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Autore: Sabettha    05/07/2010    2 recensioni
''Come ve la immaginate una Mary Ann? Io come una ragazza banale,tutta casa,Chiesa e famiglia. Esattamente come la mia ''famiglia'' mi voleva,nel 1810. Esattamente come io non volevo essere.'' Salve.Questa Fanfic mi è stata ispirata dalla recensione di Bella96 ad una one-shot che ho scritto pochi giorni fa,e contiene quasi tutti i personaggi della shot ''+Luna+''...si può leggere anche senza aver letto la shot,non temete. Parla di una ragazza,della sua esistenza tormentata...sia da umana che da vampira. Spero che mi lascerete i vostri pareri.^^
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volsi la testa verso la fonte da cui proveniva quella vocetta imperiosa,che aveva detto (anzi,che aveva dichiarato) quelle parole...
Mi ritrovai faccia a faccia,con una bambinetta che doveva avere all'incirca la mia età,ma che, a parte per questo dettaglio,non avrebbe potuto essere più diversa da me.
Se io ero scura,ero malnutrita, lei non avrebbe potuto essere più rosea e sana.
Era una di quelle bambine che,al giorno d'oggi, potrebbero comparire in qualche pubblicità.
Capelli biondo scuro, lisci ed ordinati, sormontati da una piccola cuffia nera.
Gli occhi, grandi e azzurri,esprimevano un qualcosa che mi colpii subito in una bambina,a cui all'epoca non seppi dare nome...ma adesso si: arroganza.
Ovvero, l'assoluta certezza di saper esattamente come ottenere ciò che si desidera.
Lo sguardo che hanno tante scimmiette urlanti nei supermercati al giorno d'oggi che, aggrappate spasmodicamente alle braccia delle rispettive madri,versano inutili e sprecati fiumi di lacrime e urlano come se dovessero morire da un momento all'altro, certe che ne valga la pena, certe che, prima o poi, mammina cederà anche alla più assurda delle richieste.
-Signorina Elizabeth, che razza di nuovo, stravagante capriccio è mai questo?-Sospirò la serva,-Lei lo sa che il suo gentile tutore ha bisogno di un maschio, in grado di occuparsi della tenuta e prendere le redini degli affari, una volta che lui non ci sarà più...
-Oh, Nelly, sono sicura che se glielo chiedo lui potrà tenerla per me, e anche prendere un maschio!Che problemi sciocchi che vi fate voi adulti!
-Ma,bambina cara...l'hai... l'hai vista?
-Appunto! Lei è come Esmeralda! E' una mezza strega!Sicuramente sa leggere il futuro...e tante altre cose! Le mia amiche moriranno d'invidia, quando gliela presenterò.
-Ah, signorina, voi siete troppo irragionevole e cattiva, soprattutto con vostro Zio, che invece è così buono con voi...
Le labbra rosse della bambina si modellarono in un broncio esasperato. -Oh, ma io non sono nè irragionevole nè cattiva! La cattiva siete voi a dire così...e parlate troppo, per una domestica! Ma mamma diceva sempre che le serve dovrebbero parlare il meno possibile. Quindi ora io andrò a mangiare, perchè ho fame...ma quando torno,-Esclamò,minacciosa,-la voglio trovare pulita (la sua puzza è davvero intollerabile) e vestita con qualcosa di diverso...il nero è un colore così brutto e triste!
Quando se ne fu andata, Larry commentò di non aver mai visto una bambina così viziata (eppure di piccole aristocratiche ne aveva viste tante, lui) , davvero non capiva come fosse possibile che i suoi tutori tollerassero un simile comportamento...
-Fosse mia figlia, l'avrei raddrizzata a suon di ceffoni.-Sbottò.
-Assolutamente. Anch'io farei così ma è davvero incredibile...quella non è una bambina, è un'imperatrice! La sua parola in questa casa è legge, per quanto assurdo possa sembrare...volete un pò di birra?-Chiese Nelly, sollevando una bottiglia verde.
