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Autore: Mrcctld    16/07/2010    6 recensioni
Questo è il primo capitolo della mia brutta storia. Benchè sia ambientata a Londra durante il periodo vittoriano, inizia in Africa. Qui si svolge l'infanzia dell'inquietante protagonista: il Bamboliere.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Joseph, sentendo quel nome, impazzì definitivamente. Ora, però, doveva mantenere la calma davanti a quell'uomo e dimostrarsi forte e sicuro di sè. Si chinò vicino a lui tenendo puntata la pistola alla gola e continuò il suo interrogatorio.
"Perchè ti ha assunto per uccidermi?"
"Non sei l'unico" - rispose - "Lo fa da dieci anni. Mi paga per portare fin qui i suoi ospiti e poi ucciderli. Non so perchè lo faccia, ma io semplicemente devo eseguire le sue richieste."
Joseph non replicò subito, ma rimase un pò a riflettere.
Alla fine Sir Mortimer si rivelava un mostro. Aveva ingannato centinaia di ragazzi, illudendoli di un futuro roseo, mentre in realtà erano semplici oggetti per le sue fantasie perverse. Aveva architettato la storia dei premi per l'impegno in modo che le sue vittime dessero il massimo durante i rapporti sessuali. Anche il fatto che educasse i bambini rientrava in quest'ottica. Insegnandoli e allevandoli nei migliori dei modi, faceva nascere in loro un senso di gratitudine nei suoi confronti e così si sentivano obbligati a sdebitarsi.
La triste realtà si rivelava soltanto durante l'ultimo viaggio verso il mondo esterno. Sir Mortimer li faceva uccidere forse per avarizia, non volendo pagare il lascito promesso, forse perchè temeva che parlassero di ciò che era successo, forse perchè ne aveva semplicemente voglia. Le cause però non erano importanti per Joseph.
Riprese a domandare.
"Dopo che li uccidevi, dove seppellivi i cadaveri?"
"A destra del ponte, dove c'è quel sasso."
Il nero si girò verso il luogo e vide i corpi di Sasha e Irina stesi a terra, poi anche quelli dei due mulatti, e ancora, quelli di numerosi altri ragazzi, tutti insanguinati e sporchi di terrra. Joseph si riprese dall'allucinazione.
"Sir Mortimer, per poterti pagare, richiedeva certamente una prova del delitto compiuto."
"Si, si, non voleva vedere i cadaveri, non gli piaceva, così dovevamo tagliare il pene e il clitoride delle vittime."
Il tono dell'uomo era incerto e sembrava chiedere perdono, come se avesse capito le nefandezze che aveva compiuto con l'unico scopo del denaro. Piangeva e tremava dal terrore.
"Ultima cosa, dove siamo ora?"
"Ancora all'interno delle proprietà del conte, in fondo alla via c'è la sua villa."
"Bene, grazie delle informazioni, ora è il momento di espiare le tue colpe!"

Gli occhi dell'uomo si spalancarono dall'improvvisa preoccupazione, mentre gli veniva sfilato un pugnale appeso alla sua cintura. Con un gesto deciso Joseph gli tirò giù le braghe, mettendogli in mostra il membro. Lo tagliò di netto usando la massima precisione. Il sangue zampillò copiosamente e l'uomo gridò dal dolore e dallo spavento. Le mani forti del nero gli spalancarono ancora di più la bocca. Sentì un tozzo pezzo di carne all'interno del cavo orale che veniva spinto sempre più in fondo. Non riusciva a respirare e così morì asfissiato dopo un quarto d'ora di spasmi.
Joseph fissò il cadavere soddisfatto, poi cercò la vanga che avrebbe dovuto seppellirlo se non si fosse salvato dall'agguato. La trovò in un'intercapedine sotto i sedili della carrozza. Scavò una fossa e ci calò le due salme dei due uomini. Dalla faccia barbuta dell'ultimo spuntava un insanguinato salsiciotto di carne. Joseph incominciò a ridere beffardo, poi riempi la sepoltura , sistemò un pò la scena del delitto e, con pistola e coltello al fianco, diresse la carrozza verso la villa di Sir Mortimer.

Durante il breve tragitto, Joseph ripercorse mentalmente il folle progetto che tosto avrebbe compiuto. Giunto al portone della villa, scese dalla carrozza e si diresse all'entrata delle cucine. La trovò aperta come sempre. Sir Mortimer non temeva i ladri, ma non aveva ancora fatto i conti con gli assassini...
Joseph entrò nella stanza e si mise alla ricerca di un imbuto, di un mestolo e della mannaia che aveva usato molte volte durante la sua servitù. Presi questi attrezzi si diresse alla camera di Sir Mortimer, dalla quale proveniva già il suo pesante russare.
Girò il pomello della porta e si avvicinò al letto del suo aguzzino. Si mosse con freddezza. Stordì il vecchio con il manico della mannaia, gli sfilò la vestaglia da notte e gli penetrò l'ano con l'imbuto. Poi si coricò il corpo sulle spalle e s'incamminò verso il laboratorio della cera. Il conte sembrava già morto perchè non respirava e non dava cenni di vita.
Joseph lo appese con una catena a due ganci sul soffitto. Lo mise a testa in giù, con le gambe rivolte all'alto, come se fosse un crocifisso capovolto.  Poi accese il fuoco e la cera incominciò a bollire. Il suo insano piano si stava attuando alla perfezione. Presto si sarebbe vendicato di quattro anni di violenze, stupri e sfruttamento, ma anche di centinaia di giovani innocenti uccisi per l'unica colpa di essere capitati nelle mani di un pervertito.

