Salve a tutti.
È da un po’ che non pubblico sul sito di efp,
ma sono in un periodo nero da cui non riesco a uscire.
Ho voluto provare a pubblicare l’inizio di una fanfic
che scrissi tempo fa, sperando che le vostre recensioni mi aiutino
a sbloccarmi.
Che posso dire di altro? Godetevi la storia, spero vi piaccia.
Buona lettura.
Amico del nemico
Tutti
voi saprete della tragedia che colpi il villaggio della foglia anni fa. Un
terribile mostro venne scagliato sui poveri e ignari abitanti di Konoha.
Il suo
intento? Mettere fine a uno dei villaggi ninja più potenti del villaggio del
fuoco.
Molti
ninja furono impiegati nella missione che avrebbe comportato fermare il famoso
demone della volpe a nove code. Le sue dimensioni erano impossibili da
descrivere. Nessun essere vivente poteva e può essere paragonato a
quell’essere.
Ci
furono molti caduti quel giorno e tutti finirono per essere ricordati sulla
lapide della memoria.
Gli
abitanti del villaggio non riuscirono a dimenticare cosa comportò quel giorno
tutti volevano poter scaricare il loro odio e le loro sofferenze.
Solo
una persona ebbe la forza sufficiente per contrastare la potenza immane del Kyuubi. Yondaime, il giovane Hokage del villaggio, conosciuto come fulmine giallo e
miglior ninja che Konoha abbia mai avuto.
Fu lui
che, sacrificando la propria vita, applicò una tecnica per sigillare il demone
all’interno di un corpo umano. Un neonato. Suo figlio.
Così
piccolo e già aveva conosciuto il dolore della perdita sia del padre che della
madre e inoltre doveva anche accaparrarsi un demone all’interno del suo corpo,
ignaro delle conseguenze che esso avrebbe portato nella sua vita.
Morto Yondaime, Sandaime riprese la sua
vecchia carica di hokage.
I
primi giorni fu lui a prendersi cura del piccolo, ma l’hokage,
ormai vecchio, non aveva l’energie necessarie per badare a un bimbo in fasce.
Il
problema più grande era trovare una famiglia per lui. Chi mai lo avrebbe
accolto in casa sua sapendo quello che nascondeva al suo interno?
Yondaime aveva espresso che il
bimbo non fosse discriminato, ma fosse considerato un eroe, ma gli abitanti del
villaggio, sarebbero stati disposti a esaudire il suo ultimo desiderio?
Sandaime convocò una riunione con
alcuni dei suoi ninja più affidati. C’erano Kakashi, Iruka, Asuma, Kurenai,
Gai, Ebisu, kotetsu, Genma, Izumo, Hayate,
Tsunade, Jiraya, Shibi, Shikaku, Inoichi e altri ninja meno conosciuti.
La sua
priorità oltre quella di restituire al villaggio il suo vecchio vigore, dato i
danni riportati dal demone, era trovare una famiglia al piccolo.
Sandaime incaricò ai suoi ninja
di trovare qualcuno disposto a prenderlo con se. Non era un incarico adatto a
dei ninja, ma più erano, più c’era la possibilità di agire in fretta. Ma
qualcosa lo sorprese.
Tsunade alzò la mano.
“Si?
cosa vuoi Tsunade? Parla!” ordino l’hokage.
“hokage-sama, se lei non ha niente in contrario, vorrei
occuparmi io del bambino!” disse la donna.
“Sei
sicura? È un impegno gravoso e sai anche che in lui c’è Kyuubi. Davvero te la senti?” chiese conferma l’hokage.
“Si
signore! La madre del piccolo era una mia grande amica ed ero molto affezionata
anche al padre. Sarei onorata di prendermi cura del loro figlio!” rispose in
modo determinato la donna.
“Anch’io
le darò una mano!”
La kunoichi si girò stralunata verso il proprio vicino.
