°..::Circuiti
di Fuoco::..°
Il
rumore che proveniva dagli spalti era assordante, ogni fila occupata da
centinaia di persone, amalgamate in un’unione di colori e
forme impossibili da
distinguere. Trombe, schiamazzi, incitamenti, era persino impossibile
capire
cosa stesse dicendo il vicino accanto ed era inutile portarsi anche a
distanza
dal marasma generale…quel casino l’avrebbero
potuto sentire pure in un altro
stato talmente era alto.
Dalla
pista la prima fila di macchine in pole position aveva cominciato a
dare gas,
rombando, facendo suonare il motore, alimentando le gole degli
spettatori che avrebbero
dato di tutto pur di prendere posto, per un solo secondo della loro
vita, su
veicoli del genere mentre i guidatori ci godevano, facendo
già a gara l’uno con
l’altro per dimostrare la loro supremazia.
Il
semaforo segnava ancora rosso, ma a loro non importava. Non gli fregava
niente
dell’aspettativa. Loro erano i campioni, loro erano sotto i
riflettori, loro
erano gli agognati dall’ambiente esterno, da chi spendeva
metà della vita a
rendere reale quella passione di metallo, acciaio, circuiti, motori e
benzina.
Niente
era più importante.
Ad
un unico via il rombo consistente si fece ancora più
violento ma, se quel suono
poteva essere in grado di coprire quello provocato dai fan, ne nacque
uno
ancora più potente che, agli occhi dei più,
poteva sembrare assolutamente fuori
luogo.
Ridicolo.
Forse,
in qualche modo, anche incredibile, perché una sola persona
non avrebbe dovuto
essere in grado di attirare così tanta attenzione su di
sé, di possedere quel
carisma, quel fascino e quell’eleganza con un solo sguardo,
non sarebbe
riuscito a distogliere l’attenzione da coloro per cui gli
spettatori avevano
pagato salatamente il biglietto di entrata.
In
teoria, non avrebbe dovuto nemmeno essere lì, ma lui
c’era. Ovvio.
Lui,
poteva fare qualsiasi cosa. Chiunque si sarebbe piegato e avrebbe detto
sì ad
una sua richiesta, perché, come specificato, non
c’era anima vivente che fosse
in grado di resistergli…e a lui piaceva.
Un
solo gesto e la sua macchina da corsa personale era già
stata posizionata
all’interno del circuito proprio sulla linea di partenza. Il
diretto
interessato accompagnato da un nugolo di fan –rigorosamente
donne, scarsamente
vestite- che civettavano, attaccate alle sue mani, alle sue spalle o
alle
braccia, facendo occhi dolci, tutte sorrisi e pose molto compromettenti.
Ma
non erano solo le donne. Anche gli uomini, per quanto la descrizione
precedente
non fosse applicabile ai suddetti, erano in balia del suo fascino e di
certo,
lo ritenevano un modello che avrebbero voluto seguire, sia nel lavoro
che nella
vita privata.
Faticando,
magari.
Era
impossibile che qualcun altro fosse come lui.
Prese
posto alla guida, con casco e cinture di sicurezza allacciate
–sperava- e dopo
neanche un minuto il semaforo divenne verde triplicando la pantomima
creatasi
per l’unione di eventi e spingendo la maggior parte degli
spettatori ad alzarsi
in piedi di scatto, come se il loro movimento potesse incitare i
guidatori ad
andare più veloce di quanto non facessero già
quelle macchine favolose.
Dopo
un giro di curva, sparirono alla vista, così come le
telecamere e i microfoni.
“Cut!”
Jude
sobbalzò visibilmente, tanto che Gwyn si mise a ridere,
scuotendo poi la testa.
Diamine,
si era fatto un così viaggio mentale assurdo che non si era
nemmeno reso conto
di essere su un set e non alla reale corsa di Montecarlo.
