Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: pizia    30/06/2010    1 recensioni
Gente, questo è un delirio: quando anni fa, in pieno periodo TLOTR, ero innamorata persa di Aragorn (non che ora non lo sia più, ma non è questo il punto), mi andai a vedere quasi tutti i film più assurdi in cui Viggo aveva recitato prima di essere il nostro adorato ramingo. Tra questi ce n'era uno, "A walk on the Moon" (tradotto in italiano in "Complice la luna"), in cui lui recita il ruolo di un venditore ambulante di camicette nell'America dello sbarco sulla luna e del concerto di Woodstock. Dalla fusione tra quel film e TLOTR è venuta fuori questa 'storia', in cui Eowyn si consola delle sue raminghe delusioni d'amore con l'affascinante venditore che tanto somiglia al futuro re di di Gondor.
Purtroppo se non avete mai visto quel film (ma ve lo consiglio, non tanto per il film in sé, ma per Viggo ;P ) non credo che ci capirete granché di questa storia, ma io ci sono comunque affezionata e ho deciso di condividerla con voi ugualmente.
Se dopo che, nonostante tutto, l'avrete letta, vorrete chiamare la neurodeliri, io di certo non vi biasimerò... troppo...
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eowyn, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A walk on the Middle Earth - Complice la Terra di Mezzo

 

Eowyn continuava ad osservare attonita il breve messaggio che Aragorn le aveva lasciato prima di partire per i Sentieri Oscuri.

Un misto di forti emozioni si agitava in lei: dalla paura per la sorte dell’amato, alla rabbia per la sua fuga improvvisa; dall’ebbrezza del sentirsi importante per lui, all’amarezza della consapevolezza che forse non lo avrebbe mai rivisto.

Era seduta sull’orlo del suo letto ancora intatto, e la fu in quella posizione che la trovò la sua serva personale…la donna che le aveva fatto da madre.

“Mia signora, cosa avete? Vi sentite male?” chiese preoccupatissima la donna.

“No Ariel, non ti preoccupare: non è il mio corpo ad essere malato…”

“E’ per colpa di quel…mascalzone del quasi re di Gondor, vero? Ah, ma se lo acchiappo vedrete che lavata di testa gli faccio! Come si permette di farvi soffrire così! Aspettate che oggi gli debba servire il pranzo e vi divertirete!”

Eowyn, nonostante tutto sorrise.

“Temo che la lavata di capo dovrai andare a fargliela a Minas Tirith mia cara Ariel…sempre ammesso che lui ci arrivi vivo! E’ partito nel cuore della notte per i Sentieri Morti…”

“Oh Iluvatar, oltre che mascalzone è anche matto da legare! Bambina mia, per l’amore di tutti i Valar, dimenticatelo: io capisco perfettamente che il ragazzo non passi inosservato…se solo avessi trent’anni di meno quasi quasi…ma uno così è meglio perderlo che trovarlo. E’ suonato più del corno del Trombatorrione!!!”

“E’ del futuro re di gran parte della Terra di Mezzo che stai parlando Ariel: dovresti essere un po’ più rispettosa…”

“Per me potrebbe essere anche l’incarnazione i Iluvatar in persona, ma ha osato far soffrire la mia bambina e per questo non merita il minimo rispetto! Comunque so io cosa ci vuole per cancellare le pene d’amore di una bella ragazza come voi: un po’ di sano shopping!”

Eowyn la guardò interessata: effettivamente la proposta la allettava…

Poi però fece mente locale e si rattristò di nuovo.

“Non c’è bottega che io non abbia già saccheggiato in tutta Edoras, e con la guerra in corso i nuovi arrivi sono sempre meno frequenti…e poi non è stagione di saldi questa!”

“Voi mi sottovalutate mia signora: proprio questa mattina una delle comari con cui mi trovo la sera a giocare a tombola mi ha detto che proprio stamane è arrivato un tizio su un carro mezzo squinternato che vende un po’ di tutto: dall’erba pipa ai copricapi più alla moda…e soprattutto vende camicette…”

“Cos’è una camicetta Ariel?”

“E cosa volete che ne sappia, ma la mia amica mi ha assicurato che sono l’ultimo grido della moda in tutta la Terra di Mezzo: per scoprire di che si tratta non resta da far altro che fare un giro in città!”

“Sai cosa ti dico Ariel? Mi hai convinta! Lasciami solo un’oretta per fare un po’ gli occhi dolci allo zio e a quel taccagno di mio fratello…Sai ultimamente sono un po’ al verde…”

“Allora vi aspetto tra un’ora alle cucine: non preoccupatevi per la colazione, porterò io lo stretto indispensabile…”

 

Un’ora dopo Eowyn e la sua serva Ariel giravano per le vie di Edoras.

