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Autore: Wild Dragon    07/07/2010    2 recensioni
Il drago la fissò con i suoi occhi smeraldini, intelligenti e pieni di curiosità. Si avvicinò con passo malfermo e le annusò la mano. Lei non si mosse e rimase a fissarlo, convinta che non potesse essere vero. Il cucciolo la guardò negli occhi con sguardo carico d’aspettativa. Kairi allungò la mano e ne accarezzò la testa, ma appena ne toccò e squame, una scarica di energia bruciante le attraversò il braccio con un dolore accecante. Lei urlò. Si sentiva bruciare ovunque e aveva la vista annebbiata. - Che cosa succede qui? – domandò una voce di donna. Fecero il loro ingresso nel padiglione due donne. Una aveva la pelle scura e i capelli neri, l’altra aveva la pelle diafana, i capelli neri e brillanti occhi verdi. Era di una bellezza sconvolgente, di certo non umana. Con loro vi era un giovane dai capelli castani che portava una spada blu cobalto attaccata alla cintura. Kairi stava per venir meno. Tutto le sembrava avvolto dalla nebbia. L’ultima cosa che vide fu un occhio verde e profondo che la fissava preoccupato e ansioso. Poi più nulla...buio. - Beh, abbiamo trovato il Cavaliere prima di quanto potessimo mai sperare.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I

L’uovo

 

In una notte senza luna dall’oscurità opprimente, un gelo lieve e intangibile sibilava nell’aria e accarezzava la terra. Sussurrava fra le macerie ancora vive di una città flagellata dalla battaglia, mormorava fra le foglie e gli steli d’erba.

Nel nero di quella desolazione, una macchia di colore scarlatto e intenso si agitava e danzava fluente. La chioma rossa come il fuoco di una ragazza agile e furtiva come un gatto.

Kairi si aggirava fra le case semi distrutte, guardinga e prudente, facendo saettare continuamente quel suo sguardo così particolare, ben attenta a non lasciarsi. sfuggire nulla. La ragazza sbuffò con una smorfia: la città spenta era impregnata dell’odore del sangue e tutto del luogo le raccontava morte e distruzione. Non aveva di certo, però, bisogno di tale indizi per sapere cos’era accaduto.

Appena una settimana fa...lei c’era, ha visto tutto coi suoi due occhi differenti. Ha visto i guerrieri riversarsi in città e farsi strada tra le vie con inarrestabile determinazione, ha visto, anche se solo di sfuggita, il possente drago blu scendere in picchiata con un assordante ruggito unendosi alla battaglia.

Era rimasta terribilmente scossa da quella creatura così immensamente bella e così immensamente feroce. Le ricordava un’incarnazione della natura stessa: affascinante, ma temibile.

E poi il fuoco...il fuoco innaturalmente celeste divampare fra le sue fauci.

Kairi scosse il capo, tornando alla realtà. Si passò una mano fra i capelli e respirò profondamente. Doveva rimanere costantemente all’erta.

Poco fuori dalle mura della città, vi era un branco di tende piuttosto compatto e silenzioso. Affissa ad un palo, ciondolava inerme per via della mancanza di vento, la bandiera con lo stemma dei ribelli.

Kairi si addentrò nell’accampamento, i passi muti e lenti, tuttavia il cuore al galoppo. Agile e sicura, scivolava fra le tende senza alcun rumore. Entrò senza indugi in un padiglione scuro, non eccessivamente grande, pieno di casse, sacchi e botti. Il suo stomaco ruggì.

Gettando all’aria ogni precauzione, si avventò sul cibo e cominciò a saziarsi con pane e carne. Erano giorni che non mangiava come si deve, ed era affamata.

Dopo aver divorato due pagnotte e qualche pezzo di carne, sospirò con soddisfazione e si sedette su una cassa. Si sentiva benissimo e ignorava totalmente il rischio che stava correndo. Stava quasi per addormentarsi quando d’un tratto sentì un rumore di passi dall’esterno.

Svelta e nuovamente all’erta, si nascose dietro dei sacchi di grano e rimase in attesa.

Per qualche istante nulla, poi una voce: - Ci è riuscito! – esclamò con entusiasmo. Ad aver parlato pareva una giovane donna. – E voi che dicevate che era solo uno spreco di tempo tentare con lui.

- E’ vero. – convenne una seconda voce, stavolta maschile. – Ma non credo lo rivedremo mai più. Se è dovuto ricorrere a questa mossa doveva esser messo proprio alle strette. Con quest’incantesimo avrà di certo perso i sensi, e dubito che uscirà mai più da Uru’baen.

