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Autore: Yunie93    10/07/2010    1 recensioni
"Lucia non riusciva davvero a capire cosa non andasse in lei: insomma, era una ragazza qualsiasi, senza particolari problemi esistenziali, con una bella famiglia e una scuola particolarmente odiosa...tutto perfettamente normale. E allora, perchè diavolo non gli si era accesa una qualche spia luminosa nel cervello e aveva accettato quell’assurda proposta?" [Cap. 6]
[Storia scritta per CrazyHogwarts]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ragazzuoli! Eccomi tornata di nuovo, e come promesso, con un'originale.
Ci ho messo parecchio a crearla, lo ammetto: il problema con le Originali è che ho sempre paura di scrivere qualcosa di incredibilmente banale. Beh, spero che il mio lavoro sia di vostro gradimento!

Ci tengo a precisare che questa storia è stata scritta sotto richiesta di CrazyHogwarts: il mio solo merito quindi è di aver trasformato la sua idea in questo lavoro, ma ciò su cui ho lavorato viene da lei. (In the match of love, no rules)
Buona lettura!




In the match of love, no rules
-Quando un incontro ti cambia la vita-






Sbuffò ancora, annoiata, fissando con poco interesse il libro di Storia dell’Arte di fronte a lei.
La professoressa, imperterrita, spiegava monotona le opere di un qualche grande artista da ormai 40 minuti, apparentemente ignara dell’effetto soporifero che la sua voce aveva avuto sulla classe.
Si guardò intorno, cercando (senza successo) qualcuno con cui distrarsi: era arrivata da poco in quella scuola, ma poteva dire con sicurezza ormai di conoscere, o almeno di aver parlato, con tutti i suoi compagni.
Tuttavia in quel momento ognuno aveva di meglio da fare: chi si specchiava mettendosi a posto, chi guardava sognante fuori dalla finestra, immaginando l’agognata libertà che avrebbe avuto al suono della campanella, e chi dormiva tranquillamente appoggiato sul banco, sicuro che anche quella volta la professoressa avrebbe fatto finta di niente e avrebbe continuato la sua litania.
Sbuffando di nuovo, abbandonò il pensiero di cercare di ascoltare la lezione, e guardò il cielo azzurro che faceva capolino dalla finestra accanto a lei.
Ad un certo punto però, dei movimenti richiamarono la sua attenzione: le ragazze della sua classe erano per qualche motivo in fibrillazione, e si sporgevano per vedere meglio fuori dalle grandi vetrate.
Curiosa, le imitò esaminando attentamente il cortile ben visibile dalla sua postazione: aguzzando la vista, vide in lontananza un gruppo di studenti che usciva dal campetto di tennis.
“Lucia!”
Si girò sentendosi chiamare, e vide la sua compagna di banco guardare attenta nella sua stessa direzione.
“Scommetto che non sai perché c’è tutto questo trambusto” continuò, osservando sempre i ragazzi che uscivano dal campetto e che piano piano si avvicinavano sempre di più alla scuola.
“Infatti: è per quel gruppetto lì?” chiese Lucia, tornando a fissare gli studenti che intanto stavano attraversando il cortile.
“Esatto! Quella è la squadra di tennis della scuola...e lì c’è Andy”
“Chi?”
“Guarda adesso che passano, quello moro, alto...” e con un sospiro estasiato dopo la lunga descrizione di questo famoso ragazzo, la sua compagna di banco tacque, troppo occupata a cercarlo.
Lucia alzò un sopracciglio perplessa: anche nella sua vecchia scuola c’erano ovviamente “i più belli dell’istituto”, oltre alle cotte di gruppo delle varie classi che eleggevano il loro miglior ragazzo personale, ma lei non era mai stata interessata a certe cose.
Tuttavia, continuò a cercare tra il gruppo che ormai stava entrando dentro la scuola il famoso Andy.
Esaminò ogni ragazzo che passava, ma di lui non c’era traccia: anche le sue compagne se ne accorsero, perché deluse tornarono alle loro occupazioni precedenti.
Lucia sentì la sua amica schioccare la lingua infastidita e rimettersi composta con la testa appoggiata sul banco.
“Hei Mary...lì c’è qualcuno che sta venendo verso la scuola” le sussurrò notando una figura che si era attardata al campetto ed ora camminava tranquilla verso l’edificio.
