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Autore: Dils    05/07/2010    7 recensioni
E se Edward Cullen fosse morto nel 1918? E se il mondo fosse quello che noi conosciamo, senza vampiri né licantropi? Che fine avrebbero fatto Bella e Jacob?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Facile come respirare.

 

 

 

«Io sono perfetto per te, Bella.

Non avremmo dovuto sforzarci, mai… sarebbe stato immediato, facile come respirare.

Mi avresti naturalmente trovato nel cammino della tua vita.

Se il mondo fosse come dovrebbe, se non ci fossero né mostri né magia…»

(Jacob Black, “Eclipse”)

 

 

Isabella Swan, diciotto anni e cinque mesi, quella mattina venne svegliata da un leggero raggio di sole, il che era decisamente fuori degli standard di Forks. Per qualche minuto restò ad occhi chiusi, lasciandosi cullare da quell’insolito calore mattutino, stringendosi tra le coperte leggere.

Si girò di fianco e sorrise nel sentire il suo profumo rimasto, dalla sera prima, nel cuscino. Persa nella dormiveglia, aveva dimenticato che non era domenica, bensì lunedì e doveva andare  a scuola.

Sbuffando, cercò di districarsi dal lenzuolo che, chissà come, le si era attorcigliato intorno alle gambe.  Scese dal letto cercando, invano, le pantofole, decidendo poi di lasciar perde e, facendosi spazio tra i vari mucchi di vestiti e altri oggetti non ben definiti, corse a chiudere la finestra – che quel dannato del suo ragazzo si era, ancora una volta, dimenticato di chiudere la sera prima -, da cui arrivava il fresco venticello mattutino.

Decise poi, sentendosi piuttosto avventuriera, di imbattersi contro le sue più grandi nemiche: le scale. Con cautela scese il primo gradino incolume, così come per il secondo e il terzo, con il quarto scalino, però, non fu così fortunata e, come previsto, inciampò; nonostante ciò se la cavò piuttosto bene e riuscì a sorreggersi alla parete.

Trionfante, ma comunque attenta alla propria incolumità, scese più sicura gli ultimi scalini e, ancora assonnata, camminò ciondolante verso la cucina. Si preparò un caffè sgranocchiando una qualche schifezza trovata in credenza e, gustando il frutto del proprio lavoro, si risvegliò immediatamente: solo il caffè riusciva a farla ragionare prima delle otto del mattino.

Più motivata e attiva, risalì le scale relativamente tranquilla e arrivò al piano superiore senza troppi intoppi. Lanciò un’occhiata all’orologio appeso alla parete e, imprecando contro se stessa e quel tizio che le faceva sempre fare tardi la sera, si diresse più svelta verso la propria camera. Si vestì e si sistemò con una velocità da record e, per la terza volta, scese le scale (non senza prima inciampare sul dannato quarto scalino).

Rintracciò le chiavi di casa in fondo allo zaino, si infilò il vecchio giaccone e, rabbrividendo al solo pensiero del suo ultimo,ma non meno terribile, ostacolo, uscì di casa.

Ed eccolo lì, il leggero strato di ghiaccio che ogni inverno si presentava davanti al portone di casa Swan, beffardo e malefico, forse conoscendo lo scarso equilibrio che aleggiava in quella famiglia.

Si guardò attorno, accertandosi che non ci fosse nessuno e, facendosi coraggio, mise il primo piede a terra, poi il secondo. Per un secondo non successe niente, poi, in un attimo, si ritrovò con il sedere a terra. Come se il sedere dolorante non fosso bastato, alla scenetta era seguita una leggera e spensierata risata che conosceva, ormai, fin troppo bene.

 «Sei molto divertente, davvero» disse sbuffando, ignorando la mano che gli stava porgendo e mettendo un finto broncio. Davanti a lei, più alto di un metro e ottanta, con uno sguardo divertito e un gran bel sorriso beffardo, c’era Jacob Black.

I lunghi capelli legati in una coda, con in dosso, nonostante il freddo, una semplice felpa bianca che contrastava con la pelle scusa e i jeans logori.

Per un attimo Bella si fermò a contemplarlo, dimenticando che lui non doveva essere lì. Poi si riscosse dai suoi pensieri e gli lanciò un’occhiataccia. «Che ci fai qua, Jacob?»

Stizzita, accettò la sua mano e riuscì a mettersi in piedi. Nel frattempo Jake aveva continuato a guardarla divertito, come se niente fosse.

«Oh certo, Amore, anche io sono felice di vederti.»

Non appena le loro dita si sfiorarono, lo sguardo di lei si addolcì e, a quelle parole, un sorriso timido le comparse sul volto.

Conosceva Jacob da sempre, fin da quando era piccola, e, da sempre, era nata tra loro una naturale complicità che aveva sorpreso perfino i loro stessi genitori.

A quel tempo, da semplice bambina di otto anni, era soltanto grata a quel bambino più piccolo di lei di averla salvata dalle sue sorelle che, orrore, volevano giocare a quegli stupidi giochi da femminucce. Jacob aveva capito che Bella non era una bambina da quella roba ma piuttosto che fosse decisamente più brava con le torte di fango. Ed era così, tra giochi e buonissime torte al gusto di terra, che era nata la loro amicizia, anno dopo anno sempre più forte.

Poi, improvvisamente, Bella diminuito sempre di più le visite a Forks e, di conseguenza, Jacob e Bella, avevano perso i contatti.

Si erano ritrovati, anni dopo, quando lei aveva deciso di trasferirsi dal proprio padre e, con una strinta di mano e un sorriso, l’amicizia che era nata anni prima, era tornata come se niente fosse.