-E me lo chiede anche? Certo!
Dopo avergli servito un boccale di birra, Nelly mi afferrò per il polso e mi trascinò in un'angusta stanzina laterale, dove il tepore di una stufa a legna mi riscaldò le membra intirizzite.Al centro vi era un tinozza di ferro.
-Su, ragazzina, spogliati. Se proprio devi rimanere, perlomeno devi avere qualcosa di decente addosso, non quegli orrendi stracci che ti ritrovi...su, buttali qui!-Mi abbaiò, porgendomi un secchio arruginito,-Dopo li useremo per alimentare la stufa, così almeno avranno una loro utilità...su, ora datti una mossa,non restartene così ferma imbambolata!
Le sua ultima esclamazione mi fece muovere.
In tutta fretta, anche se un pò imbarazzata, cominciai ad aprire i bottoni della mia veste nera, mentre la ragazza spariva da un'uscita laterale. Pochi minuti dopo, mentre nuda come un verme tremavo accanto alla stufa, un'accaldata Nelly fece la sua ricomparsa reggendo a due mani un'enorme secchio pieno fino all'orlo d'acqua.
Svuotò rumorosamente il secchio nella tinozza, ed uscii di nuovo, per ritornare con il secchio altrettanto pieno e svuotarlo altrettanto rumorosamente nella tinozza.
In tutto, l'operazione di ripetè sette od otto volte, fino a quando quella vasca ottocentesca non fu piena.
Allora, credendo di fare quello che si aspettava da me, mi avvicinai all'acqua, per entrarci...
-Non ancora.-Grugnii, scuotendo la testa, -Prima dobbiamo fare qualcosa per questi capelli...
Me li tagliò tutti, ciocca per ciocca, con efficente rapidità.
-Ma perchè?-Chiesi, mentre rabbrividendo, entravo lentamente nell'acqua tiepida.
-Avevi i pidocchi...come quasi tutti i nuovi arrivati qui-Mi rispose Nelly,cominciando ad insaponarmi energicamente la schiena,-Non preoccuparti, ricresceranno a breve.-concluse, usando per la prima volta da quando ero arrivata lì, qualcosa di simile alla gentilezza per rivolgersi a me...
-Oh.
Non avevo immaginato che quello potesse essere il motivo.
All'orfanotrofio, tutte noi avevamo i pidocchi, e nessuno se ne era mai preoccupato...
-Ma ti hanno mai lavato,ragazzina?
...come non si erano mai preoccupati di tenerci pulite,o ben nutrite.
-No.-Scossi la testa,sentendo le mie guance bruciare, farsi rosse,-Ma davvero...davvero adesso potrò rimanere qui?-
Il mio tono esprimeva incredulità allo stato puro.
-Conoscendo i padroni, direi di sì. Non negano nulla a quella bambina...
-Elizabeth è l'unica figlia dei padroni?-
-I padroni di questa casa non hanno figli, purtroppo-Elizabeth è la figlia della sorella del padrone.
-A-ahi!-La donna aveva cominciato a sfregarmi la schiena con uno degli spazzoloni che avevamo all'epoca, con tanta forza da farmi male.
-Su, ora sta ferma e tranquilla, che questo non è niente...
Nelle successive due,o forse tre ore, fui più lavata, sciacquata, sfregata, insaponata che in tutto il resto della mia vita.
Quando Nelly si dichiarò soddisfatta del risultato e mi fu consentito di rivestirmi,con una semplice veste di lana appartenente ad una delle schiavette di colore che servivano la casa, l'acqua aveva assunto un colore grigiastro ed io ero diventata una creaturina davvero orrida.
Rosa, con il cranio completamente calvo, che faceva risaltare in maniera grottesca il mio fisico ossuto.
Ogni singolo graffio, ogni crosta (le poche rimaste: quasi tutte si erano staccate e vecchie ferite avevano ripreso a sanguinare) risaltava, ed i miei occhi sembravano enormi, incastonati in un volto che ormai richiamava alla fantasia un teschio.