“Insomma Ariel ti rendi conto?!? Per fargli sganciare due soldi bucati ho dovuto promettergli che gli luciderò l’armatura a specchio prima che partano anche loro…!!! Ma non potevo nascere figlia unica…o, meglio ancora, non potevo avere un fratello completamente succube di me da sfruttare a mio piacimento? Uffa: con lo sputo gliela lucido quella maledetta accozzaglia di ferraglia!”

“Ci penserò io bambina mia, adesso non vi preoccupate per simili sciocchezze… Ecco guardate là il carr… Oh Valar ecco un altro che mi fa rimpiangere di non avere trent’anni di meno!!!”

Eowyn seguì lo sguardo della sua nutrice e i suoi occhi si posarono su un giovane uomo alto, ben piazzato, dagli occhi azzurri e penetranti e i capelli lisci e schiariti dal sole: indossava una strana tunica molto corta aperta così da lasciare intravedere buona parte del petto ben scolpito, e un paio di pantaloni di un tessuto molto strano, azzurrino, che si scoloriva in prossimità delle ginocchia e sul retro, proprio in corrispondenza del fondo schiena.

Un gran bel fondo schiena…” pensò Eowyn senza pudore.

“Salve!” disse l’uomo con una voce calda, bassa e seducente, non appena le vide avvicinarsi: non aveva molti clienti e di certo non era disposto a farsi scappare loro due.

“Salve giovanotto, volevamo dare un’occhiata a quello che hai da vendere” disse risoluta la donna, anche per attirare l’attenzione del venditore che stava guardando fisso, e ricambiato, Eowyn.

“E così questa è una camicetta?” chiese Eowyn appoggiando una mano sulla stoffa che ricopriva uno dei pettorali dell’uomo.

“Quella che indosso veramente è una camicia…la versione maschile di una camicetta, mia incantevole signora” rispose lui mangiandosela con gli occhi.

“Non ne venderete molte in questi tempi: dovreste vendere roba tipo cotte di maglia e scudi…allora sì che fareste affari d’oro…” gli disse Eowyn, senza spostare di un solo centimetro la mano dal petto dell’uomo.

“Che i Valar me ne scampino! Non venderei mai roba del genere: il mio motto è “Fate l’amore non fate la guerra”… Non andrebbe tutto molto meglio se quel rompiscatole di Sauron pensasse a fare l’amore con qualsiasi donna, elfa, nana o hobbit che vive in questa terra piuttosto che pensare a distruggerla… Effettivamente però essendo solo un occhio potrebbe avere delle difficoltà…”

“Che mi dite di questa? Come mi sta?” chiese la serva ancora una volta per allontanare i due giovani.

“Uhm, mia bella signora… Con il vostro colorito e la vostra tinta di capelli trovo che il giallo canarino non sia molto adatto… Che ne direste di questo grigio-passo-inosservato meno… appariscente… Io trovo che vi donerebbe moltissimo…” disse l’uomo, levando dalle mani della donna un top da brividi.

“Quanto poi alle mie vendite qui ad Edoras effettivamente sono un po’ fiacche, ma…” disse tornando a concentrare tutta la sua attenzione su Eowyn, ignorando completamente l’altra donna, “…sono sicuro che se voi andaste in giro con una di queste in poco tempo tutte farebbero lo stesso, e i miei affari andrebbero a gonfie vele! Anzi, sapete cosa vi dico: voi sarete il mio testimonial e io il vostro sponsor!”

“Un testi… che?”

“Un testimonial! Come Gandalf per l’erba pipa! Io vi fornisco le mie camicette gratis e voi andate in giro per la città indossandole e dicendo a tutti quanto meravigliose siano!”

“Avete detto gratis?” chiese Eowyn, nuovamente interessatissima.

“Sì, ecco, prendete questa…dovrebbe essere della vostra misura… La indossate qualche giorno e vedete come vi trovate…” disse l’uomo non limitandosi ad usare gli occhi per valutare le reali misure di Eowyn...

“Non posso accettare…non posso prendere da voi della roba senza pagarvela” disse Eowyn in un rigurgito di coscienza che fece strabuzzare gli occhi della sua serva.

“Allora facciamo così: io ve la lascio in prova. La tenete e la indossate qualche giorno e poi se vi piace me la pagherete, altrimenti me la restituirete. Vi lascio il mio piccione viaggiatore: quando avrete deciso cosa fare lasciatelo libero e lui verrà a chiamarmi, ed in breve tempo io sarò di nuovo qui. Affare fatto?” chiese l’uomo porgendo ad Eowyn la camicetta e l’ucce…LA BESTIOLA!!!

“Affare fatto!”

 

Allontanandosi, Eowyn si voltò più volte a guardare l’uomo delle camicette, che a sua volta non le staccava gli occhi di dosso.

“Bambina mia, dovete stare più attenta: quando gli avete posato la mano sul petto si saranno accorti fino a Mordor che lui avrebbe fatto molto volentieri altrettanto con voi!!!” la rimproverò la serva.

