo passato l'ultima mezz'ora a guardare Ben scherzare con una modella incredibilmente magra. Speravo vivamente che non gli piacesse, perchè non era assolutamente il suo tipo di ragazza. Incrociò il mio sguardo e scossi la testa, ma lui sembrò non farci caso, impegnato com'era ad osservare il bicchiere di champagne stretto tra le mie dita. Borbottò qualcosa alla ragazza, quindi si diresse velocemente verso di me.
«Non stai bevendo un po' troppo Sybil?» mi domandò, prendendo il bicchiere dalla mia mano e sorseggiando un po' del contenuto.
«Sono maggiorenne ed è solo il terzo bicchiere» replicai, riprendendomi lo champagne e finendo il bicchiere in un sorso. Ben mi guardò con uno sguardo di disapprovazione, ma lo ignorai.
«Dovresti stare più attento, le persone penseranno che stai flirtando con quella e te lo vieto categoricamente!» avevo raggiunto il mio obiettivo: Ben sorrise, apparentemente dimentico del mio champagne.
«Quindi non credi che sarebbe una buona scelta?»
«Non dovresti nemmeno chiederle cose così idiote Bro»
«Ottimo. Quindi non mi pentirò di aver rifiutato di uscire con lei?»
«L'hai fatto davvero?»
«Veramente si...e non c'è bisogno di essere così sorpresa!»
Scoppiai a ridere e lo abbracciai. ero fiera di lui. No non era vero, ero solo felice che si fidasse così tanto di me, mi gratificava.Ero abbastanza sicura che nessuna là dentro sarebbe andata bene per lui, ci voleva una ragazza al di fuori dello star system. Ben sembrava essere d'accordo e trovavo la cosa particolarmente sorprendente.
«Vado a prenderti dell'altro champagne, dovremmo brindare al mio successo!» disse, mentre mi lasciava andare. Io annui, mentre ridevo.
«Portami una soda...sai, potrei essere troppo giovane per l'alcol!» risposi, mentre si stava già avviando al tavolo delle bevande. In tutta risposta lui si girò per sorridermi, facendo l'occhiolino. Probabilmente non avrei dovuto dirlo, adesso ero piuttosto sicura che mi avrebbe portato una soda. Quel ragazzo mi avrebbe fatto impazzire un giorno, non c'erano dubbi a riguardo.
«Sei fortunata ad avere un ragazzo come lui» disse una voce alle mie spalle, che mi fece sussultare.
Mi girai, per trovarmi faccia a faccia con una ragazza estremamente carina, con capelli lunghi e neri ed occhi molto particolari, di un intenso color miele. Era almeno quindici centimetri più bassa di me, nonostante avessimo entrambe i tacchi, ma riusciva comunque ad intimidirmi. Non potei fare a meno di notare quanto fosse bello il suo vestito: faceva quasi scomparire il mio Chanel. Cominciai a sentirmi fuori posto, di nuovo.
«Cosa?» domandai, dimenticandomi per un attimo di quello che mi aveva detto.
«Ho detto che sei fortunata ad avere un ragazzo come lui. Fa un'ottima impressione...voglio dire, non perchè è bello, anche se ha un viso molto carino, ma sembra un bravo ragazzo...così preoccupato per te, così pieno di attenzioni, così dolce...»
Ma questa ragazza era vera o una simpatica trovata pubblicitaria? Non ero esattamente d'accordo sul punto "ha un viso molto carino", perchè per me Ben era davvero bello, ma in ogni caso lei non aveva notato quello, come tutti gli altri, ma era riuscita a vedere un po' dei pregi di Ben, lo trovavo incredibile.
«Non è il mio ragazzo» risposi, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso «È mio fratello, o qualcosa del genere...ma hai ragione, è un bravo ragazzo»
«Oh, ma sembravate così intimi...bh non importa, scommetto che è il figlio del proprietario dell'hotel. Sembra così diverso dalla gente che c'è qui»
«Aspetta un attimo...davvero non hai idea di chi sia?» la stavo fissando incredula, forse anche in modo poco educato, ma non ero sicura che stesse parlando sul serio o meno.
«No...dovrei? Comunque scusami per non essermi presentata...sono Agatha, Agatha Alberts»
«Sybil Ritchie» risposi, stringendole la mano con un sorriso.
