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Autore: _Bec_    13/07/2010    75 recensioni
New York, Manhattan. David, criminale diciassettenne fuggito da casa e al soldo del più ricercato delinquente della città. Allison, la figlia del capo della polizia, una ragazza con una vita normale. Almeno fino a quando i due non si incontrano. Tra scontri a fuoco e feste danzanti, si snoda la vicenda dei due ragazzi: anche gli opposti si attraggono, no?
(Introduzione a cura di _Panna)
Dalla storia:
"Mi stavo cacciando in un guaio, un guaio da cui non sarei più riuscita ad uscire.
[...]
Una parte di me mi insultava furiosa e mi diceva di denunciarlo alla polizia, l’altra parte, invece, mi diceva di uscirci insieme e di non pensare al resto. Gia, fosse stato facile non pensarci.
L’idea che mio padre potesse venire a saperlo mi terrorizzava, ma allo stesso tempo mi elettrizzava. Il fare qualcosa di proibito, il mettermi in pericolo uscendo con lui che era un tipo tutt’altro che raccomandabile, scatenava in me una serie di emozioni che non avrei mai pensato di provare.
Non ero mai stata un’amante del rischio, né un’adolescente ribelle che si trovava il fidanzato delinquente per esasperare i genitori, eppure quella faccenda mi piaceva da morire."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Epilogue: A whole new life (Una vita completamente nuova)


Angela’s pov


Stavo seduta sulla poltrona del mio salotto da almeno mezz’ora.

Continuavo ad esaminarmi inquieta unghie, capelli, vestito e trucco, assolutamente perfetti a sentire mia madre.

Mi alzai per l’ennesima volta per controllare allo specchio che fosse tutto a posto, ma mia madre mi bloccò con uno sguardo di rimprovero prima che potessi giungere alla mia meta.

-Stai benissimo così tesoro, basta. Stai facendo diventare nervosa persino me.- Commentò, incominciando a rigirarsi la macchina fotografica fra le mani.

Arrossii, abbassando lo sguardo colpevole, prima di ritornare a sedermi.

Controllai l’orologio per la trentesima volta e mi tranquillizzai; era tutto nella norma, tutto sotto controllo, Kevin doveva passare a prendermi alle otto ed io ero in anticipo di un’ora.

Mia madre e mio padre mi fissavano da una quantità di tempo indecifrabile –troppa a dire il vero- in imbarazzante e religioso silenzio. Tolti i rimproveri di mia madre, nessuno aveva detto niente.

Mia madre continuava a sorridere in modo forzato e plastificato senza motivo –forse la stavo facendo impazzire io-; mi guardava proprio come una Barbie avrebbe potuto guardare la sua piccola Shelly vestita tutta di punto per andare ad una festa con le amichette.

Ero molto peggio di Shelly con il tutù però, il mio vestito confettoso avrebbe fatto invidia anche alla bambola più elegante.

Mio padre invece era più nervoso di lei, niente sorriso plastificato alla Ken, solo uno sguardo serio e corrucciato. Se ne stava a braccia conserte seduto vicino a mia madre, in attesa di esaminare “Colui che avrebbe portato la sua bambina al ballo di fine anno”.

Speravo con tutto il cuore che Kevin gli piacesse, anche perché era assolutamente impossibile non trovarlo perfetto; era bello, gentile, simpatico, divertente, intelligente…Forse io ero troppo poco per lui.

Sospirai e con me anche i miei genitori lo fecero, in perfetta sincronia.

Aggrottai le sopracciglia perplessa; sembrava che condividessero qualsiasi mia reazione.

Mi sforzai di pensare ad altro per distrarmi, ma finii ugualmente per pensare di nuovo a lui, al nostro primo incontro…

Sorridevo sempre come una cretina ogni volta che ricordavo quel giorno e notai con la coda dell’occhio i miei scambiarsi uno sguardo stranito che feci finta di non vedere.

Appoggiata al bancone del bar di quella discoteca per prendere una semplice Coca Cola, la mia vita era cambiata.



-Uh, la Coca Cola!- Una voce maschile alle mie spalle mi fece sobbalzare spaventata.

-Ma lo sai che dicono che nella Coca Cola ci mettono il sudore dei piedi?-

Ma che razza di domanda era?! No, non lo sapevo, ma mi stava solo leggermente venendo da vomitare dopo averlo saputo, che fosse vero o no.

-Così dicono…- Sembrava stesse parlando da solo, domandava e si rispondeva da solo.

Ma poi, dove cavolo l’aveva sentita quella cosa?

Feci per rispondergli, ma mi anticipò con la sua parlantina veloce, -Per non parlare di tutte le calorie che contiene!- Di nuovo, la sua sembrava una riflessione ad alta voce, tanto che arrivai a chiedermi se stesse davvero parlando con me.

-Non sarà magra come Kate Moss, ma credo di potermi permettere una Coca Cola.- Risposi piccata, cercando comunque di non essere troppo indisponente.

-Oh, ma io non volevo assolutamente insinuare che tu fossi grassa!- Sorrise smagliante, -Il mio era solo un sincero interessamento alla tua salute mia cara.-

Mi venne da sorridere involontariamente; che strano ragazzo! Aveva proprio uno strano modo per avvicinare una ragazza e parlarle.

-Posso offrirti qualcosa di più salutare?- Ammiccò, accennando poi al barman.

-Il tuo è un tentativo di fregarmi la Coca Cola o di farmi ubriacare?- Inarcai il sopracciglio divertita.

-Ma nessuna delle due mademoiselle! Il mio è solo un modo gentile di conversare con una graziosa ragazza.-

Un modo gentile e alquanto strano, aggiunsi mentalmente.

Non riuscivo a capire se fosse serio o se mi stesse prendendo in giro, aveva un modo di fare che confondeva.

Piegai appena le labbra. –Credo che continuerò a bere la mia Coca Cola.-

Il suo sorriso si spense di botto e lasciò posto ad un espressione piuttosto delusa.

-Ma questo non mi vieta comunque di conversare amabilmente con chiunque abbia voglia di farlo.- Sorrisi allusiva, mordicchiando appena la cannuccia presente nel mio bicchiere.

-Perfetto allora!- Il suo sorriso era riapparso in un attimo, ancora più luminoso di prima.

Da un semplice discorso riguardante la musica –scoprii divertita che lui adorava quella anni 80-, si arrivò a parlare di tutto, moda compresa, per lui quell’argomento sembrava quasi sacro e intoccabile.

Finito di parlare, lo invitai più che volentieri al mio tavolo e lui, dopo aver farneticato qualcosa riguardo un suo amico che non riusciva a trovare, annuì entusiasta.

Tornando al tavolo avevo notato delusa l’assenza della mia migliore amica; mi sentivo parecchio in colpa per averla lasciata da sola con le oche.

Fui costretta a presentare il mio nuovo amico Kevin, ad Helena&Co, che iniziarono fin da subito a mangiarselo con gli occhi.