Ebbi quasi il dubbio che Nelly l'avesse fatto apposta, per portare la piccola e viziata Elizabeth a più miti consigli, per persuaderla a rispedirmi da dov'ero venuta.
Se questa era stata la sua intenzione, beh, lasciatemi dire che fu un fiasco totale.
Non che la piccola Elizabeth sia stata particolarmente entusiasta del mio nuovo aspetto, non era cieca.
Anzi.
Quando fui condotta da lei espresse senza alcun pelo sulla lingua quello che pensava del mio nuovo aspetto...
-Ma così fa schifo!-protestò.
-Signorina,era necessario....
Ma Elizabeth non le diede retta.
-Bah! Non mi importa niente...voglio che le procuriate subito abiti migliori...e soprattutto, una parrucca. E la voglio entro l'ora della merenda massimo, Nelly.
Con un sospiro, la domestica si piegò alle sue pretese, ed io passai le successive ore a provare e riprovare gonne, calze e camice,insieme ad una schiava nera, in una stanza accanto al guardaroba della piccola Elizabeth, che ognitanto, sbuffando e lamentandosi della lentezza e del cattivo gusto della sguattera, faceva il suo ingresso e bocciava, una dopo l'altra, tutte le mise che la povera donna riusciva ad inventare per me.
Alla fine, una lunga gonna di percalle lilla ed una camicia leggera nera, abbinate ad un piccola cuffietta rossa riuscirono a soddisfarla, ma continuò a rifiutarsi di stare in mia compagnia fino a quando un garzone non arrivò con una fluente parrucca di lucidi riccioli neri.
Allora chiese che venissi condotta in camera sua.
La sua stanza si confaceva decisamente al suo ruolo di piccola, auto-proclamata tiranna di quella casa.
Un grande letto a baldacchino, più grande di molti letti matrimoniali, occupava il centro della stanza, ingombrò di pupazzi e cuscini.
Come l'intera stanza, del resto.
Eccetto per l'ampia biblioteca, piena di splendidi volumi illustrati (soprattutto libri di avventura,come scoprii poi), ogni angolo della stanza era occupato da giocattoli di lusso.
Persino, e questo mi lasciò a bocca aperta, un orso di velluto a grandezza naturale.
Ma, come avrei scoperto in seguito, questo era solo uno dei tanti, stravaganti, capricci che lo zio di Elizabeth aveva esaudito per la sua adorata nipotina.
-Ti piace?-Mi chiese, notando il mio sguardo,-Me lo ha fatto mandare mio Zio da un tale suo amico di Liverpool....lui mi da tutto quello che voglio.
Non sapevo cosa dire, così, non dissi niente.
Non importava: come ebbi modo di scoprire in fretta, ad Elizabeth piaceva parlare, e non aveva nessun problema a farlo, mai.
Senza alcun preavviso, balzò giù dal letto e mi sottopose ad una specie d'interrogatorio, che ricordo solo in piccola parte.
-Quanti anni hai?
-Nove..
-Sembri più piccola. Io ne ho solo sette e sono grande come te.Come ti chiami?
-Mary-Ann.
-Ah...-Fece una smorfia delusa,-E' un nome così poco esotico! Ma a questo,si può anche rimediare: a partire da ora,ti chiamerai Esmeralda, come la zingara di Notres Dame!
-E' impossibile. Sui documenti c'è scritto proprio ''Mary-Ann'.-la corressi, infastidita.
-E allora, davanti alle mie amiche e quando sarai con me, faremo finta che ti chiami ''Esmeralda''....e sarà come se tu ti chiamassi così per davvero.Lo leggi almeno il futuro?
E, senza lasciarmi nemmeno il tempo di replicare, mi spinse sotto il naso una manina bianca, piccola e curata, palesemente convinta che l'unica possibile risposta alla sua domanda fosse sì e che per leggere il futuro, per qualche strana ragione a me oscura, ci fosse bisogno di fissare le mani della gente.
