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Autore: roro    13/07/2010    9 recensioni
Arrossì, perché i bambini di quattro anni arrossiscono, quando gli adulti rivolgono loro occhiate serie e interessate, e cercò di trovare le parole giuste. I bambini di quattro anni solitamente non sono obbligati a fare la morale agli adulti, ecco, dunque Winry era seriamente in imbarazzo.
Ma ehi, si parlava di Ed e Al, quindi doveva fare del suo meglio, che la signora Elric le desse ascolto o meno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Trishia Elric, Winry Rockbell
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi permetto di inserire alcune note, prima di lasciarvi allo sclero che mi ostino a chiamare fan fic. <3

Dunque…

 

Prima di tutto: ‘sta storia è vecchia, risale ai primi di Maggio. Fosse per me, forse non l’avrei neppure postata, se devo essere sincera – ho il terrore di aver analizzato male i personaggi, cosa assolutamente possibile, o di aver scritto un’eresia imperdonabile, o… o chissà, tutto insieme. Magari è OOC e imperdonabile, chissà!

So solo che Winry ha quattro anni, in questa fic, e dunque non potevo sbizzarrirmi con chissà che introspezione: mi sono limitata al punto di vista di una bambina che vede la madre dei suoi migliori amici triste a rammendar panciotti, e che si sente in dovere di dire qualcosa.

 

Ah: è un po’ Missing Moment, un po’ Slice of Life e un po’ What if?. Roba di poco conto, insomma.

 

…sì. Ci sono degli accenni più o meno velati all’EdxWinry. Mea culpa, la storia è dedicata ad un’amante di questa coppia e dunque non potevo esimermi da inserire qua e là qualche battuta a riguardo. >///<

 

Comunque, prendetela per quello che è: una storia senza pretese.

C’è solo una bambina, una donna, un panciotto da ricamare e tanta malinconia.

 

PS: Il titolo è riferito all’età di Winry nella storia. XD Non avevo idee migliori, e mi sembrava alquanto… adatto, sinceramente.

PPS: La ripetizione di “triste” è voluta. Eh, sì. >____< Ci stava.

PPPS: Su, su, ora tutti a leggere la Shot – gemella di questa, in un certo senso, dato che nasce dal desiderio di scrivere qualcosa insieme per il compleanno di una comune amica – postata da Emiko92! E che nessuno mi critichi per quest’annuncio pubblicitario: è no-profit, gente! XD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[4 – Quattro]

[683 parole]

 

 

 

 

 

A Camilla.

Buon compleanno, anche se in ritardo!

…e, anche se forse non dovrei, a Emi. <3

Non chiedere perché, te la meriti e basta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La madre di Edward era una donna bella, con lunghi capelli nocciola e occhi profondi – o almeno, quella era la descrizione che tutti gli abitanti del villaggio erano soliti fare di lei. Un esserino magro, avvenente, una di quelle ragazze a cui la Natura ha fatto doni e doni e doni, sempre a detta degli altri.

Era adorabile, lei, ripetevano spesso le vecchie comari, e simpatica, e nessuno riusciva a capacitarsi sul come una fanciulla così leggiadra avesse potuto innamorarsi di un vecchio, per quanto piacente e ricco potesse questi essere.

Ma comunque, l’importante non era questo.

«C-Ciao! Buongiorno!», balbettò un giorno Winry, posando – oh, dio, che razza di situazione! – una mano sul tavolo della cucina e sforzandosi. Voleva sollevarsi sulle punte, sì, voleva sollevarsi almeno quel tanto necessario per poter guardare la donna negli occhi.  

Trisha Elric le sorrise dolcemente. «Oh, ciao a te, piccola. Se cerchi Edward, è in camera sua con Alphonse».

Non le chiese come fosse entrata – eppure lei era entrata!, era entrata in casa altrui senza averne il permesso! –, e di questo Winry si stupì: insomma, sembrava quasi disinteressata. Continuava a rigirarsi tra le dita un panciotto, i capelli che le ricadevano morbidamente lungo le spalle, e lo faceva canticchiando una canzoncina.

«Signora Elric?», si scoprì a mormorare.

«Sì?».

Arrossì, perché i bambini di quattro anni arrossiscono, quando gli adulti rivolgono loro occhiate serie e interessate, e cercò di trovare le parole giuste. I bambini di quattro anni solitamente non sono obbligati a fare la morale agli adulti, ecco, dunque Winry era seriamente in imbarazzo.

Ma ehi, si parlava di Ed e Al, quindi doveva fare del suo meglio, che la signora Elric le desse ascolto o meno.

«Ecco», disse, «non si sforzi di, ehm, sorridere».

Forse era stata un po’ troppo diretta, perché Trisha poggiò il panciotto sul tavolo e inarcò un sopracciglio. Sembrava divertita, in realtà, e questo fece sospirare di piacere Winry. Beh, almeno non era arrabbiata. O, se lo era, sapeva ben nascondere la frustrazione, quella donna con gli occhi nocciola e l’aria dolciastra.

«Oh», ridacchiò Trisha Elric. Allungò una mano nella direzione della bambina e le scostò una ciocca di capelli biondi dal volto. «Non credevo si notasse così tanto», aggiunse – poi di colpo abbassò gli occhi, e a Winry ricordò tanto un quadro che sua madre amava particolarmente, e che era sistemato nella casa di una vecchia zia.

Raffigurava un angelo, quel quadro, un angelo che era stato allontanato dal paradiso per aver aiutato un diavolo a scappare dalla punizione di Dio – era rimasto solo, lontano da tutto e tutto, e ora sedeva su un sasso, immobile. L’angelo non piangeva, ma il suo sguardo era così triste, così dannatamente triste, che sua madre era solita indicarglielo e sussurrare: «Quello, Winry, è il volto di una persona che soffre davvero».

E a Winry sembrava che la signora Elric fosse davvero triste. Era solo una bambina di quattro anni, okay, e solitamente i bambini di quattro anni non fanno la morale agli adulti, ma se Trisha era triste, allora anche Edward lo era – oh, sì, davvero! – e, beh, a lei non andava che Ed fosse triste.

Perché quando gli occhi di Edward si rabbuiavano per il dolore, il cuore di Winry perdeva un battito: a quel punto cominciava a fare tanto male, un male così atroce che lei desiderava solo farlo smettere.

«Perché non piange, ogni tanto?». Inclinò il capo di lato, soddisfatta di se stessa e del suo consiglio. «Piangere è utile, lo dice sempre papà!».

 

Winry l’avrebbe capito solo anni dopo, che alla signora Elric non era concesso piangere.

L’avrebbe capito solo vedendo Alphonse disperarsi sulla tomba della madre, le dita premute contro la pietra, i piedi che calciavano l’etere con furia.

L’avrebbe capito solo osservando Edward, gli occhi chiusi – voleva allontanare il mondo, lui, e con gli occhi chiusi pregava affinché tutto sparisse.

L’avrebbe capito solo stringendo le dita intorno al freddo manico di un ombrellino, la pioggia incessante che continuava a bagnare le sagome dei suoi due migliori amici, che Trisha Elric si era sempre sforzata di non piangere.

   
 
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