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Autore: slice    14/07/2010    3 recensioni
Kisame, seduto dall'altra parte, si tiene la testa tra le mani; lui tra perversi trecentenari, ragazzini sociopatici, piante onnivore e bicrome, dorme un minuto per notte anche se si barrica dentro la sua stanza e tiene il lume acceso.
Dico solo una cosa: demenzialerrima.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kabuto Yakushi, Kisame Hoshigaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Cianciua: biascica.
Mi hanno suggerito di non togliere i miei regionalismi, specialmente nel genere comico o demenziale, ché son buffi e convivono bene con il mio stupido umorismo.

Premio per la Vincitrice - a parimerito con Aya88 - del primo mini contest, indetto sul forum di Urdi: Storyteller lover. Colei che tutto beta.
Spero appunto che tu non trovi degli orrori schifosissimi o che tu, nel caso, sappia perdonarmi! u.ù







La vita è breve per un motivo
di slice





L'espressione di Kabuto si fa disgustata quando entra nell'enorme salone adibito a sala da pranzo; in quel covo dall'entrata scheletriforme sembra impossibile imbattersi in un essere vagamente sano.
Certo, il fatto che una persona come Yakushi possa schifarsi, e ritenersi anche la persona meno cerebropatica di quel salubre luogo scavato 'nella morte' di un animale, è già di per sé qualcosa che mette in guardia, ma anche il corpo di uno sfortunato Nessuno mezzo maciullato, ciucciato e masticato, non porta decisamente alla pace dei sensi.
Tuttavia, il nostro eroe, non si lascia scoraggiare; da niente, aggiungerei, anche perché... avete presente Kabuto, vero?
“Zetsu,” chiama quello, mellifluo anche quando è seccato. “Dove sono Red e Tobi?”
Il rumore di mascella e di carne fradicia si ferma un momento e sono invece ben udibili i meccanismi del piccolo e bipolare cervello della frasca (dis)umana.
“Chi è Tobi?” biascica poi, senza aspettare chiarimenti e ributtandosi immediatamente su quella che ha tutta l'aria di essere una costola.
Kabuto sospira. Questi problemi un tempo non sussistevano, c'era talmente tanto malcontento che si potevano uccidere i sottoposti più stupidi e inutili senza, per questo, privarsi della bassa manovalanza.
Ma Zetsu è utile in fin dei conti, perché è notoriamente uno che non si fa i cazzi suoi. Una spia talmente nel profondo da non smettere mai di esserlo e la sua deformazione professionale, generalmente, è utile agli elementi viscidi come il buon (?) caro (?) vecchio (...) leccapiedi (!) di Orochimaru.
Ovviamente, se quel simpaticone avesse potuto avere anche solo un assaggio, un flash nella mente, di quello che sarebbe stato il futuro, avrebbe di certo preferito dilungarsi sulla personalissima teoria del caos di Orochimaru - ovvero: se Orostronzo starnutisce a Oto, il palazzo dell'Hokage collassa su se stesso a Konoha. E per quanto amasse il ninja leggendario al punto da dividere l'affitto nelle sue umili spoglie, l'unica cosa che trovava decisamente fastidiosa del suo padrone, al pari di quell'insana e inspiegata eterosessualità, era proprio quel suo essere prolisso su argomenti, che venivano oltretutto trattati un giorno sì e l'altro pure, come i piani di distruzione di massa e l'agognata immortalità.
Comunque, ignaro della tempesta che si agitava all'orizzonte, Kabuto continua la sua ricerca del trecentenario idiota suo alleato. Guardandosi bene dal precisare che se l'è andato a cercare di sua spontanea iniziativa però, e preferendo invece commentare che gli alleati sono come i parenti: non si possono scegliere. È una bella favola, dal suo punto di vista.





