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Autore: Irishkoala    01/07/2010    2 recensioni
Un solo gesto e la sua macchina da corsa personale era già stata posizionata all’interno del circuito proprio sulla linea di partenza. Il diretto interessato accompagnato da un nugolo di fan –rigorosamente donne, scarsamente vestite- che civettavano, attaccate alle sue mani, alle sue spalle o alle braccia, facendo occhi dolci, tutte sorrisi e pose molto compromettenti. Adesso lo uccido! Giuro che lo faccio...
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'So you Know'
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°..::Circuiti di Fuoco::..°

 

 

 

Il rumore che proveniva dagli spalti era assordante, ogni fila occupata da centinaia di persone, amalgamate in un’unione di colori e forme impossibili da distinguere. Trombe, schiamazzi, incitamenti, era persino impossibile capire cosa stesse dicendo il vicino accanto ed era inutile portarsi anche a distanza dal marasma generale…quel casino l’avrebbero potuto sentire pure in un altro stato talmente era alto.

Dalla pista la prima fila di macchine in pole position aveva cominciato a dare gas, rombando, facendo suonare il motore, alimentando le gole degli spettatori che avrebbero dato di tutto pur di prendere posto, per un solo secondo della loro vita, su veicoli del genere mentre i guidatori ci godevano, facendo già a gara l’uno con l’altro per dimostrare la loro supremazia.

Il semaforo segnava ancora rosso, ma a loro non importava. Non gli fregava niente dell’aspettativa. Loro erano i campioni, loro erano sotto i riflettori, loro erano gli agognati dall’ambiente esterno, da chi spendeva metà della vita a rendere reale quella passione di metallo, acciaio, circuiti, motori e benzina.

Niente era più importante.

Ad un unico via il rombo consistente si fece ancora più violento ma, se quel suono poteva essere in grado di coprire quello provocato dai fan, ne nacque uno ancora più potente che, agli occhi dei più, poteva sembrare assolutamente fuori luogo.

Ridicolo.

Forse, in qualche modo, anche incredibile, perché una sola persona non avrebbe dovuto essere in grado di attirare così tanta attenzione su di sé, di possedere quel carisma, quel fascino e quell’eleganza con un solo sguardo, non sarebbe riuscito a distogliere l’attenzione da coloro per cui gli spettatori avevano pagato salatamente il biglietto di entrata.

In teoria, non avrebbe dovuto nemmeno essere lì, ma lui c’era. Ovvio.

Lui, poteva fare qualsiasi cosa. Chiunque si sarebbe piegato e avrebbe detto sì ad una sua richiesta, perché, come specificato, non c’era anima vivente che fosse in grado di resistergli…e a lui piaceva.

Un solo gesto e la sua macchina da corsa personale era già stata posizionata all’interno del circuito proprio sulla linea di partenza. Il diretto interessato accompagnato da un nugolo di fan –rigorosamente donne, scarsamente vestite- che civettavano, attaccate alle sue mani, alle sue spalle o alle braccia, facendo occhi dolci, tutte sorrisi e pose molto compromettenti.

Ma non erano solo le donne. Anche gli uomini, per quanto la descrizione precedente non fosse applicabile ai suddetti, erano in balia del suo fascino e di certo, lo ritenevano un modello che avrebbero voluto seguire, sia nel lavoro che nella vita privata.

Faticando, magari.

Era impossibile che qualcun altro fosse come lui.

Prese posto alla guida, con casco e cinture di sicurezza allacciate –sperava- e dopo neanche un minuto il semaforo divenne verde triplicando la pantomima creatasi per l’unione di eventi e spingendo la maggior parte degli spettatori ad alzarsi in piedi di scatto, come se il loro movimento potesse incitare i guidatori ad andare più veloce di quanto non facessero già quelle macchine favolose.

Dopo un giro di curva, sparirono alla vista, così come le telecamere e i microfoni.

“Cut!”

Jude sobbalzò visibilmente, tanto che Gwyn si mise a ridere, scuotendo poi la testa.

Diamine, si era fatto un così viaggio mentale assurdo che non si era nemmeno reso conto di essere su un set e non alla reale corsa di Montecarlo.

Jon, per poco non gli aveva messo fuori uso un timpano con quell’urlo, ma di sicuro era soddisfatto perché stava ridendo come un bambino, voltato verso i due “spettatori” in attesa di approvazione.

