Disclaimers: “Harry
Potter” appartiene a J.K.
Rowling, Warner Bros, Bloomsbury, Salani Editore e a chiunque altro ne
detenga
i diritti. La seguente fiction non è in alcun modo connessa
con il lavoro della
Rowling né ha alcuno scopo di lucro.
Premessa: Finalmente riesco a
postare il seguito
di “Il vaso di Pandora”, cosa che avrei dovuto fare
parecchio tempo fa: avevo
quasi finito di scrivere, ero pronta per la prima revisione, quando
l'alimentatore
del mio vecchio pc ha ben pensato di andare in corto, friggendo nel
contempo scheda
madre e hard disk, stile "Muoia Sansone con tutti i filistei". No,
non era salvata da nessun'altra parte. Sì, l'ho dovuta
riscrivere tutta-da-capo.
Per citare un mio amico: "Non mi esprimo per rispetto dei credenti".
Ad
ogni modo eccola qua. Questa storia è abbastanza slegata da
“Il vaso di
Pandora”, anche se è presente lo stesso original
character, Oleander, e faccio
dei richiami alla precedente fiction (segnalati nelle note). Era nata
per
essere molto più breve ma, mentre la scrivevo, è
decisamente lievitata. Pur rispettando
la griglia iniziale e scrivendo ciò che mi ero prefissa fin
dall’inizio, sono
nate alcune digressioni, a volte fini a se stesse, ma siccome non mi
dispiacevano e dovevo comunque coprire un arco temporale lungo un anno,
le ho
lasciate; altre digressioni, invece, han preso la via di una raccolta
di
one-shots che pubblicherò più avanti.
La
storia ha inizio un po’ prima della fine del sesto libro e si
svolge durante il
settimo anno di Harry & c., l'ho ideata, abbozzata e messa
giù quasi tutta
prima dell’uscita dell’ultimo libro della saga, del
quale, perciò, non ho
tenuto conto quasi per nulla, tranne che in sede di revisione per
prendere
spunti qua e là (per dirne una: sono del tutto assenti i
doni della morte, ci
sarà solo la ricerca degli horcrux e saranno solo sei. Oh,
così dice Silente ad
Harry nel sesto libro... prendetevela con lui XD), quindi lo
svolgimento è molto
diverso da quello di DH e anche dopo averlo letto ho deciso di
mantenere l'impianto
della fanfiction come l'avevo immaginata.
I
dialoghi sono tra virgolette, i pensieri ed anche i flashback sono in
corsivo.
CAPITOLO 1 – DI PIETRE E
DI NEGOZI
“Fatti
rivedere da queste parti e ti schianto!” gli urlò
dietro la donna con tono
agguerrito.
Pochi
secondi dopo udì un sonoro *crack* alle sue spalle ed i
gemelli Weasley si
materializzarono nella stanza “Ragazzi –
sospirò Oleander – siete nel negozio a
fianco ed esiste una cosa chiamata porta: ogni tanto potreste anche
usarla.”
“Così
è più divertente, vuoi mettere?” disse
Fred, iniziando a sbirciare nelle teche.
“Chi
era quello?” chiese George, sedendosi sul bancone.
“Uno
che voleva che vendessi degli amuleti per conto suo.”
“Da
come se n’è andato lui e dal tuo tono di voce
moderato, direi che non vi siete
messi d’accordo.”
“Quel
delinquente voleva che spacciassi i suoi talismani per qualcosa che non
sono: secondo
lui avrei dovuto dire ai clienti che proteggono dalle maledizioni senza
perdono,
vi rendete conto? Che vada a venderli in Notturn Alley, se ha voglia di
truffare le persone.”
George
scosse la testa “La cosa più incredibile
è che c’è chi crede veramente a queste
panzane.”
Oleander
si strinse nelle spalle “La cristallogia è una
branca molto trascurata della
magia; quindi chi non conosce la materia si beve le frottole del primo
ciarlatano
che passa, pensando che le pietre siano una panacea per tutti i mali.
Per
favore! Se così fosse, io sarei ricca sfondata e in questo
momento starei
sdraiata al sole su una spiaggia tropicale. Cristalli e pietre sono
degli
strumenti per incanalare ed amplificare l’energia magica, ma
da soli non
possono fare nulla, se non vengono stregati e attivati dallo spirito di
chi li
manovra. Comunque, usati in modo corretto sono degli ottimi conduttori
di
incantesimi, secondo me in un talismano non devono mai mancare
e...” interruppe
quel flusso di pensieri ad alta voce perché i gemelli
avevano indossato degli
occhialini da professore, che si spingevano continuamente sul naso, e
annuivano
vigorosamente “E brava la nostra maestrina, una lezione coi
fiocchi. Ti meriti almeno
una ‘O’.” E le sventolarono sotto al naso
le palette che i giudici babbani
usavano nelle competizioni sportive.