Jon,
per poco non gli aveva messo fuori uso un timpano con
quell’urlo, ma di sicuro
era soddisfatto perché stava ridendo come un bambino,
voltato verso i due
“spettatori” in attesa di approvazione.
Non
parlare, evitati
l’imbarazzo.
Gwyn
lo salvò, anche perché ne sapeva di
più essendo coinvolta nel film
personalmente.
Il
problema era che l’imbarazzo lo sentiva sul serio
perché quella traslazione
momentanea che la sua mente aveva fatto, delineando tutta la scena
appena avuta
davanti come reale, non gli aveva fatto bene.
Ok,
non si era reso conto di stare osservando della finzione, cosa a cui
era
oltremodo abituato, e non aveva nemmeno fatto i conti con la miriade di
sentimenti
che avevano continuato a rivoltarglisi nello stomaco ad ogni cambio
minimo di
particolare che la sua visuale aveva inquadrato.
Ora
si stava sollevando, stava tornando tranquillo, mentre le macchine con
i
rispettivi stunt tornavano indietro, ma la rabbia, il nervosismo e la
gelosia
le sentiva ancora bruciare prepotentemente e in modo fastidioso sia
nella
tensione dei pugni chiusi che nelle labbra contratte.
Sta
girando un film,
idiota!
Sì,
sapeva anche questo. Lo sapeva per certo, ma non gli andava
giù.
Poteva
passare il fatto che Jon non si fosse risparmiato
nell’introdurre nel copione corse
di guida spericolata –anzi forse no, non poteva passarglielo-
ma mettergli
vicino le più belle fighe del circondario era troppo,
considerando il “piccolo”
e “trascurabile” fatto che a lui
non
desse alcun fastidio –ovvio, di nuovo- e che si atteggiasse
come se il
personaggio avesse sostituito l’attore.
Contrasse
i muscoli, con ancora un nervoso espanso in ogni fibra del corpo,
provocandogli
qualche tremolio che non riusciva a trattenere.
E
diavolo, per quanto gli stesse scaricando addosso tutti gli improperi
possibili
che gli venivano in mente, non riusciva a incazzarsi sul serio con lui
perché
–era da ammettere- gli piaceva da impazzire quel suo modo di
fare e, da quando
l’aveva conosciuto, aveva sempre pensato che anche nella sua
vita reale ci
fosse metà Stark in lui.
C’erano
casi in cui la metà prendeva il sopravvento diventando tre
quarti del suo
essere, ma era impossibile che recitasse.
No,
lui si divertiva, godeva a farlo e prendeva per il culo tutti,
tranquillamente,
con una leggera ironia che a volte sfuggiva ma che sapeva perfettamente
dove
andare a parare.
E
Jude ci era cascato fin dal primo momento. Ancora se ne pentiva. Si
diceva che
avrebbe dovuto avere più forza, ma poi lo riguardava, si
perdeva un istante nel
suo sorriso e nello sguardo mezzo sornione e mezzo beffardo, e non si
sarebbe
più spostato dal suo fianco.
Inevitabilmente.
“Ok,
scendiamo..proseguiamo con l’arrivo in
macchina…Mickey è già pronto”
Jon
lo riportò a terra un’altra volta e Jude
spostò l’attenzione sulla scena,
rendendosi conto che anche lui e la sua
macchina erano tornati indietro, il regista con Gwyneth gli
passarono di
fianco, e il posto alle telecamere fu occupato dai produttori esecutivi.
Inarcò
un sopracciglio, notando quanto Robert si stava divertendo nel spiegare
sicuramente qualcosa sulla scena a uno degli stunt che
l’aveva affiancato, dopo
essere sceso dal velivolo, e gli venne da pensare che forse non era
stata una
buona idea andarlo a trovare sul set di quel film che, ormai, era il
suo alter
ego. Compreso di armatura.