“Ji-Jiraya? Ma cosa…” chiese Tsunade sorpresa. Non si aspettava di certo un intervento del
genere dal suo compagno di squadra.
“Non
guardarmi in quel modo Tsunade. Ricordati che Minato
era il mio allievo e inoltre ho scelto io il nome del piccolo,sono suo padrino,
non vedo niente di male se ti aiuto”
disse andando a prendere il bimbo dalle braccia di sandaime
“e poi come tutti gli altri bambini, anche lui ha il diritto ad avere due
genitori,non credi?”
“Su
questo punto hai ragione, ma se questa è solo una tattica per far colpo su di
me, puoi anche girare i tacchi e andartene!” disse Tsunade
minacciosa.
“Ah
ah, non preoccuparti, non mi permetterei mai. So bene che la ferita della
perdita di Dan è ancora fresca. Non infierirò promesso, ora pensiamo solo a
lui.” poi guardò il piccolo disse “Vero Naruto?”
“Naruto? Ma che razza di nome hai scelto?” chiese Tsunade facendo una faccia un po’ schifata.
“Veramente
sono stati Kushina e Minato a sceglierlo, prendendolo
dal mio primo romanzo. Io li ho avvertiti che avevo scelto il nome davanti a
una ciotola di ramen, ma Kushina
lo trovava bellissimo!” si giustificò l’uomo.
Tsunade lo guardò storto
“figuriamoci, da te poteva solo uscire un nome assurdo!”
“Io lo
trovo adatto per il bambino” disse Sandaime
sorridendo “Bene,visto che il problema è stato risolto più in fretta del
previsto, potete andare, se ci saranno missioni da affidarvi vi chiamerò. Per
ora occupatevi della costruzione del villaggio!”ordinò il terzo agli altri
ninja.
Sandaime guardò i due neo
genitori “Tsunade, Jiraya
voi due siete sollevati dall’incarico di ninja per un po’. Pensate a Naruto per ora!”
Detto
questo tutti i ninja andarono via e Tsunade prendendo
il bimbo in braccio, si incamminò verso casa sua.
Jiraya le camminava accanto e
spostava il suo sguardo dalla donna al bambino.
“Sai?
Non avrei mai detto che avresti voluto fare la mamma!” ammise sincero
“Perché
no? se io e Dan ci fossimo sposati, mi sarebbe piaciuto avere una famiglia. E
poi sarà il mio istinto materno ad avermi fatto prendere questa decisione”
disse la bionda
“già!
Io invece ho fatto una promessa a Minato. Sapeva che non sarebbe uscito vivo dallo
scontro con Kyuubi e che per Kushina
non ci sarebbero state speranze. Mi ha chiesto di occuparmi del bambino. E
inoltre glielo devo. Non sono riuscito a proteggerlo. Lui era ancora giovane,
avrei dovuto usare io quella tecnica!” disse a testa china.
“A
parte il fatto che tu non conosci una tecnica del genere, in quel caso saresti
morto tu!” disse Tsunade
“Ma
chi vuoi che rimpianga la morte di uno come me? io non ho famiglia e sono
sempre in viaggio, chi vuoi che senta la mia mancanza? Mentre lui avrebbe avuto
questo piccolino da crescere e gli avrebbe insegnato a essere un grande Shinobi!” disse l’uomo tristemente.
Ci fu
un attimo di silenzio.
“Non
potrò mai perdonarmi di averlo lasciato andare. Come hokage
era compito suo proteggere il villaggio questo è vero, ma allo stesso tempo mi
sembra così assurda questa regola. Dove è scritto che se c’è qualche pericolo
deve essere per forza l’hokage a rimetterci? Non
siamo forse tutti abitanti dello stesso villaggio? perché tocca soprattutto a
lui proteggerlo?” chiese
“Jiraya, lui sapeva quali rischi correva diventando hokage. Era il suo sogno e dovresti essere felice che sia
riuscito a realizzarlo!” gli ricordò la donna.