“Quanto
siete scemi!”
“Andiamo
Oleander, prendila sul ridere. Da noi c’è gente
che è venuta a chiedere se
cappelli e mantelli scudo sono efficaci contro un Avada Kedavra: che
vuoi, la
gente è spaventata e c’è chi se ne
approfitta.” sentenziò George.
“Mmh,
torta di mele! – Fred nel frattempo era entrato nel
retrobottega del negozio di
Oleander e si era servito da solo, come d’abitudine
– Ne vuoi una fetta anche
tu, George?”
“Volentieri.”
E un piatto volò attraverso la stanza.
“Sì,
prego, fate come se foste a casa vostra.” Oleander
allargò le braccia.
“Come
desideri! A dire il vero, con questo freddo, preferiremmo una
cioccolata calda.”
“Ma
non siamo ragazzi esigenti e ci accontentiamo.”
La
maga scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo, a
metà fra l’esasperato ed il
divertito.
Alla
fine, aveva deciso di comprare la bottega in Diagon Alley, trasferendo
lì la
sua attività da Milano [1]. Questo negozio era di fianco ai
Tiri Vispi Weasley
e, dopo un periodo di assestamento, necessario a causa
dell’inesauribile vena
scherzosa dei due fratelli, Oleander aveva concluso che non avrebbe
potuto fare
scelta migliore: in quel periodo buio e travagliato un briciolo di
allegria era
un’ottima medicina contro angoscia e cattivi pensieri.
Ovviamente
il suo compagno, Severus Piton, vedeva la cosa in un’ottica
del tutto
differente: aveva etichettato i due gemelli come “una
coppia di scimuniti patentati senza speranza” e si
era
raccomandato di prestare attenzione “a
non venir contagiata dallo loro idiozia”.
“Posso
prendere anche una videocassetta? Hai qualcosa di
movimentato?” Fred osservava
con interesse la collezione di vhs: Oleander aveva contagiato i gemelli
con la
sua passione per i film babbani.
“Sicuro,
fai pure: tanto io posso vederli solo qua in negozio. Prova
‘Dante’s Peak’ o
‘Men in black’. Peccato davvero che gli incantesimi
di Hogwarts facciano
impazzire gli apparecchi babbani, un film la sera me lo guarderei
volentieri.
Beh, serve altro, ragazzi?”
“Sì,
ci servirebbero delle pietre cinetiche per un nuovo prodotto che
abbiamo in
mente.”
“Diaspro
rosso. In quel contenitore sul terzo scaffale.” Oleander fece
cenno col mento a
Fred, che aveva divorato un buon quarto di torta. “A cosa vi
servono?”
George
le porse un volantino pubblicitario che teneva piegato nella tasca
della giacca
color amaranto:
CIABATTINE
FUGGITIVE
Tenetevi in forma inseguendole per tutta la casa.
Se non vi lavate i piedi, lanciano urla strazianti
e si rifiutano di essere calzate!
Fred
pagò le pietre “Spero che il loro effetto duri
più a lungo dell’ematite che
abbiamo comprato il mese scorso.”
“Non
me ne parlare – Oleander si abbandonò con
stanchezza contro lo schienale della
sedia – sto avendo un sacco di reclami ultimamente.
E’ veramente strano,
sapete? Come stavo dicendo prima del vostro simpatico siparietto, in
generale
le pietre dure ed i cristalli sono ottimi conduttori di incantesimi e
trattengono il potere magico molto a lungo. In tanti anni è
la prima volta che
mi capita che il legame magico si rompa così velocemente,
è come se
evaporasse.”
“Ah,
noi pensavamo semplicemente che tu vendessi paccottiglia
scadente.” disse George
serio.
“Ehi!”
Oleander arrotolò una vecchia Gazzetta del Profeta e
picchiò il rosso Weasley
su una coscia. La manovra rivelò un paio di copie del Times
appoggiate sulla
scrivania.
"Come,
come? Leggi anche i giornali babbani?" chiese George.
"Uh?
No, li uso per imballare gli ordinativi che devo spedire, i babbani li
buttano
via quasi nuovi, e i più leggono solo le pagine sportive, un
vero spreco. Li
volete?" chiese la maga, vedendo lo sguardo interessato dei due.
"Papà
impazzirebbe per uno di questi."
"Io
ve li do anche, l'importante è che poi non venga qui Molly a
protestare che
incoraggio il deprecabile collezionismo di materiale babbano del
marito!"
"Nah,
tranquilla - la rassicurò Fred - sono solo giornali, non
è una macchina."