“Ariel, mi avevi portata qui per dimenticare Aragorn… Beh…ci sei riuscita!!!”

 

 

Capitolo 2

 

 

Eowyn si annoiava sempre di più.

Ormai ad Edoras non era rimasto più nulla di interessante: di lì a poco ci sarebbe stata la grande festa per lo sbarco degli Elfi su Ithil e lei sarebbe rimasta tagliata fuori da tutti i festeggiamenti.

Suo fratello e suo zio le avevano fatto sapere che non ci pensavano nemmeno a tornare ad Edoras e che si sarebbero goduti la festa a Minas Tirith; tanto meno sarebbe tornato quel traditore di Aragorn, che l'aveva illusa fino a quando non era stato certo che la sua preziosa orecchie a punta non era partita, salvo poi darle il ben servito una volta avuta la certezza che quella non aveva preso la nave per Valinor.

Lei invece era rimasta ad Edoras, perché non appena aveva tentato di aggregarsi, sotto mentite spoglie, all'esercito in partenza per Gondor, suo fratello l'aveva immediatamente scoperta: effettivamente in tutto quell'esercito male in arnese, fatto di vecchi e bambini, lei era una delle poche che sapeva almeno da che parte si impugnasse una spada, e così Eomer l'aveva individuata subito e rispedita a cucire uno stendardo che fosse più bello di quello che Arwen aveva cucito per Aragorn...

"Dobbiamo far vedere a quei Gondoriani da quattro soldi che Rohan non è buona solo a costruire Trombatorrioni!" l'aveva incitata suo fratello, come se le stesse affidando un compito dal quale dipendesse la salvezza di tutta Arda...

E così Eowyn aveva ricamato (male, perché ricamava peggio di quanto cucinasse...) lo stendardo: solo che se Arwen aveva intrecciato insieme ai fili tutto il suo amore e tutte le sue benedizioni per il suo amato, Eowyn ci aveva intrecciato solo un sacco di maledizioni sia per suo fratello che per l'amato di Arwen!

 

Così lei era rimasta ad Edoras, dove per lunghi mesi l'avvenimento più interessante era stato l'entrata nell'età adulta della figlia di un'amica di una conoscente della sorella dell’ex cognato della solita Ariel. Ovviamente la povera malcapitata era stata presa a sberle da tutta la popolazione di Edoras, come da tradizione millenaria, e la notizia era stata data in TerraDiMezzoVisione al PG1 (PalantirGiornale) delle 20:00.

Quanto aveva pianto per la commozione Ariel in quella occasione... E pensare che non sapeva nemmeno il nome della ex-ragazzina!!!

Persino Sauron, dalla sua torre tutta nera, aveva fatto sapere che se solo avesse avuto delle mani, oltre che il solito occhio, sarebbe venuto lui stesso ad Edoras per prendere a schiaffi la ragazzina nel rispetto della tradizione!

E così i mesi erano passati, mentre il morale di Eowyn diventava sempre più nero...

A farla incazzare ancora di più erano poi stati due piccoli omini dai piedi pelosi e l'espressione non troppo intelligente che avevano saccheggiato le cantine della Torre di Isengard, svuotandole di tutte le provviste e soprattutto di tutta l'erba pipa che il buon vecchio Saruman aveva accumulato con tanto amore negli anni, in vista del mega concerto che avrebbe dovuto svolgersi da lì a qualche settimana nella piana di Isengard; un concerto all'insegna dell'amore fra i popoli, in cui uruk-hai e figli dei fior… ehm… dei sovrintendenti di Gondor avrebbero fumato insieme dal kaloumet della pace, dove gli orchetti si sarebbero fatti dipingere mani bianche ovunque dagli elfi di ogni regno, e dove l'amore libero e senza regole si sarebbe consumato al ritmo di musiche sfrenate. Insomma quel concerto a cui Eowyn avrebbe tanto voluto partecipare insieme al nuovo re di Gondor, per illustrargli un paio di divertimenti a cui avrebbe potuto concedersi quando sua moglie se ne fosse andata per un po' in vacanza a Valinor...

E invece, per colpa dei due esseri pieduti e pelosi e di quattro alberi che si erano dilettati ad allagare tutta la pianura, il concerto si sarebbe spostato all'interno della foresta di Fangorn: Fangornstock lo avevano chiamato, ma senza erba pipa e senza orchetti (tutti sterminati) non sarebbe stata la stessa cosa...

“Coraggio bimba mia, smettila di pensare a quel mascalzone del Re di Gondor...” le aveva detto anche quella mattina Ariel, vedendola ancora triste. “Si accorgerà del bell’affare che ha fatto scegliendo la bambolina di porcellana elfica quando la sua faccia sarà un intrigo incartapecorito di rughe mentre la sua bella moglie sarà ancora fresca come una rosa e gli metterà le corna con ogni giovincello che le ronzerà attorno!”

