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Autore: PrincesMonica    05/07/2010    8 recensioni
Piccola FF nata da alcuni deliri. E' una FF fresca e tranquilla, senza troppe pretese.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Le Puffole Pigmee
Autrice: PrincesMonica
Rating: Arancione
Couple: Monica/Jared
Disclaimer: i personaggi non sono di mia proprietà, soprattutto quello maschile (ma ci sto lavorando). Noterete che oltre i Mars sono citati altri nomi di personaggi famosi che qui non lo sono…piccolo omaggio *_*
 
Voglio dedicare questa FF alla mia Puffola Grupie del cuore.... Vale, grazie di tutto!!!
 
Di solito era abituato al rumore, non gli dava fastidio, soprattutto visto che molto spesso era lui stesso a crearlo. E gli piaceva pure.
Ma non quella sera: era finito in uno dei localetti di Venice Beach sotto l’insistenza di Brent. Chiaro, per lui era come un secondo fratello, ma quella sera sperava in qualcosa di più tranquillo. Di solito andavano al Katzuya o allo Chateau Marmont, invece…
“Mi spieghi di nuovo perché siamo qui?” urlò cercando di sovrastare il casino martellante del DJ alla piastra. L’amico gli passò un bicchiere ricolmo di succo rosso e sorrise.
“Per due ragioni fondamentali.” Fece il diretto interessato. Quella sera era vestito abbastanza easy, con dei semplici bleu jeans Levis e una maglietta. Una giacca leggera ed un cappello signorile, completavano il look. Jared ringraziò che non si fosse messo quegli occhiali neri che lo facevano somigliare più ad un nerd che al suo amico. “La prima è che questo locale è di mio interesse. Ben inteso, ha bisogno di una sistemata a partire dalle fondamenta, ma quando lo riaprirò, sarà il locale più trendy di Venice.” E i suoi occhi brillarono di compiacimento.
“E il secondo motivo?”
“Ah sì, il secondo motivo. Diciamo quello più… divertente. Lo show di questa sera.”
“Questo bordello? Mi ricordavo che avessi dei gusti migliori.”
“Idiota di un Leto, non questo incapace, ma quello che verrà dopo. Suona un gruppo fisso. Fanno prevalentemente cover, anche se ogni tanto cantano qualche canzone scritta da loro.”
“E tu mi ha trascinato qui solo per sentire una sottospecie di band musicale?”
“Guarda che sono bravi. Sono anche la Cover Band ufficiale della California dei MCR, nonostante tutto.”
“Nonostante tutto?” Jared non ricevette risposta. In quell’istante un tizio male in arnese, si era precipitato al loro tavolo ed aveva iniziato a parlare con Brent di proprietà e lavori e quindi, indirettamente, di soldi. Un argomento che a Jared, dopo la questione con la EMI, interessava sempre di meno. Guardò il palco: dei ragazzi stavano montando gli strumenti per il concerto. Per un attimo provò un senso di nostalgia: quante volte aveva fatto gli stessi movimenti sul palco dell’Avalon agli inizi dei 30 Seconds to Mars?
“Adoro queste contrattazioni, mi rendono fiero di me stesso.” Brent era tornato a rivolgere tutta l’attenzione all’amico che lo guardava perplesso. “È praticamente cosa fatta, questo postaccio entrerà a far parte della Bolthouse Production. Preparati a passare altre serate qui. Ovviamente anche con le Puffole Pigmee.” E si bevette un sorso di birra gelata.
“Di chi?”
“Delle Puffole Pigmee, il gruppo che suona stasera.”
“Ti pare il nome degno per una rock band? Ma chi cazzo ha scelto sto nome di merda?”
“Jared, amico mio, ti ha morso una tarantola questa sera? Sei acido come un limone andato a male. Goditi lo spettacolo e poi ne riparleremo.”
“Ma quale spettaco….” Fu interrotto da una potente schitarrata che lo fece sobbalzare. Guardò immediatamente verso il palco, dove tutti i musicisti erano ben pronti.
