Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Lely1441    13/07/2010    8 recensioni
«Sono tornato, non sei contento?»
«Vorresti che appendessi delle bandierine in tutto il quartiere per darti il benvenuto, Fay?»
«Sarebbe un inizio».
{KuroFay dedicata a Sisya}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata alla mia puffosissima puzzola, a cui voglio un mondo di bene.
Ti dedico la mia prima shonen-ai (sempre se così si possa considerare…), sperando che non scapperai via urlando dal terrore (se lo farai, voglio filmare la scena, però!)
Happy B-Day, mon amour <3
E cento di questi giorn- anni, dato che questo è un numero importante *-*
I love you, Dolly
 
 
 
 
 
 
 
Who is the betrayer? 
Who’s the killer in the crowd?
The one who creeps in corridors
And doesn’t make a sound
 
Chi è il traditore?
Chi è l’assassino in mezzo alla folla?
Colui che striscia lungo i corridoi
Senza fare alcun rumore
{Heavy in your arms – Florence and The Machine{
 
 
Di vampiri e principesse dispettose ~
 
 
 
{Warnings: prima di chiudere la pagina urlando all’OOC, assicuratevi di averla letta tutta. Dopo sì, potrete urlare all’OOC in tutta tranquillità XD{
 
 
Non era tanto il freddo quello che infastidiva Kurogane, quanto la pioggia che continuava a cadere incessantemente sui suoi occhiali scuri, scivolando lungo le lenti e infilandosi nell’ampio collo dell’impermeabile, scorrendo sul mento e andando a inzuppare direttamente i vestiti sotto; però pareva non curarsene, non facendo nulla per ripararsi né per ripulirsi il volto o allontanarsi i ciuffi di capelli neri che si erano incollati sulla sua fronte. Oltrepassò un vicolo pieno di sacchi di immondizia e si fermò poco più avanti, varcando la soglia d’entrata di uno dei tanti alti palazzi della città; gettò un’occhiata sprezzante agli ascensori, prima di salire quasi con rabbia gli scalini di marmo e arrivare davanti ad una delle porte tutte uguali di uno degli appartamenti al sesto piano. Abbassò la maniglia e aprì senza aver bisogno delle chiavi (non aveva nulla di così prezioso che potesse essere rubato, ma altrettanto sicuramente non era nemmeno il tipo che si preoccupava di idiozie del genere - i ladri sarebbero entrati comunque, se avessero voluto, e lui sarebbe stato lì pronto a farli pentire di essere nati), ma capì immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Sentì il rumore di fusa provenire dal divano, mentre i suoi occhi guizzarono verso la figura che si intravvedeva nell’oscurità dell’ambiente. Con un click le luci si accesero, rivelando un giovane uomo biondo che lo guardava da sotto in su, con un sorriso malizioso sulle labbra.
«Ciao, Kurogane».
L’altro lo fissò quasi irato, prima di gettare gli occhiali da sole sul tavolino accanto all’entrata e levarsi con un movimento fluido il soprabito di dosso, abbandonandolo noncurante sul pavimento e dirigendosi verso la camera da letto, ignorando volutamente il nuovo ospite. L’altro sospirò, sollevando davanti al viso il grosso gatto bianco che riprese a fare le fusa con più foga.
«Hai visto, amico mio? Il tuo padrone nemmeno mi saluta…», gli disse, ed il felino lo fissò con uno sguardo furbo, come se avesse già capito tutto. Come se avesse già capito cosa sarebbe accaduto a breve.
Il ragazzo si alzò, posando l’animale a terra che subito si tuffò sotto il tavolino, e raggiunse l’uomo che si stava spogliando, rimanendo a fissarlo in silenzio. Non durò a lungo.
«Ce l’hai ancora con me?», gli domandò, ma l’unica risposta che ricevette fu il rumore sordo che produsse l’anta dell’armadio una volta che si fu richiusa. Il ragazzo biondo roteò gli occhi al cielo e il suo lieve sorriso canzonatorio si fece più marcato. «Sono tornato, non sei contento?»
«Vorresti che appendessi delle bandierine in tutto il quartiere per darti il benvenuto, Fay?»
