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Autore: Helena94    02/07/2010    3 recensioni
Alissa, è un'adolescente di 16 anni che ha un unico amore nella sua vita: il nuoto! Il suo grande sogno è di partecipare alle nazionali. L'aiuteranno molte persone a realizzare questo sogno tra cui Peppe, l'allenatore, e Diego, un ragazzo segretamente innamorato di lei con la paura di rivelarlelo a causa della testardaggine di Alissa sulla questione "ragazzi". Lui le fa vivere momenti fantastici, facendola continuare a sognare e soprattutto a credere in se stessa. Con il tempo la ragazza si innamorerà di lui ma non si potrà rivelare a causa della relazione allenatore- atleta. Così vivranno noscosti il loro amore, pieno di alti e bassi ma così forte da resistere a tutto! è una storia per tutte le età specialmente per chi adora questo fantastico sport (il nuoto) e per chi adora le storie d'amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incominciai a pensare a qualsiasi cosa, anche alla litigata avuta qualche minuto prima con mia nonna, ma poi fui disturbata da qualcuno.

-Ciao- disse una voce profonda

Alzai la testa e vidi Diego.

-Cciao- balbettai.

Non sono bene il perché, forse mi aveva preso alla sprovvista.

-Come mai qui da sola?- mi disse sedendosi nell’altalena accanto alla mia.

-Ho…litigato con mia nonna- dissi imbarazzata.

Di solito si litiga con il ragazzo, con i genitori o con la migliore amica! Io avevo litigato con la nonna!

-Perché?- disse inarcando un sopracciglio.

Non sembrava che mi stesse prendendo in giro, a meno che non era un bravo attore.

-No, aspetta, fammi indovinare…Per il nuoto!- continuò sicuro di sé.

-Già- risposi abbassando la testa.

-Posso dirti una cosa?-

Feci segno di si.

-Ti ho visto nuotare, sei davvero brava e la tua nuotata è bellissima ma, il tuo delfino è qualcosa...non avevo mai visto niente del genere, sembra…speciale!-

“Come è dolce” pensai fissando quei profondi occhi scuri.

Ma…aveva ragione. Poi pensai a una famosa frase:“I sogni non sempre si realizzano. Ma non perché siano troppo grandi o impossibili. Perché noi smettiamo di crederci.” Questo aveva detto Martin Luther King

Così mi accorsi del vero motivo per cui avevo dei ripensamenti: avevo paura. Paura di non riuscire a realizzare il sogno! “Come ho potuto solo pensare di poterlo abbandonare?!” dissi fra me e me.

-Grazie- gli dissi sincera.

Mi aveva aiutata e gliene ero grata.

-Peppe ha ragione, sei una ragazza in gamba!- mi disse sorridendomi.

Mentre stavo per rispondergli, lui fece dei segni verso il cancello. Mi accorsi dopo che c’era una ragazza e che questa ragazza stesse venendo dalla parte nostra.

A mano a mano che si avvicinava, potevo vederne la bellezza e la perfezione: capelli ricci, lunghi, vaporosi di colore biondo dorato, fisico da modella, pelle perfetta né troppo chiara né troppo scura, sorriso accecante, occhi grandi e verdi. Un vero schianto!

Diego si alzò e le prese la mano.

Non so bene cosa successe in quel preciso istante dentro di me, so solo che era come se avessi lo stomaco sottosopra, il cuore mi batteva forte, gli occhi mi bruciavano come se stessi per piangere, mi tremavano le mani ed avevo paura di parlare. Cosa mi stava succedendo?

-Lei è Veronica, la mia ragazza- disse Diego.

Avete presente quei momenti tanto imbarazzanti da desiderare una botola e tuffarci dentro? Ecco, questo era uno di quei momenti. Non so perchè ma desideravo una botola ardentemente!

Feci un respiro e mi costrinsi a parlare, stando attenta al tono della voce.

-Ciao, sono Alissa. Sono…- non sapevo che dire e mi bloccai.

Lui continuò la frase al posto mio: -Io sono il suo allenatore-

Già, allenatore. Perché quelle parole mi ferirono?

-Ci vediamo domani in piscina Alissa- disse Diego.

-Ciao- risposi con un sospiro.

Aspettai che si allontanassero per accasciarmi all’altalena.

Avevo davvero pensato che potessi interessargli? Ma cosa mi è passato per la testa?

Ma dopo mi resi conto del lato positivo: avevo avuto la mia risposta, la risposta a quella domanda che mi aveva martellato il cervello per tutto il pomeriggio. Era la prova, quel qualcosa di cui avevo bisogno per continuare a sognare, quello stimolo che mi facesse credere in me stessa e nelle mia capacità. Io non ho una vita normale, mai l’ho avuta e mai l’avrò. E per un momento fui grata a Veronica per avermi aiutata.

Si fece buio e tornai da mia nonna. Appena aprì la porta mi venne incontro abbracciandomi.

-Mi dispiace Alissa, è il tuo sogno e io non sono nessuno per farti smettere di sognare. Ti prego perdonami-

-Nonna tranquilla, va tutto bene. Mi dispiace per come ho reagito ma il fatto è che…nessuno crede in me, neanche io-

-Io credo in te Alissa, ci crede Peppe e le tue amiche ma se non credi tu in te stessa allora è tutto inutile- disse mia mamma facendosi spazio tra me e la nonna.

-Anche io credo in te- disse mio padre.

