Serie TV > La regina di spade
Ricorda la storia  |      
Autore: Maril_Swan    07/07/2010    0 recensioni
Nella prima scena in cui la vediamo, Tessa si sta allenando contro il suo maestro, il Senor Torres. Ma come è riuscita a convincere l'uomo a insegnarle un'arte tanto inappropriata per una giovane signora del tempo? Ecco l'ipotesi di Maril Swan (traduzione by eilinn)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Tessa Alvarado
Note: Traduzione, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il re di spade

 

La personalità del Re di Spade è una combinazione tra l’energia positiva del seme spade e il principio attivo, l'attenzione verso l'esterno di un re. È un uomo di intelletto che può assorbire e utilizzare informazioni di ogni genere. Essendo maestro della ragione e della logica, egli analizza qualsiasi problema con facilità. Può elaborare soluzioni in modo rapido e spiegarle lucidamente agli altri. In una situazione caotica, si fa largo attraverso la confusione e fornisce la chiarezza necessaria per andare avanti. Gli altri lo cercano per presentargli il loro caso visto che parla con eloquenza e intuizione. Egli è sempre veritiero e può essere chiamato a gestire qualsiasi situazione in modo equo e con onore. Quando gli si richiede una sentenza ne può emettere una imparziale, ma sempre giusta. Egli è incorruttibile e vive con i più alti standard etici. Egli incoraggia coloro che lo circondano a fare lo stesso, ed essi vivono spesso all'altezza delle sue aspettative.  


***************************************************************************************************************************

 

Questa ha un graffietto sulla lama, notò, osservando la lancia, Devo portarla dall’arrotino gitano per ripararla, pensò poggiandola a fianco della fila di stocchi che stava ispezionando. Poi, si spostò verso i fioretti, allineati sul tavolo. Prendendo una delle fini armi leggere, ne testò la flessibilità e il bilanciamento. Attraversò la stanza verso il grande specchio a muro, salutò la sua immagine e iniziò una serie di affondi e di colpi, la lama dardeggiante mentre combatteva un finto duello con il proprio doppio nello specchio. Il riflesso gli mostrò un uomo nel fiore degli anni, con ricci scuri, e un paio di occhi marrone scuro che brillavano nella stanza illuminata. Il maestro di spada sorrise al suo aspetto, notando con orgoglio la snellezza della sua forma alta, la muscolosità del suo avambraccio, il petto ben modellato e il ventre ancora piatto dopo anni di concentrazione nel perfezionamento della sua arte. Nel 1808, a Madrid e in Spagna, il Señor Juan Torres era il miglior maestro di spada della città.

Soddisfatto della sua tecnica e della sua velocità, salutò un’altra volta e posò il fioretto sul tavolo vicino agli altri. Si guardò attorno, osservando la sala di spada inondata dal sole, le sue alte finestre che permettevano alla luce di schiarire lo scuro pavimento di legno. Torres amava questi momenti di quiete nel suo salone che di solito risuonava di colpi di spade, e grugniti e lamenti dei suoi studenti. Nel suo giorno di riposo, la domenica, apprezzava queste ore pacifiche a sua disposizione in cui era solo un maestro di spada.

Un suono interruppe la sua fantasticheria e Torres si voltò mentre il suo servitore, Jaime, entrava, il passo esitante e un aspetto in qualche modo impaurito. Essendo suo servitore da più tempo degli altri, l’uomo sapeva che il suo padrone aveva molto a cuore il poco tempo che poteva passare in privato, lontano dalle domande  degli studenti. Il vecchio uomo strizzò gli occhi scuri nella chiarezza della sala, cercando Torres, per poi zoppicare verso di lui. “C’è un giovane gentiluomo che vuole vedervi, Señor Torres” disse con la sua alta voce nasale.

“Che cosa vuole?” chiese Torres, poi con una risata impaziente, aggiunse: “Che cosa vogliono tutti? Digli che è il mio giorno libero. Non vedo aspiranti studenti la domenica.”

Jaime si voltò per andarsene, ma il suo cammino venne bloccato da un giovane che era entrato nella sala e stava in piedi, incerto, vicino alla soglia. “Non può vedervi oggi” disse bruscamente il servo, mentre prendeva il gomito del ragazzo e iniziava a condurlo attraverso la porta. Il giovane scansò facilmente la mano di Jaime, e schivò il suo futile tentativo di afferrarlo.