Jiraya annuii “Ma continuo a
trovare la sorte che è toccata a lui e al bambino così ingiusta!”
Naruto che fino a un attimo
prima aveva dormito beatamente fra le braccia di Tsunade,
cominciò a piangere, facendo spaventare Jiraya.
“Cosa
gli prende? Ha fame? deve essere cambiato? Ha male da qualche parte? Cos’ha?”
Tsunade sorrise. Dopotutto lei
era un ninja medico e qualcosa di bambini se ne intendeva “Calmati” disse mentre
cullava il piccolo e lo rincuorava che tutto andava bene “I bambini sentono le
emozioni di noi adulti, sentendoci così afflitti, si sarà spaventato. I neonati
si devono sentire protetti e le nostre debolezze li fanno sentire spaesati.”
“Ah!
Sei esperta a quanto pare! Di un po’ non è che hai qualche marmocchio nascosto
da qualche parte?” disse Jiraya prendendola in giro.
Tsunade per ripicca pesto il
piede al mal capitato, il quale si mise a urlare del dolore.
Naruto invece fu divertito
dalla scena e scoppiò a ridere.
“Oh
guarda, gli piace quando te le suono!” Tsunade guardò
Jiraya di sottecchi, il che fece intendere al povero
uomo che le avrebbe nuovamente prese.
“Suvvia
che non ti ho fatto niente! Vero piccolino?” disse la donna accarezzandogli il
nasino.
Naruto fece qualche versetto di
consenso.
“Vi
siete messi d’accordi voi due?” disse imbronciato.
Finalmente
Naruto mise piede nella sua nuova casa. I due
dovettero accordarsi su dove avrebbe vissuto il piccolo. Più che un accordo, Tsunade pretese che il piccolo andasse a vivere con
lei. Jiraya si
chiedeva il perché, ma la spiegazione era semplice, la sua casa oltre a essere
un buco era anche un porcile, non adatto a far crescere un bambino.
Ora
rimaneva solo la questione di procurarsi i mobili necessari, come la culla e il
fasciatoio e magari anche qualche pannolino, dato che Naruto
aveva urgente bisogno di essere cambiato.
“ricordami
di non mangiare mai su quel tavolo. Oh mamma che tanfo!” si lamentò
l’uomo,portandosi una mano al naso.
“ E
sentiamo dove avrei dovuto cambiarlo? Non sono attrezzare per tenere un
neonato. Ma ci penserai tu vero?” disse la donna approfittando della
situazione.
Jiraya rimase perplesso per
quella richiesta, ma si rassegnò anche all’idea di dover rimanere al verde. Si
sa, i bambini costano.
“Non
sei con noi che da mezz’ora e già mi hai mandato in banca rotta piccoletto! Mi ripagherai con
gli interessi quando crescerai!” disse premendo un dito sulla guanciotta rossa di Naruto, il
quale strinse il dito con la sua piccola manina.
“Sembra
che si sia già affezionato a te, non sa che errore grossolano stia facendo!”
disse Tsunade sorridendo alla tenera scenetta.
Jiraya invece era arrossito.
Quel piccoletto come lo chiamava lui, si stava creando un posto nel cuore
dell’uomo.
Passarono
5 anni dal giorno in cui Naruto venne affidato alle
cure di Tsunade e Jiraya. I
due avevano deciso di vivere insieme, così da dare al bambino una vita il più
normale possibile, dato che non lo sarebbe mai stata.
Infatti
il bambino veniva trattato male da chiunque, anche dai propri coetanei. Solo
coloro che credeva i suoi genitori, gli volevano bene.
Tsunade però era spesso
impegnata a lavorare in ospedale e Jiraya sovente
andava in giro in cerca di materiali
preziosi per poter scrivere uno dei suoi libri. In un modo o nell’altro Naruto era solo.
Il
piccolo durante i pomeriggio odiava restare in solitudine in casa e spesso si
recava al parco giochi, nella speranza
che qualcuno lo invitasse a giocare e diventasse suo amico. Ma non accadeva
mai.