Eowyn era effettivamente piuttosto triste, ma questa volta la sua fedele balia non aveva capito un accidenti: la ragazza ricordava ormai Aragorn solo in tutte le sue maledizioni... era al misterioso venditore di camicette che pensava in continuazione...

A quest’ora sarà a Gondor anche lui a fare affari d’oro... Magari proprio in questo momento sta vendendo una camicetta a quell’arpia con le orecchie a punta!!!” si disse, sentendo l’irritazione crescere in lei neanche fosse precipitata in un prato di ortiche. “Però...”.

“Vi lascio il mio piccione viaggiatore: quando avrete deciso cosa fare lasciatelo libero e lui verrà a chiamarmi, ed in breve tempo io sarò di nuovo qui” le aveva detto lo sconosciuto... e allora perché non provarci...

 

Caro uomo delle camicette,
che ne direste di tornare a fare un giro qui ad Edoras? So che starete facendo soldi a palate in quel di Minas Tirith, ma io qui sono rimasta da sola, e dato che non ho voglia di andare fino al Trombatorrione a guardarmi in diretta Palanthir lo sbarco su Ithil tutta sola soletta, mi chiedevo se non avevate per caso voglia di farmi un po’ compagnia…

Con affetto,
Eowyn di Rohan

 

Eowyn legò il messaggio alla zampa del misero piccione viaggiatore e lo lascio libero.

Solo dopo averlo fatto si chiese se non fosse stata troppo sfrontata e se l’uomo non avrebbe frainteso le sue parole. Alzò le spalle con noncuranza: il piccione ormai era partito, e lei non era mai stata granché a caccia… E poi che fraintendesse pure: farsi mettere le mani addosso dall’avvenente venditore era esattamente quello che voleva, anche se, da principessa pudica ed immacolata qual era, non lo avrebbe mai ammesso con altri che con se stessa… e l’uomo delle camicette…

Ora non le restava che aspettare e sperare che il piccione viaggiatore facesse il suo dovere e che l’uomo delle camicette non fosse troppo impegnato a divertirsi con Arwen che, da grande meretrice qual era, avrebbe anche potuto dire che lo aveva scambiato per il suo legittimo futuro sposo…

 

 

I giorni passarono senza che Eowyn ricevesse alcuna risposta dall’uomo delle camicette, e il suo umore si faceva più nero ogni volta che passava.

A peggiorare la situazione c’erano poi le continue insistenze si Ariel che voleva a tutti i costi una settimana di ferie pagate per andarsene a Fangornstock. Eowyn non intendeva concedergliela per una lunga serie di motivi: primo, non aveva intenzione di lavare, stirare e pulire i pavimenti di tutta Meduseld per un’intera settimana; secondo, non riteneva decoroso che la sua ormai attempata serva se ne andasse in giro con poco più di una coroncina di ricorda sempre addosso; terzo, e fondamentale motivo era che se lei era costretta a morire di noia  ad Edoras o al Fosso di Helm mentre il resto della Terra di Mezzo si divertiva e festeggiava, pretendeva allora che almeno la sua serva facesse altrettanto.

Ad Ariel aveva detto solo il secondo motivo, ovviamente, ma la donna, stranamente, non l’aveva presa lo stesso molto bene e si era rivolta al Sindacato della Servitù perché indicesse uno sciopero generale in tutta Arda: i negoziati tra il Sindacato e tutti i governi della Terra di Mezzo erano già in febbrile svolgimento, e l’aver procurato una prima rogna al nuovo re di Gondor riempiva Eowyn di immensa soddisfazione. Oltretutto a lei era bastata qualche lacrimuccia ed Ariel era diventata probabilmente la prima e unica serva krumira che non aveva aderito allo sciopero che lei stessa aveva fatto indire.

 

Fu solo la mattina del 20 luglio, mentre si preparavano per andare al Trombatorrione per assistere dal Palanthir allo sbarco su Ithil, che l’umore di Eowyn migliorò decisamente: un cacciatore le disse infatti di aver ucciso per sbaglio un piccione, scambiandolo per un’aquila reale, e che solo quando lo aveva messo in pentola si era accorto che l’animale aveva legato alla zampa un messaggio indirizzato a lei. Eowyn gli strappò di mano la piccola pergamena macchiata di sugo e che puzzava di soffritto di cipolla e ordinò di rinchiudere il cacciatore in una delle segrete del palazzo e di buttare via la chiave nella bocca del Monte Fato per averla fatta soffrire tanto in attesa di quel messaggio e per timore che, un giorno, l’uomo potesse uccidere lei scambiandola per un Uruk-hai. Fu necessaria una lunga riunione, passata alla storia con il nome di Consiglio di Eowyn, per decidere chi avrebbe portato la chiave fino a Mordor, e quando ormai già sette eroi si erano incaricati del gravoso compito ecco che due poveri hobbit malridotti (ad uno mancava pure un dito) che passavano per somma sfiga proprio in quel momento per Edoras, vennero scelti per unirsi alla gloriosa Compagnia della Chiave.