La
situazione non era delle migliori. Oltre la rabbia collegata al
desiderio di
staccargli di dosso tutte quelle civette insulse che gli stavano ancora
intorno, si era anche eccitato a guardarlo così a proprio
agio, mentre l’occhio
gli era caduto sul suo corpo perfettamente modellato dalla tuta nera e
blu da
guida, che gli faceva da seconda pelle.
Cristo,
stava da dio e Jude avrebbe voluto sparire da tutto il casino per
fargli capire
quali fossero le sue intenzioni.
In
teoria, doveva ancora definirle a se è stesso, alla fine
quando gli era davanti
tutti i suoi buoni propositi –se fossero poi buoni era da
verificare- si
andavano a far fottere e lo lasciavano in totale sottomissione di
ciò che
l’americano gli faceva.
Sei
fregato, bello.
L’eccitazione
non passava a quei pensieri e gli ci volle la scena successiva per
trasporre il
tutto in terrore puro che, per qualche minuto, gli fece pensare che se
fosse
uscito vivo da quello che stava vedendo, non ci sarebbe voluto molto
perché ci
rimanesse in un altro modo.
L’avrebbe
ucciso lui!
Era
arrivato solo la sera prima sul set di Iron-Man2, grazie ad un lavoro
momentaneo per una pubblicità girata a Cannes e non ci aveva
messo nulla a
raggiungerli a Montecarlo dove, per quattro o cinque giorni, avrebbero
girato
qualche scena.
Di
conseguenza, era stato inaspettato per tutti e Jude, di certo, non era
a
conoscenza della storia del film se non a grandi linee, e
dell’esatto contenuto
del copione.
Ma
dopo quello e il suo cuore che
continuava
a battere all’impazzata si convinse che sì, non
aveva fatto per niente bene ad
andarci.
Rourke,
da quello che sapeva, era il cattivo. Non c’erano molte vie
d’uscita d’altronde,
dopo essere entrato in scena con due fruste e fatto fuori qualche
macchina in
mezzo alla pista, chiunque avrebbe perso ogni dubbio.
Odiava
però, quando Robert si ostinava a fare ogni cosa per conto
suo senza
controfigure. D’accordo la macchina capovolta era
controllata, c’erano i fili,
ma era stato comunque un salto non da poco e il combattimento a seguire
non
aveva fatto credere che stessero scherzando.
A
parte il fatto che Jude non avrebbe mai voluto trovarsi con Mickey
Rourke in
qualsiasi posto non affollato e illuminato in qualsiasi momento della
sua vita,
ma sembrava che l’amico non avesse afferrato molto il
concetto di “recitare” e,
o Rob l’aveva fatto incazzare, oppure si stava sfogando per
qualcosa.
Quella
cavolo di frusta gli arrivò talmente vicino, ad un certo
punto, che Jude fece
un salto sopra alla sedia trattenendo un urlo in gola, ma Robert
l’aveva
prontamente schivata a terra aprendo le gambe per poi alzarsi e correre
dietro
la macchina –rottame meglio definita- ed evitare un altro
colpo.
No
non posso reggere.
Era
quasi tentato a chiudere gli occhi, come un bambino davanti ad una
scena
spaventosa, all’ulteriore sollevamento della frusta che
arrivò il suono di
taglio e tutto si fermò di botto.
Dio.
Odiava quei momenti. In scena un climax così pesante, alto,
elaborato, poi si
tornava alla vita di tutti i giorni. Ma erano parte del pacchetto
recitativo.
Prendere o lasciare.
Buttò
fuori aria, sospirando di sollievo e accasciandosi quasi senza forze
sulla
sedia a lui destinata, pensando che se avesse continuato a stare con
lui non sarebbe
arrivato sano ai quarant’anni.
Dai
“piani bassi”, rispetto alla sua postazione, invece
non arrivavano altro che
urla di gioia e complimenti ai due attori per il lavoro appena svolto.
Adesso
te lo do io!
Vediamo se dopo riderai ancora!
“Quindici
minuti di pausa, guys!”