Infastidita dal loro comportamento, gli proposi di ballare e lui accettò con una luminosa luce negli occhi; quasi gli avessero promesso un assegno da 100 milioni di dollari...

Ballammo praticamente tutta la serata, il mal di piedi per via dei tacchi era completamente svanito, non riuscivo a pensare a nient’altro che al suo sorriso…



Da allora erano successe tante cose…Allison mi aveva raccontato tutto per filo e per segno con più calma; mi aveva parlato meglio di lui e di David e mi aveva spiegato gli ultimi fatti tutti in una volta.

Inizialmente ero rimasta un po’ male per il fatto che non avesse parlato con me di quello che le stava succedendo; a scuola in quegli ultimi giorni quando cercavo di avvicinarla per sapere perché fosse sempre triste, mi allontanava dicendo semplicemente “Non è niente.”

Si era scusata dispiaciuta e mi aveva spiegato che non le andava proprio di parlarne perché sarebbe stata peggio.

Ovviamente l’avevo perdonata e abbracciata forte, felice che si fosse tutto comunque risolto.

Avevo raccontato di Kevin ai miei genitori e, prevedendo la loro reazione non appena lo avrebbero riconosciuto da quella foto segnaletica, ho raccontato una piccola bugia per tranquillizzarli; ovvero quella dello sbaglio di Allison nel citarlo alla centrale.

Mia madre mi aveva creduto, mio padre era un tantino più scettico.

Il rumore del campanello mi fece quasi inciampare sui miei piedi per l’agitazione, mentre mi alzavo per andare alla porta.

Corsi ad aprire, con i miei genitori al seguito ovviamente.

Quando aprii la porta, dimenticai tutto, tutte le mie preoccupazioni per il trucco, i capelli, il vestito, tutto. Averlo davanti a me, con quello smoking meraviglioso che gli stava letteralmente a pennello e quel sorriso enigmatico stampato sulle sue meravigliose labbra, mi fece quasi dimenticare persino il mio nome.

Mio padre tossì, infastidito probabilmente dalla mia reazione poco consona e moderata.

Mi controllai il vestito, notando con sollievo di non aver…sbavato. Cavolo, che vergogna, avevo fatto una figura non propriamente splendida.

-Ciao.- Dissi con occhi luminosi, sentendo le mie guance sempre più accaldate.

-Signorina Scott.- Fece lui divertito, con aria fintamente altezzosa, prendendo poi la mia mano e baciandola in un modo che più provocante di così non si poteva.

Sentì distintamente la punta della sua lingua prima delle sue labbra e quel semplice gesto –più la malizia presente nei suoi occhi mentre mi guardava- mi fece quasi girare la testa.

Contegno Angela, contegno. Sei Shelly, la sorellina di Barbie. E lui è Tommy, il fratellino di Ken. Non puoi fare questi pensieri, su!

-Kevin, giusto?- Intervenne mio padre, dopo che Kev mi lasciò la mano.

-Esattamente. Piacere di conoscerla.- Kevin era assolutamente fantastico; era amichevole e gentile persino con mio padre che proprio non se lo meritava, visto gli sguardi quasi d’odio che gli lanciava.

Dopo aver stretto la mano a lui, si rivolse a mia madre con un sorrisone ancora più largo; -Lei dev’essere la signora Scott! Ora capisco da chi ha preso la sua bellezza, la sua grazie e il suo buon gusto nel vestire la mia Angie.-

Mia madre fece un risolino compiaciuto e si lasciò baciare a sua volta la mano, in modo decisamente più sobrio e semplice.

Mio padre ovviamente non gradì per niente, ma, incoraggiato dal mio sguardo supplicante, non disse nulla.

Quando finalmente mia madre finì di fotografarci per il suo famoso “Album dei ricordi”, riuscimmo ad entrare in macchina.

-Ma ce l’ha la patente?- Chiese piano mio padre, aggrottando la fronte serio.

Io feci un sorrisino idiota. –Ma certo papà!- Due bugie in una sola serata.

A quanto ne sapevo Kevin aveva imparato a guidare “sul campo”, non aveva seguito alcun corso alla scuola guida, né aveva fatto nessun esame.

-Mmh.- Fece lui scrutandomi attentamente.

-Ora devo andare! Ciao pa’!- Gli schioccai un bacio sulla guancia per sfuggire da quel suo modo di farmi sentire in colpa ogni volta che sentiva puzza di bugie.

Corsi in macchina con Kevin, salutando i miei genitori ancora sulla porta.

-Stavo per prenderlo a calci tuo padre.- Mi annunciò Kevin con la sua solita faccia apparentemente innocente.

Risi. –Anche io.- Confessai, mordicchiandomi il labbro inferiore.

-Fortuna che sono un bravo ruffiano, ho intenzione di ingraziarmelo ben bene.- Confabulò tutto contento, come un bambino che progettava di rubare il lecca lecca di un altro.

-Non ci vorrà molto perché tu ci riesca.- Era impossibile non adorare Kevin.

-Stai cercando di addolcirmi ancora di più, tesoro? No, perché già mi hai messo di buon umore con quel vestito, poi pure i complimenti.- Considerò soddisfatto.

-Ma se fa schifo questo vestito!- protestai, incrociando le braccia al petto. Era un vestito da bambolina confettosa, mia madre aveva voluto a tutti i costi che me lo mettessi, era suo di quando era giovane.

-Lo so. Ma è pur sempre di Chanel!- Mi strizzò l’occhio divertito ed io non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

Dimenticavo. Bastava che fosse di marca una cosa per piacergli. Allora probabilmente gli sarebbe piaciuta pure la biancheria di Victoria’s Secret abbinata che avevo messo sotto…Chissà…

Sorrisi, arrossendo appena. Non vedevo l’ora di arrivare a quel ballo. Sarebbe stata una serata grandiosa, me lo sentivo.




Harrison’s pov


Assurdo! Assurdo! Assurdo! Assurdo che io avessi concesso a quei due di andare ad un ballo insieme! Un ballo! Insieme! Assurdo!

I telefilm insegnavano; ai balli gli adolescenti facevano sempre qualcosa di stupido!

Camminai per l’ennesima volta dalla cucina alla sala dove, seduto tranquillamente sul divano, stava la causa di tutti i miei problemi in quell’ultimo mese.

L’avevo invitato sotto il mio stesso tetto solo per tenerlo d’occhio, per evitare che si vedesse con Allison senza che io lo sapessi. Ora che abitava con noi, potevo controllare qualsiasi suo movimento. La cosa mi tranquillizzava di poco, ma non del tutto.

Avevo fatto bene a farlo liberare? A intercedere per lui anche con il giudice? Mah…

Lo avevo fatto per mia figlia, mi ripetei. Lei era felice così, lo amava e, da quello che avevo visto, anche lui amava lei. Sarebbe stato meglio che fosse stato veramente così, per il suo bene.