In tutto erano in 4. Per prima cosa adocchiò colui che aveva suonato: era un ragazzo decisamente giovane con i capelli color paglia scompigliati che scendevano sulle spalle. Era vestito come un pagliaccio, o almeno pareva a lui. Era quasi in completo giacca e cravatta, solo che la cravatta nera con un disegno di Snoopy. Ah si, il completo era grigio. Infine un cappello stile Panama. Al collo aveva una Gibson nera lucida e senza un graffio.
Vicino a lui stava il bassista: biondo pure lui, solo con un’espressione più sofferta, che Jared riteneva in parte di scena, visto che sotto di lui stava sbracciandosi una moretta tutta pepe. Comunque di sicuro era più vecchio del chitarrista, teneva un accenno di barba e anche nel vestiario era più sobrio: jeans e camicia arrotolata ai gomiti e un Ibanez come strumento.
Ovviamente la batteria capeggiava dietro tutta la band: aveva una sola grancassa e per lui abituato a Shannon, la cosa pareva strana. Oltretutto c’era uno strano disegno di una bestia pelosa verde elettrico che camminava con il sorriso. Una parte di sé era conscio che fosse la Puffola Pigmea. Dietro i piatti stava seduto un bestione pieno di muscoli abbastanza alto per vedersi bene, con i pettorali nudi e le bacchette Vic Firth in mano. Sorrideva felice, come un bambino a Natale e sembrava giovane come i suoi due colleghi.
Non si poteva dire lo stesso per il secondo chitarrista: alto, scuro, con la barba e i capelli tagliati corti e qualche anno in più sul groppone. Una vecchia T-shirt di CSI e un paio di pantaloni neri molto semplici. La chitarra nascondeva parzialmente qualche chilo di troppo, ma lui non sembrava preoccuparsene.
“Chi canta?” domandò Jay.
“Deve ancora entrare.” In effetti c’era un microfono in centro, di un colore che stonava: blu elettrico scintillante grazie ai lustrini. Chi cavolo poteva cantare in quel coso?
Si levarono i primi applausi in concomitanza con le prime note e Jared aggrottò le sopracciglia: “The Day that never comes” dei Metallica. Scelta interessante. Poi rimase di sasso: aveva appena fatto la sua apparizione il cantante. Anzi, rettifica in atto, la cantante.
“Canta una donna?” urlò.
“Sì e non è male. Non riesce spesso ad andare in alto come te, ma non è male. Ah, non noti niente di particolare al polso?” tra le luci che giravano e i momenti di buio, Jared ci mise un po’ a capire di che cosa parlasse Brent e rimase piacevolmente sorpreso nel riconoscere una Wristband, quella rossa, al polso della donna. Era una Echelon, dunque. Sorrise e poi prese ad osservarla meglio.
Non era molto alta, ma portava degli stivali a metà polpaccio con la zeppa che la alzavano di qualche centimetro, delle sensualissime calze a rete e una gonna a pieghe che le arrivava al ginocchio e un corpetto rosso con una lunga serie di bottoncini argentati che la fasciava completamente, risaltando il suo seno abbondante. Al collo aveva un plettro bianco che scendeva fino all’incavo del seno e un collarino di velluto nero.
I capelli sciolti scivolavano voluttuosi dietro la schiena. Indossava un paio di guantini di cotone nero, con attaccati dei pezzi bianchi, come a creare lo scheletro sulla mano. Li riconobbe come quelli che portava Fran Iero in qualche spettacolo.
E reggeva bene la voce. Fresca, brillante, assolutamente deliziosa.
“Gran bella figa, vero?” Jared si riscosse dalla musica per vedere Brent che sembrava rapito dalla ragazza sul palco.
“Dimmi la verità, mi hai portato qui solo per farti quella?”
“No, mica ho bisogno di te per questo, so rimorchiare anche se non ho i tuoi, cito alla lettera una tua fan, grandi occhi grigi e luminosi come due stelle rubate dal firmamento.”
“Vaffanculo tu e tutte le ragazzine che mi sbavano dietro.”
“Comunque ti ho trascinato qui per farti uscire dal tuo antro marziano. O andiamo a cena nei soliti posti o tu non ti muovi. Fai vita semi monastica.”
“Dimentichi i miei giri in bici con Lauren.”
