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Autore: Toshiya    21/09/2005    3 recensioni
Nessuno è perfetto, dicono loro. Io, personalmente, la perfezione ce l'ho dietro la schiena. Peccato che non possa neanche girarmi per guardarla. << Sei dannatamente, fottutamente, intensamente, morto! Morto! Capisci?! Il tuo cuore non funziona più, i tuoi polmoni sembrano due cacche di cavallo, e chissà che fine hanno fatto il resto dei tuoi organi interni! >>. Non risponde subito.Poi sospira, e col tono di uno che spiega qualcosa alla propria figlia di tre anni, mi chiede << E allora perchè stiamo parlando? >>. Tò. Direi che ha risollevato una buona domanda.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era morto un martedì mattina. Alle 9 e quattro minuti. O almeno così sosteneva un pezzo di carta che ci informava della sua morte.
Troppo giovane. Io l'ho sentita, la sua risata. Quando i miei occhi si erano riempiti d'acqua. Di lacrime. Io l'ho sentita la sua risata. L'ho riconosciuta. Mi sono girata.
L'ho cercato. E, per quanto non scientificamente reale, la speranza che lui fosse ancora lì c'era. Aveva solo finto la sua morte? Probabile. Lui sarebbe stato capace di tutto.
Ho girato in tondo finchè la testa ha iniziato a farmi male. Mi sono seduta per terra. In lacrime. L'ho risentita. La sua risata. Si sentiva, anche solo dal modo in cui rideva, che sapeva di essere molto migliore di chiunque altro su questa terra. Oh, se lo sapeva. << Dove sei? >> avevo chiesto fra i singhiozzi. Più la risentivo, più quella risata mi mancava. Più avevo bisogno della sua voce, del suo sorriso, del modo in cui gesticolava freneticamente quando parlava. Più sentivo la sua risata e più avevo bisogno di lui. Dolorosamente. << Dove sei? >> ripetevo più forte. Sempre più forte. Urlavo, o quasi. Eccola che ricominciava. Ho capito da che parte della stanza proveniva, mi sono girata di scatto guardando in quella direzione. Cercando di distinguere nell'oscurità frammenti di lui.
Eccolo! Forse sorpresa non era il modo più giusto per descrivere come mi sentivo, un po' me l'aspettavo; non mi aveva detto addio.
<< Greg! >> si dice che non riesci ad apprezzare qualcosa veramente finchè non la perdi. Finchè non lo vedi, seduto come se avesse abbandonato completamente se stesso alla sedia. Gambe aperte. Sorriso. Il suo indescrivibile sorriso di sempre. Sulla mano il bracciale nero che gli avevo regalato.
<< Greg! >> sparisce nel nulla. Non c'è più. Non è che non la apprezzi veramente, la persona o la cosa, finchè la perdi. Quando capisci di non poterla più avere senti il cuore che si ferma, senti la disperazione salirti per le vene. L'effetto della droga è nullo al cofronto. Vuoto non è la parola giusto per descriverlo. E' qualcosa in più. Qualcosa di più danantamente profondo. Ci si sente un'uccello in gabbia. Che non può uscire. Non può fare niente. Costretto a vivere così per sempre. Fino al giorno in cui morirà. E quel giorno lo vedrà come un miracolo. Come un modo per spezzare la fottuta routine. << Perchè piangi? >> chiede dolcemente lui. Non mi giro. Continuo a fissare il pavimento sentendo le lacrime che scendono sulle guance e poi le vedo, piccole e delicate, che cadono sul pavimento. Sento la sua mano che mi accarezza la schiena. Delicato. << Shhh.. piccola. Non piangere. >> cerco di smettere ma è più forte di me. Perchè piango, poi, se lui è dietro di me a consolarmi? Cerco di riprendermi.
Ma quella dannata logica rovina tutto. Non può essere qui se è morto alle 9 e quattro minuti di un martedì del cazzo. E bla bla bla. Cazzo! Lo sento che è qui! Sento la sua mano, il suo tocco leggero ma forte, che mi accarezza la schiena. Sento la sua voce, calda, che mi consola. E allora perchè piango, convinta di averlo perso?! << Lo sai che ti amo >>. Mi alzo. Sento lui che, colto di sorpresa, fa un passo indietro.