Quel
giorno decise di ritentarci. Si recò al parco piuttosto presto, subito dopo
aver mangiato insieme a Tsunade all’ospedale. La
donna gli aveva raccomandato di stare attento. Sapeva che ogni volta che il
bimbo usciva da solo, veniva sempre preso di mira da qualcuno, ma non poteva
tenerlo al guinzaglio per paura che gli accadesse qualcosa. Sperava nel buon
senso di Naruto per quanto piccolo fosse.
Arrivato
al parco non c’era ancora nessuno e si andò a sedere alla sua solita postazione
sull’altalena.
Per un
paio d’ore rimase li solo a dondolarsi, poi cominciò a intravedere i primi
bambini. Verso le quattro del pomeriggio il parco era pieno, ma come al solito
nessuno gli aveva chiesto di giocare.
Decise
che quella volta si sarebbe fatto avanti lui. Si avvicinò a un bimbo seduto per
terra appoggiato a un albero. Era anche lui da solo, magari aveva voglia di
trascorrere del tempo con lui.
“Ciao,
vuoi giocare con me?” chiese timidamente.
Il
bimbo che aveva i capelli legati in una coda alta disse “sai che seccatura!
Perché giocare se si può stare tranquilli a osservare le nuvole?”
Il
morale di Naruto cadde sotto i piedi. Poi si sentii
una voce.
“Ehi Shikamaru, vieni con me a comprare un gelato? Fa molto
caldo oggi!” disse un bambino cicciottello.
“Uffa!
Ma pensi solo a mangiare Chouji? Va bene, andiamo!”
disse Shikamaru alzandosi e andando via con l’amico
senza degnare di uno sguardo Naruto.
Il
biondino era molto triste, come al solito aveva ricevuto un no come risposta,
ma avrebbe ritentato con un gruppo di bambini che giocava poco distante da lui.
Un
bimbo subito lo riconobbe”Noi non giochiamo con i mostri come te, vattene via!”
disse tirandogli la sabbia addosso.
Anche
gli altri bambini si unirono al loro compagno e iniziarono a spingerlo senza
dare peso al fatto che gli facevano del male. Ma qualcuno intervenne in sua difesa,
una bambina dai capelli corvini corti e occhi bianchi.
“Smettetela,
lui non e un mostro, a me sembra solo un bambino come noi!” disse la bambina,
la quale, avvicinandosi a Naruto ormai per terra e sporco di fango, gli allungo una
manina per aiutarlo ad alzarsi.
“Ciao!
io mi chiamo Hinata,
tu?” chiese timidamente
“N-Naruto!” disse sorpreso il bimbo. Era la prima volta che
qualcuno si dimostrava gentile nei suoi confronti.
Ma
qualcuno arrivò a rompere quel momento. Un altro bambino dagli occhi chiari e capelli
castani lunghi, si avvicinò a loro due e distanziando Hinata
da Naruto, spinse quest’ultimo a terra.
“Stai
lontano da mia cugina mostro! Non osare avvicinarti a lei!” disse il bambino di
6 anni in modo arrogante.
“Bravo
Neji!così si fa!” lo incitarono gli altri bambini.
Questa
volta Naruto non potè
sopportare oltre e nonostante le richieste di Tsunade
di non fare a botte con gli altri bambini, si rialzò e diede un pugno in pancia
a Neji.
“Io
non sono un mostro!” disse con lo sguardo arrabbiato.
“Di certo
non puoi esserlo con una potenza così misera, ma una femminuccia si!” disse il
bimbo, dopo di chè ricambio il pugno, dandogliene uno
in faccia al biondino.
“Nessuno
si deve osare a colpire un membro del clan Hyuuga, né
tanto meno uno come te!” disse Neji prima di
andarsene trascinando con se la cugina.