Se solo la mia permanenza in quella casa non fosse dipesa da lei, credo proprio che mi sarei rifiutata per il gusto di vedere l'incredulità sul suo volto, la presa di consapevolezza che non tutti erano felici di prendere ordini da lei.
Invece, con la massima serietà possibile, fingendo una profonda concentrazione, mentii superando me stessa in realismo.
E come avrei potuto sbagliare, nelle mie ''predizioni'' dicendo cose tanto vaghe e generali, tanto possibili e piacevoli da sentire quanto: ''ti sposerai, avrai tre bei bambini e morirai vecchia'' ?
Visibilmente soddisfatta dalla mia performance, cominciò a farmi delle domande che riguardavano un futuro più vicino e preciso, tante da dare al cielo chiaro del pomeriggio, il tempo di scurirsi e mutare, riempendosi di nuvole nere cariche di pioggia e fulmini.
Mi chiese se la sua amica Tiffany avrebbe mai fatto la pace con lei, perdonandola per averla spinta, mi chiese se Zio sarebbe riuscito, prima o poi, a ripararle Lizzy, la sua bambola di cera preferita, quella che era appartenuta alla mamma, ed altre sciocchezze da bambina del genere.
Per un caso fortuito, le mie ultime ''predizioni'' si rivelarono esatte nei mesi seguenti.
E non c'è giorno che,sapendo come le cose poi andarono, che non lo rimpianga.
Forse, se solo avessi detto qualcosa di diverso,allora...ma non ho tempo per divagare,cari lettori sconosciuti: l'alba si avvicina, mi resta poco tempo...
Dopo che Elizabeth mi chiese, con uno sguardo sognante, se il ragazzo che l'avrebbe sposata era per caso Charles Barnton,un ragazzino per il quale aveva una cotta,Nancy comparve nella stanza e ci avvisò che ''il padrone'' era tornato dal suo viaggio di lavoro a Londra e desiderava che cenassimo con lui.
Elizabeth non se lo fece ripetere due volte, balzando giù dal letto e cominciando a tormentare Nelly per scoprire che regali gli avesse portato; io mi unii a lei, con altrettanto entusiasmo, sentendomi per la prima volta nella mia vita morire di curiosità.
Che uomo poteva essere, uno che permetteva ad una bambina tutto ?

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La risposta a questa domanda, scoprii, era: molto simile alla sua protetta.
Vidi per la prima volta Lucien Bell in una sala da pranzo così maestosa, che sembrava uscita direttamente dai miei più audaci sogni ad occhi aperti.
Dal soffitto concavo, rosso e bordato d'oro, pendevano centinaia di cristalli, che muovendosi creavano dei giochi di luce ed ombre straordinari.
Giochi di luce in quella sala in cui tutto, o quasi, luccicava e trasudava sfarzo e ricchezza.
Al centro del pavimento,di marmo rosso,c'era quest'enorme tavola rotonda in mogano, circondata da sedie dorate con cuscini di velluto neri e rossi.
Le pareti bianche, uniche parti della sala a non essere nè nere, nè d'oro o rosse, erano occupate da quadri, tutti visibilmente dipinti da una mano eccelsa.
C'erano scene bibliche, ma soprattutto ritratti.
Riconobbi Elizabeth, una versione più piccola e paffuta, aggrappata alle vesti di una donna esile ed aggraziata ma dal viso arrogante, bionda quanto lei.
Dal quadro seguente,un uomo pallido e straordinariamente simile alla donna, persino nei tratti leggermente effeminati, nella pelle pallida e nei capelli lisci e biondo scuro, mi guardava sorridente, accanto ad una ragazza dai lunghi capelli corvini e lo sguardo vacuo.
Lo stesso giovane uomo che, quando entrai, sedeva a capotavola, accanto ad una donna diversa, una rossa dalle forme prosperose ed il trucco eccessivo, ed un piccoletto calvo e barbuto, dall'aria seria, che mi squadrò con un certo sdegno, ma senza sorpresa: evidentemente, Nelly od un'altra domestica dovevano aver avvertito la compagnia di ciò che era successo.