Le
paroline magiche e si era già preparato un bel discorsetto
da fargli, appena lo
vide dirigersi verso la sua posizione, ma che venne irrimediabilmente
mandato a
fanculo quando Robert lasciò Mickey con una pacca sulla
spalla per poi dedicare
lo sguardo a lui –e che sguardo-
Sorrise
“Allora, che te ne pare?”
Jude
cercò di rispondergli con tutto lo scetticismo e la
disapprovazione che
conosceva.
“TI
diverti vero?!”
Il
compagno salutò un tecnico che si era appena complimentato
con una stretta
sulla sua spalla, poi recuperò un asciugamano dal borsone
che aveva sulla sedia
personale, mettendosi il suddetto a tracolla subito dopo.
Jude
fu costretto ad alzarsi per seguirlo, visto che l’altro non
si degnò di
fermarsi ma di dirigersi in un luogo all’inglese sconosciuto.
“A
cosa ti riferisci?…certo che mi diverto!”
“Co-come
a cosa mi riferisco? Vuoi farmi venire un infarto per caso?”
Si
voltò di sbieco guardandolo con un punto interrogativo in
faccia, attaccato
alla bottiglia appena ritrovata, di cui si scolò
metà contenuto.
“Jude
non capisco di cosa stai parlando!”
Erano arrivati in uno
spogliatoio, sotto agli
spalti, dedicato alla troupe per l’occasione.
Jude
aprì le braccia lasciandole poi sbattere contro il corpo,
come se gli sembrasse
strano che l’altro non capisse.
“Se
vuoi farti ammazzare, fallo in un momento in cui io non sia
presente!”
A
quel punto, verificando la sorpresa e l’aumento di
incomprensione da parte
dell’altro, decise che era meglio parlare fuori dai denti.
“Ok,
senti…non voglio che tu debba fare scene del genere, con un
pazzo che per poco
ti toglieva la capacità di riprodurti e con macchine con cui
non si rimarrebbe
vivi neanche a pagare dopo uno schianto, quando ci sono persone
specializzate
in questo e che lo fanno come lavoro! Vengo a trovarti per qualche
giorno e
cosa trovo? Due idioti esaltati, tra te e il regista non saprei chi lo
sia di
più, che si divertono a fare i bambini con dei nuovi
giochi…per poco non ci
sono rimasto a vedere quel combattimento, se hai deciso di suicidarti
vorrei
esserne al corrente prima!”
Robert
aveva spalancato gli occhi, l’incredulità
precedente non era nulla al confronto
e ci mise qualche secondo per incamerare la frase, compresa di doppi
sensi che
solo Jude ci avrebbe potuto inserire, vista la sua ritrosia
nell’esprimere sia
a lui, ma soprattutto a sé stesso, che ci teneva e che non
voleva che si
facesse male.
“Ma
cos’hai fumato? Lo sai che mi piace farle da me scene di quel
tipo, e comunque
tutto è controllato, non sono fatte a caso”
“Lo
so questo ma sono pericolose lo stesso!”
L’altro
fece un mezzo sorriso, ricominciando a provare quella sensazione
assopita a
forza durante il lavoro, di sbatterlo contro qualcosa e coccolarlo e
averlo per
tutta la giornata.
Ma,
nonostante non si aspettasse quel discorso, gli stava piacendo e voleva
sapere
di più.
“Andiamo
Jude, non ti starai preoccupando per me vero? Si tratta di Iron Man
alla fine,
non di una love story” rispose, quasi con indifferenza
facendoglielo credere.
Si
alzò dalla panca su cui aveva lasciato il borsone per il
cambio, ma non si preoccupò
di togliersi i vestiti di scena, aveva poco meno di dieci minuti ora e
l’attimo
era troppo invitante per perderlo.