La cera stava bollendo dolcemente e ciò significava che era pronta all'uso. Joseph immerse dentro il mestolo e con la solita fredda lucidità lo svuotò nell'imbuto conficcato fra le gambe di Sir Mortimer. Il liquido caldo scese attraverso il retto fino alle sue viscere lo risvegliò dal suo sonno. Gli occhi gli balenarono dalla confusione e dalla paura.
"Jo... Jo... Joseph! Non dovevi essere morto?"
"Sono tornato dall'inferno soltanto per vendicarmi!"
Svuotò un ulteriore mestolo al suo interno, poi ancora un altro e continuò così fino a dimezzare il paiolo. Il vecchio svennè e forse morì. Il suo addome si stava gonfiando lentamente. Se lo avesse bucato, sarebbe uscito fuori un getto di cera bollente.
Il ragazzo si tolse questa soddisfazione sferrando un colpo secco di mannaia. Un fiotto di nauseante liquido rossastro scaturì dal taglio e macchiò tutto il pavimento. Rideva divertito e riempì il retto con altra cera. Il flusso dello stomaco riprese copiosamente alimentato da Joseph, che smise quando svuotò tutta la pentola. Si ripulì e con la mannaia in mano si diresse verso le camere dei bambini, lasciando alle sue spalle un cadavere penzolante da cui ora sgorgava sangue.
Ora che si era vendicato del vecchio, avrebbe iniziato la sua missione esistenziale. Se i suoi due più cari amici non erano riusciti ad avere un futuro, nemmeno gli altri bambini ne avrebbero avuto diritto. Joseph ci aveva messo poco per capirlo. Era stata una sorte d'illuminazione improvvisa. Il suo destino era quello di stroncare ogni nuova vita umana.

Aprì la porta della sua prima camera da letto, senza rumore e fissò a lungo i quattro bambini che dormivano tranquillamente. Il cinesino si svegliò all'improvviso, si stroppicciò gli occhi e si vide calare una mannaia in testa. Joseph gli spaccò il cranio in due, poi ammazzò, senza che se ne accorgessero, gli altri con un colpo alla gola. Non toccò i loro cadaveri, decidendo di lasciarli nella loro ultima posa fino a che il tempo non li avrebbe consumati. Uscì dalla stanza e andò nell'altra, lasciando sul parquet una scia di impronte di sangue. Ripetè con accuratezza lo stesso rituale su altri tre bambini, poi decise di uccidere anche la piccola Maria, la ragazza che lo aveva sostitutio e che ora dormiva in un alloggio separato.
Joseph ci impiegò poco ad arrivare nella piccola e umida stanza dove per quattro anni si era addormentato sperando che ogni notte fosse l'ultima. La mulatta giaceva beata nel letto. Il suo respiro le muoveva sensualmente il seno semiscoperto, ma il negro non provò nessuna reazione. Calò invece la mannaia sulla sua gola senza troppi indugi e la uccise. Vide che si era imbrattato di sangue, così aprì l'armadio e fortunatamente trovò un suo vecchio completo di velluto nero. Dopo essersi cambiato, girò per tutta la villa, trafugando qualsiasi oggetto prezioso che incontrava. Caricò così due sacchi pieni di gioielli e libri rari sulla carrozza e partì per Londra. Era già l'alba.

Vendette il bottino ottenuto al mercato nero e ricavò circa duecentomila sterline. Con esse aprì una piccola bottega in Savile Row e fece costruire un attrezzato laboratorio di solidificazione nel sotterraneo. Passò poi notti intere a comprare neonati alle prostitute, con i quali produsse il primo lotto di bambole. Fu un successo e così decise di rapire i pargoli delle famiglie più ricche di Londra, in modo da compiere la sua malsana missione di stroncare le giovani vite destinate alla felicità.
Benchè fosse curioso per l'aristocrazia vittoriana, nessuno sospettò o fece domande su quel gentile ed educato ragazzo di colore. D'altronde aveva donato generosamente del denaro ad alcuni orfanotrofi...

Joseph si svegliò dal sonno in cui era caduto. Dovevano essere passate più di tre ore. Si avvicinò alla vasca di marmo e vide nella cera bollente le mebra spappolate di Lady Eleanor che galleggiavano in una schiuma di color indefinito.
"Maledizione" - esclamò - "Dovevo essere più attento! Uffa, adesso devo buttarla via!"



 
  
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