-Prenderete un taxi, non sento ragioni.- Dissi al moccioso, socchiudendo appena gli occhi.

Non avrei mai permesso a mia figlia di andare in macchina con un ragazzo senza la patente.

Lui annuì, senza scomporsi minimamente. Odiavo quel suo atteggiamento perfettamente controllato, avrei preferito che reagisse con rabbia, che mostrasse almeno un po’ di irritazione, così avrei potuto rimetterlo al suo posto. Invece niente, si limitava a sorridere divertito ogni volta, quasi mi stesse prendendo in giro. Grr, che nervi!

Mi mossi inquieto sul posto, prima di riprendere a parlare. –Sappi che ti tengo d’occhio, i muri in quella sala da ballo avranno i miei occhi, le porte del taxi avranno i miei occhi e persino la strada fra il taxi e la scuola avrà i miei occhi, intesi?-

-Va bene.- Altro sorrisino, prima di girarsi e di mordersi appena il labbro.

Ah, si stava trattenendo dal ridere il moccioso? Ma come osava!

Fortunatamente non scherzavo quando dicevo quelle cose; come l’anno precedente, avevo provveduto a far entrare 3 agenti in borghese a quel ballo. Mi avrebbero riferito ogni cosa, ogni sguardo fuori posto, ogni mano fuori posto. Non avrebbe avuto vita facile il ragazzino.

-E…- Ripresi serio, facendolo girare verso di me in attesa, -Controllerò anche il tasso alcolico presente nel tuo corpo al tuo ritorno.-

Annuì di nuovo, alzando di poco gli occhi al cielo.

Sbuffai innervosito, riprendendo la mia marcia. Oddio e se mia figlia fosse tornata ingravidata?! Oh Santo Cielo! No, no, calma, era impossibile, avevano gli agenti alle calcagna, non dovevo preoccuparmi.

Feci un respiro profondo, ignorando i tentativi di mia moglie di calmarmi.

Mi sentivo agitato come se mia figlia si stesse per sposare; attendevo nervoso che scendesse da quelle cavolo di scale una volta finita la “preparazione” per il ballo.

Come diavolo faceva il moccioso ad essere calmo?

Stava forse progettando un DOPO serata? No, calma, gli agenti, vero.

Doveva aver imparato molto lavorando con Rydell: aveva i nervi saldi il ragazzino. Di sicuro gli erano serviti parecchio per tenere fermo il braccio e prendere bene la mira con le armi da fuoco.

Inizialmente anche io ero così calmo, ma da quando il mio cervello aveva registrato le parole “Allison”, “ballo”, “da soli”, “taxi”, i nervi saldi si erano rammolliti.

Non riuscivo proprio a sedermi, così, continuai con la mia traversata della casa indisturbato.



David’s pov



Avrei dovuto essere arrabbiato in teoria, non sorridere ad ogni cazzata sparata dal mio “suocero” pazzo. Eppure proprio non ci riuscivo, non solo perché ero in debito con lui per l’aiuto e l’ospitalità –era solo perché voleva tenermi d’occhio certo, ma meglio di niente-, ma anche perché era decisamente troppo divertente per farmi incazzare. La cosa che più mi divertiva poi era il fatto che pensava che bastasse così poco per mettermi i bastoni tra le ruote con la mia ragazza…povero vecchio.

Di sicuro aveva messo qualche poliziotto in borghese a controllarci, prevedibile. Quello che il caro Lowell non sapeva, era che la macchina per svignarcela da quel cazzo di ballo prima della fine ce l’avevamo; Kevin sapeva essere generoso a volte, se ne sarebbe tornato a casa in taxi. O meglio, sarebbe andato da qualche altra parte ad appartarsi, sempre usando il taxi ovviamente.

E a proposito di Kevin…ero decisamente orgoglioso di lui, quasi come un nonno con un nipote appena laureato, sì.

Comunque, il mio migliore amico aveva deciso di tirarsi fuori a sua volta dalla “faccenda Johnny” e Kim era stata fondamentale nell’aiutarlo, come lo era stata per me.

Era tornato finalmente da quella poveraccia della madre –poveraccia perché con un idiota del genere come figlio c’era solo da disperarsi- e avrebbe ripreso a frequentare la scuola dopo l’estate…come me purtroppo, ma preferivo non pensarci.

Attesi impaziente di vedere Allison scendere da quelle scale per poter finalmente uscire da quella stanza soffocante.

Il rumore di alcuni tacchi sulle scale, mi fece alzare di scatto dal divano.

Corsi immediatamente in corridoio, rischiando quasi di rompermi l’osso del collo calpestando una cazzo di Micro Machine di Nicholas; quel moccioso era più disordinato di me e Kevin messi insieme, il che era tutto dire!

Repressi un ringhio adirato, degno del peggiore dei felini, non appena vidi che a scendere dalle scale era stata quella vecchia capra della signora Lowell.

-Ah sei tu tesoro! Pensavo fosse la mia piccola Lily.-

Di sicuro non era stata una mia impressione l’occhiata di fuoco che mi aveva lanciato Harrison Lowell dopo aver detto “mia”.

-La nostra.- Lo corresse la moglie accigliata, facendo poi un piccolo giro su se stessa, -Allora? Come sto?-

-Benissimo tesoro, ma perché ti sei vestita così?- Povero uomo. Lo sguardo della moglie era a dir poco terrificante.

-Ma come?! Non dirmi che ti sei dimenticato!-

Eccola là, tipica scena da film.

Che si era dimenticato? A giudicare dalla faccia di Lowell nemmeno lui ne aveva la minima idea. L’anniversario forse? Il compleanno? San Valentino? No, l’ultima proprio no, visto che eravamo ai primi di giugno.

-La cena da mia madre!- Gli ricordò la pazza.

Oh cazzo. Peggio del San Valentino.

Condoglianze Lowell.

-Divertitevi.- Mi uscii con un sadico sorriso che mi fece guadagnare un vero e proprio sguardo d’odio da parte del poveraccio.

-Oh senz’altro Dave, grazie.- Sorrise gentile.

La signora Lowell cambiava umore da un giorno all’altro; fino al giorno prima mi odiava e mi guardava come un rifiuto tossico. Probabilmente per colpa della menopausa…

-Ma...ma…aspettiamo Allison prima.- Si oppose il marito balbettando.

-Certo! La mia bambina è splendida, l’ho aiutata io a prepararsi!-

Di male in peggio…Speriamo solo non sembri una zoccola come la madre.

Fortunatamente i miei dubbi si mostrarono infondati, perché quando Allison scese da quella scala sembrava tutto, fuorché una prostituta. Era quanto di più…angelico, ma al tempo stesso malizioso e sexy, avessi mai visto.

Indossava un vestito blu a fascia, stretto sopra e più morbido sotto. I capelli erano tirati indietro da un fermaglio che lasciava ricadere alcuni boccoli morbidi in avanti.