“So
anche questo ma……certo che mi preoccupo per
te……un conto è se sono presente ma
se dovessi fare scene così e farti male quando non ci sono
io…” spostò lo
sguardo non sapendo bene cosa dire e trovandosi un istante disarmato
dal fatto
che nello spogliatoio ci fossero solo loro due, la paura che aveva
provato prima
non l’aveva solo immaginata ma l’aveva resa
perfettamente tangibile nel suo
essere e il suo stato di preoccupazione non era stato falso.
Inoltre
si stava avvicinando e trovarselo, improvvisamente a così
poca distanza, in un
luogo che, fino a prova contraria, poteva riempirsi in meno di un
secondo di
tecnici e cameraman, non era così scontato per Jude.
“Continua”
Buttò
fuori l’aria “Avresti potuto dirmelo”
cambiò discorso.
“E
rovinarti lo spettacolo? Mai”
“Sì
favoloso. Mi sono divertito un sacco, non ne hai
idea…”ribatté con sarcasmo
cattivo e cominciò a indietreggiare mentre Robert lo
raggiunse, facendolo
sedere quando si scontrò contro un’altra panchina,
non vista, e spingendolo
dalle spalle per bloccarlo contro al muro.
Ora
l’aria si era fatta quasi inesistente, non che non fosse
già caldo, ma Jude non
riusciva più a trovare quel ricambio d’ossigeno
indispensabile a mantenere la
respirazione regolare.
Lo
guardò per un istante fisso negli occhi, perdendo la forza
di aggiungere
qualcos’altro alla frase precedente, infine lo
abbassò incapace di resistere
ancora se avesse continuato.
“Stai
continuando a evitare il discorso” puntualizzò
chinandosi leggermente verso di
lui, inarcando un sopracciglio con fare ovvio e distendendo il sorriso
in uno
molto più compromettente.
“Cosa
vuoi che ti dica?”
“Cosa
faresti se mi facessi male e tu non ci fossi?”
Jude
deglutì visibilmente, sentendo un incredibile caldo al viso
e al resto del
corpo, oltre la lieve agitazione che gli si stava spargendo in tutto il
corpo
per la sua vicinanza ma anche per il fatto, concreto, che quella era la
volta
buona in cui li avrebbero scoperti.
E
a quel punto, addio tutto. Ogni cosa finiva.
“Beh…insomma…io…”
“Che
diavolo ti è preso? Non riesci neanche a mettere insieme una
frase di senso
compiuto?” lo prese in giro l’altro, con
divertimento palese e Jude provò una
fitta di rabbia mista a eccitazione che gli fece perdere ogni
inibizione.
“Morirei
se dovesse succederti qualcosa di grave e starei di merda se invece
fosse più
leggero…contento adesso?” soffiò mentre
i loro visi erano a un millimetro di
distanza l’uno dall’altro e Jude non fu abbastanza
convincente da convincere sé
stesso a stare fermo.
Soprattutto
non dopo l’ulteriore sorriso che Rob gli appioppò
sentendo quella frase che gli
aveva soddisfatto l’ego.
“Da
morire”
Non
ci fu altro rumore di parole perché Jude lo
afferrò per le spalle, facendolo
chinare ancora di più in modo da avere il viso alla sua
stessa altezza, e gli
rubò un bacio che l’altro non disdegnò
per niente, approfondendo mentre gli
spinse la testa verso il muro, bloccandolo completamente contro.
“Sei
un fottuto stronzo perché ti permetti di fare il figo e di
godertela, solo perché
quel dannato personaggio del film ti calza completamente a pennello,
mentre
odio vederti flirtare con quelle puttane da cui ti fai toccare
tranquillamente,
quando dovrei essere solo io a farlo…non lo
sopporto!” buttò fuori appena si
separarono di poco, parlando sottovoce ma impregnando in quelle parole
tutto il
disappunto, il nervoso e anche il dolore che aveva provato prima e che
provava
sempre quando Rob si comportava così, con chiunque.