“Mordor è a destra o a sinistra Sam…?” chiese quello senza un dito al momento della partenza

“A sinistra Padron Frodo…” rispose l’altro alzando sconsolato gli occhi al cielo. “A sinistra… ci siamo appena stati…” ripeté, guardando l’altro come se fosse un po’ tardo. “Chissà se lo sciopero internazionale della servitù riguarda anche i giardinieri…” si chiese disperato mentre si incamminava dietro al suo padrone.

 

Quella sera, dopo aver finto un'immensa emozione quando il primo elfo, Haldir di Lorien, aveva finalmente messo piede su Ithil (per quello che la riguardava, aveva sperato che un guasto impedisse agli Elfi di tornare indietro: quell'Haldir aveva una faccia da spocchioso pervertito che la metà bastava) ed essere persino riuscita a spargere una lacrimuccia (dopo essersi messa un dito in un occhio) di fronte alla totale immobilità della bandiera degli USA (United States of Arda) piantata sul bianco suolo lunare, con Ariel accanto a lei che piangeva come un tombino allagato, decise che era giunto il momento di abbandonare quella “allegra” compagnia per recarsi al suo appuntamento con l'uomo delle camicette.

Fingendo il più classico dei mal di testa (e Ariel ancora ci cascava sempre...) si scrollò di dosso un moccioso che le si era avvinghiato addosso stile orsetto koala. Nel mollarlo letteralmente tra le braccia di Ariel, non poté tuttavia fare a meno di chiedersi perché tutti i bambini della Terra di Mezzo avessero la stessa faccia, inquietantemente simile a quella di un tizio mezzo Nano e mezzo Hobbit che a più di quarant'anni suonati se ne andava ancora in giro con le braghette corte e un paio di occhialoni enormi vantandosi di aver vinto chissà quanti Oscar, vaneggiando di volerne vincere altri raccontando la storia di uno scimpanzé un po' troppo cresciuto... un pazzo furioso insomma...

Quando finalmente l'uomo delle camicette arrivò con il suo carro squinternato, immediatamente la invitò a salire sul retro: lì sintonizzò immediatamente un Palanthir in miniatura (un Palanthir per Nani che gli aveva portato una volta un suo fratello ora disperso) su un canale che mostrasse, invece che le solite lande desolate, i soliti fantasmi fatiscenti e incartapecoriti ed il solito occhio arrossato (cioè i programmi più in voga della Terra di Mezzo: rispettivamente SuperQuirk, Bruttiful e la pubblicità del Collirio Delta), le immagini dello sbarco su Ithil con un accattivante sottofondo musicale; poi spense la maggior parte delle candele e mentre lei ancora si meravigliava delle ridotte dimensioni del Palanthir nanesco la abbracciò da dietro prendendo a baciarle il collo.

Era esattamente quello che Eowyn aveva progettato fin da quando gli aveva spedito il piccione viaggiatore, ma per non fare la figura di quella troppo facile finse qualche reticenza: “Non so nemmeno come ti chiami...” disse con simulato imbarazzo.

“Mi chiamo Arathorn...” rispose l'uomo ansimando.

“Ma Arathorn è il cognome?” chiese Eowyn insospettita.

“No, Arathorn è il mio nome... Arathorn, figlio di Aragorn, Gemma Nanic...”

“Ok, ok, ok!!!” lo interruppe subito Eowyn, temendo che l'aragornite acuta avesse contagiato anche il suo uomo delle camicette. In fondo di come si chiamava non gliene fregava un emerito fico secco: avrebbe potuto chiamarsi in qualsiasi modo e per lei non avrebbe fatto differenza. “E' strano però...” disse. “E' un nome al contrario...” scherzò.

“A me sembra di stare dalla parte giusta...” mormorò l'uomo dandosi da fare con più decisione. “Soprattutto confronto a quello sfigato di Aragorn figlio di Arathorn... L'elfetta è pure carina, e non nego che ci sappia fare, ma è una scassaorecchie di proporzioni silmarilliane: quante storie aveva finto di fare quando si era accorta che lui non era Aragorn figlio di Arathorn, ma Arathorn figlio di Aragorn!!!” pensò senza tuttavia dirlo ad alta voce.

Presto Eowyn si ritrovò, non sapeva nemmeno lei come, sdraiata sul fondo del carro, con l'uomo delle camicette che armeggiava sopra di lei sacramentando in tutte le lingue conosciute e sconosciute perché non riusciva a sfilarle i pesanti mutandoni  di lana che Ariel le faceva indossare senza scampo ogni mattina. L'unica esclamazione dell'uomo che Eowyn riuscì a capire fu: “Era quasi meglio quando usavano le cinture di castità...”