Rimasi impalato a bocca aperta per qualche secondo, immaginando di slacciare quel vestito e di farlo scivolare delicatamente sul suo corpo, fino a quando la tosse di qualcuno a caso alla mia destra mi fece rinsavire.

-Lily piccola mia!- Di nuovo l’aggettivo possessivo usato come una minaccia. –Ma sei stupenda!- Disse Lowell abbracciandola e stritolandola così forte che mi domandai come facesse lei a respirare.

Scossi di poco la testa divertito. Mettersi contro un povero padre disperato non aveva senso, meglio lasciarlo sognare che sua figlia fosse ancora una bambina.



Allison’s pov


-Grazie.- Dissi tutto d’un fiato, cercando di sciogliere l’abbraccio stritolatore di mio padre. Ma dico, mi voleva morta?

Già il vestito “confettoso” di mia madre mi aveva quasi fatto morire d’infarto quando mi ero vista allo specchio. Cazzo, sembravo una di quelle povere ochette idiote che miravano solo a diventare Reginette dei Balli. Che tristezza! Ma il tocco finale ovviamente era stato il reggiseno superimbottito, accompagnato da una buona dose di carta igienica che fortunatamente ero riuscita a togliermi senza che lei se ne accorgesse.

Oddio ci mancava solo che Dave spogliandomi si ritrovasse affogato in un mare di carta igienica. Non avrebbe più smesso di ridere…

E i capelli?! Dio, stavo per avere una crisi isterica se quel boccolo del cazzo non si fosse spostato immediatamente dal mio occhio. Grr.

Ci soffiai sopra innervosita, incrociando le braccia al petto.

Mi sentivo in imbarazzo. Tremendamente in imbarazzo. Lo sguardo iniziale di Dave poi non era stato rassicurante. Da pesce lesso, doveva far proprio schifo anche a lui il mio vestito.

-Mi raccomando prendete…-

Lo lasciai ciarlare per un bel po’; quando mio padre parlava, bastava annuire appena, anche senza bisogno di ascoltare. Anche volendo poi, non sarei proprio riuscita a stare attenta alle sue raccomandazioni inutili, ero troppo presa dal mio ragazzo.

Era qualcosa di…sublime, non c’erano assolutamente parole per descriverlo. Lo smoking fasciava alla perfezione il suo fisico asciutto, alto e statuario. I capelli biondi spettinati, meravigliosi e morbidi al tatto, contrastavano e risaltavano tantissimo con il suo abbigliamento scuro alla James Bond.

Ricordavo ancora quando l’anno precedente era venuto Mark a prendermi; ci era mancato poco che mi mettessi a ridere non appena lo avevo visto, basso com’era e leggermente più in carne, sembrava uno gnomo, stava malissimo. Dave invece…era Dave. Dio, riusciva a rendere anche una pagliacciata come il ballo di fine anno una cosa tremendamente interessante e, soprattutto, eccitante. Sarebbe stato al centro dell’attenzione per tutta la serata ne ero certo. Sia per la sua storia, che aveva fatto parecchio scalpore, sia per la sua evidente ed ipnotizzante bellezza. E la gente avrebbe iniziato a chiedersi “Chi è quel pezzo di figo? Perché sta con quella broccola?” Ottima domanda, improvvisamente mi ero dimenticata la risposta.

-Possiamo andare?- La sua bocca divina, su cui mi ero soffermata all’ultimo, si era mossa ed aveva assunto una lieve piega obliqua. Evidentemente non ne poteva più nemmeno lui di sentire le cazzate sparate da mio padre.

-Sì.- Borbottò mio padre, incerto, socchiudendo gli occhi e squadrandolo minaccioso.

Fortunatamente Dave aveva i nervi saldi, non sapevo che cosa lo trattenesse dal prendere a pugni mio padre. Io lo avrei fatto se non fosse stato mio padre.

-Bene, grazie papà.- Mi affrettai ad aggiungere, prima che potesse ricominciare l’elenco delle cose da fare quella serata.

-Divertitevi e fate tante foto!- Trillò mia madre, sbaciucchiandomi la guancia.

-Ok.- Dovevo uscire subito da quella stanza o sarei impazzita, non ne potevo più dei miei.

-Mi raccomando.- Fu il saluto di mio padre, -Controllerò il tasso alcolico. E l’ora! Vi aspetto!-

-Sììì.- Alzai gli occhi al cielo, scambiando uno sguardo complice con Dave. Poteva pure controllare l’orario quanto voleva, tanto saremmo rimasti solo poco a quel ballo, il resto del tempo era dedicato ad altro. E sinceramente aspettavo con più impazienza la seconda parte della serata.

Una volta entrati nel taxi chiamato da mio padre, tirai un sospiro di sollievo.

-Sto progettando di uccidere mio padre, mi aiuti?- Chiesi con una vocetta stucchevole, immaginando di attuare il mio diabolico piano.

-Ma no, perché? È così divertente, stavo per mettermi a ridergli in faccia prima, mentre si affannava così tanto a spiegare tutto.- Ridacchiò divertito.

-E poi devo ingraziarmelo,- Alzò un sopracciglio, -Dammi qualche altro mese e vedrai come me la guadagno la sua fiducia.- Ghignò poi soddisfatto, lasciandomi per poco impalata ad osservarlo.

Quando mi ripresi, mi schiarii la voce per darmi più tono: -Ok, ma se non riesci lo soffoco nel sonno. Non ne posso più di questa astinenza forzata in casa.-

-Nemmeno io. Sono esattamente 14 giorni che aspetto questo giorno.- Si avvicinò al mio viso per ammiccare e uccidere quel poco di sano rimasto nel mio cervello.

Mi avvinghiai a lui e lo baciai con trasporto, senza pensare troppo al fatto che fossimo in un taxi.

Infilai la mia mano fra i suoi capelli, per poterlo avvicinare di più e gustare più affondo il sapore della sua bocca, mentre sentivo la sua mano accarezzarmi possessiva una gamba.

-Scusate.- Si schiarì la voce il guidatore rompicoglioni di quell’auto.

-Scusi.- Borbottai, staccandomi da lui e sbuffando seccata. Mio padre l’aveva scelto pure bacchettone il tassista, fantastico!

-Ci rifaremo dopo.- Mi sussurrò lui, portando alcune ciocche dei miei capelli dietro l’orecchio.

Ecco, quello mi consolava decisamente. Mi tranquillizzava più di una tisana, potevo pure smettere di imprecare contro il povero terzo incomodo che guidava.

La macchina di Kevin sarebbe stata decisamente più comoda e confortevole di quella, specie perché avremmo avuto il posto davanti tutto libero…



Kevin’s pov


Pareti scure! Le pareti scure facevano a pugni con il mio perfetto smoking chiaro! Era chiaro che chi avesse allestito il ballo era un totale, inguaribile ed incapace cretino! Non aveva un minimo di gusto! Bastava guardare quelle ridicole decorazioni colorate! Mah!

