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Autore: Youko    19/07/2010    1 recensioni
Terza e ultima storia(anche questa non era prevista)che chiude la serie del 21. Questa è la storia parallela che si svolge prima, durante e dopo i due compleanni già trattati. Vi siete chiesti chi erano i famosi ladri e che fine abbiano fatto? Chi era la persona che Sendoh voleva conoscere e come sia andata a finire? Troverete qui tutte le risposte. AGGIUNTE terza e quarta parte conclusive.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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parte uno tdob Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Approfitto per ringraziare e rispondere alle persone che hanno commentato la precedente shot
Yuyu:Grazie sono contenta che pur trovandola molto romantica il carattere di Kaede non sia stato traviato^^. Eccoti accontentata ogni mistero viene svelato. Ciao!!  
Krikka86: Citarti era il minimo dato che l’idea succulenta è stata tua quindi grazie ancora .
Kae è un tenerone però evita di mostrarlo Xd. Il dubbio è rimasto lo so ma ora verrà chiarito ^^. Alla prossima .
Camus: Ciao cara, sono felice che ti sia piaciuta. Hai perfettamente ragione mi sono lasciata prendere la mano con la scena sul treno ehhehe, cercherò di non strafare e grazie per avermelo fatto notare ci tengo molto alla tua opinione. Se io fossi stata in Yo avrei fatto fuoco e fiamme lui è proprio un angelo( a volte ihihihi). Grazie alla prossima.
Lua:  Ma ciao Xd, è vero Kae solo per Hana  si dà una svegliata e per il basket ma quella non è una novità, sono contenta che ti sia piaciuta e che ti abbiano colpito parecchi passaggi. Un bacio alla prossima.   
Moirainesedai: Le idee di Hana sono troppo geniali eheheh, è vero la nostra volpe è stata un po’ cattivella con Yo ma c’è un perché e lo scoprirai presto ^^
Non ti è piaciuto il costume da panda di Yohei? Ma come io l’ho trovato tenerissimo, me lo immagino mentre distribuisce volantini e cammina ballonzolando per il parco e poi lancia delle bombe a mano, tira fuori una semiautomatica e… No aspé, niente armi fa troppo sergente Sagara Xd  
L’accenno alla SenMito  ha fatto rabbrividire parecchi? Davvero? Ops ehheheh.
Per le altre risposte ti lascio alla lettura, baci^^


Dato che questa shot si svolge tra il compleanno di Kaede e quello di Hana, per far comprendere lo scorrere del tempo ho utilizzato le date.
Purtroppo io posseggo delle scan del manga in cui non sono presenti nessuna scheda ai personaggi, dopo una piccola ricerca ho trovato questo sito, di cui vi lascio il link (http://slamdunk.it/team-shohoku), dove  schede accurate ce ne sodo solo alcune.
Ovviamente di Yohei non si sa nulla vabbè… sperando nella ristampa mi sono basata su queste informazioni.
Il comple di Ru cade il1 Gennaio, quello del tensai il1 Aprile e in mezzo ci sta quello di Sendoh che guarda te cade il 14 Febbraio.

Durante la lettura troverete “delle frasi con le virgolette dei dialoghi in corsivo” sono riprese dalle prime due storie.
In altri punti vi imbatterete  ‘nell’apostrofo e alcune frasi in corsivo’ sono i pensieri di uno o altro personaggio.
Mi piaceva l’idea di vedere una stessa situazione analizzandola  da entrambi i punti di vista dei due protagonisti, perciò in alcuni punti il soggetto cambierà spesso. Ho cercato di rendere il più semplice possibile il tutto, spero di non aver combinato casini.