«Sarebbe un inizio», replicò, facendo spallucce e assottigliando gli occhi turchesi davanti alla sua faccia scura. Kurogane gli avrebbe dato una spallata per uscire, se Fay non fosse scivolato lungo la parete esterna, a braccia conserte. Lo sentì entrare in bagno e osservò la pistola argentea lasciata sul letto disfatto.
«Sei andato a caccia, Kuro-kun?» Il gatto si intrufolò nella stanza e salì con un balzo sul materasso, così Fay si avvicinò per afferrare l’arma con un angolo del lenzuolo e metterla sopra l’alto cassettone. «Attento, potresti farti male… È una pistola speciale, ma si tratta pur sempre di pallottole…»
«Non toccarla», gli ordinò una voce alle sue spalle, prima che Kurogane, di ritorno, a torso nudo e con un asciugamano sulle spalle, lo scostasse per prendere l’arma e nasconderla dentro il cassetto.
«Paura che parta un colpo per sbaglio?»
L’occhiataccia che gli rivolse l’hunter avrebbe zittito chiunque, ma Fay D. Flourite non era chiunque.
«Ho paura che cada nelle mani sbagliate».
«Oh, ora io sarei le mani sbagliate?», chiese, mentre il sorriso si faceva serio. «Non credevo mi considerassi ancora così, dato che-»
«Ancora una parola e sei morto», lo interruppe Kurogane ferocemente. Ma l’altro era decisamente abituato ai suoi modi di fare.
«Se davvero fosse così, sarei morto sai da qua-»
Non fece in tempo a finire la frase, però, che si trovò sbattuto dolorosamente contro la specchiera del cassettone, piegato sotto al corpo furente dell’altro, con la sua mano intorno alla gola.
«Non me ne frega nulla di ciò che tu credi. A me importa di ciò che io dico. Ancora una parola, e sei morto. Non lo ripeterò una terza volta».
La stretta non era eccessiva, e in fondo Fay l’aveva portato intenzionalmente fino a quel punto. L’unico modo per smuovere quell’animale era farlo arrabbiare, e superare il limite era una cosa che lui aveva sempre trovato molto facile. Tanto facile che si era trovato a dipendere dal peggior nemico della sua razza ancor prima che potesse rendersene conto. Chiuse gli occhi, aspettando che l’altro lo lasciasse, ma li riaprì sorpreso dopo qualche secondo, rendendosi conto che le sue dita non l’avevano ancora liberato. Si chiese mentalmente se non avesse davvero esagerato stavolta, se si fosse dimenticato di mettere in conto qualcosa che non era in grado di calcolare, che nessuno era in grado di prevedere. Qualcosa come i sentimenti umani.
«Lasciami», disse, la voce lievemente strozzata dalla pressione provocata sulla laringe. Gli occhi avevano perso ogni sorta di scherzosità, la linea della bocca era dritta e decisa. Era un ordine, dopotutto.
«Credi davvero di potertene andare e venire senza avvertire? Potevi essere morto. Mi avevano detto che eri morto, due settimane fa».
Fay spalancò gli occhi, sorpreso. Chi era stato a mettere in giro una voce del genere?
«Ma non è-»
«Lo so che non è vero, idiota! I fantasmi riesco ancora a distinguerli, e di sicuro non potrei afferrarli così».
«E tu hai creduto ad una voce?», chiese sommessamente, mentre un’ombra di rabbia, delusione per sé stesso e qualcos’altro attraversava lo sguardo di Kurogane.
«Potevi essere vivo come potevi essere morto. Solo che le notizie che tu fossi vivo erano decisamente inferiori alle altre». Gli occhi di Fay brillarono, ed iniziò a ridere sommessamente. L’hunter mollò la presa e l’altro si massaggiò la gola, continuando a ridere. Quando indovinò che la risata non sarebbe cessata né diminuita tanto presto, Kurogane fece schioccare seccato la lingua contro il palato, afferrò una camicia abbandonata sul letto e si voltò, lasciando la stanza. Fay, ormai con le lacrime agli occhi, non si lasciò sfuggire l’opportunità di commentare:
«Ma dai! Kuro-pon era preoccupato per me!»
«Non ero preoccupato!», urlò l’altro, ma Fay assunse un’aria sorniona e si spinse nel corridoio buio, appoggiando la schiena ad una parete.
«Sì, invece. Eri preoccupato che altri hunters mi catturassero, ma sai bene che non è facile prendermi… Ci vuole ben altro che quattro pallottole d’argento o una bottiglietta d’acqua benedetta per ferirmi».
«Dove sei stato?»