Naruto rimase a terra per un
po’ cercando di non far scendere le lacrime. Con il braccio si asciugò il
sangue che gli era colato dal naso dopo di chè vide
sull’altalena una bambina dai capelli rosa che piangeva.
Il
biondino era indeciso sul da farsi, se andare a vedere cosa aveva oppure
lasciarla perdere. Anche lei in fondo avrebbe potuto cacciarlo via, ma il suo
buon cuore lo fece optare per la prima opzione.
“ehi,
perché piangi?” gli chiese mettendosi a sedere sull’altalena accanto.
La
bimba che aveva i pugnetti stretti sugli occhi per
asciugare le lacrime che cadevano incessantemente, alzò la testa per guardarlo.
“Allora?”
chiese nuovamente il bimbo per incitarla a parlare.
“Perché
le mie amiche mi prendono in giro. Dicono che ho la fronte spaziosa e che sono
una smidollata.”
Naruto la guardò perplessa “Io
non ci trovo niente di male nella tua fonte, stai bene così!”La bimba arrossì
al complimento.
“Ma se
proprio la tua fronte non ti piace, coprila con la frangetta!”
Gli
occhi della bimba si illuminarono “Hai ragione, non ci avevo pensato!” gli
sorrise “Tu sei Naruto vero? Quello che chiamano il
mostro!”
Il
bimbo annuì a testa bassa.
“Piacere
io sono Sakura! Ho visto la scena prima. Perché ti fai trattare così dagli
altri bambini?” chiese curiosa.
“Perché
la mamma non vuole che io reagisca e poi hai visto che risultato ho ottenuto
tirando un pugno a quel Neji?” disse indicando il suo
naso.
Sakura
frugò nella tasca del suo vestitino “Tieni, pulisciti con questo!”
“SAKURA”
gridò la madre della bambina,la quale le si avvicinò di fretta e furia quando
vide il bambino con cui era in compagnia.
“Sakura,
quante volte ti ho detto di non avvicinarti a lui? è pericoloso” la rimproverò-
“Ma
mamma, non è vero” replicò la bimba strattonata via.
“Zitta
a casa ne riparliamo!”
Sakura
si girò un ultima volta verso Naruto per salutarlo.
Tsunade tornò casa piuttosto
tardi quel giorno, il sole era quasi tramontato. Quando aprì la porta e vide
che era tutto buio, si preoccupò nel non vedere Naruto
in casa. Era sua abitudine tornare quando il sole era ancora alto.
Accese
la luce e si diresse in camera del bambino, ma di lui nemmeno l’ombra.
L’ansia
cresceva.
Si
diresse verso camera sua per posare la
sua borsa da lavoro, ma quando entrò vide una piccola sagoma scura rannicchiata
sul suo letto.
Capì
subito che si trattava del bambino e se si trovava li, c’era solo una
spiegazione. Qualcosa anche quel giorno era andata per il verso sbagliato.
Accese
la lampada del comodino per poter vedere meglio suo figlio e vide in che
condizioni era.
“Naruto, cosa ti è successo?” chiese la donna preoccupato.
Il
bambino vedendo la madre l’abbracciò e silenziosamente si mise a piangere
inzuppandole la maglia. Tsunade accarezzò i capelli
del bimbo.
“Anche
oggi è andata male, vero?”
Naruto annuì.
“Ah
guarda in che condizioni sei, sei tutto sporco e anche ferito per giunta. Hai
litigato con dei bambini.”
Il
piccolo annuii nuovamente.
Tsunade prese il bambino in braccio per portarlo in bagno dove
gli avrebbe dato una bella ripulita e medicato.
Mentre
veniva lavato Naruto chiese “Mamma? Perché tutti mi
chiamano mostro? Cosa ho che non va?”
“Tesoro
non hai niente che non va!” disse la donna, sapendo di non essere di conforto
“Allora
perché gli altri bambini non giocano con me e gli adulti mi guardano con quegli
occhi pieni di odio?” chiese con le lacrima agli occhi.
