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Autore: Yusaki    10/07/2010    3 recensioni
Dedicata alla nascita di tutte le nazioni, con una serie di Flashfic ci immergeremo nei dolci e antichi pensieri della terra che le riuniva tutte e vedremo l'infanzia...la loro infanzia...quella che i personaggi di Hetalia non ci hanno mai raccontato.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo un ritardo mostruoso! Di nuovo non so come scusarmi! Ma stavolta ho prodotto un capitolo più lungo, e sono stata un po’ lontano dal computer per varie cause. Però torno sempre! Quindi ecco a voi il nuovo capitolo, la definitiva deriva…dei supercontinenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non capivano bene come avevano fatto a sapere che era quello, il momento.

Laurasia guardava i suoi bambini, tutti quanti, e, per tanti che potevano essere, i suoi occhi riuscivano comunque a raggiungerli tutti, e le sue mani, mentre camminava fra loro, regalavano ad ognuno carezze su quei capelli dai colori tanto diversi.

Era come vedere una distesa di fiori, pensava, tutti diversi ma tutti che nascevano dalla stessa terra.

I bambini sbadigliavano, sebbene la vivacità dei loro pochi anni di vita impedisse loro di stare fermi e dormire; ed erano anche i dispetti che si facevano l’un con l’altro a tenerli svegli.

Ma il momento di lasciarsi andare alla ninnananna cantata dal grande mare era alle porte, Laurasia lo sapeva, ed anche se non l’aveva mai provata prima conosceva quella situazione e quel che ne sarebbe venuto.

 

Si sentiva strano, anche lei, no lui…anche mamma sembrava diverso dal solito.

-Mamma?-

Ivan sentì la manina che teneva sulla guancia di Laurasia diventare umida e la ritrasse, guardandolo con preoccupazione e un pizzico di confusione.

-Sssh-  il sussurro, il soffio, del supercontinente che gli sorrideva, quasi a volergli far dimenticare le lacrime che persistevano brillanti sul suo viso -Ti piace questo posto?-

Ivan era riluttante a staccare lo sguardo dall’altro, ma lo fece. Aveva l’impressione che se non l’avesse guardato Laurasia sarebbe sparito, così di colpo, portato via da uno spiffero di vento cattivo.

-Guarda con attenzione, piccolo Ivan-

Il bambino si concentrò, per obbedire. Era bello il campo, intorno a lui, e si accorse che poteva spaziare con lo sguardo fin dove voleva! C’era tanto verde, foglie lucenti e luminose di vita, alberi dalle fresche ombre, e fiori…tanti fiori colorati e grandissimi.

-Si, mi piace- rispose Ivan, gli occhioni spalancati su quel luogo, a cui era così abituato da non aver più fatto caso alla sua bellezza. Il sole però, in quel momento, pareva carezzare con amore materno tutto il paesaggio, facendolo splendere.

Laurasia sembrava felice dell’entusiasmo del bambino.

Il biondo cullò la futura nazione, fino a che le palpebre chiare non si fecero pesanti, costringendo la piccola creatura a sbadigliare.

-Mamma…ho sonno…- mormorò Ivan, passandosi una manina sugli occhi, che ormai non volevano più saperne di rimanere aperti.

Laurasia piangeva –Lo so, piccolo, lo so- mormorava, quasi febbrile. Ormai vedeva solo una specie di nebbia, le iridi troppo offuscate dalle lacrime, e il bambino era divenuto una macchia indistinta mentre lo posava teneramente a terra, l’erba appena piegata dal corpicino, curandosi che l’imponente intrico di radici del grande albero, sotto cui l’aveva lasciato, formassero una qualche sorta di protezione.

Ivan aprì un’altra volta, stancamente, gli occhi d’ametista. Laurasia si allontanava, ma accanto a lui c’era un bellissimo fiore…

Voleva tendere una mano ad afferrare quei petali del colore del sole, ma il sonno era troppo forte, la manina del bambino ricadde a terra e nei suoi sogni c’era ancora quella meravigliosa pianta d’oro, rigogliosa di vita.