Fay sorrise. Eccolo lì, il suo Kurogane. Quello che non riusciva a fregarsene davvero, dopotutto.
«Dal re, ovviamente. Mi aveva affidato un compito importante».
«E non poteva arrangiarsi da solo?», chiese irosamente il cacciatore, spuntando improvvisamente davanti a lui e fronteggiandolo a fronte alta.
«Lascia la gerarchia dei vampiri ai vampiri, Kuro-tan. Non è roba per te, ti annoieresti subito». Gli occhi rossi dell’altro scintillarono nel buio, o almeno gli così parve.
«Se credi davvero che basterà questa scusa perché io abbassi la guardia e smetta di tenerti sotto controllo quando sei qui, ti sbagli di grosso». Sul viso di Fay tornò ad allargarsi un sorriso, e batté felice i palmi delle mani.
«Ma Kuro-myun, sapere che tu badi che quei cattivoni dei tuoi amici non mi facciano del male è così commovente! Si direbbe quasi amore!»
Sulla tempia dell’hunter cominciò a pulsare pericolosamente una grossa vena, simbolo che stava davvero iniziando ad arrabbiarsi.
«Mi preoccupo per gli altri, semmai. Il giorno in cui capirò le tue vere intenzioni sarà sempre troppo tardi», aggiunse, appoggiando un braccio al muro e accostando il viso al suo, per scrutarlo meglio.
«Ma ti fidi comunque di me, no? Altrimenti, non mi avresti fatto avvicinare così tanto…»
«Non farti strane idee, vampiro. Nessuno si avvicina troppo a me, nessuno può farlo», rispose, con un ghigno.
«Sarà… Due mesi fa sembravi dire il contrario».
«Continua così e ti ammazzo davvero».
«Dovrei smettere?», sussurrò, mentre le iridi turchesi diventavano scarlatte, rosse come lo erano quelle in cui si riflettevano.
«Sì. E non sperare in una morte veloce, ti lascerei morire di sete, anche se ci volessero anni».
Un sopracciglio di Fay si arcuò scettico verso l’alto, e l’altro, forse sperando fosse finita, allontanò il viso dal suo, ma il vampiro afferrò la sua camicia e si alzò per sussurrargli all’orecchio:
«Ti sbagli. Non mi lasceresti mai morire…» Le pupille di Kurogane si allargarono, sorprese, mentre Fay lasciò la presa. «L’ho già capito… Sta’ attento, potrei approfittarmene», mormorò, con un sorriso che non si poteva dire sereno, ma neanche troppo pensieroso.
I due si guardarono a lungo, ma prima che uno dei due potesse aggiungere qualcosa qualcuno apparve sulla scena.
«Finalmente ti ho trovato, vampiro», disse Shaoran, puntandogli contro la sua pistola. Fay chiuse gli occhi, sorridendo appena, mentre Kurogane si piazzò tra i due, minacciosamente.
«Cos’avresti intenzione di fare, ragazzo?», domandò, con voce bassa e calma. La sua voce più pericolosa. Gli occhi di Shaoran si spalancarono, sorpresi.
«C’è una taglia sulla sua testa; voglio ucciderlo, che domande mi fai?»
«Tu non ucciderai proprio nessuno», ringhiò l’altro hunter, piazzandoglisi davanti a braccia conserte. Il ragazzino corrucciò le sopracciglia, ma poi capì e urlò, sorpreso:
«Vuoi metterti contro un tuo compagno, Kurogane? Vorresti lasciarlo scappare e lasciarlo libero di aggredire le persone?»
«Oh, ti prego, io non aggredisco le persone… Non sono così vile», sussurrò Fay, facendo brillare i canini affilati nel buio.
«Kurogane, spostati, per favore… Lo sai come funziona. O con noi, o contro di noi… Non c’è posto per i traditori», mormorò Shaoran, non abbassando l’arma. L’altro si limitò a fissarlo, dato che era disarmato, ma ad un certo punto si udì il riecheggio di uno sparo…
«Te l’avevo che non mi avresti lasciato morire…», sussurrò Fay, accovacciato accanto al corpo di Kurogane. Gli chiuse gli occhi e fece una lieve carezza al suo viso, prima di fissare il superstite, che sembrava sotto shock.
«Ringrazia che non possa uccidere gli umani, ragazzo. Altrimenti non credo riuscirei a rispondere delle mie azioni», disse con un sorriso, prima di dirigersi verso la camera e aprire la finestra.
«Aspetta… Aspetta!», urlò Shaoran, ma il colpo che sparò colpì la cornice della finestra aperta. Fay era già sparito.
Shaoran si accasciò sul pavimento, mentre il gatto bianco balzava giù dalla credenza e si dirigeva verso il corpo del padrone…
 
