Tutto questo non mi appartiene e i personaggi sono maggiorenni.
Popolani, meretrice e cartomante.
Damina e
pagliaccio, coppia danzante.
Triste amore, suor servile e
ribelle vampiro…
…
Sintesi di ciò che fu e mai più sarà, morto e andato in un respiro.
Pensieri nella mente del chitarrista di nero e blu
vestito, vecchia filastrocca in rima creata con un suo eterno parente di sangue. Mana osservava le stelle e la luna, incurante di ogni altra cosa.
Attendeva
quella cara persona, che aveva amato in ogni senso, legata a lui per sempre e
con la quale aveva passato buona parte della sua esistenza.
Ricordava
il loro primo incontro: quel giovane ragazzo folle e forse un po’ incosciente
l’aveva colpito per via della sua audacia, del suo modo di affrontare la vita.
Effettivamente, l’esperienza che avevano vissuto
insieme ai loro compagni era intrisa di tutto questo: dell’audacia e del vivere
la vita appieno.
Sentì dei passi e vide l’altra anima vagante. Era Közi e la notte fonda faceva da sfondo al loro incontro.
“Non posso vedere Non posso sentire
Penso che tu mi sia vicino
Sento qualcosa, ti sento nel caos
Penso che tu mi sia vicino.”
Mana
lasciò che si avvicinasse, col suo strano modo di muoversi, finché furono uno
di fronte all’altro. Közi gli prese la mano e si incamminarono verso una struttura poco lontana. Una
stanza semplice, raggiungibile attraverso una rampa di scale.
-
Ricordi quando suonavamo in posti come questo, o anche peggiori? Tutto quello
che possedevi equivale al valore dei vestiti che
indossi in questo momento. -
Parole
degne di un eterno ribelle, pensò Mana. Fece una delle sue amabili giravolte,
osservando la stanza, che a sua detta era un monolocale piuttosto squallido. Non era più roba per lui.
-
Non sono più abituato a queste cose spartane -.
Közi
allora gli cinse la vita sottile celata da un sontuoso bustino e gli strinse la
mano saldamente. Una marea di ricordi travolse
entrambi.
-
Damina e pagliaccio, coppia danzante -.
Mana
si lasciò portare in quella breve danza, tenendo gli occhi chiusi. A Közi appariva bellissimo, come ai vecchi tempi, anche se
poteva notare i tratti del viso diversi dal passato. Mana rivedeva momenti del
suo passato, con lui e gli altri…
… - Popolani, meretrice e cartomante. Damina e pagliaccio, coppia danzante. Triste amore, suor servile e ribelle vampiro. -
Mana guardò Közi
a occhi sgranati e un po’ incolleriti. Il loro amato gruppo si stava sciogliendo
e lui creava filastrocche sui suoi resti? Che modi! Non si sarebbe mai adeguato
alle circostanze dell’esistenza.
- Sei fuori luogo, - disse inviperito.
Il rimproverato fece un’infantile
espressione triste.
- Perché
invece non mi aiuti a trovare un finale attinente? -
Mana ci pensò un attimo e disse, più
che altro a se stesso: - Sintesi di ciò che fu e mai più sarà, morto e
andato in un respiro -.
Közi parve
non averlo sentito e quando chiese di ripetere, Mana tacque…
…
Era stato uno dei loro ultimi incontri, o almeno, uno degli ultimi
incontri da soli.
Mana
fermò la danza
Közi
ne approfittò per baciarlo, ma Mana si staccò.
-
Tu hai moglie! Come puoi… -, ma era ben chiaro dalla sua espressione che non
avrebbe voluto interrompere il bacio.
- Non verrà a saperlo -.
Una rassicurazione di poco conto.
Mana lo strinse a sé: -
devi lasciarmi andare Kōji. Dobbiamo entrambi
lasciarci andare. –
- Non stringermi allora.
Non possiamo farne a meno, vedi? Smettila di comportarti da attrice di vecchi
film occidentali, non serve a nulla. –
Stavolta non si staccò
quando Közi tentò di baciarlo. Voleva tornare al suo
dolce passato, ma sapendo che era impossibile, si accontentava di stringere e
toccare quel che ne rimaneva.
“Ancora
una volta in questo mondo
Rompi un incantesimo, ora ritorna al cielo
Come scorre il tempo, ci rincontreremo attraverso il destino
abbracciandoci in un vortice di gioia.”
La
luce dell’alba svegliò Mana. Avevano dormito lì, su uno scomodo futon, unico
mobile presente nella stanza.
Közi
dormiva ancora, abbracciandolo. Un burattino davvero tenero, completamente
diverso da quello che era stato durante la notte. Mana lo strinse, svegliandolo
erroneamente. Közi si alzò ed
indossò i pantaloni, rimanendo a petto nudo.
-
Dove vai? – Chiese Mana, lievemente preoccupato.
Lui
sorrise amaramente: - devo tornare a casa. Sai… Minako.
–
Mana
si girò dall’altra parte, senza la minima intenzione di prepararsi per andar
via. Közi si sedette sul letto, lo tirò su e lo
strinse fronte.
-
Non deve finire per forza qui. -
-
Sai Kōji, - Mana si staccò, alzandosi anche lui,
- mai avrei immaginato questo presente, a quei tempi. Ammetto
di essermelo comunque cercato… Sì, me ne prendo il merito e la colpa–
Si
rivestirono, accompagnati da un triste silenzio, abbracciandosi furtivamente
ogni tanto. Il ritorno a casa e alla realtà sarebbe stato doloroso. Entrambi
lavoravano sodo, perciò occasioni come quella erano abbastanza rare.
Közi
lo salutò calorosamente, senza parlare. Ci fu un lungo
e lento bacio, una marionetta passionale. Lui avrebbe dovuto aspettare una
macchina sicura per evitare i paparazzi: non era coraggioso come Közi.
Popolani, meretrice e
cartomante.
Damina e pagliaccio, coppia danzante.
Triste amore, suor servile e ribelle vampiro,
Sintesi di ciò che fu
e mai più sarà, morto e andato in un respiro.
Lo scrisse su un foglio, lo mise in mezzo al futon.
Gesto stupido, non misurato come suo solito, ma si era sentito di farlo.
“L'unico
modo per sfuggire alla solitudine è amarla
Ricordo, con l’amata melodia
La scena incompiuta sta ancora splendendo.”