-Oh zio!Finalmente siete tornato!-Strillò Elizabeth, lanciandosi verso di lui, con infantile trasporto,-Siete stato così crudele a stare lontano da me per così tanti giorni! Promettete di non farlo più...o comunque, di portarmi dei regali per cui valga la pena di aspettare tanto a lungo e di scrivermi!-Concluse, con foga, abbracciandolo.
Lui sorrise dolcemente e le circondò le spalle con più delicatezza, e per un pò, Zio e nipote rimasero a parlottare fra loro, di regali ed uscite a Londra.
Io nel frattempo ero rimasta in disparte, incerta se sedermi, fare una riverenza od aspettare che fosse quell'uomo a notarmi per primo e a dirmi cosa fare.
Alla fine, dato che nessuno sembrava far caso alla mia presenza, decisi di sedermi, a qualche sedia di distanza dagli adulti.
Lo stavo appunto facendo, quando la donna, senza nessun preavviso, portò l'attenzione su di me.
-Riesci sempre ad inventartene una delle tue...portare una bambina come quella in casa per un capriccio infantile della vostra pupilla?-ridacchiò giuliva.
-Ma dimenticate che anch'io sono capriccioso,Lady Ingram.-,sorrise Lucien,-I capricci di Betty sono i miei e poi...penso che potrebbe essere interessante.-Concluse,dando un bacio alla sua pupilla ed invitandola a sedersi.
Lei trotterello ubbidientemente fino al posto accanto al mio.
-Quando la finirai con questo tipo di stravaganze, amico mio?-Borbottò il calvo.
-Mai. Allontanano la noia.-Replicò, giocherellando distrattamente con le posate d'argento.
-Portano problemi. Dovreste essere meno sconsiderato.
-E lei, che invece è così saggio, mi aiuta a risolverli....Nelly,vai a controllare cosa stanno facendo quegli scansafatiche nelle cucine.
Mentre Nelly usciva, la conversazione continuò sugli stessi toni, con Lucien che replicava scherzosamente ai rimproveri dell'amico più vecchio e meno scapestrato, e Lady Ingram che tentava senza molto successo, di portare la conversazione altrove.
Lord Barnton-questo era il nome dell'amico di Lucien, nonchè, come ebbi modo di capire, socio in affari-rimproverava al padrone di casa tante cose, che si potevano tutte riassumere in una sola frase ''Se non ci fosse stato lui,a forza di fare spese assurde e di trovare gli affari ''noiosi'', sarebbe morto sommerso dai debiti.''
Solo quando, finalmente, un odorino invitante preannunciò l'arrivo della cena, la conversazione cominciò a virare su argomenti più frivoli.
Chissà, forse Lord Barnton si era stancato, o forse, il delizioso faggiano arrostito ed il coniglio, su un letto di patate arrosto che Nelly ed una nera ci portarono, ed il vino riuscirono a rendere persino lui più allegro.
Gli adulti parlarono di teatro, arte e-soprattutto-di belle donne, una parte di conversazione alla quale Lady Ingram non fece mancare commetini maliziosi e risatine.
''Betty'', di tanto in tanto s'intrometteva nelle loro chiacchiere, dimostrando una conoscenza piuttosto sorprendente di argomenti quali i teatri di varietà e l'opera populaire-sorprendente, ai miei occhi, perchè tutto ciò che avevo sentito su quei luoghi erano maledicenze che li volevano tempi del demonio, dove nessun uomo rispettabile avrebbe portato la propria moglie, figuriamoci una bambina.
Io divoravo ogni cosa in silenzio, ingurgitando quasi senza masticare.
Prima di ritrovarmi davanti a tutto quel ben di dio,sapevo di essere affamata, ma non così tanto.
Smisi solo quando il mio stomaco era tanto pieno da farmi male ed allora cercai di seguire la conversazione, per distrarmi.