Non parlare, evitati l’imbarazzo.

Gwyn lo salvò, anche perché ne sapeva di più essendo coinvolta nel film personalmente.

Il problema era che l’imbarazzo lo sentiva sul serio perché quella traslazione momentanea che la sua mente aveva fatto, delineando tutta la scena appena avuta davanti come reale, non gli aveva fatto bene.

Ok, non si era reso conto di stare osservando della finzione, cosa a cui era oltremodo abituato, e non aveva nemmeno fatto i conti con la miriade di sentimenti che avevano continuato a rivoltarglisi nello stomaco ad ogni cambio minimo di particolare che la sua visuale aveva inquadrato.

Ora si stava sollevando, stava tornando tranquillo, mentre le macchine con i rispettivi stunt tornavano indietro, ma la rabbia, il nervosismo e la gelosia le sentiva ancora bruciare prepotentemente e in modo fastidioso sia nella tensione dei pugni chiusi che nelle labbra contratte.

Sta girando un film, idiota!

Sì, sapeva anche questo. Lo sapeva per certo, ma non gli andava giù.

Poteva passare il fatto che Jon non si fosse risparmiato nell’introdurre nel copione corse di guida spericolata –anzi forse no, non poteva passarglielo- ma mettergli vicino le più belle fighe del circondario era troppo, considerando il “piccolo” e “trascurabile” fatto che a lui non desse alcun fastidio –ovvio, di nuovo- e che si atteggiasse come se il personaggio avesse sostituito l’attore.

Contrasse i muscoli, con ancora un nervoso espanso in ogni fibra del corpo, provocandogli qualche tremolio che non riusciva a trattenere.

E diavolo, per quanto gli stesse scaricando addosso tutti gli improperi possibili che gli venivano in mente, non riusciva a incazzarsi sul serio con lui perché –era da ammettere- gli piaceva da impazzire quel suo modo di fare e, da quando l’aveva conosciuto, aveva sempre pensato che anche nella sua vita reale ci fosse metà Stark in lui.

C’erano casi in cui la metà prendeva il sopravvento diventando tre quarti del suo essere, ma era impossibile che recitasse.

No, lui si divertiva, godeva a farlo e prendeva per il culo tutti, tranquillamente, con una leggera ironia che a volte sfuggiva ma che sapeva perfettamente dove andare a parare.

E Jude ci era cascato fin dal primo momento. Ancora se ne pentiva. Si diceva che avrebbe dovuto avere più forza, ma poi lo riguardava, si perdeva un istante nel suo sorriso e nello sguardo mezzo sornione e mezzo beffardo, e non si sarebbe più spostato dal suo fianco.

Inevitabilmente.

“Ok, scendiamo..proseguiamo con l’arrivo in macchina…Mickey è già pronto”

Jon lo riportò a terra un’altra volta e Jude spostò l’attenzione sulla scena, rendendosi conto che anche lui e la sua macchina erano tornati indietro, il regista con Gwyneth gli passarono di fianco, e il posto alle telecamere fu occupato dai produttori esecutivi.

Inarcò un sopracciglio, notando quanto Robert si stava divertendo nel spiegare sicuramente qualcosa sulla scena a uno degli stunt che l’aveva affiancato, dopo essere sceso dal velivolo, e gli venne da pensare che forse non era stata una buona idea andarlo a trovare sul set di quel film che, ormai, era il suo alter ego. Compreso di armatura.

La situazione non era delle migliori. Oltre la rabbia collegata al desiderio di staccargli di dosso tutte quelle civette insulse che gli stavano ancora intorno, si era anche eccitato a guardarlo così a proprio agio, mentre l’occhio gli era caduto sul suo corpo perfettamente modellato dalla tuta nera e blu da guida, che gli faceva da seconda pelle.

Cristo, stava da dio e Jude avrebbe voluto sparire da tutto il casino per fargli capire quali fossero le sue intenzioni.

In teoria, doveva ancora definirle a se è stesso, alla fine quando gli era davanti tutti i suoi buoni propositi –se fossero poi buoni era da verificare- si andavano a far fottere e lo lasciavano in totale sottomissione di ciò che l’americano gli faceva.

Sei fregato, bello.

L’eccitazione non passava a quei pensieri e gli ci volle la scena successiva per trasporre il tutto in terrore puro che, per qualche minuto, gli fece pensare che se fosse uscito vivo da quello che stava vedendo, non ci sarebbe voluto molto perché ci rimanesse in un altro modo.

