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Autore: SummerRestlessness    12/07/2010    2 recensioni
A volte, dopo una giornata calda e afosa che ti lascia addosso una strana malinconia, succede un piccolo miracolo... (State attente, alla fine della storia c'è un piccolo messaggio "nascosto"...)
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stata una giornata d’afa opprimente e totalizzante, di quelle in cui senti gli occhi pesanti e annacquati anche se non stai per piangere, di quelle in cui l’unico gesto che ti sforzi di fare è sventagliarti una mano davanti al viso, per trovare un po’ di sollievo.
Era passata come tante altre giornate tutte uguali, giornate estive che scivolavano via in un soffio caldo e ti lasciavano sulla pelle l’idea appiccicosa di non averle vissute come avrebbero meritato.
Dopo una giornata come quella, gettarsi tra le braccia roventi di Morfeo non era un pensiero edificante, né ristoratore. Il materasso, le lenzuola, persino i sogni; tutto sembrava essersi impregnato di quel sole annebbiato ed opprimente che non voleva abbandonarci neanche al calare della sera.
Aprii la finestra, cercando nella notte quel briciolo d’aria che non trovavo all’interno dell’appartamento; un soffio fresco, inaspettato e dolce, mi accarezzò il viso. Pensai per un momento di essermelo sognato e chiusi gli occhi cercando di catturare quell’illusione. Inspirai forte, come a voler trattenere in me quell’attimo di sollievo perfetto. E solo allora lo sentii. Quel profumo.
Pioggia d’estate.

Quasi immediatamente, come richiamate dal mio pensiero, mille piccole gocce iniziarono a tintinnare sul tetto sopra di me e poi sull’asfalto, zampillando leggere.
Quel profumo che sapeva di petali, di pane e di terra mi invase ancora più penetrante.
Chiusi di nuovo gli occhi riempiendomene i polmoni e godendomi gli spruzzi che arrivavano fin sulla mia pelle. Immaginai di trovarmi fuori, all’aperto, a piedi nudi sotto quegli scrosci inebrianti. Allargavo le braccia e con il viso rivolto al cielo sentivo l’acqua scorrere sulle mie palpebre abbassate, sulle labbra socchiuse, sulle mani aperte… Era come se sentissi ogni singola goccia, come se seguissi con il pensiero tutti i percorsi umidi che disegnavano su di me, ognuno diverso, ognuno pungentemente fresco ed inebriante.

Mi persi, immaginando che sotto quelle stesse gocce ci fossi anche tu, a farti trafiggere con me da quelle stilettate ormai gelide.
A sentirti vivo, sotto la pioggia con me. Quasi mi sembrò di vederti, guardarmi con gli occhi brillanti, pieni di cose da dire, da fare, da vivere, pieni di promesse, di facili illusioni. Quasi ti vidi sorridere e al tempo stesso ringraziai di avere gli occhi chiusi, per non morire ancora.
E poi ancora li aprii di scatto, perché se il prezzo da pagare era quello, sarei morta volentieri ancora una volta, pur di risentire il tuo sguardo su di me.

Quando riaprii davvero gli occhi però, ero sola nella mia stanza, davanti alla finestra: fuori, il silenzio, solo quanto me.
Unico segno tangibile della pioggia d’estate appena finita ereal che non mi aveva realmente bagnata, una goccia appena più salata che mi scorreva lungo una guancia.
Cercai con brama un’altra traccia qualsiasi di quel momento nel buio tornato già afoso fuori dalla finestra, ma non lo trovai. Due stelle brillanti, scoperte per un attimo dalle nuvole passeggere mi fissarono inconsapevoli. Mi sdraiai sul letto senza distogliere lo sguardo da lì, lasciando la finestra spalancata.
Per quella notte, non l’avrei chiusa.

I'll leave my window open
'cause I'm too tired tonight
to call your name...
Just know I'm right here hoping
that you'll come in with the rain

Quel giorno avevi riso della mia pazzia, del mio amore sconsiderato per quel momento così banale per tutti gli altri. Avevi riso quando, mentre tutti cercavano riparo, io ero corsa sotto il cielo a farmi bagnare da quella pioggia improvvisa e provvidenziale.
Avevi riso guardando i miei capelli, fino a poco prima liscissimi e perfettamente ordinati, diventare scombinati e arruffati.
Avevi riso dei miei vestiti fradici, guardandoli appiccicarsi sempre più al mio corpo che si godeva quel sollievo agognato ma insperato.
Avevi riso del mio viso accaldato e bagnato, delle mie mani che tentavano di proteggere gli occhi da gocce troppo invadenti, del mio stupido sorriso che non riuscivo a trattenere.

Avevi riso anche quando mi avevi detto che così bella non mi avevi mai vista.


“Adoro la pioggia d’estate” avevo detto poi avvicinandomi a te e sorridendo imbarazzata, come per cercare di giustificarmi. Ma tu mi avevi preso le mani e mi avevi sussurrato:
“Tu sei la mia pioggia d’estate. Sei arrivata quando meno me l’aspettavo, hai sconvolto tutto portando con te un vortice inebriante di profumi e di colori che avevo dimenticato, insegnandomi di nuovo la freschezza e la leggerezza… Mi hai colpito come mille piccole lame fredde sulla pelle, mi sei entrata dentro come una brezza incontaminata nei polmoni…”

Io sorrisi, felice.

Ciò che non avevi detto è che, quando la pioggia d’estate, dopo pochi istanti, passa… non lascia traccia alcuna. Le sue impronte trasparenti vengono cancellate in fretta e con prepotenza dal sole sull’asfalto fumante. Delle sensazioni che ti ha donato non rimane che l’ombra indistinta e pallida simile a quella di un sogno.

Ma su una cosa avevi proprio ragione…

Io sono stata la tua pioggia d’estate.

"I could go back
to every laugh
But I don't want to go there anymore"

   
 
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