Quando finalmente l'uomo riuscì ad eliminare i mutandoni (che, diciamocelo, soprattutto d'estate non erano il massimo del comfort), l'unico altro rumore che Eowyn sentì, a parte il respiro affannoso dell'uomo delle camicette, fu un secco: “ZIP!!!”

“Cos'è stato?” chiese allarmata.

“Tranquilla... è solo l'allacciatura dei miei pantaloni... un'altra modernità come le camicette che vendo... ti abituerai in fretta anche a questo...” disse l'uomo prendendo a baciarle le gambe... e non solo quelle...

“Ma sei sicuro che...” fece per chiedere, ma non riuscì mai a finire la sua domanda: sì, l'uomo delle camicette era sicuro, non aveva dubbi e glielo stava dimostrando ampiamente.

Alla facciaccia tua e della tua signora con le orecchie a punta, Aragorn di Gondor!!!” riuscì a pensare Eowyn prima di perdere definitivamente il lume della ragione.

 

Da quella prima notte sul carro durante lo sbarco su Ithil, la loro relazione non ebbe più freni.

 

Un giorno l’uomo delle camicette la portò fino alle cascate di Rauros e lì, durante i tempi tecnici necessari per recuperare tra un amplesso e l’altro, Arathorn figlio di Aragorn iniziò Eowyn ad un nuovo modo di fumare l’erba pipa: disdegnando le pipe dai lunghi cannelli diffuse e amate in tutta la Terra di Mezzo, l’uomo prese un piccolo pezzo rettangolare di pergamena molto sottile e vi arrotolò dentro qualche foglia secca della pianta più famosa della Contea, accendendone un’estremità e portandosi direttamente alle labbra l’altra.

“Fai attenzione: fumata così l’erba pipa è molto più forte…” la avvertì passandole il piccolo rotolo di carta e erba che aveva preparato.

Non appena Eowyn provò ad aspirarne una boccata, le venne il fortissimo dubbio che quella che stava fumando fosse di tutto tranne che l’innocua erba pipa degli Hobbit della Contea. Superato infatti il primo, violento colpo di tosse, cominciò a sentirsi la testa leggera e le gambe molli, e una piacevole sensazione di euforia la invase.

Una volta fumati un altro paio di quei rotolini che l’uomo delle camicette aveva chiamato canne, Eowyn ebbe la certezza che non si trattava di erba pipa: “Vedo la gente morta…” affermò ad un certo punto sgranando gli occhi.

“Tranquilla Eowyn, è solo un effetto di questa erba pipa… I morti ci attendono nelle Aule di Mandos… quello che vedi non è reale…” la rassicurò l’uomo.

“Col ca…volo!!! Non me lo sto immaginando: quello è morto sul serio ed è un vero peccato… guarda che bel corno che aveva… peccato che ora sia rotto…” protestò Eowyn indicandogli il corpo di un guerriero vestito da puntaspilli che galleggiava tra le piante acquatiche che infestavano la riva, circondato da quelli che sembravano i resti di una delicata imbarcazione elfica.

“Certo che chi l’ha messo su quella bagnarola e poi l’ha buttato giù dalle cascate o lo odiava o era un cretino” rifletté ad alta voce l’uomo delle camicette.

Eowyn ripensò alla storia che Aragorn, Legolas e Gimli avevano raccontato la sera del loro arrivo ad Edoras e concluse che lo sventurato dal notevole corno doveva essere Boromir di Gondor, figlio maggiore e prediletto del Sovrintendente di Minas Tirith: probabilmente lui ed Aragorn non si amavano particolarmente (forse perché il ramingo avrebbe presto portato via al gondoriano il trono di più figo del reame), ma la ragazza era ancora talmente inviperita contro l’erede di Isildur da ritenere che quella giusta tra le due ipotesi formulate dall’uomo delle camicette non fosse la prima: “La seconda che hai detto!” sentenziò infatti laconicamente prima di archiviare definitivamente l’argomento Boromir per tornare a dedicarsi ad altre ben più piacevoli attività insieme al suo uomo delle camicette.

 

Un’altra volta l’uomo la convinse, nonostante la sua reticenza, a partecipare al raduno di Fangornstock.

Quando arrivarono  Eowyn non poté credere ai suoi occhi: aveva creduto che il concerto, dopo il cambiamento di sede, sarebbe stato un evento in tono minore, ma invece si ritrovò di fronte ad una marea di creature, di molte delle quali non si era mai nemmeno immaginata l’esistenza, mentre una cacofonia assordante di tamburi orchetteschi, corni di Gondor, trombe, trombette, tromboni e trombatorrioni di Rohan, strampalate canzoni hobbit, rutti liberi dei Nani e liuti e flauti elfici riempiva l’aria ovunque.