-Ok, ho già chiamato il taxi per dopo.- Mi annunciò la mia bellissima e deliziosa dama. Perfetto. Almeno avremmo avuto un autista pronto a portarci dove volevamo…e dove sapevo io…

Quell’egoista di Dave voleva a tutti i costi la mia macchina per il ritorno, quindi mi toccava arrangiarmi…ah, cosa non si faceva per un amico!

Pensieroso, incominciai a darmi un’occhiata intorno; se non altro il tavolo con le bevande c’era. Un fulmine mi trafisse in tutti i sensi, non appena vidi una persona, quella persona, vicino a quel tavolo. Che ci faceva lì? Lei era…lei era una studentessa di quella scuola, me n’ero completamente dimenticato!

-Ehm…- Ehm? Balbettavo? Ma da quando? –Vado a prenderti del ponch.-

-Ok.- Mi sorrise radiosa e bellissima come sempre. Dio, ogni volta che sorrideva era come ricevere uno scossone al cuore. –Vado a cercare Lily nel frattempo.-

Annuii, dirigendomi istintivamente verso quel tavolo, come se i miei piedi si stessero muovendo da soli.

Volevo fare chiarezza dentro di me, volevo vederla con i miei occhi per capire se la parte di lei rimasta nel mio cuore, reagisse ancora alla sua presenza.

Rideva. Stava ridendo e scherzando con un ragazzo.

Un ragazzo che un tempo ero io.

Scossi la testa e continuai la mia camminata, senza titubanze.

Vicky era lì. La mia Vicky. Ma lei era ancora mia? Era ancora la stessa ragazza che mi aveva fatto battere il cuore all’impazzata? La ragazza che riusciva a farmi sentire le farfalle nello stomaco come nei film sdolcinati per ragazzine idiote?

Quando si voltò verso di me, ebbi un tuffo al cuore nel vedere quel sorriso. Quel viso radioso, capace di farti sentire al settimo cielo, capace di farti dimenticare tutti i problemi della vita, era sempre lo stesso. Solo un po’ più maturo forse, un po’ meno infantile.

Si congedò da quel tipo con un semplice gesto della mano, prima di dirigersi verso di me, quasi timorosa. No, la mia Vicky non lo era mai stata timorosa. Lei era il tipo di ragazza che ti veniva incontro a passo deciso, a testa alta.

-Ciao.- Mi disse, dipingendosi in volto un lieve sorriso, spento in confronto a quelli che ricordavo.

-Ciao.- Cos’altro avrei potuto dire? Cosa c’era da dire?

-Come stai?-

Che domanda idiota Vic.

-Sono stato meglio.- Era solo una mia impressione o c’era tensione? Ma non era la tensione sessuale che mi ero immaginato, era una tensione…diversa. Difficile descriverla.

-È la mia presenza a farti dire questo?- Alzò un sopracciglio, parlando in tono leggermente accusatorio.

-Può darsi.- Dissi irrigidendo la mascella. Non mi piaceva quel discorso, non era così che avevo immaginato un mio incontro con lei dopo tutto quel tempo.

Sospirò, passandosi una mano tremante fra i capelli. Era piccola. Fragile. Come Angela. La mia piccola Angie. Debole solo in apparenza. Perché Angie debole non lo era affatto; aveva affrontato i suoi genitori per me, aveva mentito a loro per me, avrebbe combattuto contro di loro per me…

-Andiamo da un’altra parte a parlare Kev?- Mi guardò di sottecchi, attraverso le sue ciglia chiare.

Io e lei, da soli, a parlare. Del passato. Di noi. Di quello che era successo. Di come lei mi aveva abbandonato, gettandomi nella disperazione più nera. I suoi genitori l’avevano costretta, ma lei non aveva provato nemmeno ad obbiettare la cosa, si era sottomessa alla loro volontà. La mia Vicky non era così forte come avevo sempre pensato che fosse.

Il “parlare” presto sarebbe diventato altro, lo sapevo.

Ricordare tutte le emozioni che mi aveva regalato con i suoi baci, le sue carezze, i suoi sorrisi, mi fece esitare per un attimo nel rispondere.

-Chiamo un taxi?- Tirò fuori il suo cellulare, guardandomi in attesa. Sembrava avesse paura di sentire una mia risposta.

Un taxi. C’era già un taxi ad aspettarmi. C’era lei ad aspettarmi. E la risposta uscì da sola.

-No.- Non c’era niente di cui parlare.

-Capisco…- Si morse il labbro, mentre i suoi occhi pian piano iniziavano ad inumidirsi.

Rialzando lo sguardo, una lacrima scivolò sulla sua guancia. –Sono davvero felice per Angie.- E dai suoi occhi, capivo che era sincera.

Una morsa mi attanagliò lo stomaco, ma la ignorai. Vederla in quello stato mi faceva comunque male.

-Non commetterà il mio stesso errore, ne sono certa. Lei è più forte.- Rise, lasciandosi scappare un singhiozzo. –Stare con Allison le fa bene.-

La tentazione di abbracciarla era forte, ma riuscii a resistere. Le avrei fatto ancora più male se lo avessi fatto. Sarebbe stato meno doloroso per entrambi un distacco più “freddo” possibile.

La amavo. La amavo ancora, ne ero certo. Ma anche vedendola in quello stato, non potevo fare a meno di pensare ad Angie e alla sua dolcezza. Con lei stavo bene, il dolore causatomi dalla perdita di Vicky veniva cancellato. Mi sentivo un ragazzo normale, spensierato, felice. E non volevo perdere tutto quello per una ragazza che mi aveva fatto soffrire e star male più di una volta.

Non ero il ragazzo adatto a lei e ritentare non avrebbe avuto senso. Vicky non avrebbe mai voltato le spalle ai suoi genitori, lei non si sarebbe mai opposta a loro.

-Voglio solo dirti che mi dispiace.-

Mi morsi le labbra a mia volta, solo con più forza della sua.

-Per tutto. Per averti fatto soffrire e per…la macchina.- Sorrise fra le lacrime.

Vicky…la mia piccola Vicky. No, cazzo, dovevo smetterla di vederla in quel modo. Odiavo sentirmi così insicuro, così indeciso; io non ero mai stato così, sapevo sempre cosa scegliere fra Armani e Luis Vuitton…Ma loro…loro non erano come due camicie, la scelta era “leggermente” più difficile. Avere due donne non era figo, proprio per niente.

Cazzo, quasi quasi iniziavo a capire Dave che inizialmente preferiva non impegolarsi in niente di serio.

-È meglio così per entrambi.- La mia frase forse serviva più a convincere me che lei.

Lei annuì, sforzandosi nuovamente di sorridere.

Poi guardò alle mie spalle e si passò frettolosa una mano sugli occhi. –Angie ti sta aspettando.-

Quel nome bastò a farmi rinsavire. Angie mi stava aspettando. La mia Angie, forte, dolce, decisa, stava aspettando me. E allora capì che lei era l’unica che volevo; sentivo la sua mancanza nonostante fossi a soli pochi passi da lei. L’idea di perderla mi faceva impazzire.