“Señor Torres” disse il ragazzo, con una voce morbida e alta, che denotava la sua età prepuberale. Poco più alto del servitore, il giovane uomo era magro e grazioso – e anche agile, notò Torres con un sorrisetto. “Posso parlarvi… in privato” aggiunse tenendosi a distanza dal domestico che lo sgridava mentre avanzava nuovamente verso di lui.

Torres rise mentre guardava i due giocare al gatto col topo: Il ragazzo era troppo veloce per i tentativi goffi e inefficaci del vecchio servo di acciuffarlo. “È tutto a posto, Jaime, puoi lasciarci da soli” Torres aspetto finché l’uomo più anziano non se ne fu andato, poi disse severamente “Hai la mia attenzione, ora cosa vuoi?” Guardò le emozioni rincorrersi attraverso il volto del giovane, mentre aspettava che parlasse. Troppo carino per un maschio, pensò, notando la faccia morbidamente scolpita, gli occhi scuri e luminosi orlati da lunghe ciglia nere, e le sopracciglia finemente arcuate. I suoi lunghi capelli neri erano legati all’indietro e indossava un cappello di velluto. I vestiti erano costosi, osservò Torres mentre valutava il ragazzo, giacca in raffinato velluto, soffici stivali neri di pelle, e calzoni del più puro cotone. Un aristocratico viziato, decise Torres, il cui Papa me l’ha mandato per far di lui un uomo. Quante volte è già capitato? Il maestro di spada esalò un respiro impaziente. “Bene, hai ridotto il mio uomo ad uno straccio per entrare qui, ora parla, ragazzo!”

Il giovane deglutì, gli occhi scuri improvvisamente rivolti verso il basso. “Vorrei prendere delle lezioni di scherma” disse. Rialzando il mento con maggior braveria, il ragazzo continuò avanzando e allentando un borsello dalla sua cintura. “Posso pagare, qualunque sia la sua tariffa, Maestro” gli tese il borsello, e Torres lo prese, guardandovi dentro.

“Questo è più della mia solita tariffa. O lo sarebbe se mai decidessi di accettarti. Hai mai tirato di scherma?”

“No, Maestro, ma imparo velocemente.” L’impazienza del ragazzo fece sorridere Torres. “La tariffa extra è per le lezioni private” aggiunse in qualche modo audacemente.

“Non do lezioni private se non ai miei studenti più promettenti. Dopo un anno di lezioni di gruppo, posso determinare se uno studente ha l’abilità di diventare un campione. Allora farò un ulteriore sforzo, dopo averlo messo alla prova.” Osservando la sua figura magra, Torres dubitò che potesse avere il fisico per reggere l’allenamento rigoroso attraverso cui passavano gli studenti. Torres non avrebbe preso uno studente, solo per vederlo fallire; doveva pensare alla reputazione della sua accademia. Arrivò ad una decisione e disse: “Ora come ora, giovane señor, non ho posto nella mia accademia per dei nuovi studenti. Forse potresti servirti di un altro maestro di scherma”

“Vi posso pagare di più Señor Torres, se mi prenderete. Voglio imparare da voi: siete il migliore.”

Torres arrossì e disse freddamente: “Non si risolve tutto coi soldi, ragazzo. Ora ti auguro buongiorno.” Il ragazzo scattò verso il tavolo afferrò uno dei fioretti¸ facendo un fischio mentre salutava il maestro di scherma. Assunse la corretta posizione en garde e aspetto, mentre Torres guardava, troppo attonito per muoversi.

Il maestro di scherma ridacchiò fra sé, prendendo un fioretto e preparandosi allo scontro “Pensavo mi avessi detto di non aver mai duellato” lo rimproverò Torres, anche se dovette ammirare la figura del ragazzo: era perfetta.

“Non l’ho mai fatto” ammise il giovane “ma ho guardato molte volte gli altri” Torres levò un sopracciglio, poi salutò il suo opponente e lo disarmò rapidamente con poche mosse. Il fioretto tintinnò sul pavimento. Il ragazzo diede a Torres un’occhiata mortificata, insaccando le spalle sconfitto, per poi voltarsi verso la porta.

