Di nuovo un ritardo mostruoso! Di nuovo non so come scusarmi! Ma stavolta ho prodotto un capitolo più lungo, e sono stata un po’ lontano dal computer per varie cause. Però torno sempre! Quindi ecco a voi il nuovo capitolo, la definitiva deriva…dei supercontinenti.
Non
capivano bene come
avevano fatto a sapere che era quello, il momento.
Laurasia
guardava i suoi
bambini, tutti quanti, e, per tanti che potevano essere, i suoi occhi
riuscivano comunque a raggiungerli tutti, e le sue mani, mentre
camminava fra
loro, regalavano ad ognuno carezze su quei capelli dai colori tanto
diversi.
Era
come vedere una distesa
di fiori, pensava, tutti diversi ma tutti che nascevano dalla stessa
terra.
I
bambini sbadigliavano,
sebbene la vivacità dei loro pochi anni di vita impedisse
loro di stare fermi e
dormire; ed erano anche i dispetti che si facevano l’un con
l’altro a tenerli
svegli.
Ma
il momento di lasciarsi
andare alla ninnananna cantata dal grande mare era alle porte, Laurasia
lo
sapeva, ed anche se non l’aveva mai provata prima conosceva
quella situazione e
quel che ne sarebbe venuto.
Si
sentiva strano, anche lei, no lui…anche mamma sembrava
diverso dal solito.
-Mamma?-
Ivan
sentì la manina che
teneva sulla guancia di Laurasia diventare umida e la ritrasse,
guardandolo con
preoccupazione e un pizzico di confusione.
-Sssh-
il sussurro, il
soffio, del supercontinente
che gli sorrideva, quasi a volergli far dimenticare le lacrime che
persistevano
brillanti sul suo viso -Ti piace questo posto?-
Ivan
era riluttante a
staccare lo sguardo dall’altro, ma lo fece. Aveva
l’impressione che se non
l’avesse guardato Laurasia sarebbe sparito, così
di colpo, portato via da uno
spiffero di vento cattivo.
-Guarda
con attenzione,
piccolo Ivan-
Il
bambino si concentrò, per
obbedire. Era bello il campo, intorno a lui, e si accorse che poteva
spaziare
con lo sguardo fin dove voleva! C’era tanto verde, foglie
lucenti e luminose di
vita, alberi dalle fresche ombre, e fiori…tanti fiori
colorati e grandissimi.
-Si,
mi piace- rispose Ivan,
gli occhioni spalancati su quel luogo, a cui era così
abituato da non aver più
fatto caso alla sua bellezza. Il sole però, in quel momento,
pareva carezzare
con amore materno tutto il paesaggio, facendolo splendere.
Laurasia
sembrava felice
dell’entusiasmo del bambino.
Il
biondo cullò la futura
nazione, fino a che le palpebre chiare non si fecero pesanti,
costringendo la
piccola creatura a sbadigliare.
-Mamma…ho
sonno…- mormorò
Ivan, passandosi una manina sugli occhi, che ormai non volevano
più saperne di
rimanere aperti.
Laurasia
piangeva –Lo so,
piccolo, lo so- mormorava, quasi febbrile. Ormai vedeva solo una specie
di
nebbia, le iridi troppo offuscate dalle lacrime, e il bambino era
divenuto una
macchia indistinta mentre lo posava teneramente a terra,
l’erba appena piegata
dal corpicino, curandosi che l’imponente intrico di radici
del grande albero,
sotto cui l’aveva lasciato, formassero una qualche sorta di
protezione.
Ivan
aprì un’altra volta,
stancamente, gli occhi d’ametista. Laurasia si allontanava,
ma accanto a lui c’era
un bellissimo fiore…
Voleva
tendere una mano ad
afferrare quei petali del colore del sole, ma il sonno era troppo
forte, la
manina del bambino ricadde a terra e nei suoi sogni c’era
ancora quella
meravigliosa pianta d’oro, rigogliosa di vita.
Laurasia
avanzava verso di
lui, barcollante, come se le gambe non avessero più forza di
andare avanti;
forse era stanco, il biondo, dopotutto aveva camminato in lungo e in
largo per
le loro terre.