Ma
sapeva di essere comunque patetico, perché si trattava di un
film, e Robert si
comportava così anche nelle giornate normali,
perché era nella sua indole…non
erano altro che parole al vento.
Robert
scosse la testa, divertito.
“E
non sopporto anche quando ti prendi gioco di me!”
“Ma
è troppo divertente Judesie, non puoi pensare che
smetterò di farlo”
Jude
cercò di alzarsi di scatto, di scacciarlo via, pensando che
era stato uno
stupido ad andarlo a trovare, che non ci aveva ricavato niente e che
ogni volta
era come la precedente. Si divertivano, d’accordo, ma poi
quello che ci stava
sempre di merda era lui, che soffriva della sua mancanza e che riceveva
solo
calci nello stomaco quando Robert gli anteponeva il lavoro o Susan.
Sapeva
che non era colpa sua, doveva farlo, ne era obbligato. Ma non gli
andava giù
comunque.
“Dai
Jude…sta qui…”
Robert
fece resistenza contro le sue spalle, facendolo rimanere seduto e Jude
si morse
un labbro guardando per terra, sentendosi un cretino per avergli
confessato
quelle cose e aver ricevuto solo indifferenza.
“Ti
adoro quando mi dici queste cose e sei assolutamente adorabile, ma si
tratta
solo di un film…smettila di preoccuparti”
Poi,
immancabilmente, arrivava l’altro lato, quello dolce,
terribilmente provocante,
eccitante e da dipendenza, come in quel momento…di cui Jude
non riusciva a fare
a meno e ne aveva sempre più bisogno.
Si
sentì prendere il mento che gli venne sollevato, per
incontrare un'altra volta
le iridi scure e immense del compagno, ora totalmente lontano dagli
scherzi,
dal divertimento e dalla superficialità precedente.
“Ho
solo una scena ancora per oggi…appena saremo in hotel non ti
permetterò di
andare da nessuna parte e saremo solo noi”
Quella
frase provocò un altro brivido a Jude, molto più
prolungato ed esteso di quello
precedente, mentre aveva aumentato lievemente la respirazione, senza
accorgersene, desiderando come nient’altro che quel momento
arrivasse presto.
Gli
appoggiò le mani sui fianchi mentre Robert gli fece capire
di volere di nuovo
le sue labbra e appena furono a contatto, cercò di farsi
spazio tra di esse con
la lingua, passandogliela prima sul palato, poi giocandoci contro
mentre la sua
voglia aumentava a dismisura pensando che non sarebbe riuscito ad
aspettare l’hotel.
“Quanto
tempo hai ancora di pausa?”
“Come
siamo frettolosi!” lo schernì Robert, ma con una
mezza risata compiaciuta.
Jude
aumentò la presa sui suoi fianchi, sentendo perfettamente i
muscoli del
compagno, sotto quella tuta dannatamente eccitante, che gli avrebbe
voluto
togliere di dosso lentamente.
“Non
sto scherzando!”
“Okok…sono
quattro minuti ora, non penso che andremo molto lontano”
“Sicuro?”
Robert
alzò un sopracciglio, in quel momento incerto del fatto che
l’inglese avesse
tutta quella decisione e quella fretta, considerando il posto e che
tutti lì
fuori stavano aspettando l’interprete di Tony Stark per
proseguire con la
registrazione del film.
“Ah..Jude…diamine…sei
impazzito?”
Adesso
mi diverto io.
Un
sorriso sporco gli attraversò il viso appena incrociarono lo
sguardo, ma
nonostante la sorpresa sembrava che Robert non avesse nessuna
intenzione di
togliersi da sopra l’inguine la mano di Jude, che glielo
stava accarezzando.
Se
lo riportò in basso dalla nuca, baciandolo più
volte, inclinando il volto e
sentendo quelle labbra assolutamente meravigliose che desiderava ogni
giorno di
più.