In quei giorni Eowyn si lasciò dipingere il corpo di talmente tanti colori che nessuno da quel momento in avanti la chiamò mai più la Bianca Dama di Rohan.

Quando vide una brunetta con le orecchie a punta aggirarsi in maniera fin troppo poco sospetta intorno al suo uomo che, dal suo canto, non sembrava affatto disdegnare le sue attenzioni, Eowyn decise di vendicarsi: cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno che colpisse la sua attenzione. Identificò immediatamente una figura imponente che, vestita completamente di nero in quell’orgia dionisiaca che lo circondava, non avrebbe potuto passare inosservata neanche volendolo. Inoltre continuava a guardare tutti con aria di superiorità, continuando a ripetere che nessun uomo poteva ucciderlo, e anche questo non lo aiutava a passare inosservato. A poco servivano le rassicurazioni di quelli che lo circondavano che nessuno era lì per cercare di ucciderlo perché erano tutti figli di Iluvatar e dovevano amarsi come fratelli: il Nazgul continuava a raccontare la sua tiritera fino a diventare più insopportabile del ramingo con il suo “sono Aragorn, figlio di Aragorn, erede di Isildur, Gemma Elfica e…” e compagnia bella. Eowyn tuttavia non si fece scoraggiare e avvicinandosi al misterioso cavaliere cominciò a flirtare con lui in maniera decisamente esplicita. In breve il Re dei Nove Spettri dell’Anello riscoprì sensazioni ormai dimenticate dall’epoca della prima guerra contro Sauron, ma, forse perché era completamente fuori allenamento in tal senso, il momento cruciale gli fu fatale: fu colto da un infarto fulminante e morì mormorando, tanto per cambiare: “Non è possibile, io non posso essere ucciso da un uomo”

Quando Eowyn non trovò sotto di sé altro che strati e strati di stoffa nera, senza nessuna traccia del suo occasionale amante, prima rimase un po’ interdetta e scocciata, poi fece spallucce e fissando i miseri resti del Re Stregone affermò: “Beh, cafone che non sei altro, credevo che fosse chiaro ormai che io non sono un uomo…”

Quindi, per nulla appagata dall’esperienza appena fatta, tornò a cercare l’uomo delle camicette che nel frattempo si era liberato dell’elfa bruna e aveva cominciato una gara di resistenza all’alcool che, visti i concorrenti Nani, Hobbit ed Elfi, non aveva alcuna speranza di vincere. Per sua fortuna, quando vide Eowyn andargli incontro, ebbe il buon senso di ritirarsi con onore dalla gara per dedicarsi alla sua imbronciata compagna.

Inutile precisare che la nipote di Theoden non rimase arrabbiata ancora a lungo…

 

Mentre Eowyn e l’uomo delle camicette si divertivano a fare i loro porci comodi al ritmo incalzante della musica, con la mente annebbiata dalla finta erba pipa e il sangue infuocato dalla birra scura dei Nani, poco distante Faramir non si divertiva altrettanto.

Il figlio rinnegato del Sovrintendente di Gondor era fuggito di nascosto da Minas Tirith per partecipare al raduno, e si era portato dietro un nuovo apparecchio che permetteva di guardare molto lontano, inventato pochi giorni prima dal suo amico Gandalf. Lo Stregone, le cui inclinazioni sessuali erano diventate chiare quando qualche notte prima aveva tentato di infilarsi nel letto di Legolas affermando di temere che sotto il suo giaciglio si nascondesse un’orda di orchetti, avrebbe voluto chiamare la sua nuova invenzione “binoculo”, ma qualcuno (evidentemente il primo esperto di marketing della Terra di Mezzo) gli aveva fatto notare che quel nome era “vagamente” equivoco e quindi, se voleva vendere, doveva cambiare il nome. Quando Gandalf aveva affermato di aver scelto quel nome in ricordo di un’antichissima lingua, chiamata latino, ormai sparita della Terra di Mezzo di cui aveva trovato testimonianze scartabellando tra le cartacce della biblioteca reale di Minas Tirith, non un cane in tutta Arda gli aveva creduto e quindi alla fine Gandalf, seppur a malincuore, era stato costretto a cambiare il nome dell’oggetto in un più politically-correct “binocolo”.

Ora Faramir, grazie all’unico prototipo del binocolo di Gandalf, guardava attorno a sé con l’entusiasmo di un bambino, fino a quando quello che vide lo disgustò a tal punto che scaraventò a terra il binocolo distruggendolo, e se ne andò infuriato e sconvolto al tempo stesso.