“Possiedi una spada, ragazzo?” lo chiamò Torres.

“No, Señor” rispose senza voltarsi.

“Meglio che ne prendi una. Ne avrai bisogno. Domani mattina qua alle nove e mezza.”


**************************************************************************************************************************


Il gruppo di giovani ciarlieri girava per la sala, tutti vestiti con i loro costumi da scherma bianchi, mentre tenevano in mano le maschere. Il Señor Torres non era ancora arrivato e i ragazzi si sbeffeggiavano e si sgomitavano l’un l’altro, liberi per ora dalla rigida disciplina. Un altro studente entrò nella galleria, con la maschera già sistemata, isolato dagli altri. Parecchie occhiate furono rivolte verso di lui, poi lo ignorarono. Il Señor Torres entrò e per un momento regnò il silenzio, seguito da un coro di “Buenos dias, Maestro.”

Il maestro di spada guidò un gruppo attraverso una serie di esercizi, tenendo d’occhio il nuovo studente che sembrava essere in grado di eguagliare la maggior parte dei loro movimenti. È uno che sa giocare, dovette ammettere Torres; ha la passione se non la forza, ancora insicuro di quanto potesse durare lo snello ragazzo.

Alla fine della lezione lasciò andare tutto il gruppo, tranne il ragazzo nuovo “Desidero parlarti, giovane señor” gli disse non appena gli altri sfilarono fuori, e le loro voci si affievolivano man mano. “Quanti anni hai?” chiese Torres.

“Tredici, Maestro” replicò il ragazzo.

“Non ho ancora incontrato tuo padre” iniziò Torres. “Di solito è il pare che mi porta il figlio e si mette d’accordo per le lezioni. Non conosco nemmeno il tuo nome.” Studiò da vicino il ragazzo magro, mentre aspettava una risposta. Non credo di aver mai visto un volto talmente fine su un ragazzo, rimarcò fra sé. Nessuna meraviglia che il padre abbia voluto fargli fare scherma. Con una faccia così, dovrà imparare a difendersi, anche solo contro alcuni tipi di uomini lascivi . Torres si accorse che i movimenti del ragazzo sebbene atletici, erano graziosi e affettati. Sì, pensò Torres, Mi preoccuperei se fossi suo padre.

“Mio padre non può incontrarla, Maestro. È via per affari” Il ragazzo fece un passo in avanti e fece un breve inchino. “Mi chiamo Diego” disse con un sorriso incerto.

“Diego come?” chiese Torres

“Preferisco tenere per me il mio cognome” Il ragazzo arrossì intensamente sotto il duro scrutinio di Torres e guardò altrove. La mano che teneva la maschera tremò mentre attendeva la risposta di Torres. Arrossisce come una ragazza, pensò l’uomo con lieve disprezzo. Pochi mesi di scherma lo guariranno per quello. I ragazzi saranno brutali e lui dovrà indurirsi per mantere il suo posto in questo gruppo. Ad alta voce Torres disse “Come desideri Diego. Puoi andare. Qui domani alla stessa ora. Adios


**************************************************************************************************************************

 

Le settimane trascorsero e il gruppo di studenti migliorò soddisfacentemente. Torres era un maestro difficile che non si aspettava niente di meno della perfezione. Ogni volta di più i ragazzi dovettero allenarsi attraverso esercizi, affondi e parate affondi e parate, allunghi, al punto che fosse opinione comune che Torres fosse odiato da tutti gli studenti. Il maestro di spada era inflessibile nel suo tentativo  di trasformare questi ometti imberbi in guerrieri, uomini d’onore in grado di difendersi con la spada.

Man mano che il tempo passava, il ragazzo nuovo, Diego, si isolava ancora dagli altri e parlava a malapena con tutti. Imparava velocemente e presto si mise alla pari con il gruppo, tenendosi al passo negli incontri di pratica,  ma non partecipava mai allle risse violente  che avvenivano quando il Maestro era fuori dalla sala. Questo isolamento autoimposto non fu trascurato dagli altri studenti, che iniziarono a risentirsi per la sua individualità, a fare risatine maligne e commentini   alle spalle. Diego gli ignorava, mentre continuava i suoi soliti esercizi in attesa dell’inizio della lezione.