-Anche io cara- disse anche mio nonno.

-Anche io, piccola mia- disse mia nona abbracciandomi.

Avevo tante persone che credevano in me, perché io non dovevo crederci?

Appena tornai a casa mi buttai letteralmente sui libri, tra il ripasso per il compito matematica e per l’interrogazione di fisica era distrutta. Ma a me piacevano queste materie, io adoravo le materie scientifiche.

L’indomani mattina andai a scuola addormentata, con l’enorme pressione addosso che mi ritrovavo non ero riuscita a chiudere occhio. Ma ero abbastanza sveglia per l’interrogazione di fisica tanto da prenderci 8 e anche per capire che il compito di matematica era andato abbastanza bene.

Il lunedì mattina è abbastanza pesante, tra due ore di storia, due ore di matematica e una di fisica devi dire grazie se non esci pazzo già a prima ora.

La nostra professoressa di storia non è come tutte le altre, lei non spiega storia lei parla di quello che le è successo il giorno prima, di suo figlio trentenne che vive ancora con lei, del divorzio con suo marito e, quando qualcuno è impreparato succede la fine del mondo, il che accade molto spesso.

Dovrebbe andare in pensione per gli anni che si ritrova, anche perché la vecchiaia le è andata alla testa, ma non ci vuole andare, vuole rimanere per torturarci fino alla fine del secondo anni perché, per fortuna, al terzo cambieremo alcuni professori, tra i quali c’è lei.

E dopo tanto stress arrivarono le 15.00

Quel pomeriggio mi allenai di nuovo da sola in corsia 6, ma sta volta mi stava bene: se ero con le mie amiche mi distraevo dal mio obiettivo!

Diego era venuto in piscina con la sua ragazza, che gli mandava baci dalla tribuna tanto che Peppe fu costretto a chiedere a Diego di non portarla più perché non era pertinente al lavoro, il che mi rese stranamente felice.

Mi allenai con impegno, pensando alle persone che avevano fiducia in me, che mi credevano capace di cose assurde, come fare il tempo per i nazionali.

Passarono i giorni sempre con la stessa musica e sempre con la stessa determinazione, ansi no…forse quella aumentava.

Arrivò la vigilia delle prove tempi che si sarebbe svolta a Lentini. Odiavo quella piscina, era piccola e soffocante.

Era sabato e dopo l’allenamento, anche se l’indomani ci sarebbero state le gare, eravamo tutti in piscina come ogni sabato sera. Quella sera però, i ragazzi avevano invitato anche Diego senza Veronica ovviamente.

Erano tutti in vasca piccola, quella coperta, perché quella sera faceva freddo. Stavamo mangiando ed io, per la prima volta, ebbi il bisogno di stare da sola a pensare, e quale miglior posto per pensare se non la piscina completamente vuota?

Mi sedetti sul blocco e guardai l’acqua cristallina. Era fantastica. Grazie alla luce dei lampioni che circondavano la piscina, si creava uno strano gioco di luce-ombra, dando vita a dei disegni strani e, per un momento, mi vidi riflessa in uno di quei disegni con le lacrime agli occhi e il viso tutti coloro che mi volevano bene, deluso, arrabbiato. Per poco non mi venne da piangere ma una folata di vento distrusse l’immagine e capì che era troppo, non ce la potevo fare.

-Hai freddo?- disse una voce dietro di me: Diego.

-Tieni- continuò levandosi la giacca e mettendomela nelle spalle.

-Grazie- dissi asciugando le lacrime che mi erano scese.

-Hai paura per domani vero?-

-Si vede tanto?- risposi sarcastica.

-Non devi averne, andrà tutto bene- disse per consolarmi.

-Sono stanca,tutti non fanno che dirmi questa frase, che tutto andrà bene, ma perché nessuno è sincero con me? perché nessuno guarda in faccia la realtà? Perché sono l’unica a essere consapevole che non ce la farà mai? Perché tutti vogliono farmi illudere di una cosa che non accadrà mai?- adesso non riuscì più a trattenere le lacrime.

-Perché credono in te, perché hanno fiducia e sono consapevoli delle tue capacità. Nessuno ti sta illudendo su una cosa che non succederà, perché ci credono davvero e dovresti crederci anche tu…io ci credo-

Poi si alzò e se ne andò. Lasciandomi sola con le mie paure. Dovevo riflettere su quello che mi aveva appena detto Diego, sul fatto che anche lui credeva in me e nelle mia capacità ma tutto quello che riuscì a fare fu fissare l’acqua e rivedere quell’immagine ma sta volta il vento non la portò via. Dopo capì che l’immagine non esisteva, era solo il mio subconscio che mi faceva vedere in faccia la realtà, una cosa che non faceva nessuno.

Colpii l’acqua e per un momento l’immagine cambiò, c’ero io con la medaglia al collo e in mano un sogno che avevo realizzato.

Quella notte fu molto difficile dormire, ero nervosa, avevo paura e come se non bastasse le due immagini contrapposto che avevo visto in piscina si alternavano come se il destino non avesse ancora scelto cosa fare di me e del mio futuro.

Quando finalmente mi rilassai entrò mia mamma e mi disse che dovevo alzarmi.

Erano le 7.30 di mattina e alle 9 dovevo essere a Lentini per il riscaldamento pre-gara. E di nuovo l’ansia mi invase.

**************

un altro capitolo della mia storia...spero vi piaccia. Al prossimo capitolo :)

  
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