- Vero anche questo. – disse una terza voce, femminile. Ma aveva qualcosa di strano. Era molto più dolce, melodiosa e delicata di qualunque altra Kairi avesse mai sentito. Le ricordava il cinguettio di un usignolo. – Ma l’importante è che l’uovo ora è salvo.

- L’uovo...!? – mormorò Kairi con un filo di voce.

- Arya ha ragione. – riprese la prima voce. – Portiamolo nel mio padiglione, lì non corre rischi.

Di nuovo rumore di passi, poi più niente. Kairi rimase immobile ancora un paio di minuti, tendendo le orecchie, prima di essere sicura di avere la via libera. Scivolò fuori dal suo nascondiglio e fuori dalla tenda. Fece per andarsene da dove se n’era venuta, ma venne assalita da una struggente curiosità che le bloccò i piedi.

L’uovo...non sarò mica quell’uovo...? E quale altro, sennò? Era lampante, trasparente come l’acqua. Non poteva resistere alle tentazione...la curiosità era troppo forte. Quando mai le sarebbe ricapitata l’occasione di vederlo? Era in una situazione unica e irripetibile.

Tuttavia, riconosceva anche i rischi che correva. Sarebbe potuta rimanere uccisa o essere catturata, se mai l’avessero scoperta. Certo, quando mai lei dava il giusto peso al rischio?

Era sempre stata avventata ed istintiva, quasi per nulla prudente, eppure se l’era sempre cavata con al massimo qualche acciacco.

Allora...se vado sono una stupida. Se non vado sono una persona ragionevole e razionale che non corre rischi inutili.

Rimase a meditare la cosa per appena qualche altro istante, ma in cuor suo già sapeva che avrebbe fatto.

Perfetto, vado.

 

Poco dopo, se ne stava accovacciata dietro ad un arbusto, osservando attentamente un grosso padiglione rosso. Sentiva che era quello: era il più grande ed apparentemente il più resistente e ben fatto di tutti.

Vi erano degli uomini all’entrata armati di tutto punto. Erano quattro, ma due erano grossi almeno il doppio di uomini normali. In più, anche se non poteva esserne certa lì nell’oscurità, le pareva che avessero le corna...

- Urgali. – concluse in un mormorio sommesso. Non ne aveva mai visti, ma erano stati preceduti dalla loro fama.

Attese per diversi minuti, finché finalmente arrivò: il cambio della guardia. Appena le quattro guardie lasciarono il posto, Kairi saettò via dal suo nascondiglio, rapida e silenziosa.

Dette una sbirciatina dentro il padiglione e constatò che non c’era nessuno.

Il sibilo di una lama alle sue spalle la mise immediatamente all’erta. Con un movimento istintivo ed automatico, si voltò di scatto sguainando un lungo coltello dalla lama imperfetta e con una semplice impugnatura di legno.

Un uomo armato di spada la fissava con calma freddezza. Kairi rimase immobile e lui le puntò la lama alla gola.

- Chi sei? – domandò l’uomo. – Perché sei qui?

Kairi rimase in silenzio e senza pensare, allontanò la spada dal suo collo colpendone la parte piatta con la mano e con un movimento morbido, deciso e privo di titubanze, lanciò il suo coltello. L’arma si conficcò nella fronte dell’uomo.

Lui sbarrò gli occhi e la fissò con incredula sorpresa, mentre il sangue cominciava a colargli sul viso. Il suo sguardo si spense, e senza alcun lamento, cadde morto a terra con un tonfo sordo, creando una pozza di sangue scuro al suolo.

Kairi rimase pietrificata a fissare il vuoto davanti a sé. Aveva smesso di respirare e le pareva che il mondo si fosse fermato come il cuore della persona che giaceva a terra.

Aveva ucciso di nuovo. Aveva stroncato un’altra vita.

Sentiva l’orrore di quella verità attanagliarle la gola togliendole il respiro. E per cosa? Per cosa quell’uomo era dovuto morire? Per la sua stupida avventatezza. Magari sarebbe potuta fuggire. Invece no, era stata di nuovo incapace di controllare il suo fottuto istinto di sopravvivenza che l’aveva spinta ad attaccare, come un’animale.

Quando finalmente tornò padrona delle proprie gambe, girò i tacchi e fece per correre via, senza degnare la sua vittima di uno sguardo. Ma una luce smeraldina appena intravista con la cosa dell’occhio attirò la sua attenzione. Quasi involontariamente, si voltò di nuovo verso il padiglione.

Rimase immobile, lo sguardo spento e perso, finché quel bagliore non tornò.

Con passi lenti e strascicati, entrò.