"O
un tagliaerba..." aggiunse George, che ricordava ancora con qualche
brivido come suo padre si fosse quasi tranciato due dita della mano,
cercando
di modificare con la magia quell'attrezzo babbano.
"Ad
ogni modo non è che riportino notizie interessanti per noi
maghi. Senza contare
che i giornalisti babbani hanno davvero il gusto del macabro: qui
c'è un
articolo in cronaca locale su una moria di cani randagi nel Wiltshire,
probabilmente per rabbia, con tanto di foto... disgustoso!"
“Disturbo?”
l’ingombrante testa riccioluta di Lee Jordan si
affacciò sulla porta,
interrompendo la conversazione. Il ragazzo di colore fece un cenno ai
due
gemelli, che si alzarono per seguirlo. Sulla soglia Fred si
voltò e le chiese
“Stasera c’è una riunione
dell’Ordine della Fenice. Sei ancora dell’idea di
non
unirti a noi?”
“Sì,
non vi servirei a nulla: non sono mai stata un granché in
difesa contro le arti
oscure e se mi ci metto sono più maldestra di Tonks... non
fa per me.”
Questa
era solo una garbata bugia: il motivo autentico che l’aveva
spinta a declinare
questa ed altre offerte in tal senso era dovuto al fatto che la prima e
unica
volta che aveva accennato la cosa a Severus, il mago era andato su
tutte le
furie, dicendo che era troppo rischioso e i due avevano litigato a tal
punto
che Oleander aveva ritenuto più saggio accantonare
l’argomento.
Ma
non è che poteva dire “Mi spiace, Severus non
vuole”, perché, ovviamente anche
la loro relazione era del tutto clandestina: solo Silente ne era a
conoscenza. Oleander
comprendeva infatti che Severus Piton si era costruito
un’immagine nel corso
degli anni, quella di un misantropo cinico, burbero ed inavvicinabile.
Un’immagine che era come un muro che lo divideva e lo isolava
dagli altri, ma
che gli permetteva di tirare dritto per la sua strada ed assolvere i
compiti
che Silente gli assegnava con freddezza e distacco…
nonché di mantenere durante
le sue lezioni il silenzio e l’attenzione più
assoluti attraverso il terrore
che esercitava sugli studenti. Egli non poteva e non voleva mostrare
alcuna
debolezza, non voleva rivelare agli altri nulla di sè e
della sua vita; lei era
una delle poche persone alle quali era stato permesso di andare oltre
quel muro
e di occupare uno spazio che per molti, troppi anni, era rimasto vuoto.
Non le
faceva nè caldo nè freddo che la gente sapesse o
meno della loro relazione, ma
se Severus preferiva tenerla segreta, la cosa non le creava problemi.
Nel
frattempo, nel negozio di scherzi dei Weasley, i tre ex studenti di
Hogwarts
discutevano di affari “Allora, Lee, che novità ci
sono? Ci sono speranze per
noi di comprare il negozio di Zonko?”
“Ho
passato due ore al Catasto del Ministero della Magia, prima che un
simpaticone
di vostra conoscenza mi mettesse alla porta.”
“Fammi
indovinare: Percy Zuccavuota Il Pomposo Idiota?” chiese
George con disgusto.
“Proprio
lui. Ha blaterato che un regolamento del sesto secolo limiterebbe la
consultazione delle carte a non più di mezz’ora e
solo dietro un apposito
permesso. Io davvero non lo riconosco più, mi ha addirittura
sequestrato gli
appunti che avevo preso.”
“Quindi
non sei riuscito a concludere nulla?”
“Temo
di no: intrusione del vostro amato fratellino a parte, purtroppo
durante
“Mah,
forse dovremmo controllare anche l’ufficio anagrafe dei maghi
uno di questi
giorni.”
“E
far girare le scatole al nostro caro Percy, così, tanto per
non perdere la mano.”
aggiunse Fred.
“Oppure
è meglio lasciar perdere: con tutto quello che sta
succedendo e le restrizioni
che impone Hogwarts agli studenti, non è il momento migliore
per ampliare l’attività
ed aprire una succursale.” George sbuffò irritato.
“Sapete
la cosa più curiosa? Al catasto c’era anche un
altro mago, interessato a
rilevare la gelateria di Florian Fortebraccio e aveva il mio stesso
problema:
non ci sono informazioni su di lui, come se non fosse mai
esistito.”
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Note
[1]
Nel Vaso di Pandora (d'ora in poi VdP), Oleander ha un negozio di
pietre e cristalli
a Milano, ma nell'epilogo sta trasferendo l'attività ed
è indecisa tra un
negozio in Diagon Alley o uno ad Hogsmead.