Il continuo distacco del ragazzo incitò gli altri ad azioni più aggressive. Erano un gruppo unito con un leader, e lui non ne faceva parte. Non aveva fatto nessuno sforzo per entrare a farne parte, preferendo la propria solitudine. Il gruppo non poteva tollerare la sua autosufficienza, la sua mancanza di interesse per i loro scherzi adolescenziali, le loro vanterie sulle loro prodezze con le donne. Diego cercava di rimanere fuori dalla portata del loro capo, Toma, un ragazzo corpulento con i capelli rossi, già alto epr la sua età, che sembrava divertirsi un mondo a insultarlo facendo battute sulla sua virilità o mancanza di essa. Quando gli insulti non suscitarono una risposta, Tomas iniziò una serie si atti violenti clandestini – una spinta improvvisa per far inciampare l’altro ragazzo, facendo ridere tutti, uno sgambetto fatto casualmente seguito da false scuse condiscendenti per il divertimento degli altri.

Diego sopportava tutto questo senza reagire. Lo chiamavano codardo o peggio. Ogni volta che Torres era fuori dalla sala, queste angherie iniziavano, ma il ragazzo non veniva mai attirato in una rissa.

Faceva impazzire Tomas, come fosse una sfida alla sua autorità: finché anche solo un ragazzo rimaneva in disparte, il suo dominio sul gruppo non era completo, perciò Diego doveva capitolare e unirsi a loro.

Torres sapeva delle prepotenaze che il ragazzo subiva, ma pensava fosse meglio lasciare che la risolvessero da soli. continuava a ripetersi, ricordando la sua stessa giovinezza. Ma, pensava con dispappunto, lui non avrebbe mai accettato gli insulti che venivano lanciati a Diego senza rimandarli al mittente. Forse il ragazzo era un codardo. La sua mancanza di aspetto virile sembrava essere accoppiata ad una uguale mancanza di coraggio. Peccato, rimuginava Torres, visto che in ogni altro campo, il ragazzo era loro stesso livello o anche migliore. Era tanto tempo che non trovavo uno studente così promettente, ma potrebbe mollare fra non molto. Se non riesce a sopportare il loro bullismo senza difendersi, a che gli serve imparare la scherma?  Pensò tristemente. Che spreco di potenziale!

 

**************************************************************************************************************************

 

Entro la fine del primo anno, diventò ovvio a Torres che, pur non essendo un combattente, Diego non era nemmeno un pappamolle. Negli incontri di pratica, era un fiero contendente, spesso vincitore contro tiratori più esperti. Gli altri ragazzi erano diventati più alti e pesanti, ma Diego aveva mantenuto la sua affettata agilità e questo gli dava un vantaggio contro i goffi sforzi dei suoi oppositori. Le loro voci stavano cambiando e qualcuno aveva perfino iniziato a radersi, ma Diego era rimasto senza peli, la voce dolce e piacevole, a differenza del comico gracchiare degli altri adolescenti. Uno a scoppio ritardato, pensòTorres, guardandolo duellare graziosamente con un avversario. Ma un simile talento! Con un po’ più di tempo, e forza, potrebbe diventare un vero campione. Torres iniziò a sognare tornei di scherma, in cui Diego avrebbe fatto onore alla sua accademia. Era passato tanto tempo da quando aveva avuto un allievo così talentuoso. L’arte della scherma stava cadendo in disuso, mentre le pistole sostituivano le spade come armi da duello. Torres sospriò. Non c’è nessun onore nello stare in piedi a venti passi e sparare un proiettile all’avversario. Uomo contro uomo con le spade in mano, ecco come andrebbe fatto un duello d’onore.

Un pomeriggio, sul tardi, gli studenti avevano finito le lezioni, e si stavano preparando per tornare a casa, mettendo le spade nei loro sostegni. Tomas si diresse verso Diego e gli disse “Stiamo andando tutti alle case delle putas. Vieni con noi. Facci vedere che sei un uomo almeno!” schernì, seguito da un coro di risatine degli altri.

