Storie originali > Comico
Ricorda la storia  |       
Autore: Beads and Flowers    05/07/2010    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfic, vi prego, siate clementi. Si tratta di una storia comica-dark, inventata da me e i miei amici, trattante l' avventura di una delle più famose tate italiane alla presa con il suo peggior incubo: degli adolescenti decisamente fuori dal comune.
Genere: Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le Tate contro i MEREH'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 1 La Prescelta

“Quindi, Signora Rizzi, lei afferma di avere una relazione... come dire... avversa nei confronti dei bambini?”
“Sono dei mostri, dottore! Vanno eliminati tutti! Dal primo all’ ultimo! Ne va della sopravvivenza dell’ umanità!”
“Sta cercando di dirmi che è favorevole alla clonazione?”
“Sono una cristiana convinta, dottore, e fino a due mesi fa avrei detto che i cloni sono il frutto del diavolo... ma sono i bambini i veri diavoli!”
“Signora, temo che lei soffra di pedofobia.”
“Mi dica qualcosa che non so, dottore! Mi pare chiaro che ho aquistato la fobia dei bambini. Quel che voglio sapere è come è successo.”
“Prego?”
“Ora le spiego. Lei è uno psicologo da quanti anni, esattamente?”
“Beh... quindici... ma non vedo cosa abbia a che fare con...”
“Mi risponda. Lei quanti anni ha?”
“Quarantadue.”
“Quindi aveva 27 anni quando si è sposato?”
“E lei come fa a sapere che...”
La vecchina si alzò di scatto dal divano su cui era sdraiata, si scagliò sul pover uomo, prendendolo per la gola.
“Giovanotto, se non avessi occhi attenti e non sapessi come pensare, sarei morta da almeno due mesi.”sibilò.
“...”
Camilla riprese il suo posto.
“Ho notato quel foglio che esce dal cassetto della sua scrivania. “Auguri per il tuo nuovo lavoro e per aver sposato la mamma”... quindi sua moglie era una madre singola quando l’ avevate incontrata.”
“Già, ho conquistato il cuore di mia moglie Maria soprattutto con le attenzioni che rivolgevo a suo figlio Marco, ormai ventunenne, dimostrandole che sarei stato un buon padre.”
“L’ ha un po’ usato, insomma.”
“Già, ma non è stato facile.”
“ Se avesse avuto l’ aiuto del programma televisivo in cui do consigli alle povere famiglie che non sanno come comportarsi con i propri figli, l’ oggi famoso
Tate alla Riscossa ... beh, ci avrebbe impiegato molto meno ed io sarei venuta molto volentieri, fino a due mesi fa, quando la mia vista sul mondo infantile cambiò radicalmente.”

 

La sede delle Tate alla Riscossa due mesi prima della visita di Camilla Rizzi dallo psicologo.

 

In una piccola casetta accogliente, tre simpatiche donne giocano sorridendo con i numerosi bambini che vengono da loro per imparare giocando. Cucinare i biscotti per la mamma, organizzare spettacoli di marionette e leggere simpatiche storielle sono attività all’ ordine del giorno nella sede delle più famose tate italiane: la bella Franca, l’ astuta Arianna e la mitica Camilla Rizzi!
Mentre le tre amiche sorseggiano allegramente il the delle cinque, dopo il buon vecchio pisolino pomeridiano, scatta un allarme che rimbomba per tutta la casa.
Col sorriso stampato sulle labbra, le tate si avviano allegre verso la sala delle chiamate.
“Chissà quale mammina avrà bisogno del nostro aiuto per i suoi angioletti?” trillò Tata Franca.
“Chissà quale di noi andrà ad assistere quei bei agnellini per riportare l’ ordine e l’ armonia nel gregge per la tosatura della vita?!” esclamò felicemente Tata Arianna, sorridendo alle due amiche.
Sorridevano, anche se dentro dentro pensavano solo ad una cosa: “Oh, chi capperi sarà mai quel maleducato che si rivolge a noi durante l’ ora del the? Certa gente non sa assolutamente che cosa sia l’ educazione!”
Finalmente, il telefono squillò.
Con un’ espressione calma ed armoniosa dipinta sul volto, Tata Franca alzò la cornetta.
“Pronto? Sono tata Franca, avete digitato il numero per la pace, l’ armonia e la felicità nei vostri cuori.”
“Eh?! Yo, bella zia, scusamè.  Io stavo cercando er postino der nostro vicolo.”
Sotto a questa scusa, sicuramente pronunciata da una voce infantile, si potevano chiaramente distinguere delle risatine trattenute.
“Ah, comunque, bella zì, te devo dì na’ cosa.”
“Cosa mi vuoi riferire, tesoruccio?”
“Apri n’ attimo a finestra, sennò Titti sbatterà a’ testa.”
“C-come hai detto scusa?”
In quel momento, si sentì un rumore sordo, come un battito di tamburo, venire dalla finestra. Le tate si voltarono, per assistere ad uno spettacolo che assomigliava vagamente ad una scena di Harry Potter. Un corvo, con una scatola legata ad una zampa sanguinante con una catena arruginita, si schiantava con tutte le sue forze sulla finestra, ed ogni volta che lo faceva, cadeva per un attimo, per poi rialzarsi in volo e riprovare.
“È-è quello T-titti, piccolo?”
“Yo, non sò piccolo, hai capì!? Io sò un rapper quattordicenne, riddillo n’ atra volta e ti stacco e’ penne.”
Tata Franca riattaccò, con movimento secco.
“Devono aver sbagliato numero.”
Si guardarono per un po’, non sapendo cosa dire.
Toc...toc-toc-toc... toc... toc... toc-toc...
“Oh, per l’ amor del Cielo! Camilla, vai ad aprire tu, scaccia quell’ uccellaccio maledetto.” Arianna si coprì immediatamente la bocca, chiedendo scusa con gli occhi per aver detto parole così disdicevoli come “maledetto” e per aver nominato il Cielo.
Camilla aprì la finestra, l’ uccello svolazzò all’ interno della stanza, inzozzando di terra le pareti, i mobili e le decorazioni dritte dritte dall’ Inghilterra. All’ improvviso si fermò davanti a Camilla, che nel frattempo si era riseduta sulla sua sedia per la paura. La Tata, titubante, slegò la scatola dalla zampa del corvo, il quale si levò subito in volo fuori dalla finestra. Le due si riunirono dietro alla tata più anziana, ad osservare la scatola. Era fatto di latta di un rosa spento, incrostato agli angoli e ai lati di ruggine e qualcosa che assomigliava vagamente al...
“Ma è sangue, quello?!”
“Aprila, Camilla... Aprila!”
E così fece.
La scatola conteneva una lettera, un’ altra scatolina (questa era più piccola, rilegata in velluto rosso e verde spento), una videocassetta e una specie di candelina rossa. Camilla aprì, per prima cosa, la lettera.
Era scritta con un inchiostro blu chiaro, in un corsivo ordinato. All’ angolo destro, in alto, della carta, c’ era disegnato  una rosa dai petali azzurri.  L’ anziana Tata lesse ad alta voce:

Carissime Tate,

Mi chiamo Gabriele, e vivo con mia cugina Klara, la sua amica Roberta,l’ ex compagno di cella di questultima, Nik, e suo fratello Bum. Viviamo in questa villina di campagna da circa cinque anni, da soli. Non posso riferirvi il perchè. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci pulisca la casa dopo che Bummino abbia giocato, che rammendi le bambole di Klara, che vari un po’ in cucina (Roberta è brava nel settore, ma la carne non è mai abbastanza tenera o troppo poco speziata) e che lucidi lo stereo di Nik. Io non ho bisogno di nulla, tanto non riuscirete a rendermi la vita più bella. In molti hanno provato a farmi vedere la luce che rischiarava la loro esistenza, tutti hanno fallito. Io mi rivolgo a voi per chiedervi di aiutare la mia famiglia, che ammiro con tutto il cuore, perchè, in questo suplizzio che è la vita, loro riescono ancora a sorridere e ad andare avanti.
La  Tata prescelta deve venire qui con l’ occorrente non per una settimana, ma per un mese e mezzo. Capirete in seguito.
Vi abbiamo fatto tutti un regalino, spero vi piacciano,

Gabriele dei Mereh.

P.S. Se una di voi non viene entro tre giorni, il mio piccolo Titti tornerà ogni giorno, fino a quando non risponderete.


“Ragazze, se quell’ uccellaccio torna anche solo una volta, io mi sparo!” Urlò istericamente tata Arianna.
“M-magari non sono tanto male, vero Camilla? Ci mandano persino dei regalini...”
“Apriamoli!”
La scatolina di velluto era cosparsa da un leggero strato di muffa. All’ interno, si celavano numerose teste di bambole, tra i quali si agitavano diversi scarafaggi. Arianna lanciò un urlo. Un biglietto leggeva:

“Da Klara e Gabriele”

La videocassetta fu vista nella sala mensa, dove le cuoche erano solite guardare romantici telefilm strappalacrime. Iniziava con una stanza completamente rivestita di mattonelle bianche, che le davano l’ aspetto di una vasta doccia pubblica. Una ragazza sui quindici anni si fece avanti. Aveva lunghi capelli castani e attenti occhi marroni. Indossava una larga maglietta nera, con sopra disegnato lo slogan dei Metallica. Due logori pantaloni stracciati coprivano, larghi, le sue gambe.
“Che indecenza nel vestirsi!”
La ragazza si inchinò.
“Beh, almeno conosce la buona educazione.”
La ragazza, sorridendo, si posizionò dietro al tavolo. Si presentò.
“Ehi, salve. Il  mio nome è Roberta. Per ringraziarvi del vostro aiuto, cucinerò per voi un piatto davvero speciale, di mia invenzione: ‘Postino alla Metallara’!”
Un ragazzino di un anno di meno si fece avanti. Indossava anch’ esso pantaloni larghi, una larga felpa grigia, pesanti gioielli d’ oro e un berretto da rapper.
“Yo! Ah Robè, a me piace con un pezzeco de rap!”
Le tre sobbalzarono. Franca balbettò: “M- ma quello n-non è il ragazzino al telefono?”
Arianna svenì.
La candelina aveva un solo pezzo di carta attaccato sopra. C’ era scritto:

“Bum”

Pensarono bene di non accenderla. Camilla chiese alle amiche:”Allora, chi andrà tra noi?”
Aveva fatto questa domanda per abitudine,la risposta era chiara. Arianna era svenuta e Franca era pallida come uno straccio.
“Caspita, tocca sempre a me, eh?! Allora andrò io. Dopotuto, questi ragazzi hanno bisogno di molto aiuto, e credo che la mia esperienza sia la cosa che faccia proprio al caso loro. Quanto è vero che mi chiamo Camilla Rizzi.”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: Beads and Flowers