I
muscoli del viso di
Gondwana si contrassero impercettibilmente: non poteva prendersi in
giro, era
stato l’abbandono dei bambini a devastare il grande
continente.
Era
appena percettibile quel
suo modo di voltarsi, come se stesse cercando con gli occhi qualcuno
che non
c’era più e che invece avrebbe dovuto corrergli
accanto, tirargli i vestiti, i
capelli, a volte tanto forte da farlo piangere, anche se alla fine
finiva
sempre col ridere perché i bambini non lo facevano apposta a
fargli male…ci
sarebbe dovuto essere qualcuno, attorno a lui, a rischiare di farlo
inciampare,
e a preoccuparsi quando succedeva.
Mancavano
quei fanciulli che
si erano più volte attardati attorno a Laurasia, facendolo
incespicare nel
tentativo di non calpestare qualche manina paffuta; poi, quando
sbadatamente
cadeva a terra, si precipitivano a riempirlo di bacini per far tornare
a
splendere quel volto sorridente. E ci riuscivano, cose che lui sentiva
di non
essere all’altezza di fare.
-Ho
detto ai più grandi di
prendersi cura dei più piccoli una volta che si saranno
svegliati, ma non trovo
Atlantide, non ho idea di dove sia finito…- gli disse
Laurasia, una volta che
l’ebbe raggiunto. Gondwana notò che
l’altro si era fermato più lontano da lui
del solito. -...stanno tutti bene, li ho riportati nei posti dove li
abbiamo
trovati…sono al sicuro, e al
caldo…e…e…-
Parlava,
gli occhi a terra,
parlava e parlava con una voce tanto flebile e vuota che il
super-continente
Gondwana non riuscì più a sopportarlo:
coprì la distanza che gli separava con
poche falcate decise e lo strinse in un abbraccio.
Il
biondo sussultò, poi
tremò, ed in una sequenza inarrestabile si strinse a lui
scoppiando a piangere
senza contegno aggrappandosi alle vesti di quella massiccia presenza,
perché il
castano sembrava forte abbastanza da reggerli entrambi. Gondwana
lasciò che si
sfogasse, senza dire niente, ma rammaricandosi di quel suo silenzio che
non
riusciva a placare i singhiozzi del più fragile compagno.
Alla
fine, ed era davvero la
fine, si trovarono entrambi sdraiati sulla sabbia, ancora abbracciati.
Le dita
di Gondwana carezzavano delicate la pelle serica della schiena di
Laurasia,
steso accanto a lui con aria finalmente più serena.
-Gondwana,
pensi che il mare
dicesse la verità, quando cantava le scorse notti?-, chiese
in un mormorio
tranquillo Laurasia.
-Tetide?-
Gondwana si
accigliò lievemente –Non ho mai sentito
niente…cosa diceva?-
-Non
lo sentivi?- Laurasia
sembrava un po’ troppo assonnato per sorprendersi, -Parlava
di un sacco di
cose, raccontava di qualcosa chiamato Impero,
e di guerre…pensi che le
guerre siano
come i…litigi? Poi ha detto Armistizi,
Paci, Trattati, Accordi, Sovrani, Soldati, Armi, Chiese, Costituzioni,
Dittatura...non conosco nessuna di queste parole, ha provato
a spiegarmele,
ma non ho capito…-
-Neanche
io le conosco,
sicuro che non fosse tutto un sogno? Non credevo che Tetide sapesse
parlare…-
-Se
era un sogno non era un
bel sogno…c’era molto rumore, e mi sembrava di
vedere cose che esplodevano,
persone che cadevano, tante creature senza volto che sparivano nel
nulla…-
Gondwana
lo strinse ancora un
po’ a se, per rassicurarlo, e Laurasia sospirò
dalle labbra dischiuse in un
sorriso.
-Ha
detto anche un’altra
cosa.-
-Cosa?-
-Che
un giorno anche noi ci
saremmo risvegliati.-
Un
calore sottile pizzicò gli
occhi di Gondwana, che lo respinse indietro mentre le iridi di Laurasia
sparivano sotto le ciglia. Il respiro del supercontinente biondo
rallentò,
sempre di più, fino a diventare nient’altro che un
soffio impercettibile.