Diego scosse il capo, allontanandosi dalla rastrelliera per dirigersi verso la porta della sala. “Ho altri piani, gracias

Mentre l’altro si allontanava Tomas lo sbeffeggiò “Cosa non va in te? Non ti piacciono le donne? O preferisci gli uomini?” Tomas afferò il braccio del ragazzo e lo fece girare verso la sua faccia lentigginosa rossa di rabbia. “È così non è vero? Preferiresti adnare con un uomo. Ti fai anche pagare per questo?” Gli altri ragazzi risero sonoramente mentre Tomas dava un forte spintone a Diego. “Prendetelo. Portiamolo con noi, ragazzi. Faremo di lui un uomo, oggi!”

Mentre gli altri li accerchiavano, Diego diede improvvisamente un calcio allo stomaco di Tomas, spedendolo a terra con un tonfo sonoro. Tomas si rimise in piedi in un secondo, lottando contro l'altro ragazzo, la sua taglia maggiore e la sua forza che gli davano un vantaggio, mentre Diego cercava di stare alla larga sai suoi pugni. Gli altri ululavano e incitavano mentre Tomas prendeva a pugni e calciava, mancando più volte di misura il suo avversario e infuriandosi sempre più. Caricò Diego, scontrandosi pesantemente e buttando il ragazzo sul pavimento, dove iniziò a prenderlo a pugni pesantemente.

Improvvisamente, Tomas ululò di dolore quando Torres lo prese per un orecchio, tirandolo su “In nome di Dio che sta succdendo qui? Esco un attimo e tutti rompono le regole! È questo il modo di comportarsi dei gentiluomini? Chi ha iniziato la rissa e perché?”

Tomas, ansimante e rosso in faccia, parlò. “l’ho solo invitato ad uscire e lui mi ha calciato nello stomaco. Dovevo difendermi, Maestro” aggiunse con un lieve lamento nella voce.

Diego si alzò lentamente, dolorosamente, con il naso sanguinante, ma una furia intensa negli occhi. “Avrò soddisfazione per quello che hai detto” raspò, la voce non più dolce. Dirigendosi verso Tomas, Diego si levò uno dei suoi guanti e con quello gli diede uno schiaffo sulla guancia, per poi gettarlo a terra.

Il viso di Tomas perse colore mentre occhieggiava il guanto, poi si guardò intorno incerto. Doveva raccoglierlo o sarebbe stato accusato di codardia. Ma questo avrebbe significato battersi con lame nude, e Diego era un bravo tiratore, probabilmente bravo quanto lui. La stanza era stranamente silenziosa, mentre i secondi passavano, poi Tomas si chinò e raccolse il guanto “Accetto la sfida” disse con voce piatta “Alfredo sarà il mio secondo”.

Torres era in un mare di auto-recriminazione.  Non avrei mai dovuto permettere che andasse così in là si rimproverò. Avrei dovuto mettere fine al bullismo tempo fa. Ora si è arrivare a questo. Dannazione. “Sarò il secondo di Diego” disse, realizzando che nessuno degli altri ragazzi si sarebbe offerto volontario per il posto.

Il maestro di spada si diresse verso la rastrelliera delle spade e scelse due stocchi, tornando verso un gruppo molto sommesso. “Come parte lesa, hai la prima scelta” disse a Diego. Il ragazzo prese solennemente una delle spade e Torres rimosse la protezione dalla punta. Torres guardò il ragazzo, chiedendosi cosa gli stesse passando per la testa. La faccia del giovane era calma e colma di determinazione. Alfredo accettò l’altra spada, rimosse la protezione e la diede a Tomas. La sala era così silenziosa che il ticchettio dell’orologio sembrava innaturalmente alto.

“Un duello d’onore è una pesante responsabilità” iniziò Torres. “Non è una cosa da nulla impugnare una spada con l’intento di uccidere o ferire un uomo. Troppi giovani hanno sprecato le loro vite, perdendole in duelli d’onore per le questioni insignificanti, una parola dura, un insulto. Prima di cominciare, possiamo sistemare la disputa senza spade? Accetteresti delle scuse invece di un duello?” chiese Torres a Diego.

Il ragazzo scosse la testa senza parole, tenendo la mascella fermamente serrata, gli occhi fissi sull’antagonista. Torres sospirò “Molto bene. Prendete posizione. Il duello sarà al primo sangue, se è accettabile” I due ragazzi annuirono, incapaci di parlare nel loro terrore. Questo è un punto di svolta per entrambi, pensò Torres. Spero solo che non rimangano danni permanenti dopo oggi.