Vicky l’avevo già persa una volta ed ero sopravvissuto; se avessi perso Angie, non ce l’avrei fatta.

Avevo sempre amato l’Italia, decisamente, la mia scelta ricadeva su Armani. La nonna di Angie, del resto, era italiana.

Annuii un’ultima volta, prima di dire, in tono smorzato. –Sii felice Vicky.-

-Anche tu Kev.- Si girò, forse non sopportando che io la vedessi di nuovo piangere, e se ne andò.

Rimasi a fissarla pensieroso e completamente assente, dicendo tacitamente addio a tutti i momenti passati insieme.

Un lieve tocco sul braccio destro mi fece sussultare.

-Tutto bene?- La sua voce, dolce e per niente accusatoria, mi fece sospirare di sollievo.

-Sì. Ora sì.- Risposi tranquillo, prima di ammiccare, -Allora? Pronta per ballare?-

Ricambiò il sorriso imbarazzata, -Sì, ma ti avviso subito che non sono molto brava.-

-Non ti preoccupare cherié. Hai al tuo cospetto un maestro.- E detto quello le porsi il mio braccio, aspettando che lei vi appoggiasse la sua mano sopra.

-Facciamo qualche ballo, attuo il mio piano diabolico ed andiamo a divertirci per conto nostro, ok?- Proposi, ghignando.

-E quale sarebbe questo piano?- Aggrottò la fronte.

Il mio ghigno si accentuò. -Oh, lo vedrai.- Dave non avrebbe apprezzato tanto il mio “innocente” scherzetto.


Allison’s pov


Tutto era decisamente peggio di come lo avevo immaginato.

Le decorazioni? Eccessive. I fiori? Eccessivamente puzzolenti. Le luci? Una sola parola; orrore. Per non parlare del palco dove sarebbe dovuta avvenire l’elezione di Re e Reginetta dell’anno!

-Non mi mancava affatto la scuola. Avrei evitato volentieri cazzate come questa.- Fu il commento “positivo” di Dave.

-Un’ora e venti,- Dissi stringendogli la mano, –E saremo fuori di qui.- A fare altro, aggiunsi mentalmente.

Sorrise malizioso, prima di baciarmi. –Un’ora e diciannove.- Sussurrò sulle mie labbra, dopo essersi staccato.

Ridacchiai, prima di addentrarmi con lui in quell’incubo di festa.

Riconobbi molti dei miei compagni purtroppo, compagni che appena mi videro sembrarono più che contenti di venire incontro a salutare.

Eccheccazzo, che fine avevano fatto quelli che fingevano di non vederti? Tutti improvvisamente gentili erano diventati? No, tutti pettegoli e curiosi; non vedevano l’ora di conoscere il “famoso” David Woldrich/Bellick e di sapere che cosa ci fosse esattamente fra di noi.

-Lily cara, ma è vero che vivete sotto lo stesso tetto?- Mi chiese con fare quasi cospiratorio Helena, dopo avermi preso a braccetto.

Mi girai subito verso il tavolo delle bevande per cercare Dave con lo sguardo ed implorare il suo aiuto, ma Helena continuò con le sue torture senza badare al mio disperato tentativo di fuga.

-Tuo padre lo accetta? Ma riuscite a…come dire…copulare?-

Mi colpii la fronte con una mano; solo una cretina come Helena poteva usare la parola “copulare”.

-Diciamo di sì, anche se è dura.- Annuii, accennando un sorriso forzatissimo, prima di girarmi di nuovo lanciando segnali radar che imploravano un immediato soccorso.

Quel cretino del mio ragazzo però, sembrava troppo impegnato a parlare con l’altro cretino modaiolo del suo amico, per prestare attenzione alla sua “povera” ed incazzata nera ragazza.

-Secondo te sarò la Reginetta questa sera? Sai delle voci malevoli dicono che sarà Cheryl a vincere, ma io credo…-

-Hele, davvero. Sono sicura che vincerai tu. Ora scusami, ma devo proprio andare, eh?-

Annuì, stampandomi uno schifoso e lucidalabbroso bacio sulla guancia, prima di liberarmi.

Grazie al cielo! Corsi da Dave furiosa, placando la mia sete di “incazzatura” solo dopo aver visto che con loro c’era anche Angie.

Beh dai, dato che c’era la mia amica avrei potuto trattenermi per un po’; dopotutto, quella era la sua serata, sapevo quanto fosse importante per lei essere a quel ballo con il cretino modaiolo.

-Eccovi qua.- Sorriso forzato da Barbie in arrivo.

-Ti si è plastificata la faccia, tesoro?- Quella lieve luce divertita negli occhi del mio ragazzo mi fece intuire fin da subito che lui sapeva tutto. Brutto stronzo…! L’aveva fatto apposta a non venire in mio soccorso!

-Brutto cretino!- Censurai l’insulto; era la serata di Angie, dovevo contenermi. –Hai idea di che cosa ho dovuto passare?! Helena Elbow è peggio del morso di una tarantola!-

-Sarebbe stato scortese interrompere Angela mentre parlava.- Fu l’unica sua giustificazione, data con quel sopracciglio alzato a mo’ di sfida.

-Ma…Beh…- Che bello balbettare come una cretina. Guardai Angie che si scusò con un lieve sorriso.

Non feci in tempo a rispondere altro che Dave mi passò un braccio intorno al fianco, attirandomi a sé.

-Come mi hai chiamato prima?- Chiese in tono scherzoso al mio orecchio.

-Cretino.- Ripetei, senza scostarmi e gustandomi il suono della sua voce così vicino.

-Dopo ti farò pentire di averlo detto.- Soffiò, spostandosi sul mio collo e leccandolo lievemente.

Avvampai, soprattutto quando Kevin ed Angela si schiarirono la voce.

-Beh andate pure avanti. Noi faremo lo stesso, ma da un’altra parte se non vi dispiace, eh?- Scherzò il modaiolo, abbracciando Angela come aveva fatto Dave con me.

Proprio in quel momento, una voce insopportabilmente squillante ci interruppe.

-Allora ragazzi! Innanzitutto buonasera studenti della Millenium High School! Sappiamo tutti perché siete qui! Per ballare, ma anche per…- Stacey Kelley, più infagottata di una mummia nel suo vestito rosa, si interruppe, quasi per rendere più interessante la cosa. Peccato che sapevano già tutti cosa stesse per dire e che non mi interessasse affatto.

-Per eleggere il Re e la Reginetta di quest’anno!- Enunciò tutta entusiasta al microfono, seguita da un coro di schiamazzi e applausi.

-Ora la signorina Leyot, la nostra segretaria, ci porterà la busta con il verdetto!-

-Bene, direi che possiamo andare.- Disse Dave, voltandosi per guardarmi.

Annuii; al diavolo i balli, non avevo nessuna voglia di ballare!