“Come dimenticarmeli, nonno. Dio che palloso che stai diventando. E invece stasera sei qui con me ad ascoltare questa bella band che si scatena, a farti un drink e a vederti una bella tipa sudata che fa venire voglia di…. Una doccia come si deve.”
“Sei un porco.”
“Da chi pensi abbia imparato? Tu e tuo fratello non siete certo dei santi, caro mio. Ma poi sii serio, non le daresti una bottarella anche tu?”
Entrambi spostarono il capo verso la ragazza sul palco che ora cantava una canzone dei Green Day saltellando e muovendosi tra i suoi compagni. Sembrava una selvaggia e Jared la ammirò. Ma non era per nulla il suo tipo. Innanzi tutto non era bionda. No, proprio per nulla, neanche un misero accenno di capello chiaro.
E poi non era magra: attenzione, non che fosse una balena, ma aveva troppe curve per i suoi gusti. E il seno? Sarebbe soffocato la nel mezzo! Certo era che dovevano essere belle morbide. Chissà toccarle come sarebbe stato.
Però per il resto non sembrava male: la guardò mentre lanciava delle palesi avance al suo bassista, mentre lui arrossiva penosamente. Si alzò e andò a posizionarsi più vicino al palco, sotto lo sguardo attento di Brent che sogghignava. Lui sapeva che portare Jared li sarebbe stato un successo. Il suo migliore amico non sapeva resistere quando si trattava di musica e infatti ora era lì a seguire i movimenti del gruppo.
Jared sobbalzò quando il chitarrista moro, fece partire una canzone a lui ben nota, non fosse altro perché l’aveva scritta lui: Savior.
Vicino a lui una ragazza mora, procace e del tutto incapace di stare zitta, si mise ad urlare e saltellare davanti al chitarrista biondo.
“Vai Jackson!” urlò la ragazza e lui le sorrise si rimando.
Tornò a guardare la cantante: era sudata, ma il trucco scuro non colava, la gonna si alzava regolarmente facendo intravedere le cosce piene e sode. E poi era determinata, cantava con amore, lo si capiva. Cantava solo cose che le piacevano. Jared sorrise interessato e se ne tornò al tavolo senza, però, perdere di vista il gruppo.
“Allora, che te ne pare?”
“Sono bravi… suonano bene e sanno tenere il palco.”
“Io parlavo di lei.” Fece Brent paziente. Quando ci si metteva, Jay era capace di far perdere la pazienza ad un santo.
“Buona voce. Bella presenza…anche se non so come possa essere la cover ufficiale dei MCR se è una donna.”
“In effetti all’inizio Gerard non l’ha presa proprio benissimo. Ma poi l’ha vista durante Demolition Lovers e ha cambiato idea.”
Jared annuì come se la spiegazione fosse la più completa che potesse avere. In realtà non gli interessava molto, se i MCR avevano deciso di avere le Puffole come loro band cover ufficiale, che gliene fregava a lui?
“Immagino solo che cambino nome nelle serate romancer, o sbaglio?”
“Certo che no. Sono i Cemetery Gates. Incominciano ad interessarti?” Jared non rispose e tornò al gruppo.
Suonarono per un’ora come degli indemoniati, senza fermarsi mai. Il batterista si alzava a più riprese per dare giù ai piatti una botta più forte delle altre, il bassista sorrideva malizioso, mandando in visibilio certe ragazze del pubblico. Il moretto era letteralmente succube della cantante che, nel mentre, era anche riuscita a mandare a quel paese un ubriacone che le aveva fatto pesati apprezzamenti. Solo l’uomo CSI sembrava tranquillo e serio.
“Facciamo ancora questa canzone e poi ci prendiamo una pausa. Mi raccomando, non scappate, le Puffole ritornano presto.”
Fu tempo di un secondo sobbalzo per Jared: dopo un mix di U2, Muse e Linkin park, stavano suonando “Buddha for Mary”. Era in assoluto la prima volta che ascoltava quella canzone cantata da un gruppo che non fosse il suo. Lei non aveva per niente la sua voce, ma era perfetta comunque così. Sembrava fosse arrabbiata nella misura giusta per parlare di Mary e delle sue allucinazioni.