Ma non riuscivo a concentrarmi, quasi mi fosse venuta di nuovo la febbre, anzi, più mi sforzavo di non perdere il filo del discorso, più le parole altrui mi sembravano ammassi casuali di lettere senza senso, che rimbombavano dolorosamente nella mia povera testa.
Le palpebre si facevano sempre più pesanti, faticavo a stare seduta, a non addormentarmi, e per quanto cercassi di trattenermi, ogni pochi istanti uno sbadiglio mi usciva dalle labbra.
Infine, Nelly mi accompagnò di sopra, nella stanza che era stata preparata per l'orfano che in teoria sarebbe dovuto venire al posto mio.
Mi addormentai appena toccai il cuscino.

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Il giorno dopo fui buttata gù dal letto in malo modo da un'Elizabeth impaziente ed emozionata: Zio aveva deciso di portarci a Londra, per fare acquisti.
L'intera giornata la passammo a guardare vetrine, provare abiti e divorare dolciumi, con la povera Nelly che faticava a starci dietro.
Tornammo a Green Hall-così si chiamava la mia nuova dimora- con una montagna di scatole, scatolette, buste e bustine al seguito.
Avevamo comprato molti vestiti nuovi, soprattutto per me.
Camice rosse, nere, gonne alla spagnola ampie e piene di ricami, turbanti e cappelli di paglia a tesa larga, foulard multicolori; Lucien ed Elizabeth si divertirono ad addobbarmi come una sorta di bambola in carne ed ossa, rifilandomi ogni abito che ritenessero sufficentemente ''esotico'' ed adatto a me.
Nei giorni seguenti, salvo le rare volte in cui Lord Bell si occupava-o, come sospetto, fingesse di occuparsi, lasciando tutto nelle mani di Lord Barnton-dei suoi affari, andammo a Londra quasi ogni giorno.
E vedendo il comportamento di Lucien in quelle occasioni non era difficile capire capire che Lord Barnton, dicendo che, lasciato a sè stesso, Lucien sarebbe morto nei debiti, affermava la verità.
Aveva l'animo di un bambino viziato e dispotico, ed ogni giorno che non era un giorno di festa, era un giorno sprecato.
Sperperava il suo denaro al tavolo da gioco, nell'alcohl, in mostre, balletti e spettacoli d'ogni genere, portandoci spesso con sè nei nostri abiti migliori, esibendoci come bambole pregiate-o piuttosto,nel mio caso, come uno bizzarro animale proveniente da una lontana terra straniera.
Esattamente come esibiva le sue ''amiche'', belle ragazze e splendide donne con una pessima fama a precederle, che lui cambiava a ritmo settimanale.
Lady Grace, sua moglie,era l'unica a non venir sfoggiata come un trofeo,al contrario...
Così come un bambino tirannico e capriccioso potrebbe voler tenere il suo giocattolo preferito solo per sè e nasconderlo, così Lucien teneva sua moglie: come una reclusa, una prigioniera che lui aveva isolato da amici e parenti.
Ancora conservo un vivido ricordo della sua espressione malinconica e rassegnata, mentre, a capo chino, recitava mormorando il rosario o cercava di insegnare a noi bambine qualche passo del vangelo, qualche salmo o qualche nozione di matematica, storia e geografia, quando aveva l'energia per farlo.
Ma per giornate intere poteva rimanere semplicemente a letto, a sfogliare romanzi con l'aria di non vederli davvero, od a fissare il vuoto: il dottore aveva detto che soffriva di consunzione, e che non sarebbe durata a lungo.
Ma per quanto le pessime condizioni fisiche della moglie fossero evidenti, Lucien si rifiutava di riconoscerlo, e spesso, ai suoi pochi lamenti reagiva schernendola, chiamandola pigra, o costringendola ad alzarsi e fare qualcosa, spesso, insegnare a noi.
Credo che l'idea di istruire ed occuparsi di bambini piccoli le piacesse, ma noi non eravamo certo allieve volenterose e facili da gestire.
Beth era cresciuta praticamente come una selvaggia, e a sette anni leggeva a stento, era insolente ed irrascibile, ed appena ne aveva l'occasione, con una qualsiasi scusa, mi trascinava via a giocare.