-Non così in fretta, aspettate.- Ci interruppe Kevin. Forse fui solo io a notare un sorrisetto soddisfatto all’angolo della sua bocca.

-Aspettare cosa?- Chiese scettico Dave, socchiudendo gli occhi. Non ero l’unica ad essere sospettosa per quel suo comportamento a quanto pareva.

-Il Re e la Reginetta del Ballo sono…- Stacey armeggiò con la busta, passando il microfono nell’altra mano.

Kevin non sembrava intenzionato a rispondere a Dave, si limitava semplicemente a guardare divertito Stacey. Non capii il perché di quel comportamento, finché Stacey non finì la frase.

-David Bellick ed Allison Lowell!-

Fu come ricevere una secchiata d’acqua fredda sulla schiena scoperta.

-Cosa?!- Dicemmo all’unisono io e Dave, uno più incredulo dell’altro.

Helena Elbow però batteva entrambi con la sua espressione spiritata; chissà che shock per quell’oca non essere la Reginetta delle Oche.

La cosa più deprimente, però, fu rendermi conto che ero io la Cretinetta delle Oche.

Persino Stacey sembrava sorpresa; non era mai capitato che il Re e la Reginetta non fossero rispettivamente Quoterback della squadra di football e Cheerleader.

-Ci dev’essere un errore.- Considerai, prendendola sul ridere in modo isterico.

-Per forza. Chi cazzo potrebbe averci votati?- Dave alzò ironicamente gli occhi al cielo.

-Io.-

Entrambi ci girammo con sguardo omicida verso Kevin che proseguì, incurante di avere una spada di Damocle pendente sopra la testa, -Circa 150 volte. E ho corrotto anche dei ragazzi per farvi votare, contenti?- Sghignazzò.

-Tu.Hai.Fatto.Cosaaa?!- Dave non era uno molto paziente e pacifico, sembrava ad un passo dal prendere Kev per il collo e soffocarlo.

-Ero molto combattuto inizialmente; avrei voluto autovotarmi perché, insomma, io sono più bello, intelligente ed elegante di te Dave.- E detto quello, con un gesto teatrale si spostò i capelli, -Ma poi mi sono detto che vederti incazzato su quel palco come Re, non avrebbe davvero avuto prezzo! Sai che ridere!-

-Ma…Tu non sei normale…!- Dave si stava scagliando senza troppi complimenti su Kev, ma all’ultimo lo bloccai, notando che Stacey ci aveva localizzato tra la folla.

-Dave, non ora.- Sussurrai. –Quando questa pagliacciata finirà, ci penserò personalmente ad ucciderlo, strappandogli la carne in tanti piccoli pezzi…- Digrignai in direzione di Kevin.

-Ma che ragazza delicata e dolce.- Ironizzò il modaiolo, guadagnandosi un mio sorriso omicida.

Quel cretino! Aveva fatto avverare il mio peggiore incubo!

-Ecco i nostri ciccini, avanti ragazzi, salite sul palco, non siate timidi!- Celiò Stacey, rischiando di farmi vomitare lì, seduta stante.

-E se fingessi di avere una gastro-qualcosa?- Propose Dave, aggrottando la fronte.

-Non servirebbe. Stacey ci trascinerebbe sul palco anche se stessimo vomitando sangue.- Rabbrividii.

-Come sei macabra.- Constatò lui, ridacchiando suo malgrado.

-Grazie del complimento.- Sorrisi a mia volta, prima di sospirare e dirigermi verso il palco degli orrori.

Voci su voci circondarono quel nostro movimento; le ignorai, per evitare di scagliarmi su di loro e di prenderli a pugni.

Ci incoronarono ed io mi sentii letteralmente morire di vergogna con quello stupido diadema in testa. Già da bambina mi vergognavo di indossare coroncine varie per sembrare una principessa; più che una nobile, mi sentivo una Cretina.

Dave se non altro stava bene, non sembrava ridicolo come me. Lui aveva quel nonsoché di regale, sembrava un vero principe. Io? Sembravo la domestica con la coroncina di carta in testa.

-Ricordami perché sono qui come un coglione.- Mi disse all’orecchio, facendomi sussultare.

-Perché mi ami.- Dissi semplicemente, con un sorrisetto dipinto in faccia.

Sbuffò. –Ok, te lo concedo.-

Risi della sua espressione imbronciata da bambino. –E verrai ricompensato.-

-Ecco, questo mi piace.- Si passò la lingua sul labbro malizioso.

-Discorso ragazzi?- Stacey ci distrasse –mannaggia a lei!- e ci porse il microfono.

Lo presi seccata; non vedevo l’ora di scendere di lì. –Ringraziamo e basta.- Tagliai corto.

-E vorremo dire a chi ci ha votato.- Dave portò il microfono verso di sé, parlando con voce stucchevole, -Di dormire con un occhio aperto perché stanotte verrà strozzato nel…-

-Dave!- Strillai, togliendogli il microfono di mano.

Tutti ci guardarono straniti per un po’.

-Che carini.- La vocetta stridula di Stacey interruppe il silenzio e fu seguito da un applauso.

-Bene, diamo il via alle danze!-

Purtroppo per noi, fummo costretti a ballare lì sopra, sul palco.

Sentire le braccia di Dave intorno alla mia schiena, mi faceva battere il cuore come ad una ragazzina alle prime armi.

-Non è così male dai- La sua voce fu come una dolce carezza sulle mie spalle.

-Tolti i coglioni che ballano lì sotto.-

Risi lievemente, accarezzandogli i capelli con una delle due mani dietro il suo collo,

mentre le note di The Reason scorrevano indisturbate.

David’s pov


Ballare un lento con lei, mi riportava a quel giorno lontano, su quella barca.

La sensazione era la stessa, la circostanza un po’ diversa.

Il suo profumo, come allora, rischiava di farmi impazzire e l’idea di mandare a puttane quel ballo e di fare l’amore con lei stava diventando sempre più allettante.

-Grazie.- Disse staccandosi dalla mia spalla e fissandomi negli occhi.

-Per cosa?- Domandai perplesso.

-Per tutto. Per essere qui,- Si morse un labbro, -Semplicemente per…esserci.-

Ignorai quella fitta insistente alla parte sinistra del petto e sorrisi, -Hey, hai detto che sarei stato ricompensato. Perché non sarei dovuto venire?- Scherzai.

Ricambiò il sorriso, prima di sporgersi per baciarmi.

La baciai con foga e trasporto, fregandomene di tutti quei deficienti che probabilmente ci stavano fissando. Al diavolo quei coglioni impiccioni, al diavolo le sdolcinatezze, al diavolo Kevin. A me importava solo della mia ragazza, del resto me ne fregava ben poco.


I'm not a perfect person
There’s many things I wish I didn't do
But I continue learning


Non sono una persona esemplare,
Ci sono così tante cose che desidererei non aver

mai fatto
Ma continuo ad imparare
.