Non ricordava come le cose si erano evolute, né quando i sentimenti erano cambiati (anche se Jacob sospettava che non era mai stata semplice amicizia, la loro), ma, esattamente un anno dopo il loro secondo incontro, Jacob si era ritrovato a baciarla sotto la luna e, incredibilmente, Bella a rispondere a quel gesto. Ed ora, a distanza di due anni, eccoli lì, uniti come sempre, a ridere e scherzare del loro piccolo mondo.

«Hai ancora saltato la scuola, Jacob Black?!»

Voleva rimproverarlo, davvero, eppure le era uscito un confuso sussurro vagamente minaccioso; il fatto era che stare tra le sue braccia, con le labbra così vicine e il suo fiato caldo sul collo, non riusciva a farle funzionare il cervello completamente bene. E lui lo sapeva, oh sì, e come se ne approfittava!

«Piantala, Jake»

«Di fare cosa, tesoro?» rispose lui con fare innocente.

«Di incantarmi e…» Ma non riuscì a finire la frase perché due labbra calde si incontrarono con le sue, trasportandola in un focoso bacio che la lasciò senza fiato.

Per qualche minuto rimasero lì, stretti in una dolce morsa, davanti al portone di casa Swan, poi, Bella, riacquistata la sua già precaria sanità mentale, riuscì a farsi valere e ad arrivare alla macchina, trascinando il suo ragazzo con sé.

«Dove andiamo?» chiese lui speranzoso.

«Io a scuola, non so tu!» rispose lei frettolosamente, già sapendo che sarebbe arrivata in un ritardo clamoroso.

«Non puoi saltarla?» Bella lo guardò così male da fare intimidire anche il professore più crudele, ma Jacob, ancora una volta, non si scompose «Eddai, Bells! Hai tutti i voti alti e non stiamo più da soli da una vita!»

Ancora una volta si ritrovò a combattere contro sé stessa: voleva andare a scuola, davvero, era anche il suo ultimo anno e aveva gli esami, ma come poteva resistere a quell’adorabile sguardo?

Così, con niente, lo sguardo di Bella da dura si addolcì sotto le carezze di Jacob che, vittorioso, si avvicinò per baciarla una seconda volta.

 

~

In un momento, non ricordava nemmeno lei come, si ritrovò sdraiata sulla soffice spiaggia di La Push, abbracciata a Jacob, godendosi quella strana mattinata senza pioggia.

Sapeva che era nata per stare tra le braccia di Jacob, lo aveva sempre saputo, e non poteva immaginare un’esistenza diversa da quella. E sapeva che, comunque fosse stata la sua vita, Jake ci sarebbe sempre stato, con il suo grande sorriso e la spensieratezza da bambino.

Non si erano mai detti apertamente “Ti amo”, quelle non erano sdolcinatezze da loro, ma del resto che importava? Entrambi sapevano che era così, e quelle due parole avrebbero solo reso più superficiale il loro profondo legame, che non poteva decisamente essere definito così banalmente.

Aveva più volte cercato di descrivere ciò che li legava, ma sentiva che non c’erano parole che poteva sostituire le sensazioni che i gesti di Jacob le provocavano. Erano anime gemelle, semplicemente. Nati già predestinati nello scontrarsi, nell’ amarsi, nel viversi, e non c’era nessuno, nemmeno la creatura più perfetta di questo mondo, che avrebbe potuto impedire che ciò avvenisse.

«Hey Bells, posso farti una domanda?»

Interrompendo quel loro momento così magico, Jacob si era girato verso di lei, con uno strano sguardo accigliato.

«Certo, Jake.»

«Hai deciso che college frequentare il prossimo anno?»

La domanda che da mesi aleggiava tra loro due, quell’unico ostacolo alla loro relazione, in un attimo la colpì, trovandola impreparata.

La loro differenza d’ età non era mai stata un problema, fino ad allora, quando la consapevolezza di dover crescere gli aveva fatti tornare alla realtà, ed uscire dal loro mondo perfetto.

«No, Jake» Sospirò, triste. Quella era l’ultima cosa a cui voleva pensare, ora come ora. Non sapeva nemmeno se volesse frequentarlo, il college.

I loro sguardi si incontrarono, ed entrambi lessero la paura negli occhi dell’ altro.

E, come di consueto, fu Jacob a rassicurare entrambi, a fare il primo passo. Lui era fatto così: non riusciva a tenersi le cose dentro, tantomeno con lei.

«Bells, qualsiasi cosa succeda, dovunque ci porterà il futuro, promettimi che ti ricorderai di noi.»

Capiva cosa intendesse, non sapevano dove la vita gli avrebbe portati e cosa li attendeva là fuori, ma, qualunque cosa sarebbe successa, sapeva che sarebbero rimasti sempre loro: Jacob e Bella.

E quei ricordi, quei momenti così speciali, quel loro legame così forte, non sarebbero mai cambiati, per niente al mondo.

«Per sempre.»

«Per sempre?»

Annuì, intrecciando le loro dita.

«Per sempre, Jake»

E restarono così, mano nella mano, consapevoli che niente e nessuno avrebbe tolto loro quei momenti così speciali, con lo sguardo perso in chissà quali pensieri e il sole caldo a riscaldarli.

 

 

Notes.

E’ terribilmente sdolcinata, lo so. Eppure è proprio così che sarebbero dovuti essere, due semplici ragazzi con i semplici – ma non meno facili – problemi che noi tutti dobbiamo affrontare, prima o poi. Sì, vero, una storia d’amore come tante, potrebbe sembrare, a occhi inesperti, ma non sono due semplici ragazzi alla prima cotta: sono anime gemelle u.ù Di questo sono altamente convinta, ecco! u.ù

Anyway, che ne dite? (:

Sbranì <3

 

 

 

 

 

 

 

  
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