L’avrebbe ucciso lui!

Era arrivato solo la sera prima sul set di Iron-Man2, grazie ad un lavoro momentaneo per una pubblicità girata a Cannes e non ci aveva messo nulla a raggiungerli a Montecarlo dove, per quattro o cinque giorni, avrebbero girato qualche scena.

Di conseguenza, era stato inaspettato per tutti e Jude, di certo, non era a conoscenza della storia del film se non a grandi linee, e dell’esatto contenuto del copione.

Ma dopo quello e il suo cuore che continuava a battere all’impazzata si convinse che sì, non aveva fatto per niente bene ad andarci.

Rourke, da quello che sapeva, era il cattivo. Non c’erano molte vie d’uscita d’altronde, dopo essere entrato in scena con due fruste e fatto fuori qualche macchina in mezzo alla pista, chiunque avrebbe perso ogni dubbio.

Odiava però, quando Robert si ostinava a fare ogni cosa per conto suo senza controfigure. D’accordo la macchina capovolta era controllata, c’erano i fili, ma era stato comunque un salto non da poco e il combattimento a seguire non aveva fatto credere che stessero scherzando.

A parte il fatto che Jude non avrebbe mai voluto trovarsi con Mickey Rourke in qualsiasi posto non affollato e illuminato in qualsiasi momento della sua vita, ma sembrava che l’amico non avesse afferrato molto il concetto di “recitare” e, o Rob l’aveva fatto incazzare, oppure si stava sfogando per qualcosa.

Quella cavolo di frusta gli arrivò talmente vicino, ad un certo punto, che Jude fece un salto sopra alla sedia trattenendo un urlo in gola, ma Robert l’aveva prontamente schivata a terra aprendo le gambe per poi alzarsi e correre dietro la macchina –rottame meglio definita- ed evitare un altro colpo.

No non posso reggere.

Era quasi tentato a chiudere gli occhi, come un bambino davanti ad una scena spaventosa, all’ulteriore sollevamento della frusta che arrivò il suono di taglio e tutto si fermò di botto.

Dio. Odiava quei momenti. In scena un climax così pesante, alto, elaborato, poi si tornava alla vita di tutti i giorni. Ma erano parte del pacchetto recitativo. Prendere o lasciare.

Buttò fuori aria, sospirando di sollievo e accasciandosi quasi senza forze sulla sedia a lui destinata, pensando che se avesse continuato a stare con lui non sarebbe arrivato sano ai quarant’anni.

Dai “piani bassi”, rispetto alla sua postazione, invece non arrivavano altro che urla di gioia e complimenti ai due attori per il lavoro appena svolto.

Adesso te lo do io! Vediamo se dopo riderai ancora!

“Quindici minuti di pausa, guys!”

Le paroline magiche e si era già preparato un bel discorsetto da fargli, appena lo vide dirigersi verso la sua posizione, ma che venne irrimediabilmente mandato a fanculo quando Robert lasciò Mickey con una pacca sulla spalla per poi dedicare lo sguardo a lui –e che sguardo-

Sorrise “Allora, che te ne pare?”

Jude cercò di rispondergli con tutto lo scetticismo e la disapprovazione che conosceva.

“TI diverti vero?!”

Il compagno salutò un tecnico che si era appena complimentato con una stretta sulla sua spalla, poi recuperò un asciugamano dal borsone che aveva sulla sedia personale, mettendosi il suddetto a tracolla subito dopo.

Jude fu costretto ad alzarsi per seguirlo, visto che l’altro non si degnò di fermarsi ma di dirigersi in un luogo all’inglese sconosciuto.

“A cosa ti riferisci?…certo che mi diverto!”

“Co-come a cosa mi riferisco? Vuoi farmi venire un infarto per caso?”

Si voltò di sbieco guardandolo con un punto interrogativo in faccia, attaccato alla bottiglia appena ritrovata, di cui si scolò metà contenuto.

“Jude non capisco di cosa stai parlando!”

 Erano arrivati in uno spogliatoio, sotto agli spalti, dedicato alla troupe per l’occasione.

Jude aprì le braccia lasciandole poi sbattere contro il corpo, come se gli sembrasse strano che l’altro non capisse.

“Se vuoi farti ammazzare, fallo in un momento in cui io non sia presente!”