Passai il resto della serata a parlare lei. Scoprii che era una stilista e che era stata invitata a quella stupida festa da alcune delle sue modelle, che era nata in Cornovaglia e si era trasferitaa Londra solo da un paio di anni e, soprattutto, che non le importava assolutamente niente dello star system. Improvvisamente dimenticai che ero circondata da persone che non mi piacevano almeno quanto io non piacevo a loro e che i piedi mi facevano dannatamente male per essere stata troppo tempo in piedi con i tacchi alti. Mi sembrava incredibile, ma mi stavo davvero divertendo, nonostante continuavo a cercare Ben con lo sguardo, anche se sembrava essersi dissolto nel nulla.
«Ti spiace se vado un attimo in bagno?» Mi chiese Agatha dopo un po'.
«No figurati, non preoccuparti, sarò sempre qui quando tornerai!» risposi ridacchiando. Rise anche lei, quindi uscì dalla stanza. Mi ritrovai improvvisamente sola e cominciai a sentirmi a disagio: mi sembrava che le persone mi guardassero in modo strano o che ridessero alle mie spalle.
«Sembra che quel vecchio lì non apprezzi la tua scelta sorellina! Ha detto che era semplicemente vergognoso da parte mia presentarmi solo in jeans e camicia. Sembra che un gentiluomo metta sempre la giacca!»
Ben spuntò dal nulla esattamente accanto a me e mi spaventò a tal punto che urlai quasi.
«Idiota! Sei annegato nello champagne? Dove sei sparito per tutto questo tempo?» sbottai, guardandolo attentamente. Non mi importava un granchè dell'opinione del vecchio fumatore di sigari, io lo trovavo semplicemente meraviglioso con i jeans neri e la camicia bianca, accompagnati da delle elegantissime scarpe nere. «E non ascoltarlo. Sei una favola»
«Lo so. Hai un gusto straordinario per i vestiti, Comunque...ti stavo solo facendo parlare un po' con la tua nuova amica....ed ecco il tuo drink»
Presi il bicchiere e bevvi un sorso.
«Ben!« Esclamai infuriata «questa è acqua frizzante!»
«Si beh c'è molto zucchero nella soda e non ne avevano al tavolo»
Chiusi gli occhi, cercando di non rovesciargli il bicchiere in testa. Dopo un paio di minuti, pieni di respiri profondi, li riaprii, misi il bicchiere sul vassoio di un cameriere che passava e presi quello di Ben. Ne bevvi un sorso: ottimo, champagne.
«Dov'è la tua amica?» mi domandò, con un lieve sospiro, ma senza provare nemmeno a riprendersi il drink.
«È andata in bagno e a proposito....dovresti prenderle qualcosa da bere non appena torna, qualcosa di decente, ovviamente»
«Posso sapere perchè?»
«Perchè è perfetta! Voglio dire...non sa nemmeno chi sei. È esattamente ciò di cui hai bisogno» dissi, con un sorriso vago. Se Ben trovava qualcuno avrebbe avuto meno tempo per me e non mi piaceva molto la cosa, ma, in ogni caso, me lo sarei fatta andare bene a patto che lui fosse felice. Pochi attimi dopo Agatha tornò: si era rifatta il trucco ed era più carina che mai. Ero piuttosto certa che Ben fosse della stessa opinione, a giudicare dall'espressione del suo volto.
«Ecco il tuo fratellone finalmente! Credeva che ti fossi affogato nello champagne o qualcosa del genere...» disse
«Si ne sono stato informato...stavo semplicemente discutendo di libri con quel giornalista lì, niente di così eccitante. Comunque io sono Ben, è un piacere conoscerti»
«Agatha, il piacere è tutto mio»
Guardai Ben in modo molto eloquente: era ora o mai più e, conoscendo Ben, ero abbastanza erta che senza un certo incoraggiamento avrebbe optato per il mai più.
«Posso offrirti qualcosa da bere?» le chiese, distogliendo in fretta lo sguardo dal mio.
«Certo! Sybil, vieni con noi?»
Scossi la testa.
«No grazie, i piedi mi fanno troppo male»
Era una pessima scusa. Agatha mi guardo con una strana espressione, ma io mi limitai a sorridere e distolsi lo sguardo. Continuai a sorseggiare il mio champagne, seduta un divanetto, non lontano da dov'ero prima, che avevo raggiunto col massimo sforzo. A volte guardavo Agatha e Ben e notai con piacere che sembravano divertirsi.
Uno a zero per me.

Passarono de settimane ed io riuscii a parlare con Ben solo a telefono. Era troppo occupato, ora a lavoro, ora ad uscire con Agatha. Sembrava che in particolare quest'ultima cosa lo rendesse entusiasta, perciò non mi lamentavo molto del fatto che non riuscivo a vederlo. In più dovevo preoccuparmi di altre cose, come lo shopping natalizio, dato che mancava solo una settimana al fatidico giorno e io dovevo ancora cominciare a pensare a che regali fare. Era l'unica ragione che mi aveva spinto a sfidare il tempo gelido e la minaccia di un'imminente bufera di neve. «Perchè siamo dovuti venire fino a South Kensington poi?» domandò Chris, il mio ragazzo.