Solo
allora Gondwana permise
a quel calore di scendere lungo le sue guance. Per quanto
poté non staccò lo
sguardo da Laurasia, fino ad addormentarsi a sua volta. Gondwana
non pensava che si sarebbero svegliati da quella morte
eterna…
Un
ragazzino dai capelli
scuri quanto il mare osservava la scena, immobile sulla roccia che
sovrastava
la spiaggia.
-Lemuria,
Credi che Tetide
dicesse il vero?-, uscì, senza inflessioni, la sua voce.
Una
figura eterea, dai
capelli fin troppo chiari, parve apparire nei riflessi del sole, quasi
un
miraggio accanto a lui.
-Ne
so quanto te, Atlantide.-
Silenzio,
poi ancora il
suono, della voce di Atlantide, rotto da qualche profonda e soffocata
sensazione –Noi non ci saremo, non potremo neppure crescere
con gli altri
bambini.-
-Non
demordere fin da subito,
se ci impegniamo a diventare grandi e potenti sopravvivremo. Ci sono io
con te,
non lasceremo che i terreni di Gondwana e Laurasia muoiano, li
proteggeremo,
fino a che i bambini non saranno abbastanza forti da difenderli da
soli.
Alzati, Atlantide, insieme a me puoi conquistare questo mondo nascente!-
Note:
1) Tetide è il nome del
mare al tempo di Gondwana e Laurasia.
Così si conclude la deriva dei supercontinenti. Adesso tocca alla nuova generazione, ma ancor prima ad Atlantide e Lemuria…già! Lemuria! Per chi non lo sapesse Lemuria è l’altro famoso continente scomparso, ma in merito a questa figura ci sarà una sorpresa nei prossimi capitoli. Comunque, devo dire che ci sono state un sacco di lacrime in questo capitolo. Bene, prima di perdermi in lacrime e caldo rispondo alle recensioni!
Miristar: Lo so, lo yaoi fra Gondwana e Laurasia è una delle cose che vorrei tanto realizzare, prima o poi!ç__ç Voglio più Yaoi! Più Yaoi!!! Emh, scusa, dicevo…sono contenta che la fanfiction ti piaccia. E ti ho mandato una mail, sebbene con immenso ritardo (sfortunatamente guardo le recensioni dopo un po’ di giorni) per dirti che se volevi potevi utilizzare i miei OC’s, comunque adesso te lo sto dicendo anche qui, nel caso non l’avessi ricevuta!^^
Nihal the revenge: Mi dispiace di non aver aggiornato presto come speravi! Purtroppo sono la donna dei blocchi e dei ritardi, ma apprezzo tantissimo i tuoi complimenti. Anche Atlantide gli apprezza, e devo dire che mi fa piacere averlo reso decentemente!
Nyah: Cara, ormai tu mi segui da parecchi capitoli con costanza!ç__ç Ti ringrazio per la tua ennesima recensioni, mi fa tantissimo piacere che la storia continui a piacerti. Ad ogni modo, come vedi alla fine i due supercontinenti si sono addormentati, forse per sempre, e spero che anche il modo in cui ho descritto tutto questo ti sia piaciuto. Mi auguro di averli resi ancora vivi e veri, come vorrei che fossero…
Nell Sev Snape: Affascinante è un aggettivo che amo particolarmente, e sentirlo dire di una mia storia mi lusinga molto, grazie! ^__^ Mi fa piacere che tu abbia trovato la mia fanfiction e che abbia deciso di fermarti a recensirla, spero che continuerai a seguirmi. Seppur con qualche contrattempo io continuerò sempre a scrivere!
Ancora una volta concludo la pagina, di un capitolo che, come detto in apertura, è stato un po’ più lungo del solito. La prossima volta avremo un breve scorcio degli accadimenti nell’epoca di Nonno Roma e compagni, e probabilmente un altro personaggio, Atlantide, ci lascerà. Penso che torneremo anche a vedere “scorci”, dunque con capitoli ben più corti di questo, come sin dall’inizio era stato programmato.
Recensite, e a presto!