 

 

Laurasia avanzava verso di lui, barcollante, come se le gambe non avessero più forza di andare avanti; forse era stanco, il biondo, dopotutto aveva camminato in lungo e in largo per le loro terre.

I muscoli del viso di Gondwana si contrassero impercettibilmente: non poteva prendersi in giro, era stato l’abbandono dei bambini a devastare il grande continente.

Era appena percettibile quel suo modo di voltarsi, come se stesse cercando con gli occhi qualcuno che non c’era più e che invece avrebbe dovuto corrergli accanto, tirargli i vestiti, i capelli, a volte tanto forte da farlo piangere, anche se alla fine finiva sempre col ridere perché i bambini non lo facevano apposta a fargli male…ci sarebbe dovuto essere qualcuno, attorno a lui, a rischiare di farlo inciampare, e a preoccuparsi quando succedeva.

Mancavano quei fanciulli che si erano più volte attardati attorno a Laurasia, facendolo incespicare nel tentativo di non calpestare qualche manina paffuta; poi, quando sbadatamente cadeva a terra, si precipitivano a riempirlo di bacini per far tornare a splendere quel volto sorridente. E ci riuscivano, cose che lui sentiva di non essere all’altezza di fare.

-Ho detto ai più grandi di prendersi cura dei più piccoli una volta che si saranno svegliati, ma non trovo Atlantide, non ho idea di dove sia finito…- gli disse Laurasia, una volta che l’ebbe raggiunto. Gondwana notò che l’altro si era fermato più lontano da lui del solito. -...stanno tutti bene, li ho riportati nei posti dove li abbiamo trovati…sono al sicuro, e al caldo…e…e…-

Parlava, gli occhi a terra, parlava e parlava con una voce tanto flebile e vuota che il super-continente Gondwana non riuscì più a sopportarlo: coprì la distanza che gli separava con poche falcate decise e lo strinse in un abbraccio.

Il biondo sussultò, poi tremò, ed in una sequenza inarrestabile si strinse a lui scoppiando a piangere senza contegno aggrappandosi alle vesti di quella massiccia presenza, perché il castano sembrava forte abbastanza da reggerli entrambi. Gondwana lasciò che si sfogasse, senza dire niente, ma rammaricandosi di quel suo silenzio che non riusciva a placare i singhiozzi del più fragile compagno.

 

Alla fine, ed era davvero la fine, si trovarono entrambi sdraiati sulla sabbia, ancora abbracciati. Le dita di Gondwana carezzavano delicate la pelle serica della schiena di Laurasia, steso accanto a lui con aria finalmente più serena.

-Gondwana, pensi che il mare dicesse la verità, quando cantava le scorse notti?-, chiese in un mormorio tranquillo Laurasia.

-Tetide?- Gondwana si accigliò lievemente –Non ho mai sentito niente…cosa diceva?-

-Non lo sentivi?- Laurasia sembrava un po’ troppo assonnato per sorprendersi, -Parlava di un sacco di cose, raccontava di qualcosa chiamato Impero, e di guerre…pensi che le guerre siano come i…litigi? Poi ha detto Armistizi, Paci, Trattati, Accordi, Sovrani, Soldati, Armi, Chiese, Costituzioni, Dittatura...non conosco nessuna di queste parole, ha provato a spiegarmele, ma non ho capito…-

-Neanche io le conosco, sicuro che non fosse tutto un sogno? Non credevo che Tetide sapesse parlare…-

-Se era un sogno non era un bel sogno…c’era molto rumore, e mi sembrava di vedere cose che esplodevano, persone che cadevano, tante creature senza volto che sparivano nel nulla…-

Gondwana lo strinse ancora un po’ a se, per rassicurarlo, e Laurasia sospirò dalle labbra dischiuse in un sorriso.

-Ha detto anche un’altra cosa.-

-Cosa?-

-Che un giorno anche noi ci saremmo risvegliati.-

Un calore sottile pizzicò gli occhi di Gondwana, che lo respinse indietro mentre le iridi di Laurasia sparivano sotto le ciglia. Il respiro del supercontinente biondo rallentò, sempre di più, fino a diventare nient’altro che un soffio impercettibile.