Zetsu che, senza missioni da fare, ha sempre qualcosa in bocca, interrompe un momento la sua dieta antropobiotica per seguire il pescivendolo. Ha sempre un buon odore di cibo crudo, in fondo.
Il pescivendolo, che sa quanto può essere idiota un folle come Kabuto, si è sempre tenuto alla larga dai suoi sghignazzamenti; quindi trovarselo davanti dopo aver svoltato un angolo di quel dedalo di corridoi sotterranei, ansante e scarruffato, gli procura non poco disappunto.
“Kisame! Dov'è Madara?” perpetua Yakushi, nella sua ricerca spacca-ghiande-a-tutti.
Ora, Kisame non è stupido; è grosso, è blu, è un mezzo squalo ma non ha due peni e si fa i cazzi i suoi, ma non è stupido. Quindi ha visto giusto quel che doveva essere visto, il resto ha preferito non vederlo pur immaginandoselo, però, ecco, non è che gli importi più di tanto di quel che fanno gli altri: le persone intorno a lui sono libere di agire come vogliono e non c'entra assolutamente niente che lui la sera si chiuda a chiave nella sua stanza. Proprio per via di questa sua apertura mentale risponde con enorme tranquillità all'ennesimo essere mitologico che deve sopportare nella sua vita.
“È a scoparsi Sas'ke.” afferma aiutato da un pollice che indica dietro di sé, superando Orobuto per dirigersi nella sala comune con Zetsu ancora appresso che cianciua* qualcosa, o qualcuno, morto da mesi.
Kabuto si reputa una persona sana, come tutti gli squilibrati, e quindi aggrotta la fronte, piegando la testa di lato, invidioso ancora una volta dell'Uchiha più giovane che ha la fortuna di poter essere preso dal suo maestro; senza trovarci alcun riferimento con sé stesso ovviamente, perché lui ama Orochimaru di un'amore platonico che all'occorrenza sarebbe potuto sfociare in qualche effusione, ma niente di serio, insomma.
Orochimaru al suo interno alza gli occhi al cielo e sbuffa, tediato, questo risveglia il suo coinquilino ancora predominante sull'uso del corpo, permettendogli di muoversi verso le stanze di Madara.





Sasuke piega la testa di lato, stringe gli occhi e poi allontana di un po' il giornale che tiene tra le mani. Madara si affanna alle sue spalle intento in ben altri sollazzi ed esprime il suo compiacimento belando un “Cazzo!”, stremato.
“Fai troppo rumore,” comunica Sasuke, stringendo gli occhi per riuscire a leggersi l'oroscopo.
Madara si lascia cadere di lato, volgendo il viso al giornale.
“E tu troppo poco,” commenta asciutto, irritato.
Quel ragazzino lo eccita lo stesso, anche se sta lì fermo e si legge il giornale mentre lo prende, perché il fratello sottostava a certe richieste in cambio di informazioni, mentre lui lo fa per noia quasi, concedendosi, ma scocciandosi di tutto. E infatti lo sente sbuffare e voltarsi supino interrompendo quei suoi pensieri inutili.
Ha una semi erezione il ragazzino e si tocca solo perché altrimenti sentirebbe dolore a non soddisfarsi, ma Madara lo sa che questa sua debolezza gli urta più di essere toccato da lui e si avvicina passandogli la lingua sull'interno coscia fino ad arrivare al pube. Quando approfondisce le attenzioni Sasuke sospira e si rilassa, ma proprio in quel momento la porta della stanza si spalanca.
Rimangono tutti immobili per un momento.
Kabuto apre e chiude la bocca a intervalli regolari, cambiando espressione più volte, senza emettere suoni se non versi strozzati, Sasuke ha la testa voltata all'indietro verso la porta e le sopracciglia alzate che gli conferiscono un'aria tra il sorpreso e il disappunto per essere stato interrotto, Madara ha la fronte aggrottata e l'erezione del ragazzino in bocca. Mugola infastidito, tirandosi su e rivolgendosi a Kabuto per l'insetto che è.
“Cosa c'è di così importante da non poter aspettare il tempo di un orgasmo?” chiede scocciato.
Orochimaru che ha le dita davanti agli occhi larghe in modo da coprirsi ma vedere ugualmente, si chiede per una frazione di secondo perché lui non abbia mai avuto il piacere di conoscere Sasuke così intimamente, e questo fa saltare i nervi a Kabuto che s'indigna, sbuffando come un toro.
“I nostri piani ad esempio, Madara caro. Potresti gentilmente rimandare gli aspetti ludici di questa convivenza e seguirmi nella sala comune? Questo covo assomiglia sempre di più ad un centro sociale e i ragazzini sociopatici che sono di là mi innervosiscono,” fa presente Kabuto che riferendosi a Juugo e Suigetsu non scarta però l'ipotesi di poter includere anche Kisame e Zetsu in quella sua sagace descrizione.
Madara ha una pazienza millenaria, si sa, chiunque abbia a che fare con Sasuke ce l'ha poi, quindi alza gli occhi al cielo maledicendo Orochimaru, ché è sempre colpa sua perché Kabuto è il suo tirapiedi, e cerca febbrilmente una soluzione che non includa abbandonare subito il corpo caldo sotto di sé. Poi però evidentemente sceglie di infischiarsene alla grande e lo comunica al suo alleato con un'alzata di spalle.
“Se vuoi partecipare entra, altrimenti aspettami nella sala comune e quando sarò-saremo,” si corregge avvertendo il basso ringhio giungere dal ragazzino, “ in comodo ti raggiungeremo.” conclude rituffandosi sulle parti intime di Sasuke.
Orobuto tentenna un momento sulla porta. Orochimaru è riuscito a prendere il controllo della gamba destra e fa un passo all'interno, verso il letto, mentre Smithers- ahn, Kabuto si trascina fuori sbattendo la porta affinché arrivi chiaro e tondo tutto il suo immenso fastidio.