«Perchè c'è una libreria splendida qui!» risposi, controllando il cellulare.
«Londra è piena di librerie!»
«Non come questa...dai vieni!» gli sorrisi, entrando nel negozio ed aspettando che lui mi seguisse prima di lasciare andare la porta.
Il negozio aveva ue piani, ed ognuno di questi era zeppo di librerie piene di libri antichi. Amavo quel posto, era più forte di me. L'odore della carta invecchiata e della pelle polverosa mi faceva sentire a mio agio, come se tornassi a casa dopo un lungo viaggio. andavo lì così spesso che il proprietario, un anziano signore sulla settantina, oramai mi trattava come se fossi sua figlia.
«Sybil mia cara! Non sapevo che saresti venuta» disse con un ampio sorriso, mentre usciva dal suo studio, al pianterreno.
«Ho appena deciso che era arrivato il momento per i regali di natale! C'è niente che potrebbe interessarmi?» domandai, guardando ancora il telefono.
«Fammi vedere...»
Aspettai non più di dieci minuti, che bastarono comunque a far annoiare Chris. Non gli piaceva molto leggere e non riusciva nemmeno ad immaginare chi avrebbe voluto come regalo un libro così vecchio che sembrava doversi ridurre in polvere da un momento all'altro.
«Credo che questo potrebbe piacerti...prima edizione, uno dei pezzi migliori che abbia mai avuto»
Presi il libro dale sue mani e lo guardai. Non era di dimensioni notevoli, nè troppo grande nè troppo pesante, ed era rilegato in pelle rosso scuro, con incise sopra a caratteri dorati le parole: Epistula in carcere ad vinculis di Oscar Wilde. Trattenni il respiro per un attimo: era la prima edizione del De Profundis prima ancora che cambiassero il titolo.
«È magnifico» sussurai, sfiorando il libro in modo quasi reverenziale.
«Lo prendo! Oh, è un regalo...le spiacerebbe farmi un pacchetto?»
«Certo che no mia cara, certo che no»
Uscii dal negozio perfettamente soddisfatta del mio acquisto, anche se mi era costato un occhio della testa. Era il regalo perfetto per Ben, sapevo che lo avrebbe adorato e nulla mi impediva di chiederglielo in prestito prima o poi, perciò non potevo chiedere di meglio.
«Dove vuoi andare ora?» mi chiese Chris
«Eh? Scusa non stavo ascoltando...»
«Ti ho chiesto dove vuoi andare adesso...perchè diavolo guardi il telefono ogni due minuti?» replicò, piuttosto contrariato.
«Sto aspettando una telefonata...» ovvero Ben, che ancora non mi aveva chiamato «e comunque non evo andare da nessun'altra parte. Ho finito i soldi per comprare il libro!»
«Era così costoso?»
Annuii. In realtà era anche più costoso, ma il signor Campbell, il proprietario del negozio, aveva detto che andavano bene i soldi che avevo.
«E pensi di darlo a tua madre?» mi chiese, facendomi sorridere.
Povera mamma, non avevo ancora deciso cosa comprarle, ma sapevo già che sarebbe stato qualcosa di stupido che avrebbe avuto significato solo per noi. L'anno prima avevo comprato l'identica copia del primo orsacchiotto che mi aveva regalato, corredata di un bigliettino che diceva: "Adesso siamo pari". Quest'anno le cose non sarebbero poi cambiate molto.
«No è il regalo di Ben»
Chris sbuffò e io lo guardai perplessa.
«Hai speso tutti i tuoi soldi per il tuo finto fratello che ha fatto felicemente finta di non conoscerti non appena gli hai trovato qualcuna con cui spassarsela?»
Sospirai. Non gli piaceva Ben almeno quanto a Ben non piacesse lui.
«Mi chiama tutti i giorni e sono felice che ha qualcuno nella sua vita! Io ho te quindi non vedo perchè Ben non dovrebbe» risposi, gelida. Non mi piaceva quando parlava così di Ben. Chris non lo conosceva affatto e non poteva capire il legame fortissimo che ci univa. Non gli dissi quanto mi mancava Ben, ma feci finta di esserci abituata. In parte era vero, ma era più facile accettare di non essere con lui se era via per delle riprese.