I ragazzi assunsero la loro posizione en gard e Torres disse “Engage”. Il duello inizò lentamente mentre ogni lottatore guardava i movimenti dell’altro, cercando di anticipare un apertura. La stazza e la portata maggiore di Tomas mettevano Diego in svantaggio, mentre parava i colpi. Per molti lunghi minuti, i due tiratori combatterono concentrati, con Tomas che sembrava avesse sempre la meglio. All’improvviso una linea rossa apparve sulla guancia di Tomas e Alfredo corse in avanti dicendo “Primo sangue” Torres sospirò di sollievo mentre si muoveva per prendere la spada di Diego.

Da dietro sentì “No, Tomas!” e girandosi vide il ragazzo con un raptus d'odio, avanzare rapidamente su Diego, la spada già puntata contro l’avversario. Diego saltò in salvo, subendo un taglio sul braccio, e il duello iniziò di nuovo, questa volta per la morte. Nessuno osò mettersi in mezzo a quello che sembrava un duello per la vita o la morte. Le spade che cozzavano l’una contro l’altra assunsero un aspetto surreale per gli spettatori che guardavano. Tomas abbandonò la tecnica per la forza, sperando di far esaurire il ragazzo più piccolo e questa tattica sembrò funzionare. Ansimando per lo sforzo, la forza di Diego sembrò vacillare. Un sorriso di vittoria attraversò il volto di Tomas mentre tentò un affondo per uccidere. Diego rise mentre la spada sfuggì all’improvviso dalla mano di Tomas e il ragazzo più grande si ritrovò con la punta della spada alla gola.

Torres si sbrigò ad afferrare il braccio di Diego prima che mettesse a segno il colpo finale. Il ragazzo era quasi in trance, mentre guardava il punto in cui un fine rivolo di sangue scendeva lungo il collo di Tomas. Stordito si lasciò spingere via e Tomas inciampò all'indietro, cinereo dopo essersela cavata per un pelo. 

“Fuori dalla mia scuola” urlò Torres a Tomas. “Tu, infido codardo, Giuda traditore! Non permetterò che la mia accademia venga disonorata da qualcuno come te. Fuori!” Girandosi verso gli altri ragazzi, mentre Tomas lasciava la sala, disse duramente. “La lezione è finita per oggi. Spero che abbiate tutti imparato qualcosa da questo.”

Torres si voltò verso Diego, notando il volto pallido e il copro tremante. Una grossa macchia di sangue stava impregnando la sua divisa da tiratore poco sotto la spalla sinistra. Prendendo rapidamente il ragazzo sottobraccio, lo condusse nello spogliatoio e lo fece sedere su una sedia. “Levati la giacca Diego. Devo pulire e disinfettare la ferita: non possiamo permettere che si infetti”http://spazioinwind.libero.it/youngrock/editor/index.html

Il ragazzo si alzò e indietreggiò verso la porta. “Va tutto bene, Maestro. Ora andrò a casa”

“Non posso lasciarti andare a casa in queste condizioni. Cosa ti dirà tua madre? Non ti lascerà tornare mai più” Torres sorrise al ragazzo. Era orgoglioso del suo coraggio, si era mostrato tardi ma c’era… ed era fermo. Era un momento di trionfo, si sentiva vendicato nella sua scelta di studente.

“Mia madre è morta, Señor Torres. È morta quand’ero molto piccolo.”

“E tuo padre?”

“In California. Lo vedo a malapena.”

“Chi si occupa di te, allora?”

“Ho una tutrice, Marta. è come una madre per me”

“Beh, allora dobbiamo sistemarti lo stesso. Marta sverrebbe se vedesse come sei conciato. “ Torres prese un asciugamano, lo bagnò e tamponò il sangue sotto il naso del ragazzo e il taglio sul labbro. “Ora bendiamo quel taglio sul braccio. Levati la giacca”

“No, non posso” Gli occhi del ragazzo si spalancarono e tremò. Forse Tomas aveva ragione su di lui, pensò Torres. Forse preferisce davvero gli uomini. Questo pudore nasconde qualcosa, questo è sicuro. “Fa come ti è stato detto, Diego”

Il ragazzo si voltò, raggiunse i bottoni della giacca e poi cambiò idea. “Non posso fare quel che mi chiede. Non sono un ragazzo” disse piano Diego, guardandolo negli occhi.