Zetsu sta ancora cibandosi di qualcosa privo di vita, ma questa volta sembra che non ce l'abbia mai avuta, neanche prima: dalla sua bocca infatti spunta una gamba, ma non è umana e al grande tavolo manca una sedia.
Kisame, seduto dall'altra parte, si tiene la testa tra le mani; lui tra perversi trecentenari, ragazzini sociopatici, piante onnivore e bicrome, dorme un minuto per notte anche se si barrica dentro la sua stanza e tiene il lume acceso. Il fratello di Itachi poi si è rivelato essere psicopatico abbastanza da raggiungere picchi di schizofrenia allucinanti persino per gli standard della malavita, e invece quando si rivolge a Orobuto non sa mai se parlare al singolare, al plurale, o al femminile. Non solo il crimine non paga, ma fa anche fare gli incubi, e le occhiaie di Itachi parlavano tremendamente chiaro.
Quando entra Kabuto nella sala, Zetsu smette per un momento di trangugiare tutto ciò che ha la malaugurata sfortuna di esistere e gli rivolge una domanda apparentemente innocua quale se abbia trovato Madara o meno. Ovviamente lì, di innocuo, non c'è niente, assolutamente niente, e infatti Orobuto reagisce scagliandogli contro una pietra del diametro di una delle facce degli Hokage scolpiti a Konoha e urla stridulo di farsi i fatti propri. Ché in effetti, ragiona Kisame, guardandosi bene dal dirlo ad alta voce, non è che sia proprio una brutta scelta quella di farsi i sottoposti propri... eeeh i fatti propri, si corregge scuotendo la testa e premendosi le dita sugli occhi.
Passano poche decine di minuti ed ecco sua maestà Uchiha-Psyco Sasuke seguito da Uchiha voi-non-immaginate-quanta-pazienza-ci-voglia Madara fare il loro ingresso.
Ascoltare tutto quello che Zio Maddy blatera vuol dire farsi un viaggetto in quel suo cervello martoriato dalla degradazione della sua longeva follia, quindi è importante saper comprendere i punti salienti.
“...e quindi partiamo alla volta di Konoha domani mattina all'alba,” conclude lo zietto, osservando di sbieco Sasuke che si rigira tra le dita un kunai. “È tutto chiaro?”
Sasuke lo guarda e lo vede anche, Madara crede di esserne abbastanza certo, ma non è sicuro che quello slancio di pietà nei suoi confronti - perché quella di Sasuke non è altro che pietà - equivalga a essere ascoltato. Probabilmente, anzi, lo ha perso alla prima congiunzione.
“Io raderò al suolo Konoha, tu fai cosa ti pare,” comunica magnanimo Sua Maestà, facendo ricordare che la prima congiunzione era molto vicina all'inizio del discorso.
“No.” lo riprende Madara cercando di essere il più breve possibile e omettendo congiunzioni di sorta.
Sasuke sbuffa, si muove sulla sedia cambiando posizione e aggrotta la fronte, stizzito.
“Io dico di sì.” sbotta avvertendo con un'occhiataccia che non ci sono molte altre cose da dire, diciamo pochissime, facciamo nessuna.
Kabuto dall'altra parte del tavolo, vedendolo agitarsi sulla sedia, si rende conto di essere l'unico in piedi e si guarda intorno per scorgere il suo posto a sedere.
Kisame pensa distrattamente che con Zetsu nei paraggi venga bene quel gioco dove quando la musica si ferma devi metterti a sedere e ad ogni giro dev'essere tolta una sedia, ma la sua attenzione viene catalizzata ancora una volta sui protagonisti da uno sbuffo piuttosto concitato alla sua sinistra.
“Io non ho intenzione di fare tutte quelle cose, tutti quei sotterfugi, per schiacciare degli inutili insetti.”
