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Autore: Lilium_Chu    10/07/2010    4 recensioni
Questa storia è incentrata su un ragazzo che si chiama Arthur che, dopo aver finito il liceo, per diventare indipendente dai suoi genitori, scappa in Francia con il suo migliore amico Gilbert. Dopo una settimana di ricerche lavorative, sono tutti e due pronti per fare un colloquio di lavoro in un Hotel molto prestigioso...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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1° Capitolo
Due stelle...pfuà!



Niente. Aveva provato per l’intera mattinata e l’unico risultato che aveva ottenuto era stato quello di aver fatto saltare il bottone di quel vecchio paio di jeans che, era convinto fino a poco prima, gli venisse ancora.
“Merda!” imprecò, gettandolo sul letto, già pieno zeppo di altre paia di pantaloni, maglioni dal ceruleo al pervinca e tante camicie.
Era una mattinata di metà autunno. Il sole si vedeva appena dietro le numerose nuvole grigie che solcavano il cielo, che quel giorno era un tantino tetro.
Ma a lui piaceva così. Gli ricordava la sua amata Londra in quella stessa stagione. Ma anche nelle altre, diciamolo. Lui non amava i posti troppo soleggiati, infatti quando era arrivato in Francia, da circa una settimana, la prima impressione non era stata molto positiva.
Gli sembrava tutto troppo euforico: la gente, il clima…c’era elettricità nell’aria. Lui preferiva i posti tranquilli, ma questa impressione si sfumò, quando scoprì che anche quel posto poteva diventarlo, nelle prime ore del giorno.
“Nghh…sei già sveglio?” disse un po’ assonnato Gilbert, emergendo da un cardigan verde acido che aveva appallottolato precedentemente.
“Certo che sono sveglio, sono le nove! Ti sei scordato che alle dieci abbiamo il colloquio di lavoro in quell’hotel…mmh…come si chiama?” il francese non era il suo forte, perciò finse di non ricordarselo per non fare brutte figure, essendo l’altro il figlio di un interprete.
La Tache”* bofonchiò assonnato l’amico, mettendosi a sedere sul letto, la schiena curva.
Lo vide stropicciarsi gli occhi dal colore indefinibile, quasi scarlatti, i capelli albini, il fisico slanciato.
Si accorse di essersi soffermato per troppo tempo con i suoi occhi verdi sull’amico e, di scatto, voltò la testa a destra, con così tanto impeto da sentire un leggero dolore alla nuca e le sue guance diventare caldissime, facendogli rendere conto che dall’esterno potevano essere di un colore simile al bodeaux.
Solo ultimamente lo vedeva in quel modo. Non sapeva da quanto, sapeva soltanto che tutto questo era nuovo.
Lui era sempre stato il suo migliore amico. Quello che lo aveva sempre sostenuto e aiutato nelle avversità.
Anche in quella piccola voglia che l’aveva condotto in Francia. La voglia di andare via di casa, mollare tutto per fare nuove esperienze e trovare l’indipendenza da loro, i suoi genitori.
E sapeva che l’unico modo per farlo era andare all’estero.
E così si erano ritrovati nella situazione di dover alloggiare in un albergo a due stelle in una camera con un letto a due piazze, vivendo di cibi precotti e chewingum.
Sì, chewingum. Perché Gilbert aveva, diciamo, ‘ereditato’ dalla madre l’ossessione di masticare chewingum quando era nervoso. Allora se ne ficcava due o tre in bocca e cominciava a masticare. Arthur lo sgridava in quei momenti, rinfacciandogli di non comportarsi da vero gentleman.
“Allora, Arthur…mmh…che ti metti?” chiese Gilbert alzandosi e cominciando a rovistare tra i suoi vestiti.
“Mmh…è da stamattina che ci penso, e credo di essere ingrassato un pochino…” disse guardando la sua minima pancetta.
“Ma se sei un chiodo!...Ah! Mi presti questi?” Gilbert stava raccattando un po’ di roba: una camicia bianca, i jeans che precedentemente Arthur aveva gettato via e una canottiera.
“Si, certo…” disse un po’ scocciato il biondino, passandosi una mano tra i capelli scombinati.
Si avvicinò allo specchio e se li riordinò fino a diventare presentabile. Non si era accorto di aver scordato di mettere una spazzola in valigia.
“Più schifo di così, non possono fare! Bwaah, che disastro…!” continuò a pettinarseli con le dita con più foga, quasi da sembrare isterico.
“Dai, che stai benissimo…” aveva ribattuto Gilbert, avvicinandosi alle spalle di Arthur “…mein liebling”** disse in un sussurro al biondino, prendendogli i fianchi.
Arthur si irrigidì completamente, emettendo un verso identificabile di terrore.
Nella stanza risuonò cristallina la risata dell’albino che quasi non si teneva in piedi dal ridere. “Ci...ahah…caschi sempre!” soffiò tra le risate, battendo il pugno sulle mattonelle del pavimento.
“Ah-ah! Molto divertente, sai?!” rispose cinico l’inglese, sistemandosi un ciuffo di capelli.
“Bah! Non hai senso dello humor, sai?! Tieni questi, và!” disse il ragazzo di origine tedesca all’altro, lanciandogli una camicia bianca sull’azzurrino e dei pantaloni neri.
Aspettò che Arthur si girasse per mandargli un bacio con la mano e scomparire nel minuscolo bagno con i vestiti sotto braccio.
‘Oh, poveri noi…!’ pensò Arthur, cominciando a togliersi il pigiama.


Note: *’La Tache’ significa ‘Macchia’ dalla quale il nome della fanfiction. E’ il nome di un vino rosso famosissimo in Francia. **’Mein liebling’ significa ‘Mio tesoro’ in tedesco :3


Salve a tutti! A voi l’autrice che vi parla! Spero che vi sia piaciuto il mio primo capitolo *V* Questa è la mia prima FanFiction, e spero che arrivino molte recensioni :3 Questo capitolo è un po' piccolo, ma sono sicura che i prossimi saranno più lunghi :3 Siate clementi, vi prego xD Al prossimo!!! :D
  
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