Quando terminarono, Jared battè le mani come in trance. E si congratulò con se stesso per aver scritto una meraviglia del genere. Si sa, la modestia è di casa.
“Vieni andiamo a parlare di affari con le Puffole.” Brent lo riportò sulla terra e lo seguì, più interessato a vedere da vicino la ragazza, che al contratto che il suo amico avrebbe dovuto stipulare con tutti loro.
Erano seduti attorno ad un tavolino che bevevano come delle spugne, dopo aver sudato come matti. Insieme a loro due ragazze: una era la morettina scatenata che Jay aveva visto sotto il palco. Era appiccicata al chitarrista biondo e lanciava occhiate di fuoco alle tipe attorno a loro, mentre la seconda stava baciando il CSI Guy incurante del mondo esterno.
“Salve ragazzi.” Iniziò Brent “Complimenti per l’esibizione.” Lo fissarono, alcuni confusi, altri più consapevoli di chi lui fosse.
“Oh mio Dio.” Mormorò la cantante, ma Jared si accorse immediatamente che non stava guardando il suo amico, bensì stava fissando direttamente lui.
“No, solo Brent Bolthouse.”
“Quel BB? Organizzatore d’eventi, DJ e sober mother fucker su Twitter?” Fece il batterista gasatissimo.
“Sì, proprio io. Vedo che mi conoscete. Sono qui per parlare di affari.” Ma la ragazza guardava ancora Jared e sembrava che gli occhi castani brillassero per l’emozione.
“Suonate molto bene.” Fece Jay imbarazzato per il modo inequivocabile in cui lo stava guardando. E che veniva guardato anche dalle altre due ragazze al tavolo.
“Dobbiamo parlare di affari.” Iniziò Brent guardando l’amico.
“Io credo che andrò a prendere qualcosa al bar.”
“Vengo con te.” La cantante si era alzata e senza aspettare niente si era messa al suo fianco.
“Monica, dobbiamo discutere di lavoro.”
“Il mio sindacalista è Jeff. Mi fido.” E sorrise guardando di nuovo Jared negli occhi. “Andiamo?” Lui annuì e si fece largo tra la folla.
“Ciao. Mi fai uno scivolo alla pesca e… Cosa prendi tu?”gli chiese.
“Un succo di frutta. Rosso.”
“Ok, uno scivolo alla pesca ed un succo ai frutti rossi. Avrei dovuto immaginarlo.” Lui alzò un sopracciglio, mentre osservava la ragazza che con calma salutava tutti i baristi: si vedeva che erano un gruppo fisso.
Gli porse il bicchiere e brindò sorridente. Non stava più nella pelle.
“Scusami.” Iniziò lei.
“Per cosa?”
“Per averti rovinato Savior e Buddha.”
“Devo essere sincero? Avete suonato Buddha in maniera fantastica.”
“Bhe, se me lo dici tu, non posso che crederci.” E rise contenta, poi gli tese la mano. “Io sono Monica.”
“Io sono Jared, ma credo tu lo sappia già. Allora, che suonerete ora?” domanda stupida, non era quello che veramente voleva sapere da lei. Voleva sapere di lei.
“Ancora qualche canzone veloce e poi ci riposeremo con qualche lento. Hai una preferenza? Hai una canzone che vuoi sentire?”
“Io… non lo so, fai tu. Sono uno che si adegua a tutte le situazioni.” La guardò meglio: i cappelli scuri avevano delle meches blu, gli occhi grandi di color nocciola e quelle labbra particolari: il labbro inferiore pieno e sicuramente morbido, quello superiore stranamente piatto con una cicatrice apparentemente leggera. Gli piaceva.
“Tutto ok?”
“Sì, certo.” Monica stava per dire qualcosa, ma Il batterista la chiamò.
“Scusa se rompo l’idillio, Puffola, ma i nostri fan ci stanno aspettando. Ehy, Leto, piacere. Io mi chiamo Kellan!” E gli stritolò la mano, tanto che sperò di riuscire a prendere ancora in mano una chitarra.