«Se lo dici tu...»
«Lo dico io Chris, per favore smettila di preoccuparti! Potesti prendermi un cappuccino con caramello e cannella da Starbucks, invece»
Chris rise e mi circondò le spalle con un braccio, portandomi nello Starbucks più vicino.

Finalmente arrivò la neve. La vigilia di Natale nevicò tutto il giorno e, quando oramai era prossima la mezzanotte, un manto bianco copriva tutta la città. Stavo osservando il mio giardino dalla finestra di camera mia, aspettando che l'orologio suonasse mezzanotte. Non vedevo l'ora di aprire i miei regali e volevo vedere la faccia di mamma quando avrebbe visto cosa le avevo comprato. Nella mia mano c'era una scatoletta a forma di ostrica, impacchettata da una carta rossa con tanti piccoli babbi natale, che conteneva degli orecchini di perle.Erano la prima cosa che papà le aveva regalato dopo il matrimonio, ma li aveva persi un paio di anni più tardi. Non sapevo se questi somigliavano a quelli che le aveva dato papà, ma comunque li avevo comprati.
Sbadigliai, mentre un brivido mi percorse la schiena. mi stava venendo freddo a stare vicino alla finestra ma non mi importava. Guardavo semplicemente il cielo, come quando ero bambina, sperando di vedere l'arrivo di Babbo Natale. Un anno Ben si era vestito da Babbo Natale per divertirmi, ma poi gli si staccò la barba e io passai la notte a piangere perchè "il mio fratellone era stato così cattivo a non dirmi che era Babbo Natale". Per ben fu un Natale da incubo, ma solo perchè dopo fu obbligato a comprarmi almeno una dozzina di regali per farsi perdonare. Ero sempre stata piuttosto furba, anche da piccola. L'orologio battè dodici rintocchi e io mi alzai così velocemente che rischiai di rompermi una caviglia.
«Ahi!» imprecai sotto voce mentre zoppicavo verso la porta. Quando ero a metà della rampa qualcuno suonò alla porta. Chi poteva essere a quell'ora? Spinta dalla curiosità saltai gli ultimi tre scalini, con gran dispiacere della mia caviglia che, ne ero piuttosto certa, mi avrebbe abbandonato volentieri se solo avesse potuto.
Mamma era già alla porta e, quando l'aprì, la luce dell'ingresso rivelò il profilo di una figura molto familiare.
«Ben!» Esclamai in tono shockato. Non sapevo che sarebbe venuto, credevo che passasse la serata con Agatha e che il giorno dopo l'avrebbe portata a pranzo dai suoi per presentargliela.
«Non fare quella faccia sorpresa sorellina, non sono tornato dalla guerra!» esclamò, sorridendo.
«Davvero molto spiritoso...che ci fai qui?»
«Se non mi vuoi riesco ad andarmene veloce come sono arrivato»
«Ma certo che ti vuole Ben caro, le dispiaceva così tanto che non potevi venire...La viglia senza di te non è la stessa cosa!» rispose mamma.
Pensavo esattamente la stessa cosa ma lo avrei detto in un modo molto meno educato, che avrebbe compreso un bel pugno per essere sparito per quasi un mese. Ben stava ancora sulla porta, le guance e il naso rossi dal freddo, con dei fiocchi di neve tra i capelli ed una strana espressione negli occhi che mi fece preoccupare.
«Vuoi diventare un pupazzo di neve o entri?» Gli chiesi alla fine, domandandomi cosa fosse successo. Presi il suo cappotto e la sciarpa e lo condussi in salotto, facendogli notare quanto fossero belle le nostre nuove luci di Natale. Lo sentii ridere. sapeva benissimo che avevo capito che c'era qualcosa che non andava e i mie tentativi per non farlo notare a mamma lo divertivano.
Dopo un po' riuscimmo a svignarcela dal salotto , con la scusa che volevamo dormire.
«Allora cosa è successo? Credevo avessi un appuntamento stasera!» chiesi a Ben, sedendomi sul letto.
Si sedette accanto a me ed annuì.
«Si...ma credo che potrei essere single di nuovo sai?»
Gemetti. Quel ragazzo era impossibile. Cosa poteva essere successo in meno di ventiquattr'ore da farlo rompere con Agatha?
«Non capisco perchè si è arrabbiata. Le ho chiesto se ai suoi andava bene che passasse il Natale con me e lei mi ha detto che non c'erano problemi, perchè credevano che dovesse essere con chi ama in un giorno così speciale. beh mi ha fatto riflettere..così le ho detto che aveva ragione e che sarebbe dovuta andare a casa mentre io dovevo stare con la mia famiglia e te e tua madre....ed è impazzita!»