Solo allora Gondwana permise a quel calore di scendere lungo le sue guance. Per quanto poté non staccò lo sguardo da Laurasia, fino ad addormentarsi a sua volta. Gondwana non pensava che si sarebbero svegliati da quella morte eterna…

 

Un ragazzino dai capelli scuri quanto il mare osservava la scena, immobile sulla roccia che sovrastava la spiaggia.

-Lemuria, Credi che Tetide dicesse il vero?-, uscì, senza inflessioni, la sua voce.

Una figura eterea, dai capelli fin troppo chiari, parve apparire nei riflessi del sole, quasi un miraggio accanto a lui.

-Ne so quanto te, Atlantide.-

Silenzio, poi ancora il suono, della voce di Atlantide, rotto da qualche profonda e soffocata sensazione –Noi non ci saremo, non potremo neppure crescere con gli altri bambini.-

-Non demordere fin da subito, se ci impegniamo a diventare grandi e potenti sopravvivremo. Ci sono io con te, non lasceremo che i terreni di Gondwana e Laurasia muoiano, li proteggeremo, fino a che i bambini non saranno abbastanza forti da difenderli da soli. Alzati, Atlantide, insieme a me puoi conquistare questo mondo nascente!-

 

 

 

 

 

 

 

Note: 1) Tetide è il nome del mare al tempo di Gondwana e Laurasia.

 

 

 

 

Così si conclude la deriva dei supercontinenti. Adesso tocca alla nuova generazione, ma ancor prima ad Atlantide e Lemuria…già! Lemuria! Per chi non lo sapesse Lemuria è l’altro famoso continente scomparso, ma in merito a questa figura ci sarà una sorpresa nei prossimi capitoli. Comunque, devo dire che ci sono state un sacco di lacrime in questo capitolo. Bene, prima di perdermi in lacrime e caldo rispondo alle recensioni!

 

Miristar: Lo so, lo yaoi fra Gondwana e Laurasia è una delle cose che vorrei tanto realizzare, prima o poi!ç__ç Voglio più Yaoi! Più Yaoi!!! Emh, scusa, dicevo…sono contenta che la fanfiction ti piaccia. E ti ho mandato una mail, sebbene con immenso ritardo (sfortunatamente guardo le recensioni dopo un po’ di giorni) per dirti che se volevi potevi utilizzare i miei OC’s, comunque adesso te lo sto dicendo anche qui, nel caso non l’avessi ricevuta!^^

 

Nihal the revenge: Mi dispiace di non aver aggiornato presto come speravi! Purtroppo sono la donna dei blocchi e dei ritardi, ma apprezzo tantissimo i tuoi complimenti. Anche Atlantide gli apprezza, e devo dire che mi fa piacere averlo reso decentemente!

 

Nyah: Cara, ormai tu mi segui da parecchi capitoli con costanza!ç__ç Ti ringrazio per la tua ennesima recensioni, mi fa tantissimo piacere che la storia continui a piacerti. Ad ogni modo, come vedi alla fine i due supercontinenti si sono addormentati, forse per sempre, e spero che anche il modo in cui ho descritto tutto questo ti sia piaciuto. Mi auguro di averli resi ancora vivi e veri, come vorrei che fossero…

 

Nell Sev Snape: Affascinante è un aggettivo che amo particolarmente, e sentirlo dire di una mia storia mi lusinga molto, grazie! ^__^ Mi fa piacere che tu abbia trovato la mia fanfiction e che abbia deciso di fermarti a recensirla, spero che continuerai a seguirmi. Seppur con qualche contrattempo io continuerò sempre a scrivere!

 

 

Ancora una volta concludo la pagina, di un capitolo che, come detto in apertura, è stato un po’ più lungo del solito. La prossima volta avremo un breve scorcio degli accadimenti nell’epoca di Nonno Roma e compagni, e probabilmente un altro personaggio, Atlantide, ci lascerà. Penso che torneremo anche a vedere “scorci”, dunque con capitoli ben più corti di questo, come sin dall’inizio era stato programmato.

Recensite, e a presto!

 

  
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