Maria si alzò di scatto, facendola quasi cadere per sporgersi e vedere meglio: “è lui! Per forza, mi pareva strano che avesse saltato un allenamento!” sussurrò poi contenta risedendosi al suo posto senza smettere di osservare il ragazzo che mano mano si avvicinava diventando sempre più grande.
Lucia continuò a guardarlo per tutto il tempo: la prima cosa che vide chiaramente furono i suoi capelli, scompigliati dal grosso asciugamano che si passava sul collo e sulla fronte per asciugarsi il sudore, talmente neri che al sole sembravano quasi avere riflessi blu.
Non riuscì a scorgere di che colore fossero i suoi occhi, ma si fidò della descrizione di Maria immaginandoli neri anch’essi: passò in rassegna la divisa, forse troppo grande per lui, che nascondeva il corpo snello, fino ad arrivare alle gambe scoperte dal ginocchio in giù e a alle scarpe, rigorosamente bianche come il resto dell’abbigliamento, che si muovevano veloci trasportandolo verso la scuola.
Anche da lassù, poté stimare più o meno che doveva essere alto qualche centimetro più di lei.
“Lucy, lo stai divorando con gli occhi” le sussurrò con un ghigno Maria quando Andy fu sparito dentro l’edificio.
“Non è vero!” si affrettò a rispondere la ragazza distogliendo lo sguardo dalla grande finestra e fingendo di osservare la professoressa che, ignara di tutto, aveva continuato a spiegare: “ero solo curiosa di vedere questo ragazzo” borbottò poi.
“Si certo, curiosa...e allora perché sei arrossita?” continuò Maria fissando anche lei con finto interesse la professoressa.
Il suono della campanella la salvò in extremis: raccattò velocemente tutte le sue cose e si fiondò fuori dall’aula, sentendo dietro la schiena il sorrisino soddisfatto della sua compagna di banco che, ne era sicura, la stava seguendo.
Una volta fuori dalla stanza (e lontana da Maria), tirò un sospiro di sollievo rallentando un po’ il passo: si mischiò agli studenti delle altre classi che vociavano contenti, raccontandosi le vicende della mattinata scolastica appena passata o i loro programmi per il pomeriggio.
La fila come al solito procedeva lenta lungo i corridoi della scuola, e ogni tanto ragazzi che si ricongiungevano con amici di altre classi bloccavano il corso di studenti che tentava di scendere le scale.
Dopo cinque minuti buoni, Lucia riuscì ad uscire dal tanto odiato edificio e si permise di camminare tranquilla per il cortile, osservando i vari ragazzi che vi si fermavano a chiacchierare prima di andare a casa: si era trasferita da una scuola all’altra per molte volte, e il periodo che adorava di più era proprio quello dei primi mesi.
Nessuno la conosceva ancora bene, quindi non la guardavano straniti se la vedevano passeggiare da sola, e di certo non la cercavano: per questo motivo, poteva dedicarsi indisturbata all’osservazione di quel nuovo ambiente.
Continuò a camminare verso il cancello guardandosi intorno curiosa finché qualcosa non la attirò: un gruppetto di ragazzi stava chiacchierando allegramente vicino al muro che delimitava il perimetro del giardino, ma la cosa che la fece bloccare al suo posto fu la vista di uno di loro, apparentemente annoiato dalla conversazione, che a braccia conserte osservava il cortile appoggiato al muro.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Lucia, rimasero per un attimo ad osservarsi, entrambi curiosi: “forse”, pensò la ragazza “non è davvero poi così male”.
Si pentì amaramente di ciò che aveva appena detto quando vide la bocca di Andy aprirsi in un sorrisetto arrogante: a quanto pareva, sapeva benissimo quale ascendente aveva sul popolo femminile, e lei aveva appena fatto la figura dell’ennesima ragazzina innamorata.
Girò indignata la testa di lato e riprese a camminare lungo il cortile, oltrepassando frettolosa il cancello e dirigendosi verso casa, ignara dei due occhi neri che l’avevano continuata a fissare divertiti.
   
 
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