Probabilmente l’aver visto Elrond di Gran Burrone dimenarsi come un forsennato al ritmo dei tamburi degli orchetti, vestito solo di coroncine di fiori e foglie di fico (dato che quelle di mallorn non andavano più di moda), era già stato un duro colpo per il giovane gondoriano; anche l’aver visto Aragorn che pagava un Uruk-hai di nome Lurtz per qualche oscuro servizio che aveva reso al futuro re di Gondor che, Faramir sospettava, doveva aver avuto a che fare con la morte di suo fratello Boromir, non aveva certo contribuito a renderlo particolarmente felice; ma era di certo l’aver visto quella che sul copione doveva essere la sua futura moglie intrattenersi in maniera inequivocabile con un perfetto sconosciuto che, guarda caso, somigliava tra l’altro come una goccia d’acqua al ramingo re, ad avergli dato il colpo di grazia facendogli letteralmente perdere le staffe.

Mentre si allontanava, nero come un uragano nero, continuava a ripetere: “Una volta col ramingo, una volta con mio fratello, ora addirittura con un venditore ambulante! Non mi importa se l’autrice continua ad affermare che io sono uno dei suoi personaggi preferiti (chissà cosa mi avrebbe combinato se mi avesse odiato!), ditele che si cerchi un buon avvocato perché io la cito per danni! Sono stufo di essere sempre quello con le corna e che resta irrimediabilmente fregato in tutte le sue storie! La deve finire di far andare Eowyn con chiunque tranne che con me! Le chiederò i danni sia fisici (ormai non mi ricordo quasi più a cosa serve il mio… corno…) che morali e con tutto quello che le spillerò vivrò di rendita nell’Ithilien per il resto della mia vita, alla faccia di Aragorn che, peggio di mio padre, vorrebbe farmi sgobbare come un asino per due soldi bucati e fuori corso!!!”

 

Quando, qualche giorno dopo, riferirono l’accaduto ad Eowyn, la ragazza rimase talmente colpita e dispiaciuta che decise di rompere con l’uomo delle camicette: andò allora fino a casa sua, ma quando l’uomo le andò ad aprire la porta indossando una camicia aperta che sottolineava particolarmente bene le forme dei suoi addominali ben disegnati, quasi quasi decise di cambiare idea e di fregarsene di Faramir. Fu solo uno dei suoi rari rigurgiti di coscienza che le impedì di dimenticare il motivo di quella visita.

“Mi dispiace…” esordì, “… ma non possiamo continuare a vederci…” disse con la voce rotta dal conflitto interiore tra ragione e istinto.

“Ma perché? Non sei stata bene? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese l’uomo delle camicette con la sua migliore espressione addolorata.

“Sono stata benissimo e, per quello che mi riguarda, ti metto al primo posto nella lista delle sette meraviglie della Terra di Mezzo… altro che Argonath e giardini pensili di Lothlorien! Ma cerca di capirmi… è per quel povero disgraziato di Faramir… si presume che lui sia in un certo senso il mio promesso sposo, e ha minacciato di denunciare l’autrice se anche questa volta lo mando in bianco per un altro… E poi mi hanno detto che sono tre giorni che piange dicendo che è un incompreso, che nessuno gli vuole bene, che vuole la mamma o suo fratello… Insomma se va avanti di questo passo e se non faccio qualcosa, tempo tre giorni e si suicida… cerca di capirmi…”

“Quindi non ci vieni con me in Belize?” chiese l’uomo delle camicette.

“Dove scusa?” chiese Eowyn sinceramente incuriosita.

L’uomo delle camicette si diede una gran botta con la mano sulla fronte, come per punirsi della stupidaggine detta: “Scusa… quello era un altro mio sosia, ed era pure figo quasi quanto me, ma era una carogna che non ti dico… Non farci caso, ogni tanto ho qualche crisi di identità… Quello che volevo chiederti era di venire all’Ovest con me…”

“Ma sei scemo? Gli Uomini ci hanno già provato una volta ad andare ad Ovest e i Valar non l’hanno presa molto bene. E poi la sola idea che all’Ovest rischierei di incontrare Arwen e di doverci poi vivere insieme per l’eternità mi fa venire il voltastomaco… Scusami tesoro, ma credo proprio che resterò qui a sorbirmi Faramir: se i corni sono un dono di famiglia, allora non mi va nemmeno poi troppo male…”

“Lo capisco, e se è quello che hai deciso di fare…” cercò ancora di convincerla l’uomo delle camicette.

“E’ quello che devo fare… porcaccia miseriaccia!!!” rispose Eowyn che si allontanò nella luce dorata del tramonto: quella sera, in cielo, Ithil non si sarebbe mostrata.

 

NOTE: Io spero che non sia contro il regolamento segnalare dei link, ma nel caso che vogliate saperne di più sull'uomo delle camicette, ai tempi avevo anche fatto un piccolo video che, nonostante il sito sia ormai chiuso, potete trovare all'indirizzo http://viggoscorner.altervista.org/video.php (è l'ultimo video in fondo alla pagina, quello sulla musica di The summer of '69 d B. Adams)

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: pizia