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Autore: LuNie    13/07/2010    2 recensioni
“Tu chi sei?” chiesi, sottovoce
“Vuoi sapere l’intera storia o ti accontenti di sapere il mio nome?”
“Quello che vuoi dirmi, sono qui per ascoltarti”
“Mi chiamo Frederic. Sono nato nel 1593 a Vienna....."

Una ragazza ed un vampiro, un incontro in una notte sfortunata... O fortunata?
Genere: Romantico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo molti mesi mi sono decisa a rispolverare questa vecchia storia, decidendo di darle una nuova piega e quindi un seguito...
Spero vi piaccia ^^

UPDATE: A questo link potete trovare il mio disegno di Isabel e Frederic ^^ --> QUI


Quella notte lo sognai.
Sognai che stavo camminando per una strada lastricata, indossavo un lungo vestito, molto stretto, che mi copriva fino ai seni.
Al fondo della strada vi era un enorme palazzo, che già guardandolo all’esterno si poteva capire che era una dimora lussuosissima di chissà quale famiglia nobile del luogo.
Mi guardai attorno, senza neanche sapere dove mi trovassi, chi erano quelle persone accanto a me, che giorno era, che anno era…
Mi ritrovai a passeggiare attorno a quel palazzo, cercando di guardare all’interno.
Una signora, una contadina probabilmente, mi notò e mi disse:
“Quella è la dimora del conte Hensel e di sua moglie. Vi abitano anche i loro figli adottivi, Marieke e Frederic.
Farebbe meglio ad allontanarsi, questo posto non ha fama di buona ospitalità, soprattutto per voi. Non siete mica Isabel Goll, la figlia del conte Adolf Goll?”
Guardai la donna, spaventata, e scappai lontana da quella villa.
Possibile che le sue parole mi avessero in qualche modo influenzato e spinto a sognare una cosa di questo genere?
Mi trovavo nella Vienna di qualche secolo prima, nelle vesti sontuose di figlia di un conte, il cui amore verso un uomo era ricambiato ma ostacolato.
La signora di prima mi aveva seguito, per accertarsi delle mie condizioni.
Mi chiese se volevo che mi riaccompagnasse a casa. Declinai l’offerta e continuai il mio giro in quell’enorme città.
Non sapevo dove fosse la mia dimora, non conoscevo alcun luogo di quella città.
In tutta la mia vita non ero mai stata a Vienna, figuriamoci dunque se potevo conoscere la Vienna del 17° secolo!
Fu nel momento di disperazione più grande, quando vidi il sole tramontare e le persone iniziavano a scemare dalle strade, che incontrai una ragazza della mia età, dai capelli biondi, che mi sorrideva e mi veniva incontro.
“Isabel, finalmente, è tutto il giorno che tuo padre ti sta cercando! Non sarai mica andata a sbirciare a casa degli Hensel?
So che sei innamorata del loro figlio adottivo, ma non mi pare un buon motivo per contrariare tuo padre.
Ricordati che domani farai il tuo debutto in società, e anche Frederic. Questa occasione potrebbe essere meravigliosa per far distendere i rapporti tra le famiglie e magari si potrebbe organizzare perfino un matrimonio!”
“Ma di cosa stai parlando?”
“Andiamo, non nascondere la tua cotta segreta alla tua dolce sorellina!
Andiamo, è ora di rientrare, altrimenti rischiamo di trovare papà ancora in piedi”
La bionda straniera mi prese per mano e mi portò verso un altro palazzo lussuoso, che era la mia dimora.
Mi abbandonò davanti alla porta della mia stanza e mi augurò la buonanotte.
Non sapevo più cosa fare, come sarei uscita da questo incubo?
Decisi che dormirci su sarebbe stata la cosa migliore, nella speranza che il sonno mi avrebbe ridestato alla mia vera vita.
Così avvenne. L’indomani mattina ero nel mio comodo letto ad una piazza e mezza, nel mio appartamento al terzo piano.
Bofonchiai un buongiorno a mia madre e mi preparai la colazione.
Mi sentivo stanca, come se il sogno avesse prosciugato le mie energie come se lo avessi vissuto veramente.
Tornai nella mia stanza, raccolsi alcune mie cose, e uscii in direzione del parco.
Una buona lettura in mezzo alla natura mi avrebbe rimesso subito in forma.
Ma quello che non mi aspettavo era vederlo seduto nel parco, con la sua lunga chioma al vento.
I capelli erano corvini, neri come la notte più buia, così come i suoi pantaloni.
Indossava ancora la camicia rosso scuro, ma adesso era elegantemente abbottonata e infilata nei pantaloni
I suoi occhi erano ancora più rossi e formavano un piacevole contrasto con la pupilla nera.
“Beh, adesso i vampiri possono uscire anche con la luce del sole?” sbottai
“Si, escono alla luce del sole, niente paletti d’argento, aglio e croci, niente sangue animale, niente famigliole felici. Non sono né Dracula né Edward Cullen, Isabel”
“Si, certo, Isabel. Sappi che la tua ‘cara’ Isabel mi ha fatto passare una notte d’inferno!”
“Cosa è successo?”
Così gli raccontai del mio sogno, gli avvenimenti e le cose scoperte sul conto della sua amata.
Rimase sorpreso dalle parole della sorella di Isabel.
“E così Sabine voleva farci sposare? Credevo fosse sempre stata contraria”
“Sabine?”
“Tua sorella… Ho sempre pensato che odiasse gli Hensel da quando il suo promesso sposo non fu ucciso da mio padre perché aveva scoperto il nostro segreto…”
“La smettete tutti di dire che io sono Isabel?? Io NON sono Isabel, mi chiamo Cristina, sono italiana, vivo nel 21° secolo, non sono la donna che cercate!”
Frederic mi prese per mano per impedirmi di correre via spaventata
“Se tu non sei Isabel, allora perché l’hai sognata? Se non sei isabel, perché non posso far altro che amarti ogni volta che i nostri sguardi si incrociano?
Se non sei Isabel, perché il tuo sangue ha il suo odore?”
“Ho sognato di essere lei perché ero suggestionata dalle tue parole, non so per quale motivo tu mi ami…”
“E per il sangue?”
A questa domanda non seppi rispondere. Mi limitai ad abbassare la testa, in silenzio, ad accettare la sconfitta. Allora chi ero io?
“In tutta la mia esistenza” - proseguì lui- “Ho incontrato solo due Isabel, dopo di lei. Tu sei la terza nuova Isabel”
“Cosa intendi?”
“Che voi tre siete le uniche donne che hanno lo stesso odore di Isabel, la sua reincarnazione.
Isabel si incarna in voi per dare a me la possibilità di darle l’immortalità, così che potremmo stare insieme per sempre e vendicarci di chi ci ha diviso e ucciso”
“Come Paolo e Francesca?” chiesi, indicando il passo sul libro dell’Inferno.
“Si, come la versione demoniaca dei due amanti uccisi per il loro amore troppo forte.
Io la amavo, e lei non ha fatto altro che ricambiare il mio sentimento, nonostante le differenze tra di noi”
“Amor ch’a nullo amato, amar perdona…”
“Già… Amore, che non permette a chi è amato di non amare a sua volta…
Io ero follemente innamorato di lei, la guardavo sempre quando camminava intorno al nostro palazzo.
E lei, sentendosi amata, finì per ricambiare i miei sentimenti”
E così, tutto ciò che dovevo fare io era accettare passivamente di essere una patetica copia della sua amata, per essere poi trasformata e mandata ad uccidere chi uccise me e condannò lui, solo per rimanere insieme per l’eternità?
No, era troppo per la mia povera testa, non potevo contenere tutte quelle informazioni.
Feci per andarmene, ma lui mi trattenne ancora un po’.
“Isabel, a cosa pensi?”
“A tutto ciò che mi hai detto… Il matrimonio, l’odore de sangue, la tua Isabel, l’immortalità, la vendetta… Cos’hanno a che fare tutte queste cose con me?
Io sono soltanto una semplice ragazza, come puoi pretendere che creda alle tue parole e accetti passivamente questo destino?
Per quanto ne so potresti solo lusingarmi per farmi diventare la tua cena di stasera!”
“No, per stasera avevo previsto sovracoscie di pollo alla scaloppina con vino rosso, niente umani invitanti °w°”
“Perfetto, adesso i vampiri mangiano pollo infarinato cotto con il vino, che bella notizia…
Altre cose che non so sui vampiri? Dormite la notte? Vi fate le analisi del sangue? Potete morire di diabete o di infarto??”
“Beh, l’infarto non è mai successo, ma il diabete un paio di volte. Le analisi no, odio le siringhe, e la notte dormo come un angioletto, tranne quando voglio andare a farmi un giro…”
Dopo quelle parole me ne andai veramente, stufa delle sue chiacchiere.
Mi aveva dato miliardi di cose su cui pensare e adesso mi vorticavano tutte nella testa.
Non sapevo più cosa diamine dovevo fare…
“Oh, finalmente sei tornata a casa” mi salutò mia madre all’entrata
“C’è una lettera per te sul tavolo, non so di chi sia, l’ho trovata nella buca delle lettere quando sono tornata”
Presi la lettera e andai nella mia stanza, ignorando mia madre che chiedeva il mio aiuto per il pranzo.
La aprii e lessi il suo contenuto