Ed io non ero certo migliore,nè con Lady Grace,nè con la servitù.
Sapevo, che se fosse dipeso da loro, dai servi, non avrei mai messo piede in quella casa, o, se l'avessi fatto, sarei stata l'ultima delle schiave.
Potevo vedere nei loro occhi l'umiliazione e la confusione ogni volta che erano costretti a rivolgersi a me con educazione, ad ubbidire ad i miei ordini.
E me ne approffittavo, non perdendo nessuna occasione per impartire gli ordini assurdi, per ridicolizzare quelli che più sentivo mi odiassero.
Spesso, nascondevo un oggetto importante per me o per Elizabeth in un punto irraggiungibile della casa, insinuando che uno di loro l'avesse rubato, solo per il gusto di vedere i servi piombare nell'agitazione e nello scompiglio, interrompere i lavori per mettersi a cercare la pregiata scarpetta, o il morbido orsetto di turno.
Tutte cose poco evidenti, rispetto a quello che facevo all'orfanotrofio.
Ma per quanto mettessi su una faccia da innocente, e reagissi con vemente indignazione a qualsiasi insinuazione di colpevolezza, in qualche modo, sapevo che lei sapeva.
Lady Grace non faceva altro che rimproverarmi per il mio comportamento...fino a quando, un giorno, esasperata non me ne andai per non tornare più dalla stanza dove lei mi ammoniva ed insegnava a me e Beth...
-E comunque, se fosse loro possibile, farebbero lo stesso con me!-Dopo un'ora di studio delle bibbia, eravamo tornate al solito argomento.
Lei mi rivolse uno sguardo di commiserazione.
-Credete davvero che tutti sarebbero così cattivi con lei, Mary se lei lasciasse conoscergli la bontà che c'è nel suo cuore?
-Lei non sa niente del mio cuore!Assolutamente niente!-Urlai,rossa di rabbia.-E comunque, non ha visto cosa sono? Potrei comportarmi come una santa, essere la persona migliore del mondo...e loro questo non lo vedrebbero! Per loro, io sarei comunque cattiva.
-E lei, comportandosi come fa, non fa altro che rafforzare e confermare tutti i loro pregiudizi. Potrebbe dimostrargli di essere diversa, superare questa prova che Gesù ha messo sul suo cammino, venire amata ed accettata,-I suoi occhi ora si erano illuminati di una strana luce,-E ricordi ciò che c'è scritto nella bibbia?''Benedetti gli ultimi, perchè saranno i primi. Benedetti i...''
Non ascoltai oltre.
Le spinsi via in malomodo la mano che aveva appoggiato su di una delle mie spalle e scappai via sulla terrazza, dove fui presto raggiunta da Elizabeth. La pietà di quella donna, il modo in cui sembrava così sicura di poter e di volermi cambiare ''per il mio bene'', per motivi che non riuscivo a comprendere riuscivano a disturbarmi ed a farmi infuriare più dell'evidente disprezzo che mi testimoniavano tutti gli altri.
E per quanto, all'inizio, avessi tentato in ogni modo di provocarla, di farla arrabbiare, ed avessi reso Elizabeth, a forza di commenti sulle cose meravigliose che avremmo potuto fare all'aperto, un'allieva persino peggiore di quel che non fosse naturalmente, alla fine avevo fallito.
Perchè mai, con lei,avevo provato la soddisfazione che mi dava vedere la rabbia altrui, la frustrazione-lei restava identica a sè stessa,anzi,più mi comportavo male, più lei aumentava quell'intollerabile pietà, e quella che finiva col sentirsi frustrata ed arrabbiata, ero solo io.
Dopo quel giorno in cui, per la prima volta, uscii da quella stanza sbattendo la porta senza nemmeno cercare una scusa od una giustificazione, la evitai completamente, e non feci più lezione, così come Elizabeth, che trovava le lezioni ''persino più intollerabilmente tediose'' senza di me, ed i miei commentini acidi.