 
 
«E questa era perfetta! Ottimo lavoro ragazzi, non si direbbe proprio che siete dei principianti!»
Ci furono alcuni applausi e Shaoran si rialzò da terra, correndo verso Kurogane, che si stava ripulendo schifato dal sangue finto che gli inondava il petto ed era schizzato fino al volto.
«Kuro-rinta, Shaoran, siete stati bravissimi!», disse Fay, riapparendo sulla scena, mentre Mokona balzò dalla sua spalla allo stomaco di Kurogane.
«Ahhh, anche Mokona voleva partecipare! Ma vedere Kuro-rinta e Fay amoreggiare così liberamente è stato bellissimo!», disse, prima di essere afferrata da un più che fuori di sé Kurogane, che la sbatacchiò qua e là tenendola per le orecchie.
«Questa è la volta buona che ti cucino, polpetta!», strillò. «E voi non osate ridere!», aggiunse, già vedendo il sorriso di Shaoran.
«Kuro-pui, non vorrai deludere i tuoi figlioli! Su, da bravo paparino, dà un bacino alla mammina!»
Kurogane si bloccò all’istante, mentre Fay rimaneva con le braccia verso di lui e le labbra protese.
«Ma io ti ammazzo», sibilò, mentre si dirigeva verso di lui, sì, ma minacciosamente. Avesse avuto la sua spada dietro, l’avrebbe affettato con quella, ma anche senza arma Fay capì l’antifona e iniziò a scappare urlando e ridendo.
«La principessa Tomoyo aveva proprio ragione, dopotutto…», mormorò Tomoyo, la regista del film, tra sé e sé. La principessa del Regno di Nihon le era apparsa in sogno appena quei viaggiatori erano approdati nel suo mondo, e l’aveva pregata di farle un favore, ovvero di aiutarla a far capire a Kurogane quanto importante fosse per lui una persona del gruppo. «Stanno davvero bene insieme!», aggiunse, con gli occhi a cuoricino e l’anima da fan girl che sprizzava gioia da tutti i pori. Non appena li aveva trovati per caso, per strada, aveva loro domandato se avessero voglia di girare qualche scena in un film di produzione della ditta della sua famiglia, offrendo un lauto compenso; dato che non avevano ancora avuto modo di mettersi in cerca di qualche lavoro, avevano finito con l’accettare. C’era stato qualche intoppo per far recitare Kurogane dopo aver consegnato loro la sceneggiatura, ma le sue insistenze avevano dato i loro frutti. E i loro nomi erano talmente adatti ai personaggi che avrebbero dovuto interpretare che era finita con farglieli tenere sul serio. Diede un'occhiata allo schermo della telecamera, fermo ora alla scena in cui Kurogane, il pugno destro appoggiato alla parete, fissava intensamente Fay negli occhi.
«Awww, sono decisamente perfetti~
 
 
 
Fin ~
 
 
 
Il finale della prima scena è volutamente accelerato. Ho cercato di adattarmi un po’ a quei pochi (pochissimi!) film jappici che ho visto… Diciamo che faceva scena.
Ambientato dopo la fine di TRC, ovviamente.
Per quanto riguarda Tomoyo, lo so che ha perso i suoi poteri, ma consideratelo un piccolo What If.
La citazione iniziale è dovuta al fatto che sia Kurogane che Fay possono essere considerati dei traditori dalle loro razze di appartenenza.
E per il resto… Direi che mi fermo qui. Sarei molto felice se mi fareste presenti cosa pensate di questo esperimento, dato che non sono affatto sicura del risultato. Accetto critiche sia positive che negative, ovviamente ^^
See ya, guys
L
ely
   
 
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