Robert
spostò le mani dalle sue spalle al collo, accarezzandogli
poi le guance con i
pollici, mentre gli andò contro mettendo a contatto il busto
con il petto di
Jude facendo in modo che lo stringesse di più. Non che
nemmeno a lui ci volesse
molto per fargli desiderare subito di poter approfondire con quel
dannato di
inglese, così profondamente bello e da scopare tutta notte,
ma un lieve
briciolo di lucidità gli era rimasta…solo
perché si rendeva conto che
rischiavano il carcere –lui di nuovo- e soprattutto teneva
troppo a quel film
per mandare tutto all’aria così.
Inoltre
se Jude avesse continuato a massaggiarlo in quel modo, visto che era
già sceso
più in basso, arrivando tra le gambe e spingendo sempre di
più, non gli ci
sarebbe voluto niente per venire e –davvero- non era il
momento.
“Mhh
Jude…aspetta..nhh…fermati, cristo”
“Che
c’è? Non ti piaceva?”
“Amo
le tue mani, ma non possiamo adesso…resisti fino a questa
sera”
“E’
colpa tua…per poco ci rimango prima tra una cosa e
l’altra, fammi sfogare
almeno”
Robert
sorrise, passandogli una mano tra i capelli dolcemente.
“Ti
prometto che dopo potrai sfogarti quanto vorrai ma
adesso…”
“Robert??”
Si
voltarono di scatto quando sentirono l’urlo del regista
provenire dal corridoio
che portava agli spogliatoi.
In
un attimo si distanziarono e Robert tornò al borsone,
fingendo di sistemarci
dentro qualcosa.
“Ah
eccovi…andiamo, dobbiamo riprendere. L’ultima
scena del combattimento e non
sarà una passeggiata”
“Ok
Jon arrivo subito”
Favoloso.
Altra tachicardia. Altro rischio di infarto. Altri momenti di panico.
Ma
andava bene…finché si trattava di lui poteva
concederglielo.
“Cosa
ti avevo detto? Dai muoviamoci…prima finisco e prima ce ne
andiamo”
Rob
lo riportò a terra e, senza accorgersene, gli
rubò un bacio alla sprovvista,
perso nei suoi pensieri doveva essere rimasto con lo sguardo fisso a
terra come
un imbambolato.
Ne
ebbe la conferma dal sorriso divertito che gli fece il compagno ma, per
una
volta, ebbe la decenza di non dire nulla, se non tirandolo per farlo
sollevare.
Ok
Mr Stark, vai farti uccidere.
Ma dopo ti uccido io.
**********
Salveeeeeeeeeeee!
C'è una spiegazione a tutto ciò.
Oltre, ovviamente, al fatto che adoro questi due, come molti di voi ben
sapete, e che mi fanno "pensare male", c'è una storia dietro
a questa shot che devo raccontarvi brevemente.
Intanto la dedico alla mia Dada, perchè è lei che mi ha ispirata e che è la diretta interessata di questa fic.
Il
fatto è che, nelle nostre menti malate e anche desiderose di
avere una doppia vita xD io sono sposata con Jake (Gyllenhaal
ovviamente) mentre lei è sposata con Robert e visto che i
nostri due maritini sono amici, viviamo tutti insieme felicemente in
una casa a Malibu =P
Quando siamo andate a vedere Iron Man2, durante la sudetta scena
scritta all'inizio lei continuava a dire "appena arrivo a casa lo
uccido! Non gli farò fare mai più scene del
genere! E' troppo pericoloso! Adesso mi sente!" e altro per poi
incazzarsi quando tutte le civette (termine coniato da lei in questo
caso) gli filavano attorno.
Così non ho potuto farne a meno e l'ho scritta, spostandola
verso Jude xDDDDDDDDDDDD.
Ora
potete darmi tranquillamente della pazza, ma spero vi sia piaciuta!
Seì sì commentate ^_______-
Intanto grazie a chiunque leggerà o inserirà tra
i preferiti e le ricordate.
Bacissimi
Leia