Era stata una
giornata d’afa opprimente e totalizzante, di
quelle in cui senti gli occhi pesanti e annacquati anche se non stai per
piangere,
di quelle in cui l’unico gesto che ti sforzi di fare
è sventagliarti una mano
davanti al viso, per trovare un po’ di sollievo.
Era passata come tante altre giornate tutte uguali, giornate
estive che scivolavano via in un soffio caldo e ti lasciavano sulla
pelle
l’idea appiccicosa di non averle vissute come avrebbero meritato.
Dopo una giornata come quella, gettarsi tra le braccia
roventi di Morfeo non era un pensiero edificante, né
ristoratore. Il materasso,
le lenzuola, persino i sogni; tutto sembrava essersi impregnato di quel
sole
annebbiato ed opprimente che non voleva abbandonarci neanche al calare
della
sera.
Aprii la finestra, cercando nella notte quel briciolo d’aria
che non trovavo all’interno dell’appartamento; un
soffio fresco, inaspettato e
dolce, mi accarezzò il viso. Pensai per un momento di
essermelo sognato e
chiusi gli occhi cercando di catturare quell’illusione.
Inspirai forte, come a
voler trattenere in me quell’attimo di sollievo perfetto. E
solo allora lo
sentii. Quel profumo.
Pioggia d’estate.
Quasi
immediatamente, come richiamate dal mio pensiero,
mille piccole gocce iniziarono a tintinnare sul tetto sopra di me e poi
sull’asfalto, zampillando leggere.
Quel profumo che sapeva di petali, di pane e di terra mi
invase ancora più penetrante.
Chiusi di nuovo gli occhi riempiendomene i polmoni e
godendomi gli spruzzi che arrivavano fin sulla mia pelle. Immaginai di
trovarmi
fuori, all’aperto, a piedi nudi sotto quegli scrosci
inebrianti. Allargavo le
braccia e con il viso rivolto al cielo sentivo l’acqua scorrere sulle mie palpebre abbassate, sulle labbra socchiuse, sulle mani
aperte…
Era come se sentissi ogni singola goccia, come se seguissi con il
pensiero
tutti i percorsi umidi che disegnavano su di me, ognuno diverso, ognuno
pungentemente fresco ed inebriante.
Mi persi,
immaginando che sotto quelle stesse gocce ci
fossi anche tu, a farti trafiggere con me da quelle stilettate ormai gelide.
A sentirti vivo, sotto la pioggia con me. Quasi mi sembrò di
vederti, guardarmi con gli occhi brillanti, pieni di cose da dire, da
fare, da
vivere, pieni di promesse, di facili illusioni. Quasi ti vidi sorridere
e al
tempo stesso ringraziai di avere gli occhi chiusi, per non morire
ancora.
E poi ancora li aprii di scatto, perché se il prezzo da pagare era quello,
sarei morta volentieri ancora una volta, pur di risentire il tuo
sguardo su di
me.
Quando riaprii davvero gli
occhi però, ero sola nella mia stanza,
davanti alla finestra: fuori, il silenzio, solo quanto me.
Unico segno tangibile della pioggia d’estate appena
finita ereal che non mi aveva realmente bagnata, una goccia appena più
salata che mi
scorreva lungo una guancia.
Cercai con brama
un’altra traccia qualsiasi di quel momento nel buio tornato
già afoso fuori
dalla finestra, ma non lo trovai. Due stelle brillanti, scoperte per un
attimo
dalle nuvole passeggere mi fissarono inconsapevoli. Mi sdraiai sul
letto senza
distogliere lo sguardo da lì, lasciando la finestra spalancata.
Per quella notte, non l’avrei chiusa.
I'll
leave my window open
'cause I'm too tired tonight
to call your name...
Just know I'm right here hoping
that you'll come in with the rain
Quel giorno avevi
riso della mia pazzia, del mio amore
sconsiderato per quel momento così banale per tutti gli
altri. Avevi riso
quando, mentre tutti cercavano riparo, io ero corsa sotto il
cielo a
farmi bagnare da quella pioggia improvvisa e provvidenziale.
Avevi riso guardando i miei capelli, fino a poco prima liscissimi e
perfettamente ordinati, diventare scombinati e arruffati.
Avevi riso dei miei vestiti fradici, guardandoli appiccicarsi
sempre più al mio corpo che si godeva quel sollievo agognato
ma insperato.
Avevi riso del mio viso accaldato e bagnato, delle mie mani
che tentavano di proteggere gli occhi da gocce troppo invadenti, del
mio
stupido sorriso che non riuscivo a trattenere.
Avevi riso anche quando mi avevi detto che così bella non mi avevi mai vista.
“Adoro la
pioggia d’estate” avevo detto poi avvicinandomi a
te e sorridendo imbarazzata, come per cercare di giustificarmi. Ma tu
mi avevi
preso le mani e mi avevi sussurrato:
“Tu sei la mia pioggia d’estate. Sei arrivata
quando meno me
l’aspettavo, hai sconvolto tutto portando con te un vortice
inebriante di
profumi e di colori che avevo dimenticato, insegnandomi di nuovo la
freschezza
e la leggerezza… Mi hai colpito come mille piccole lame
fredde sulla pelle, mi
sei entrata dentro come una brezza incontaminata nei
polmoni…”
Io sorrisi, felice.
Ciò che non avevi detto è che, quando la pioggia d’estate, dopo pochi istanti, passa… non lascia traccia alcuna. Le sue impronte trasparenti vengono cancellate in fretta e con prepotenza dal sole sull’asfalto fumante. Delle sensazioni che ti ha donato non rimane che l’ombra indistinta e pallida simile a quella di un sogno.
Ma su una cosa avevi proprio ragione…
Io sono stata la tua pioggia d’estate.
"I could go back
to every laugh
But I don't want to go there anymore"