“Ciao Kellan.” Riuscì a dire quando si liberò di quell’ammasso di muscoli. Monica sbuffò e gli sorrise dispiaciuta.
“Magari ci si rivede dopo, ok?”
“Ti aspetto.”
Li vide andare verso il palco e poi si mise a cercare il suo amico che era rimasto bellamente a chiacchierare con le due ragazze al divano.
“Oh eccolo di ritorno.” Notò le wrist sul polso delle due che ormai lo fissavano come se fosse un Dio in terra, o più semplicemente Jared Leto.
“Ciao ragazze. Posso sedermi anche io?”
“Ovviamente!” Urlarono le due. Jared guardò Brent che ridacchiò.
“Sai, stavo parlando con Miky e Vale del vostro nuovo album. Non vedono l’ora di ascoltarlo.”
Fu salvato in corner dalle Puffole Pigmee che ripresero il concerto, con una sparata dei Blur, Song2, che fece andare in delirio qualche pogatore dell’ultimo minuto.
Non riusciva a staccare gli occhi da lei e non andava bene. Lei non era una di quelle giuste: non era bionda, non era apparentemente stupida, non era piatta e non era magra. No, no, no, non poteva andare contro i suoi schemi. Eppure… voleva così tanto sentire che sapore avevano quelle due labbra leggermente asimmetriche e quanto morbida poteva essere su di lui.
“Grazie ragazzi, grazie. Volevo dedicare questa canzone ad una persona in sala, piuttosto speciale per tutti coloro che fanno parte di una, cito alla lettera vari giornali, setta chiamata Echelon. È una canzone che mi piacerebbe fosse cantata per me, magari con Closer al suo interno, ma oggi facciamo al contrario. This song is called the motherfucker The Fantasy!”
Jared rise contento e si gustò pienamente la sua canzone: la canticchiò e si mise pure a muovere i piedi. Gli piaceva quella versione: era molto simile all’originale, con alcune varianti di chitarra e di batteria, soprattutto. Nella parte centrale, Monica approfittò per presentare i membri della band.
“Bene ragazzi, è il momento di farvi sapere chi siamo, sempre se non siete venuti a vederci così tante volte da avere la nausea.” Qualche risa, alcuni applausi. “Alla chitarra e alla pianola l’unico agonizzante sexy di LA, Jackson!!!” A Jared venne rotto un timpano da Valeria che era scoppiata inesorabilmente. “Questa è pazza.” Sussurrò tra sé mentre sentiva Monica ridere. “All’altra chitarra, il vecchio saggio canadese, Jeff!!” stavolta fu Miky a tributare al suo ragazzo un mega urlo con applauso incorporato che fece spaventare Brent. “Alla batteria, lo scimmione di Venice Beach, Kellan!!” partì una rullata poderosa tra le urla isteriche di un gruppo di ragazze che si mise anche a lanciare qualcosa al batterista, che Monica dovette schivare. Jared capì poco dopo che si trattavano di reggiseni. Ma quanto rimorchiava quel tipo? “Grazie, ma non mi servono” ricominciò Monica “Ed infine, il nostro vampirozzo bassista, Robert!” Miky e Vale esultarono composte.
“Comunque, per completezza di informazione, lei è la nostra mitica Monica.” Lei fece un inchino al suo chitarrista e poi verso il pubblico. Lanciò un’occhiata a Jared e vide che stava applaudendo.
Poi riprese il microfono e ripartirono con il concerto. Finirono The Fantasy e poi iniziarono la parte più tranquilla.
Stettero sul palco ancora mezz’oretta circa per poi dare definitivamente l’arrivederci per quella serata.
Ci volle poco e nulla perché tutti i ragazzi venissero presi d’assalto, chi dalle rispettive fidanzate, chi da aspiranti grupie. Anche Monica aveva il suo bel da fare per tenere lontano alcune piovre: cercava di allungarsi per ritrovare Jared, ma sembrava scomparso. Figuriamoci se quello rimaneva li per lei, pensò, appena gli è stato possibile se ne è andato.