L'orfano che una mattina stranamente chiara e priva di neve arrivò a Green Hall assieme a Lord Tornton, si dimostrò un allievo ben migliore di noi...
Harvey era una ragazzone di quattordici anni con un viso rotondo come una luna piena, goffo e molto religioso.
Non era particolarmente intelligente o portato per lo studio, ma sicuramente diede alla signora Bell molte più soddisfazioni, come allievo,di noi due messe insieme.
All'inizio, lo avevamo portato con noi durante le nostre uscite a Londra, ma non aveva perso occasione di mostrarsi disgustato dalla nostra condotta immorale e per cercare di rimetterci sulla ''retta via'' e supplicare il signor Bell di lasciarlo a casa.
Fu accontentato e nessuno di noi gli chiese più di seguirci, a Londra o ad i pic-nic che, con l'inizio della bella stagione, avevamo cominciato a fare.
Conducevamo esistenze separate ed agli antipodi, seppur vivevamo nella stessa dimora; le nostre, selvagge e sregolate, la sua e quella della signora, placide e devote.
E quando gli alberi spogli dai rami grigi e ritorti che circondavano la proprietà si caricarono di fiori ed il fiume, a valle, spaccò l'ultimo sottile strato di ghiaccio e ricominciò a scorrere, impetuoso, non mi sembrava vero che fossero già trascorsi sei mesi dal mio arrivo lì; lì, dove il tempo sembrava aver subito un incantesimo che lo aveva reso straordinariamente rapido.
Ma l'estate non portò solo tornei di caccia all'aperto,bagni in riva al fiume e pic-nic.
L'estate portò con se il colera.

Angolo dell'autrice

xGatta1290:Beh,all'orfanotrofio non ci tornerà,perchè altrimenti la storia non potrebbe andare avanti. Il padre non c'è...(ma la sua non-presenza è funzionale alla trama ^^) ma spero che il suo sostituto non sia troppo male.

xAryadaughter:Mi fa piacere che la storia ti piaccia...purtroppo non ce l'ho fatta ad aggiornare in fretta perchè ho avuto dei problemi a scrivere il capitolo.Ma mi sforzerò per migliorare xD.

x _WonderWay:Uh...adoro le tue recensioni lunghe *-*.
Ehm...rileggendo i capitoli precedenti mi sono accorta anch'io della differenza di qualità...e di certi (o)errori di battitura a cui non avevo fatto caso nel secondo capitolo.
Credo che più che dal desiderio di lasciarsi un certo stadio della narrazione alle spalle dipenda dal fatto che per certi capitoli...non ho idee.
Nel senso che ho in mente in maniera molto chiara le parti della storia più interessanti,diciamo le scene chiave (infatti le ho già scritte) ma le altre parti,quelle fra un una scena e l'altra no.
Sono più noiose da scrivere,ed è più difficile renderle in maniera decente ç_________ç...se solo le mie storie potessero semplicemente auto-scriversi nella maniera migliore T_T.
*Ok,ora la smettto di delirare*

xGiulyRedRose:I vampiri veri e propri si manifesteranno fra non molto *-*...ma avranno la loro parte nella storia solo quando Mary sarà un pò più grandicella (comunque non ho intenzione di raccontare nei dettagli ogni giorno della sua infanzia ed adolescenza,in questo capitolo l'ho fatto solo per dare un idea di che tipi sono Lucien&nipote...raccontero solo gli eventi più importanti U___U).

x tutti: Come ho già detto a _Wonder mi sono accorta di errori a cui non avevo fatto caso...beh,non so se non me l'avete detto per non offendermi,o perchè non ci avete fatto caso...ma voglio dirlo subito: se avete delle critiche da fare,se notate che c'è qualcosa,nella trama o nello stile che non va,se avete consigli...non fatevi problemi a dirlo sinceramente. Mi sono iscritta a EFP anche per migliorare...quindi W le critiche costruttive.

Bye

  
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