Nel buio quasi totale, distinse un grosso trono assolutamente privo di sfarzo, ma semplice e sobrio. Sopra di esso, adagiato su uno spesso cuscino, riposava l’uovo di drago.

Lo sguardo di Kairi si illuminò. Si avvicinò al trono e vi si inginocchiò davanti, lo sguardo incatenato a quella pietra così perfetta.

Anche in quell’oscurità, ne poteva distinguere i mille verdi intensi e brillanti che si intrecciavano fra loro in quella superficie liscia e lucida.

Kairi ne rimase completamente assuefatta e ipnotizzata. Ormai ignorava tutto il resto del mondo. I suoi occhi colmi di meraviglia mettevano a fuoco sono quella magnificenza, alimentata dalla consapevolezza di cosa celasse.

Lentamente, allungò la mano fino a sfiorarla con la punta delle dita...

Un rumore brusco e imprevisto la fece riprendere con un sussulto. Improvvisamente, il padiglione si illuminò di luce danzante. Tre uomini avevano fatto irruzione armati di spade e fiaccole e in meno che non si dica, l’accerchiarono.

Kairi si alzò di scatto, immediatamente pronta a fronteggiarli. Si tastò la cintura in cerca del coltello e venne assalita dal panico nel constatare la sua assenza. – Cazzo!

- Tu, sporca puttana, lo hai ucciso tu! – urlò un uomo con ferocia facendosi avanti di qualche passo. Kairi ringhiò come una bestia e strinse i pugni guardandolo con aria di sfida. Sentiva la minaccia incombere su di lei e ciò la rendeva tremendamente aggressiva.

- Certo che è stata lei. – mugghiò un altro con voce roca e disumana. Un Urgali.

Kairi calcolò che non poteva né combattere ne fuggire e anche se l’idea che le era appena affiorata alla mente non le piaceva per niente, non aveva la minima intenzione di essere ammazzata.

Tenendo lo sguardo fisso sugli uomini, afferrò l’uovo e se lo portò al petto. – State fermi o giuro sulle vostre teste che lo distruggo. – ringhiò. Naturalmente, non ne aveva la benché minima intenzione. Voleva solo uscire di lì.

Le guardie si immobilizzarono e una disse con voce colma di amarezza: - Ma tu guarda, lo abbiamo appena recuperato e già rischiamo di perderlo.

Kairi non si mosse, tuttavia il suo cuore galoppava.

Senza alcun preavviso, l’uovo le si infranse fra le mani.

Kairi cadde a terra assieme ai frammenti smeraldini ed a una creatura strana lunga più o meno quanto il suo avambraccio. Era ricoperto di squame verdi rilucenti quanto mille smeraldi e la luce delle fiaccole ci danzava sopra e le illuminava. La creatura dispiegò le lunghe ali dalla membrana sottile e chiara e sbadigliò mostrando una chiostra di zanne candide e acuminate. Tutta la sua spina dorsale era percorsa da una fila di punte bianchissime quanto gli artigli ricurvi che gi partivano dalle zampe. Era bellissimo. E per quanto goffo, aveva qualcosa di regale e orgoglioso.

Kairi, che era rimasta a terra, lo fissava con gli occhi sgranati. Tutto il mondo si era fermato tranne il neonato. Ne osservò affascinata e incredula il colore innaturalmente intenso e le grandi ali. Un drago. L’uovo si era schiuso.

Il drago la fissò con i suoi occhi smeraldini, intelligenti e pieni di curiosità. Si avvicinò con passo malfermo e le annusò la mano. Lei non si mosse e rimase a fissarlo, convinta che non potesse essere vero.

Il cucciolo la guardò negli occhi con sguardo carico d’aspettativa. Kairi allungò la mano e ne accarezzò la testa, ma appena ne toccò e squame, una scarica di energia bruciante le attraversò il braccio con un dolore accecante. Lei urlò. Si sentiva bruciare ovunque e aveva la vista annebbiata.

- Che cosa succede qui? – domandò una voce di donna. Fecero il loro ingresso nel padiglione due donne. Una aveva la pelle scura e i capelli neri, l’altra aveva la pelle diafana, i capelli neri e brillanti occhi verdi. Era di una bellezza sconvolgente, di certo non umana. Con loro vi era un giovane dai capelli castani che portava una spada blu cobalto attaccata alla cintura.

Kairi stava per venir meno. Tutto le sembrava avvolto dalla nebbia. L’ultima cosa che vide fu un occhio verde e profondo che la fissava preoccupato e ansioso. Poi più nulla...buio.

- Beh, abbiamo trovato il Cavaliere prima di quanto potessimo mai sperare.

  
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