Mai parole furono più azzeccate per me. Depositai un bacio sulla sua spalla, facendola sospirare. Adoravo i suoi sospiri, adoravo il suo modo di reclinare la testa e di insinuare le sue mani fra i miei capelli quando la baciavo, adoravo tutto di lei.

Probabilmente, se qualche mese prima avessi fatto qualche pensiero del genere, mi sarei ficcato due dita in gola per vomitare. In quel momento invece, nonostante quei pensieri fossero schifosamente sdolcinati, non sarei riuscito a pensare a nient’altro.


I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you


Ho trovato una ragione,
Per cambiare quello ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
E la ragione sei tu.



Proprio mentre mi ritrovavo a concordare di nuovo sul testo, una musichetta a me molto nota, purtroppo, interruppe il nostro lento.

Prima ancora di lanciare uno sguardo omicida verso il DJ improvvisato, sapevo già di chi si trattasse.

Del resto, chi altri poteva mettere Wake me up before you go-go?

-Questa canzone mi perseguiterà a vita.- Considerai sconsolato, passandomi l’indice sulla gola nel momento in cui Kevin si girò tutto soddisfatto a guardarci.

L’avrei sgozzato, quello era certo.

E così quella specie di ballo/festa o quant’altro, diventò una specie di party anni 80, visto che il DJ –non avevo ancora capito che diavolo di fine avesse fatto il precedente DJ, probabilmente era scappato davanti alla scemenza di Kevin- sembrava intenzionato a propinare solo canzoni dello scorso secolo.

E, cosa ancora più dolorosa, la seconda parte della serata prevista saltò, ma tutto sommato non ci disperammo così tanto –cazzata, io lo ero, disperato intendo. Niente sesso neanche quella volta cazzo!-, avremmo trovato un modo per farlo…del resto, c’era sempre il tavolo della cucina come superficie piana, no?

-Pronto per iniziare la scuola qui?- Mi domandò lei a bruciapelo, ridacchiando maliziosa.

-No, direi di no. Ma, ehi, sono sopravvissuto a cose peggiori.- Mi pavoneggiai.

-Non c’è niente di peggio della scuola.-

Sì, l’astinenza tesoro.



*The end*


E così questa prima parte è finita…certo, era già conclusa da un po’, ma durante la pubblicazione è stata cambiata parecchio; ho aggiunto, modificato e tolto molti pezzi.

Vi chiedo scusa per i quasi due mesi di ritardo, ma l’ispirazione per il seguito è mancata ed ho avuto problemi che mi hanno fatto spesso arrabbiare con questa storia che non c’entrava nulla. Sono stata ad un passo dal cancellarla >.<

Ho deciso di aspettare ancora un po’ prima di pubblicare il seguito, mi dispiace tantissimo. Il motivo? Voglio avere qualche capitolo pronto prima di iniziare la pubblicazione. Così, teoricamente, dovrei riuscire ad aggiornare regolarmente. Riaprirò questa storia con un prologo del seguito più avanti –in tempi brevi, promesso, mi metterò subito a scrivere, scrivere, scrivere- e con le risposte alle recensioni –se ci saranno…non me le merito lo so…- e posterò il link dove avrò pubblicato il primo capitolo del seguito.

Per quanto riguarda le risposte allo scorso capitolo, farò come per il capitolo 13 di “Tra l’odio e l’amore”, ve le manderò, a mano a mano, per e-mail perché vi meritate a tutti gli effetti di essere ringraziate personalmente una ad una. Sarò un pochino lenta, ma lo farò, promesso :P Spero solo di non disturbarvi privatamente…se è un problema, ditelo pure… Poi...per qualsiasi cosa vi lascio il link al mio gruppo di storie, sarei più che felicissima di accettarvi tutte, non chiedo il vostro nick di efp :)

Detto questo non so davvero che altro dire, le parole mi mancano…

Spero di non aver deluso nessuno con questo finale…forse sarà scontato e sdolcinato, ma i finali tristi proprio non li reggo, mi lasciano troppa amarezza :P

Alla fine Kev ha scelto Angie, cosa non assolutamente prevista visto che fino all’ultimo ero deciso di farlo tornare con Vicky xP Che ne pensate della sua scelta?

Ah una cosa; la canzone The Reason è degli Hoobastank*_* Vi consiglio di ascoltarla perché è bellissima e le parole rispecchiano molto i pensieri di Dave :P

Beh, non ho altro da dire, voglio solo ringraziare, lo spazio per altro è solo sprecato:

I ringraziamenti non sono in ordine di importanza, adoro allo stesso modo TUTTI.


-Ringrazio tantissimo chi ha recensito questa storia –Sia su EFP che su FB e FORUM-, anche solo una volta, consigliandomi e sostenendomi tantissimo.



-Ringrazio infinitamente le ragazze del mio forum che con le loro parole mi hanno aiutata tantissimo a concludere con un sorriso sul viso, incurante di qualsiasi difetto o incoerenza presenti in questa storia. Non voglio fare nomi, voglio solo che sappiate quanto TUTTE siete state preziose e fantastiche per me, grazie.



-Un GRAZIE immenso alle mie meravigliose amiche Bea ( Panna_) e Didi (didi_kaulitz), per il loro preziosissimo sostegno, per aver sopportato tutte le mie paranoie, per le chiacchierate su msn e facebook, il loro incoraggiamento continuo, per avermi fatto conoscere il famoso “trinciapollo” ;D, semplicemente per il loro essere Uniche e Fantastiche =) Grazie ragazze! Vi consiglio assolutamente di leggere le loro storie perché le signorine dicono a me di ammettere di essere brava, ma loro per prime lo sono e non lo ammettono ;P



-Ringrazio infinitamente la mia carissima amica Chiara [ fallsofarc] per tutto; per aver trovato un titolo a questa storia, per aver betato i primi 11 capitoli, per aver sopportato i miei dubbi, per avermi fatto emozionare con le sue meravigliose storie, per avermi aiutato a migliorare con i suoi consigli. Un enorme GRAZIE a questa autrice e amica fantastica!



-Grazie infinite a chi ha inserito la storia fra le preferite, le ricordate e le seguite*_* Spero davvero di non avervi deluse con questo finale…



-Grazie a chi ha votato questa storia per il concorso “Storia con i migliori personaggi originali”, sia chi l’ha fatto alla prima fase, sia chi l’ha fatto alla seconda. Grazie davvero!*___*


-Grazie anche a chi ha solo letto, le letture alla prima pagina sono tantissime*___*


Quasi mi sento come una scrittrice, cosa più che assurda lo so xD Spero di non aver dimenticato nessuna >.< GRAZIE davvero a tutte, per avermi permesso di sognare con questa storia e per avermi sostenuta!


Un bacione a tutte! Aspettatevi un mio ringraziamento personale per e-mail (ripeto, se la cosa vi infastidisce avvisatemi pure o per e-mail, o per recensione, o sul forum o sul blog…non voglio disturbarvi per e-mail se non volete)

Bec

   
 
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