<< In memoria di Isabel Goll. Scritto da Sabine Goll - parte Ⅰ
Mia dolce sorella, ormai non più tra noi. Scrivo queste parole con l’intento di celebrarti. Vorrei ricordarti per quello che sei sempre stata, la ragazza più dolce e gentile che abbia mai conosciuto.
Cara sorella, tante cose sono passate dal giorno in cui ti abbiamo trovata priva di vita.
Il tuo amato ha lasciato la città per non fare più ritorno, nostro padre ha deciso di trasferirsi in Italia, nostra madre è anch’ella deceduta di crepacuore per la tua mancanza.
Ormai sono sola, su chi potrò fare affidamento ora che tu non ci sei?
Perciò ho deciso di intraprendere un viaggio, lontana da questa città maledetta. Ti scriverò dei frammenti di diari, che lascerò a persone fidate in giro per il mondo.
Chissà che io non vada fino in America, come era il tuo sogno!
So che scriverti sarà inutile, ma allevierà il mio dolore, e se qualcuno, tra qualche secolo o millennio, troverà queste pagine, spero dal profondo del mio cuore che ravvivi la tua memoria.
Purtroppo ora devo lasciarti, la mia carrozza è pronta.
Ti auguro di vivere serenamente in paradiso, anche se tu non ci hai mai creduto. Io so che ora sei lassù in cielo, e mi stai guardando.
E ti dico ancora addio sorella, addio per sempre…
Con affetto

Sabine

PS: Chiunque tu sia ad aver trovato queste memorie, ti chiedo di cercare le altre, sparse per il mondo.
La seconda parte la troverai nelle mani del suo amore, il figlio del conte che a noi fu rivale.
Buona fortuna, misterioso uomo. >>



Grazie per aver letto questo capitolo, se vi è piaciuto recensite ^^

  
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