Madara chiude gli occhi per un momento conscio che iniziare una frase rivolta a Sasuke con un “Ragiona” sarebbe stupido oltre che inutile, prende coscienza del nervosismo che sembra attanagliarlo anche se in realtà non ne conosce il motivo e ne ignora anche la piena colpa. Poi lo asserva per un attimo e opta per un paterno insegnamento, pacato e orientativo, sicuro che la figura del padre accompagnata da qualche scapaccione a suo tempo avrebbero fatto miracoli con molti dei suoi indisciplinatissimi sottoposti.
“So cosa ti ribolle dentro, ma nella vita bisogna avere pazienza e...”
La risata che lo interrompe fa ammutolire anche gli uccellini che cinguettano fuori e che si odono dalle fessure della cupola alta della sala comune.
“Cosa vuoi saperne tu della vita, Madara?” sbruffoneggia iroso e compito Sasuke, rivolgendosi ad un secolare pezzo d'antiquariato come lo zietto, e demolendo quindi qualsiasi barlume di speranza sulla sua latente intelligenza, in quelli che lo circondano. “Tu non sai niente.” conclude caustico, con la voce tanto bassa che Kabuto sente un brivido freddo corrergli sulla schiena. Kabuto! No, dico...
Madara rimane un tantino basito e a corto di parole per, diciamo, una quindicina di secondi abbondanti, poi il ragazzino si alza e si dirige fuori con passo lento e malcelata rabbia; alché, passandosi una mano sul viso e sospirando per farsi forza, da bravo zio, lui gli corre dietro, uscendo in corridoio e bloccandolo sul posto con una frase ad effetto.
“Puoi smetterla per un momento di comportarti come se fossimo tutti degli idioti?”
Sasuke ha un fremito al braccio mentre si volta e spintona la spalla di Madara fino a toccare il muro.
“E tu pensi che io sia disposto a fare le tue stupide orge? Tu sei un Uchiha, io sono un Uchiha, non mi farò mai toccare dai tuoi sottoposti e tu non puoi decidere per me, mettitelo bene in testa.” dice, proseguendo poi per la sua strada che nessuno sa quale è, nessuno, nemmeno lui, ma sssssh non diciamolo troppo forte.
Madara ha sulle spalle un tentato golpe, varie distruzioni di massa, secoli di storia, massacri, sacrifici, milioni di tecniche, ha accumulato venti miliardi di ore di Sharingan attivo e nessuno si è mai lamentato di come scopa, ma l'isteria dell'adolescenza l'aveva completamente rimossa. E rimane lì, nel mezzo del corridoio, ricordandosi a malapena di aver invitato Orobuto a partecipare con loro poche decine di minuti prima.
Un rumore sordo in basso lo scuote quel tanto che basta per fargli distogliere lo sguardo dalla schiena del ragazzino che sparisce nel buio e il cranio di uno pterodattilo entra nel suo campo visivo quando Zetsu lo raccoglie da terra e comincia a mangiarselo, partendo da un orecchio.
“Scusa capo,” biascica lui, prendendo a camminare e sparendo nel buio del fondo del corridoio.
“Allora,” lo sveglia del tutto Kisame con il suo vocione e la sua imponente stazza, “domani all'alba partiremo per Konoha?”
Madara si passa una mano sulla faccia dimentico di avere su la maschera, e sospira, davvero troppo stanco per dire qualsiasi cosa, limitandosi ad annuire.
Kabuto nella stanza di là è diventato come Zetsu e sta litigando con una parte di sé che prevale sempre di più, e quella sì che sarà una bella gatta da pelare. Gli verrà un'ulcera, pensa zio Maddy prima di incamminarsi a sua volta e sperare di svanire, come fanno tutti, nel buio del fondo del corridoio per non tornare mai più.






Owari







  
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