A quel punto, verificando la sorpresa e l’aumento di incomprensione da parte dell’altro, decise che era meglio parlare fuori dai denti.

“Ok, senti…non voglio che tu debba fare scene del genere, con un pazzo che per poco ti toglieva la capacità di riprodurti e con macchine con cui non si rimarrebbe vivi neanche a pagare dopo uno schianto, quando ci sono persone specializzate in questo e che lo fanno come lavoro! Vengo a trovarti per qualche giorno e cosa trovo? Due idioti esaltati, tra te e il regista non saprei chi lo sia di più, che si divertono a fare i bambini con dei nuovi giochi…per poco non ci sono rimasto a vedere quel combattimento, se hai deciso di suicidarti vorrei esserne al corrente prima!”

Robert aveva spalancato gli occhi, l’incredulità precedente non era nulla al confronto e ci mise qualche secondo per incamerare la frase, compresa di doppi sensi che solo Jude ci avrebbe potuto inserire, vista la sua ritrosia nell’esprimere sia a lui, ma soprattutto a sé stesso, che ci teneva e che non voleva che si facesse male.

“Ma cos’hai fumato? Lo sai che mi piace farle da me scene di quel tipo, e comunque tutto è controllato, non sono fatte a caso”

“Lo so questo ma sono pericolose lo stesso!”

L’altro fece un mezzo sorriso, ricominciando a provare quella sensazione assopita a forza durante il lavoro, di sbatterlo contro qualcosa e coccolarlo e averlo per tutta la giornata.

Ma, nonostante non si aspettasse quel discorso, gli stava piacendo e voleva sapere di più.

“Andiamo Jude, non ti starai preoccupando per me vero? Si tratta di Iron Man alla fine, non di una love story” rispose, quasi con indifferenza facendoglielo credere.

Si alzò dalla panca su cui aveva lasciato il borsone per il cambio, ma non si preoccupò di togliersi i vestiti di scena, aveva poco meno di dieci minuti ora e l’attimo era troppo invitante per perderlo.

“So anche questo ma……certo che mi preoccupo per te……un conto è se sono presente ma se dovessi fare scene così e farti male quando non ci sono io…” spostò lo sguardo non sapendo bene cosa dire e trovandosi un istante disarmato dal fatto che nello spogliatoio ci fossero solo loro due, la paura che aveva provato prima non l’aveva solo immaginata ma l’aveva resa perfettamente tangibile nel suo essere e il suo stato di preoccupazione non era stato falso.

Inoltre si stava avvicinando e trovarselo, improvvisamente a così poca distanza, in un luogo che, fino a prova contraria, poteva riempirsi in meno di un secondo di tecnici e cameraman, non era così scontato per Jude.

“Continua”

Buttò fuori l’aria “Avresti potuto dirmelo” cambiò discorso.

“E rovinarti lo spettacolo? Mai”

“Sì favoloso. Mi sono divertito un sacco, non ne hai idea…”ribatté con sarcasmo cattivo e cominciò a indietreggiare mentre Robert lo raggiunse, facendolo sedere quando si scontrò contro un’altra panchina, non vista, e spingendolo dalle spalle per bloccarlo contro al muro.

Ora l’aria si era fatta quasi inesistente, non che non fosse già caldo, ma Jude non riusciva più a trovare quel ricambio d’ossigeno indispensabile a mantenere la respirazione regolare.

Lo guardò per un istante fisso negli occhi, perdendo la forza di aggiungere qualcos’altro alla frase precedente, infine lo abbassò incapace di resistere ancora se avesse continuato.

“Stai continuando a evitare il discorso” puntualizzò chinandosi leggermente verso di lui, inarcando un sopracciglio con fare ovvio e distendendo il sorriso in uno molto più compromettente.

“Cosa vuoi che ti dica?”

“Cosa faresti se mi facessi male e tu non ci fossi?”

Jude deglutì visibilmente, sentendo un incredibile caldo al viso e al resto del corpo, oltre la lieve agitazione che gli si stava spargendo in tutto il corpo per la sua vicinanza ma anche per il fatto, concreto, che quella era la volta buona in cui li avrebbero scoperti.

E a quel punto, addio tutto. Ogni cosa finiva.

“Beh…insomma…io…”

“Che diavolo ti è preso? Non riesci neanche a mettere insieme una frase di senso compiuto?” lo prese in giro l’altro, con divertimento palese e Jude provò una fitta di rabbia mista a eccitazione che gli fece perdere ogni inibizione.