“Perché
la gente non sempre capisce quale fortuna ha nel conoscere nuove persone e non
sanno cosa si perdono ignorando un bambino come te.”
“Ma se
fosse così non sarei l’unico trattato in questo modo. Invece si! e inoltre
perché io non posso reagire se mi fanno del male?”
“Perché
a te non piace essere picchiato giusto? Conosci quel proverbio che dice di non
fare agli altri quello che non vorresti che sia fatto a te?” chiese la donna
guardandolo dolcemente.
Naruto scosse la testa “No, ma
fino adesso sono solo io che l’ho prese e mi sono stancato! Oggi però ho reagito!”
“Hai
picchiato un tuo coetaneo?” chiese Tsunade sorpresa.
“No,
era più grande e infatti si è vendicato dicendo che non dovevo permettermi di
toccare uno Hyuuga!”
Tsunade sorrise “Oh Naruto, tu hai una dote speciale per ficcarti nei pasticci!
Fra tutti i bambini che ci sono proprio con uno
di un clan prestigioso come quello degli Huuyga
dovevi litigare?”
Il
bimbo mise le mani in conserte “ Se l’è cercata! Sua cugina voleva giocare con
me e lui mi ha spinto. Mi ha chiamato anche femminuccia! Io non sono una
femminuccia! Io sono forte”
“Non
lo metto in dubbio! “ disse Tsunade rivestendolo e
scompigliandogli i capelli.
“Vedrai
che domani troverai qualcuno con cui fare amicizia all’accademia!” disse la
donna cercando di incoraggiarlo.
Il
bambino era dubbioso su questo ultimo punto, ma era eccitato all’idea di dover
finalmente frequentare l’accademia ninja. Il suo sogno era diventare uno shinobi forte e rispettato da tutto il villaggio…e
perché no, diventare Hokage.
Jiraya rincasò in quel momento.
Naruto gli corse in contro e l’uomo lo accolse
prendendolo in braccio “Come sta il mio campione?”
“Adesso
che ci sei tu, bene!” disse il bimbo sorridendo.
“E
stato preso di mira di nuovo dagli altri bambini!” lo informò Tsunade.
Jiraya poggiò a terra il
bambino e sospirò. Avrebbe voluto fare qualcosa per lui, ma cosa?
Naruto aveva la testa bassa,
aveva paura che il padre lo avrebbe sgridato e invece l’uomo lo accarezzò sulla
testa. Naruto alzò lo sguardo e lo fissò sorpreso.
“Non
sei arrabbiato?” chiese il bimbo ingenuamente.
“No, perché
dovrei? Sono sicuro che non è stata colpa tua! Quindi non ho niente da
rimproverarti!”
Il
piccolo sorrise e abbracciò la gamba dell’uomo.
Quest’ultimo
infine diede un sacchettino al biondino. Al suo interno c’era il suo dolce
preferito che gli aveva preso tornando dal villaggio vicino. Gli promise che il
giorno seguente, gliene avrebbe portato un altro, dato che doveva tornare sul
posto.
Naruto sorrise felice fino a
quando non senti la madre rimproverare il padre.
“Eh
no! tu domani non vai da nessuna parte mio caro. Ti devo ricordare che giorno è
domani?” disse la donna con una vena pulsante sulla testa. Sapeva bene cosa
andava a fare l’uomo in altri villaggi.
“domani
tuo figlio comincia la scuola ninja e tu lo accompagnerai e andrai anche a
riprenderlo, sono stata chiara?” lo minacciò la donna.
L’uomo
impaurito non osò rifiutare.
**********************************
Fine capitolo
1:
come vi è
sembrato?
Bhe l’inizio è abbastanza simile a molte altre storie e
il tema e stato ripreso molte volte, ma mi piace questa parte della vita di Naruto.
A mio
parere è un buono spunto per creare nuove storie.
Spero che
vi sia piaciuto. Fatemi sapere e recensite numerosi.
Presto
Neko =^_^=