Non riuscii a trattenere un risata. Era come parlare con un adolescente. Non aveva idea di cosa avesse fatto di male.
«Ben...» incominciai, ridendo ancora
«Che c'è da ridere?» chiese, piuttosto contrariato.
«È ovvio! LEI ti ha praticamente detto che ti ama e si aspettava che le dicessi che anche tu la ami...e invece hai fatto il contrario!» mi sforzai di restare seria, cosa estremamente difficile dato che trovavo la faccenda terribilmente divertente
«Beh perchè non la amo! era divertente e intelligente e ci divertivamo un sacco ma non sono del tutto certo che avrebbe potuto essere parte della mia vita. Mi ero affezionato a lei, certo, ma ero distante anni luce dall'amarla» rispose
«Allora perchè la volevi presentare ai tuoi?»
«Perchè ho pensato che se piaceva anche a loro allora forse ero io quello che si sbagliava su di lei»
Un timido sorriso mi increspò le labbra e mi avvicinai a lui, per abbracciarlo.
«Ben sei l'unico a cui doveva piacere, se non era così probabilmente non era quella giusta. La prossima volta saremo più fortunati» sussurrai.
«Saremo?»
«Si beh è sempre molto gratificante per il mio ego scoprire che ti conosco meglio di te stesso a volte!»
Ben rise e io lo imitai. ero sollevata che fosse lì con me a Natale, era la nostra tradizione e mi dimostrava quanto fossimo importanti per lui. Non mi sarei potuta aspettare niente di diverso.
«A proposito! Ecco il tuo regalo!» disse improvvisamente, estraendo un pacchetto dalla tasca.
«Me l'ero completamente dimenticato! ecco il tuo!»
Prese il suo regalo mentre io afferravo il mio. Lo apri lentamente, cercando di non rompere la carta che ricopriva la piccola scatola di velluto nero. La aprii e vidi una collana, con un ciondolo di zaffiro a forma di goccia.
«Ben è stupenda...non avresti dovuto..»
«Sì avrei douto e poi si abbina benissimo con i tuoi occhi!» mi fece sorridere
«Beh avresti potuto prendere un pezzo di ebano, si sarebbe abbinato con i miei capelli e sarebbe stato molto più economico degli zaffiri!» esclamai, mettendomi istantaneamente la collana.
«Ma anche meno bello» rispose, scartando il suo regalo. Il libro gli cadde in grembo e lo guardò stupito.
«Non posso credere che lo hai trovato davvero!»
«È stata pura fortuna in realtà, ma ho pensato che ti sarebbe piaciuto averlo»
«Ed avevi ragione, davvero! È magnifico».
Gli sorrisi e lui fece lo stesso. Eravamo semplicemente troppo bravi quando si trattava di stupirci. Ci stendemmo sul letto, leggendo il libro insieme. Veramente Ben lesse ad alta voce, adoravo sentirlo leggere, riusciva a dare espressione ad ogni cosa, persino ad una lista della spesa.
«Sybil, cosa fai l'ultimo dell'anno?»
«Non ricordavo che Oscar Wilde avesse scritto qualcosa del genere!»
Ben rise e chiuse il libro, poggiandolo sul comodino.
«Comunque, sono con Chris. Ha detto che è la mia ultima possibilità di salvare la nostra storia...beh non l'ha proprio detto, ma me l'ha fatto capire» risposi.
«Dovresti andare allora»
«Perchè me l'hai chiesto?» lo guardai, mentre si stringeva nelle spalle.
«Beh avremmo potuto avere un tranquillo io-te-e- qualche libro se eri libera..ma non importa» rispose, baciandomi leggermente sulla fronte.
«Con cioccolata calda, biscotti e una bottiglia di spumante analcolico per bambini come ai vecchi tempi?» Lui sorrise e annuì.
«Sai non sono proprio sicura che Chris possa essere parte della mia vita, credò che andrò per me-te-e-qualche libro»
Ci guardammo un attimo e poi scoppiammo a ridere. forse avre dovuto sfidarlo a trovarmi un ragazzo, ma, considerando che era il perfetto stereotipo del fratello geloso, probabilmente sarebbe stato più saggio non farlo.
«Posso passare le vacanze da te?» chiesi
«Si ma devi....»
«....studiare, si lo so papà!» ridemmo ancora. Non mi dispiaceva che Agatha lo avesse mollato, se solo non avessi dovuto trovargli un'altra ragazza il più presto possibile!

  
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