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Autore: Lara Rye    11/07/2010    2 recensioni
Le presi la mano e la racchiusi delicatamente nella mia, stringendola forte ma cercando allo stesso tempo di non farle male.
Quella sensazione di unione con lei era semplicemente imperfetta eppure diversa da ogni emozione sentita prima, con o senza lei.
La sentivo presente. Eleein era con me, accanto a me.
Percepivo la sua pelle, il suo strano odore, la sua fragilità e la sua ingenuità.
La percepivo come lei era semplicemente, senza maschere o ponti, senza finzione o imbarazzo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CB Prologo.

Carta Bruciata.

Prologo.

«Del tuo fuoco mi brucerò, con fretta e forza senza lasciare nient'altro che il marcio dolore ma questo non è sicuramente un motivo per allontanarsi da quel calore meraviglioso e penetrante, pericoloso eppure attraente perché finché vivrò di esso ovvero di te, saprò di vivere.»


{ Eleein / Damien }


Tutte le ragazze che avevo avuto fino a quel momento odoravano di pesca o al massimo di rosa, insomma di quei profumi leggeri e piacevoli, che sapevano tanto di buono e di qualcosa di estremamente delicato e puro, anche se alla fine esso rimaneva solamente sulla pelle e non penetrando quell'animo gelido eppure lei, Eleein, non sapeva nessuna di quelle cose ma bensì di qualcosa di più particolare e di meno amabile.

Eleein McIdars sapeva di carta bruciata.

Eley non fu la persona che amai di più, a cui chiesi di restare con me per tutta la vita perché neppure nel pieno dell'innamoramento per lei ero certo di volerla con me ogni giorno, la mattina e la notte, anno dopo anno, portarla all'altare ed avere qualche bambino soprattutto perché ogni istante con lei era difficile, sconfortante e di un intensità a volte troppo densa da riuscire a resistere, senza il desiderio di scappare e di andare il più lontano possibile da quella minuta eppure potente donna.

Di tutte le donne della mia vita, però, Eleein fu l'unica che mi fece rendere conto di chi fossi e per cosa ero disposto a vivere. Mi cambio la vita radicalmente, senza dire niente di che, ma agendo ogni giorno per i quattro anni in cui stemmo insieme. 


Golden Gate Bridge, Sette Dicembre 2000,  Ore 2:28

«Fino al 1995 la quota dei suicidi su questo ponte è arrivato a mille persone. Mille uomini o donne o adolescenti si sono buttati da questo ponte, balzando per soli ed ultimi quattro secondi, percorrendo quel salto di sessantasette metri. Ci pensi, Damien?
» Eravamo soli da mezz'ora su quel ponte e fino a quel momento Eleein era stata in silenzio ad osservare il Golden Gate ovvero lo stretto su cui passa quel ponte color arancio su cui ci trovavamo. Guardava l'acqua espandersi sugli scogli della baia di S. Francisco, invaderli e sovrastarli mentre accarezzava lentamente il metallo di una delle due torri.
«Ne sei attratta, Eley?»
«Terribilmente. Quando sto male vengo sempre qua. Il Golden Gate Bridge è parte della mia storia, della mia vita, del mio passato e del mio futuro. è bene che tu sappia questo, Damien.»
Osservai il suo viso con attenzione, illuminato dal bagliore della luna. I suoi occhi verdi erano totalmente aperti come se fossero pronti per ammirare tutte le bellezze del mondo e i suoi capelli castani, tirati su da una piccola molletta, lasciavano cadere talvolta qualche ciuffo ribelle. Eleein era presente.

«
Parte della tua vita?»
«Quando avevo cinque anni mio padre mi portò su questo ponte, proprio il sette dicembre ovvero il giorno del mio compleanno. Mi fece uscire dalla nostra macchina di lusso: era una Ferrari rossa, molto bella. Poi mi portò sulla trave, a guardare l'acqua e lì mi parlo di una donna in cui nome era Jocelyne Sarah Bishop McIdars, mia madre. Mi racconto dei suoi sogni, delle sue passioni, dei primi quattro anni con Brayden, mio fratello e della mia nascita, di ogni che mi aveva dato. Sai, Damien, ho quattro nomi. Mi chiamo Savannah Olive Eleein Leah. SOEL.
Soel era il nome di mia nonna, morta quando mia madre aveva sette anni. Mio padre mi raccontò di quello che successe al mio sesto mese d'età. Joey, così lui la chiamava, venne qua, su questo ponte e dopo tre ore si buttò. Un anno dopo trovarono una lettera sotto il suo sedile: era per me. Non riuscìì mai ad aprire quella lettera. Dopo vent'anni non l'ho ancora aperta ma la porto sempre con me per ricordarmi quanto odio Joey, quella che doveva essere mia madre, quella che mi lascio a soli sei mesi. Non la ricordo. Tutti mi dicono che assomiglio a lei, che sono la sua copia esatta: stessi capelli color cioccolato fondente, stessi grandi occhi smeraldo, lo stesso portamento e a quanto parte la stessa ossessione per questo ponte. Lei mi chiama sempre Savih, ero la sua Savannah ed è per questo che ripudio il mio primo nome. Non sarò mai più Savannah.
»
«Oggi è il tuo compleanno.»
Eley mi guardò per qualche minuto, poi scoppiò a ridere fragorosamente. «Ti porto qua al nostro primo appuntamento, ti racconto la storia tragica della mia vita e l'unica cosa che dici è che è il mio compleanno? Ma tu chi diavolo sei?»
Le sorrisi, prendendo la bottiglia di scotch che avevo nascosto nel SUV.
«Sono uno che rispetta le storie El. Sono uno che ascolta e spesso non giudica e soprattutto sono uno che rispetta il passato e che crede che il giorno del proprio compleanno sia il giorno in cui bisogna bere e dimenticarsi quanto cazzo faccio schifo il mondo. E cazzo Eley, sei bella e io non sarò un principe e forse nemmeno l'uomo per te, ma sono un uomo che vuole stare sdraiato su 'sto ponte con una bottiglia di scotch in mano a sentire mille storie sulla bellissima, complicata e particolare Savannah Olive Eleein Leah McIdars.»
Eley si avvicinò a me muovendo delicatamente i fianchi in quel piccolo vestito di seta rossa e lasciando cadere i suoi lunghi e mossi capelli castani, prendendo poi la bottiglia di scotch dalle mie mani.
...






Questa storia è solo un unizio, uno che non so neppure se avrà un seguito. Voglio solo a vedere come va a finire.
Non pretendo nulla da questa Originale, anche perchè non scrivo seriamente da tanto tempo e non se più neppure se sono ancora una scrittrice. Spero che vi piaccia e che vi trasmetta un qualcosa.












   
 
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