When I turn the lights out
When I close my eyes
Reality overcomes me
I'm living a lie

When I'm alone I
Feel so much better
And when Im around you
I don't feel

Together, by Avril Lavigne

Qualcosa non andava più come doveva, lo percepiva nel fondo del suo cuore. Ma questa volta non bastava chiudere gli occhi e sorridere: non poteva continuare a negare la realtà, non per molto tempo ancora.

Non ricordava quando la cosa aveva avuto inizio, da quando aveva iniziato a tessere la rete di menzogne (una tra le tante, al principio) che lo avvolgeva durante il giorno e che gli permetteva di andare avanti, senza perdere la sanità mentale. Il problema erano le notti. Una volta spente le luci, dopo aver chiuso gli occhi, la realtà lo colpiva allo stomaco, impedendogli di respirare. Gli toccava girarsi sulla pancia e cercare di dormire con il viso in fiamme sprofondato nel cuscino, perché in quei momenti gli sembrava che tutta l’aria della stanza diventasse piombo e poggiasse sul suo petto. Non poteva più vivere in questo modo, non più.

Se solo fosse stato in grado di fermarsi in tempo, di andarsene in tempo. Quando era solo, impegnato nella ricerca delle piume di Sakura, riusciva a stare molto meglio: i pensieri scorrevano calmi, la mente era libera se non da tutte le sue preoccupazioni, almeno da quella.

Ma quando si riavvicinava a lui…

La calma si dileguava, i battiti aumentavano e portavano un enorme flusso di sangue dritto nel suo cuore, scaldando il ghiaccio che lo avviluppava.

Quando combattevano insieme, quando si divertiva a scatenare la sua collera con strani nomignoli, quando assieme aiutavano i due ragazzi, Sakura e Shaoran, a ritrovare le piume perdute che rappresentavano la memoria della giovane principessa, quando dormivano nella stessa stanza, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro…Allora aveva più che mai bisogno di soffocare il suo animo, di sorridere mentre avrebbe voluto gridare, di chiudere gli occhi davanti a quella realtà tra tutte. Questo perchè le sue menzogne (così tante che ormai aveva perso il conto), il suo passato, i suoi ricordi, avevano costruito un muro invisibile, che avrebbe fatto ricadere ogni mano tesa ad afferrare la sua, un muro che spezzava ancora di più il suo cuore, perché nel profondo avrebbe voluto oltrepassarlo, demolirlo, per trovare qualcuno su cui contare e smettere di complicarsi la vita in quel modo crudele. Ma nessuno poteva abbatterlo, nemmeno lui che l’aveva costruito, nessuno.

Almeno così credeva, fino a quel momento.

“Non credere che la nostra conversazione finisca così” e si sentì afferrare il braccio.

“Mi fai male”protestò il mago. “Ti ho già detto che non devi preoccuparti per me”.

 “Intendo che non mi interessa nulla del tuo passato, per cui vedi di accettarti per quello che sei e fai adesso”disse Kurogane prima di allontanarsi a cercare gli altri nei corridoi del palazzo di Tokyo in rovina.

Erano bastate poche e secche parole e una mano sul suo braccio, il cui tocco era fuoco puro, a far crollare il muro.

Per questo Fay non poteva più chiudere gli occhi e sorridere.

Non so davvero come ci sono arrivata…L’idea è venuta ascoltando Togheter di Avril, il che spiega le somiglianze di questa cosa con il testo della canzone( il cui significato probabilmente è diverso da come l’ho inteso io, ma per il bene della trama me ne sono infischiata XD)Non sono abituata a questo pairing, per cui ditemi cosa ne pensate, se vi va!!XD