“Morirei se dovesse succederti qualcosa di grave e starei di merda se invece fosse più leggero…contento adesso?” soffiò mentre i loro visi erano a un millimetro di distanza l’uno dall’altro e Jude non fu abbastanza convincente da convincere sé stesso a stare fermo.

Soprattutto non dopo l’ulteriore sorriso che Rob gli appioppò sentendo quella frase che gli aveva soddisfatto l’ego.

“Da morire”

Non ci fu altro rumore di parole perché Jude lo afferrò per le spalle, facendolo chinare ancora di più in modo da avere il viso alla sua stessa altezza, e gli rubò un bacio che l’altro non disdegnò per niente, approfondendo mentre gli spinse la testa verso il muro, bloccandolo completamente contro.

“Sei un fottuto stronzo perché ti permetti di fare il figo e di godertela, solo perché quel dannato personaggio del film ti calza completamente a pennello, mentre odio vederti flirtare con quelle puttane da cui ti fai toccare tranquillamente, quando dovrei essere solo io a farlo…non lo sopporto!” buttò fuori appena si separarono di poco, parlando sottovoce ma impregnando in quelle parole tutto il disappunto, il nervoso e anche il dolore che aveva provato prima e che provava sempre quando Rob si comportava così, con chiunque.

Ma sapeva di essere comunque patetico, perché si trattava di un film, e Robert si comportava così anche nelle giornate normali, perché era nella sua indole…non erano altro che parole al vento.

Robert scosse la testa, divertito.

“E non sopporto anche quando ti prendi gioco di me!”

“Ma è troppo divertente Judesie, non puoi pensare che smetterò di farlo”

Jude cercò di alzarsi di scatto, di scacciarlo via, pensando che era stato uno stupido ad andarlo a trovare, che non ci aveva ricavato niente e che ogni volta era come la precedente. Si divertivano, d’accordo, ma poi quello che ci stava sempre di merda era lui, che soffriva della sua mancanza e che riceveva solo calci nello stomaco quando Robert gli anteponeva il lavoro o Susan.

Sapeva che non era colpa sua, doveva farlo, ne era obbligato. Ma non gli andava giù comunque.

“Dai Jude…sta qui…”

Robert fece resistenza contro le sue spalle, facendolo rimanere seduto e Jude si morse un labbro guardando per terra, sentendosi un cretino per avergli confessato quelle cose e aver ricevuto solo indifferenza.

“Ti adoro quando mi dici queste cose e sei assolutamente adorabile, ma si tratta solo di un film…smettila di preoccuparti”

Poi, immancabilmente, arrivava l’altro lato, quello dolce, terribilmente provocante, eccitante e da dipendenza, come in quel momento…di cui Jude non riusciva a fare a meno e ne aveva sempre più bisogno.

Si sentì prendere il mento che gli venne sollevato, per incontrare un'altra volta le iridi scure e immense del compagno, ora totalmente lontano dagli scherzi, dal divertimento e dalla superficialità precedente.

“Ho solo una scena ancora per oggi…appena saremo in hotel non ti permetterò di andare da nessuna parte e saremo solo noi”

Quella frase provocò un altro brivido a Jude, molto più prolungato ed esteso di quello precedente, mentre aveva aumentato lievemente la respirazione, senza accorgersene, desiderando come nient’altro che quel momento arrivasse presto.

Gli appoggiò le mani sui fianchi mentre Robert gli fece capire di volere di nuovo le sue labbra e appena furono a contatto, cercò di farsi spazio tra di esse con la lingua, passandogliela prima sul palato, poi giocandoci contro mentre la sua voglia aumentava a dismisura pensando che non sarebbe riuscito ad aspettare l’hotel.

“Quanto tempo hai ancora di pausa?”

“Come siamo frettolosi!” lo schernì Robert, ma con una mezza risata compiaciuta.

Jude aumentò la presa sui suoi fianchi, sentendo perfettamente i muscoli del compagno, sotto quella tuta dannatamente eccitante, che gli avrebbe voluto togliere di dosso lentamente.

“Non sto scherzando!”

“Okok…sono quattro minuti ora, non penso che andremo molto lontano”

“Sicuro?”

Robert alzò un sopracciglio, in quel momento incerto del fatto che l’inglese avesse tutta quella decisione e quella fretta, considerando il posto e che tutti lì fuori stavano aspettando l’interprete di Tony Stark per proseguire con la registrazione del film.