Torres lo fissò per un lungo momento, cercando di dare un senso a ciò che aveva appena sentito. Si sentva soffocare, incapace di respirare. Infine urlò “Madre de Dios! Sono rovinato” Per quasi due anni, ho insegnato a tirare di scherma a una ragazza? Sarò fonte di risate per tutta Madrid. Il mio nome sarà cancellato dalla Accademia d’Armi Spagnola!”

Come ho potuto essere così cieco? È stato sotto i miei occhi per tutto il tempo. Le belle fattezze, la grazia affettata, la mancanza di attributi maschili. Solo non riuscivo a vederlo perché per me era impensabile che una ragazza volesse tirare di scherma.

“Perché mi hai tirato uno scherzo così crudele per tutto questo tempo? Perché io? Perché non un altro maestro di scherma?”

“Perché siete il migliore, Maestro Torres” stabilì come un dato di fatto.

Torres era molto più arrabbiato con se stesso che con questa ragazza. Era stato ingannato, preso in giro. Ma all’improvviso era curioso di saperne di più di questa giovane donna, che aveva raccolto questa occasione. “Perché tua padre ti ha permesso di farlo?” chiese incredulo. “Cosa aveva in mente?”

“Non sa che sto prendendo lezioni di scherma. Nemmeno Marta. Pensa che stia prendendo lezioni di musica.”

Torres rise brevemente. “Perché hai voluto imparare l’arte della spada? È davvero un desiderio insolito da parte di una ragazza”

La ragazza distolse lo sguardo, raccogliendo le idee. “All’inizio era una sfida. Non pensavo davvero di poterlo fare, di trovare qualcuno che mi desse lezioni. Dopo un po’, ho iniziato ad amarlo e ho solo voluto essere la migliore”

“Bene, questa è la tua ultima lezione. Per favore vattene e non tornare più. Non posso continuare a darti lezioni. È impossibile.”

“Perch” chiese lei “Solo la settimana scorsa, non avete forse detto che ero la migliore studentessa che vi fosse capitata da molto tempo? Che promettevo di diventare una campionessa? Cosa è cambiato? Sono ancora la stessa persona.”

“Ah, mi ritorci contro le mie stese parole. Devi esserti accorta che tutto è cambiato. Pensavo fossi un mascio e ora scopro che sei una femmina. Cambia tutto. Non puoi continuare. Non si può fare.” Mentre parlava, guardò il suo volto desolato.  È molto carina adesso, pensò Torres, ma in pochi anni diventerà una bellezza. Forse imparare a difendersi non è poi una cattiva idea. Specialmente, se raggiunge il padre in California. Chi sa di che selvaggi ci siano lì? Forse un giorno avrà bisogno di questa abilità- Cerco di impedirsi di considerare la richiesta della ragazza, e di indurire il suo cuore contro di lei per la sua doppiezza, ma non poteva. Nonostante tutto ammirava il suo coraggio, di venire lì tre volte a settimana, e di sopportare il bullismo dei ragazzi. Dovevo volerlo davvero molto. Ed è così talentuosa, aggiunse ironico.

“Per favore non mi levi anche questo, Señor Torres. È tutto quello che ho. Queste lezioni di scherma sono diventate tutto per me. No ho madre, e non vedo mai mio padre. Non ho fratelli, né sorelle. Sono lasciata nelle mani dei servitori. Questa è la mia vita. Ma le lezioni di scherma la rendono sopportabile. Per favore, Maestro. La supplicherò se devo” disse risoluta, già con un ginocchio piegato.

Con una presa rapida, lui la tirò su “Non sarà necessario” Lui rise “Probabilmente sto commettendo il peggior errore della mia vita, ma continueremo le lezioni in privato” Sorrise paterno quando lei gli buttò le braccia al collo in un lampo di gioia. Allontanandola gentilmente, lui le disse “Beh, immagino di non poterti più chiamare Diego. Qual è il tuo nome?”

“Maria Teresa Alvarado” disse orgogliosa, felice di essere sollevata dal fardello della maschera. “Ma potete chiamarmi Tessa”

FINE



  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > La regina di spade / Vai alla pagina dell'autore: Maril_Swan