“Ho fatto una figura di merda!” si scrollò di dosso due tizi allupati e si sedette al tavolino delle Puffole Pigmee. Aveva un caldo madornale e si sentiva frastornata: per tutta la seconda metà dello show aveva avuto in testa quei due occhi simili a perle. Non era la prima volta che lo incontrava: aveva fatto la posta ad un sacco di suoi concerti, li aveva visti ai meet and greet, alle varie signin line, era stata anche al Summit e a diversi Blood Ball, ma quel contatto così ravvicinato era diverso. Lui sembrava completamente diverso, timido come non si era mai svelato prima.
Si riscosse dai suoi pensieri quando vide un bicchiere ricolmo di un liquido rosa pallido davanti ai suoi occhi e un mano che si attaccava al polso più bello del mondo, quello dove era tatuato indelebile il primo Glypho rosso, con i contorni neri. Quel tatuaggio che lei da sempre voleva leccare.
“Scivolo, giusto?” Jared le stava sorridendo, apparentemente più a suo agio rispetto a prima. Si era tolto la giacca di simil pelle ed aveva addosso solo una T-shirt a cui aveva tagliato tutte le maniche e senza farci l’orlo. I jeans azzurri completavano il tutto. Monica fissò la leggera barbetta della giornata e si trovò con la salivazione azzerata.
“Perfetto. Grazie.” Lui si sedette di fronte a lei.
“Perché The Fantasy?” LA domanda la lasciò perplessa.
“Bhe, perché è una canzone che adoro. Mi da la carica…ed è sexy.”
“Sexy? Uhm… non l’avevo mai definita in questa maniera, ma ci può stare.”lei rise.
“It could be just like heaven, detta in quella maniera? Oh ti prego, se non è sexy quello. È una frase che viene battuta solo dalla parte sospirata di Echelon. Oh… Echelon” Si perse un attimo nei suoi pensieri. “Anyway, anche voi ripartite ormai.”
“Sì, verrai a vederci?”
“Ovvio, ho già il biglietto per il concerto a Las Vegas. Volevo venire qui a LA, ma non mi danno le ferie sul lavoro, quindi ho dovuto rivendere il biglietto. Sfiga.”
“Quindi a Las Vegas…”
“Già.” Scese un leggero silenzio imbarazzato. Monica aveva mille e più domande da volergli fare, ma non riusciva a chiedergli niente, aveva i neuroni ingolfati. E la stessa cosa lui. Di solito era facile: la guardava, le sorrideva, ammiccava con qualche frase ad effetto e la lei della serata era ai suoi piedi.
“Che lavoro fai?” la domanda partì prima ancora che Jared si rendesse conto di averla fatta.
E fu così che iniziarono a parlare del più e del meno: la fragile barriera che c’era all’inizio sembrava essersi infranta.
Jared era da parecchio che non si sentiva così a suo agio con una donna che non fosse nel suo ristretto cerchio di amicizie o sua madre. E la cosa che lo lasciava senza parole, era che l’aveva appena conosciuta e che provava un’attrazione potente per lei.
“Jared, dovremmo andare.” Brent si era rimaterializzato con il solito sorriso. “Monica, vero?” Le prese la mano e le fece un leggero baciamano che la lasciò imbarazzata “Non mi sono presentato come si doveva, prima.”
“Bhe non importa. In fondo mi è parso di capire che con il gruppo ci dovremo rivedere alla nuova apertura del locale.” Lui sorrise affabile.
“Sarà un piacere vederti ancora.”
Jared lo guardò perplesso, mentre Monica si nascondeva dietro al suo bicchiere.
“Bhe, allora io vado Monica. Conoscerti è stato…veramente un grandissimo piacere.” Le strinse la mano e la baciò sulla guancia, molto vicina alle labbra: sapeva di concerto finito, un mix tra sudore, profumo di  the verde, e l’alcol appena bevuto. Dio come avrebbe voluto baciarla. Maledetto Brent.
“Tra due settimane noi suoniamo per la chiusura del locale… Se vuoi venirci a vedere.” Riuscì ad esalare lei, ancora sconvolta da quel bacio ‘innocente’ .
“Ci sarò sicuramente.”
Si guardarono un ultimo istante occhi negli occhi, poi lui si girò e si disperse nella folla, lasciando Monica completamente distrutta.
   
 
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