<< No che non lo so! Non me lo hai mai detto! >> urlo. << Potevi pensarci prima >> non mi giro per paura di dover affrontare il suo sguardo. La logica è andata a farsi fottere. << Te l'ho detto ora >> ribadisce lui. Ha la voce scocciata e sorpresa. Sento il rumore del letto che si piega leggermente quando vi si siede sopra. << Ora non conta, e che cazzo! Ora sei... >> silenzio. Pochi secondi di interminabile silenzio. L'eternità. Mi giro. << ... Morto >>. Non c'è più. Eppure c'era. Ma è morto, non può esserci. Mi viene naturale da chiedermi perchè la cozzuta logica non si fa i fattacci suoi. Non ha altre ragazze psicopatiche che vedono i morti a cui rompere i coglioni? No. Pare di no. Oppure ce l'ha semplicemente a morte con me. A morte.
Probabile.
Mi asciugo le lacrime con la manica della maglietta. Lo vedo. Il bracciale. Uguale al suo. Quello che averei giurato di aver visto poco minuti prima. Lo fisso per qualche istante. << Torna, Greg. Torna da me.. >> sussurro. Non riesco neanche a sentirmi da sola. Ma a lui non serve sentire quello che dico per capire cosa penso. E' spaventoso quante cose si possano dire con il silenzio. O forse l'unica cosa spaventosa qui dentro è che io vedo i morti.
Tutto può essere, no? << Perchè piangi? >>. Perchè piangi, chiede il cretino. << Ma secondo te?! >> questa volta ho imparato la lezione. Non ci si gira. Si guarda il soffitto. Certo che come regola è proprio una fregatura. Ovviamente, qui dentro le detta lui, le stupide regole. Lo faceva anche quando era in vita. Era ovvio che avrebbe continuato a farlo anche da morto. E' uno che quando fa qualcosa, lo fa fino in fondo. Che si rompere le palle alla fidanzata o fare una frittata di zucchine. << Non saprei. Cazzo, mica sono un indovino >> ridacchia un po'. Mi prende in giro. Un'altra brutta (siamo sicuri?) abitudine che non ha perso morendo. Nessuno è perfetto, dicono loro. Io, personalmente, la perfezione ce l'ho dietro la schiena. Peccato che non possa neanche girarmi per guardarla. << Sei dannatamente, fottutamente, intensamente, morto! Morto! Capisci?! Il tuo cuore non funziona più, i tuoi polmoni sembrano due cacche di cavallo, e chissà che fine hanno fatto il resto dei tuoi organi interni! >>. Non risponde subito. Poi sospira, e col tono di uno che spiega qualcosa alla propria figlia di tre anni, mi chiede << E allora perchè stiamo parlando? >>. Tò. Direi che ha risollevato una buona domanda. << In effetti, >> sono costretta a constatare che ha ragione. << Com'è andata? Dico la tua non morte. >> chiedo curiosa. Oh, ma che cazzo piangevo a fare? Eccolo lì. Dietro di me. Giocherella con la catena dei pantaloni, si capisce dal rumore. << Divertentissimo, si finisce nella spiagga di BayWatch con Pamela Anderson e Carmen Electra >>
<< Veramente? >> chiedo sorpresa. Troppa voglia di girarmi. Troppa voglia di farmi abbracciare. Troppa voglia di baciarlo. Per la prima volta. Dargli un bacio in bocca. << No. Cretina.. Certo che hai un cervello parecchio contorto >> ride ad alta voce. Lo odio quando mi prende in giro. Lo amo quando mi prende in giro. Mi odio quando non riesco a trattenermi. Mi giro, lo guardo. C'è. Non è scomparso! C'è, è vivo, è veramente vivo! Corro ad abbracciarlo e.. acchiappo il vuoto. << Merda. Te pareva >> mi lamento. Mi siedo sul letto. Mi manca già. Passano le ore.
<< Devi smetterla, Anne >> è la sua voce, di nuovo! << Devi smetterla di vedermi. >> << Perchè? >> chiedo. A volte non lo capisco veramente.




<< Perchè sono morto. >>
Questo lo dici tu.
  
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