“Ah..Jude…diamine…sei impazzito?”

Adesso mi diverto io.

Un sorriso sporco gli attraversò il viso appena incrociarono lo sguardo, ma nonostante la sorpresa sembrava che Robert non avesse nessuna intenzione di togliersi da sopra l’inguine la mano di Jude, che glielo stava accarezzando.

Se lo riportò in basso dalla nuca, baciandolo più volte, inclinando il volto e sentendo quelle labbra assolutamente meravigliose che desiderava ogni giorno di più.

Robert spostò le mani dalle sue spalle al collo, accarezzandogli poi le guance con i pollici, mentre gli andò contro mettendo a contatto il busto con il petto di Jude facendo in modo che lo stringesse di più. Non che nemmeno a lui ci volesse molto per fargli desiderare subito di poter approfondire con quel dannato di inglese, così profondamente bello e da scopare tutta notte, ma un lieve briciolo di lucidità gli era rimasta…solo perché si rendeva conto che rischiavano il carcere –lui di nuovo- e soprattutto teneva troppo a quel film per mandare tutto all’aria così.

Inoltre se Jude avesse continuato a massaggiarlo in quel modo, visto che era già sceso più in basso, arrivando tra le gambe e spingendo sempre di più, non gli ci sarebbe voluto niente per venire e –davvero- non era il momento.

“Mhh Jude…aspetta..nhh…fermati, cristo”

“Che c’è? Non ti piaceva?”

“Amo le tue mani, ma non possiamo adesso…resisti fino a questa sera”

“E’ colpa tua…per poco ci rimango prima tra una cosa e l’altra, fammi sfogare almeno”

Robert sorrise, passandogli una mano tra i capelli dolcemente.

“Ti prometto che dopo potrai sfogarti quanto vorrai ma adesso…”

“Robert??”

Si voltarono di scatto quando sentirono l’urlo del regista provenire dal corridoio che portava agli spogliatoi.

In un attimo si distanziarono e Robert tornò al borsone, fingendo di sistemarci dentro qualcosa.

“Ah eccovi…andiamo, dobbiamo riprendere. L’ultima scena del combattimento e non sarà una passeggiata”

“Ok Jon arrivo subito”

Favoloso. Altra tachicardia. Altro rischio di infarto. Altri momenti di panico.

Ma andava bene…finché si trattava di lui poteva concederglielo.

“Cosa ti avevo detto? Dai muoviamoci…prima finisco e prima ce ne andiamo”

Rob lo riportò a terra e, senza accorgersene, gli rubò un bacio alla sprovvista, perso nei suoi pensieri doveva essere rimasto con lo sguardo fisso a terra come un imbambolato.

Ne ebbe la conferma dal sorriso divertito che gli fece il compagno ma, per una volta, ebbe la decenza di non dire nulla, se non tirandolo per farlo sollevare.

Ok Mr Stark, vai farti uccidere.

Ma dopo ti uccido io.

**********

Salveeeeeeeeeeee!
C'è una spiegazione a tutto ciò.
Oltre, ovviamente, al fatto che adoro questi due, come molti di voi ben sapete, e che mi fanno "pensare male", c'è una storia dietro a questa shot che devo raccontarvi brevemente.

Intanto la dedico alla mia Dada, perchè è lei che mi ha ispirata e che è la diretta interessata di questa fic.

Il fatto è che, nelle nostre menti malate e anche desiderose di avere una doppia vita xD io sono sposata con Jake (Gyllenhaal ovviamente) mentre lei è sposata con Robert e visto che i nostri due maritini sono amici, viviamo tutti insieme felicemente in una casa a Malibu =P
Quando siamo andate a vedere Iron Man2, durante la sudetta scena scritta all'inizio lei continuava a dire "appena arrivo a casa lo uccido! Non gli farò fare mai più scene del genere! E' troppo pericoloso! Adesso mi sente!" e altro per poi incazzarsi quando tutte le civette (termine coniato da lei in questo caso) gli filavano attorno.
Così non ho potuto farne a meno e l'ho scritta, spostandola verso Jude xDDDDDDDDDDDD.

Ora potete darmi tranquillamente della pazza, ma spero vi sia piaciuta!
Seì sì commentate ^_______-
Intanto grazie a chiunque leggerà o inserirà tra i preferiti e le ricordate.

Bacissimi
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