La divido in due parti per facilitarne la lettura.
Buona lettura^^  



21: l’altra storia
30 Dicembre

Akira alzò dietro la testa il braccio destro mentre con la mano sinistra poggiata sul gomito tendeva l’arto qualche secondo, la giornata era splendida benché il sole s’intravedesse a sprazzi coperto ogni tanto da nuvole passeggere.
Le prime due ore di lezione erano state di diritto amministrativo e aveva faticato a tenere gli occhi aperti, non perché la materia fosse più di tanto ostica, era la voce atona e petulante del professore il problema.
Tirò un profondo respiro valutando che forse  avrebbe fatto meglio a prendersi un caffè alla macchinetta prima della lezione successiva.
 “Ehi porcospino!” quella voce e quel nomignolo catturarono l’attenzione di Akira che si voltò indietro.
A pochi metri di distanza in mezzo al corridoio Sakuragi lo fissava con un ghigno poco rassicurante, Sendoh alzò la mano e la mosse allegramente in segno di saluto.
Adorava Hanamichi, trovava la sua allegria e la sua vitalità contagiose, per non parlare di quanto si divertisse ad assistere ai battibecchi che il ragazzo dai capelli rossi aveva con Rukawa o Ryota.
Lo aspettò, vedendo che si era mosso per raggiungerlo, domandosi cosa volesse, dato che sapeva che frequentava un altro indirizzo e che quindi era capitato nel suo edificio per una ragione specifica e non per caso.
“Ho bisogno di te” esordì Hana quando si trovò a pochi passi da lui.
“Che bello sentirtelo dire” ribatté aumentando il sorriso, come previsto Hana lo fissò un secondo confuso prima di sbattere gli occhi un paio di volte.
“Ma di che cavolo parli?- Akira ridacchiò apertamente, si divertiva un mondo ad osservare le reazioni di Sakuragi, era talmente genuino da far tenerezza. – Ah lasciamo stare, apri le orecchie e ascoltami bene porcospino – riprese la sua aria minacciosa Hanamichi – Tu farai quello che ti dico senza discutere”
Fu la volta di Akira di fissarlo confuso “Devo preoccuparmi?”
“Mh no, in caso solo se non accetti” lo rassicurò e minacciò al tempo stesso Sakuragi prendendogli a spiegare cosa volesse da lui.
“Ho capito, quindi non devo far altro che intrattenere Rukawa un paio d’ore” riassunse il tutto Akira.
“Esatto e dargli un biglietto che poi ti faccio avere e venire alla festa logico-fece a sua volta – Allora ci stai?”
“Ad una condizione-aumentò il sorriso Sendoh facendo alzare un sopracciglio al compagno di squadra- devi presentarmi una persona” annunciò festante.
“Tutto qui? – se ne uscì dopo un secondo Hanamichi – Ti presento l’intera università, basta che mi fai questo favore” esclamò togliendosi un peso dallo stomaco.
“Naturalmente sarò ben felice di aiutarti, in più mi divertirò a giocare con Rukawa perciò nessun problema”
“Sì non divertitevi troppo senza il tensai però – si imbronciò un poco- Piuttosto chi dovrei presentarti?” domandò curioso, Akira gli fece cenno di avvicinarsi e si appartò in un angolo del corridoio allontanandosi dagli altri studenti presenti.
“Prima vorrei chiederti una cosa” fece a bassa voce tanto che Hana dovette sporgersi per udirlo.
“Spara”
“Tu e Rukawa… è vero che state insieme?” chiese diretto e non gli sfuggì lo sguardo di Sakuragi che si assottigliò pericolosamente diventando minaccioso e scuro.
“E se anche fosse?” rispose questo con un'altra domanda.
“Sarebbe una cosa molto bella, il fatto che vi vogliate bene intendo”
“E allora fatti gli affari tuoi” disse scontroso arrossendo però un poco.
“Non volevo essere indiscreto” ci tenne a precisare Akira, aveva sentito un giorno in palestra uno stralcio di conversazione tra Ayako e Ryota che parlavano tra loro riferendosi ai due ex compagni di scuola come ad una coppia, però una volta che l’avevano scorto i due si erano affrettati a cambiare argomento perciò non poteva essere sicuro di aver capito bene.
“Comunque – riprese il discorso Sendoh abbassando di nuovo la voce – C’è una persona che ci terrei a conoscere e visto che l’ho intravista spesso in tua compagnia, mi sembra più carino se me la presentassi tu invece che farlo direttamente io” spiegò con un sorriso un po’ imbarazzato.
“Vuoi usarmi per rompere il ghiaccio – esclamò Hana incrociando le braccia al petto e ghignando – Non ti facevo così timido porcospino e dire che hai un fan club che fa concorrenza a quello di Kae” ridacchiò divertito. Akira sospirò pesantemente, era sempre la stessa storia.
Per il semplice fatto che avesse uno stuolo di ammiratrici con cui era gentile, si limitava a sorridere alle ragazze ringraziandole del loro tifo niente di più, la gente credeva automaticamente che fosse un ruba cuori incallito.
“Tranquillo – continuò a dire Sakuragi con l’aria dell’uomo navigato – il tensai ti aiuterà a conoscere questa tipa, dunque oltre ad Ayako in genere chiacchiero con un paio di compagne di classe, più che altro una, Midori” rifletté.
“Ecco Hanamichi – interruppe i suoi ragionamenti Akira – veramente non è una ragazza ma un ragazzo” chiarì con un sorriso, Hana non rispose per alcuni secondi.
“Cioè tu sei…” esalò piano mentre iniziava a comprendere.
“Eh già”
“Ah…”
“Nessun problema, vero?” tentennò un secondo, forse dopo tutto Sakuragi e Rukawa non erano affatto una coppia e tanto meno gay.
“No, no solo che non me lo aspettavo ecco…- fece un istante dopo Hana riprendendosi dalla notizia inaspettata – e questo ragazzo chi sarebbe?” indagò ora quanto mai più che curioso.  
“Non conosco il suo nome, l’ho visto spesso in giro per il campus con te e con altri tre tipi : un ragazzo biondo, uno coi baffetti e uno piuttosto in carne”
“Yo? Tu stai parlando di Yo?” domandò afferrando Akira per il giacchetto di jeans.
“Suppongo di sì se è il suo nome, Hanamichi mi stai strozzando” gli fece notare ridacchiando un po’ per mascherare la confusione, non si era aspettato una simile reazione.
Sakuragi lo lasciò andare quasi subito rimanendo a fissarlo come se lo stesse soppesando, tanto che Sendoh si sentì un po’ a disagio e per dissimulare la cosa si sistemò la sciarpa.
“Mi spieghi come fa a piacerti una persona di cui non sai neanche il nome?” gli domandò a brucia pelo, Sakuragi sembrava molto arrabbiato.
“Per questo vorrei conoscerlo – affermò Akira di getto, Hanamichi continuava a guardarlo in quel modo astioso senza la solita ilarità che lo contraddistingueva e la cosa non piacque a Sendoh che si sentiva come fosse in attesa di giudizio per qualche tremendo crimine – L’ho notato un giorno che era venuto a spiare gli allenamenti insieme a quei tre – si ritrovò a raccontare – Il mister li cacciò fuori quasi subito perché erano piuttosto chiassosi, è molto carino e ha un bello sguardo” ammise contraccambiando l’occhiata del compagno di squadra.
“Verrà al karaoke quindi te lo presenterò alla festa” esclamò dopo un po’ Sakuragi ficcandosi le mani in tasca deciso ad allontanarsi, ma la voce di Sendoh lo bloccò.
“Aspetta – Hana si voltò appena e poi gli ritornò vicino aspettando di sentire cos’altro aveva da dirgli – Tu lo conosci bene questo tuo amico?”
Hanamichi si prese qualche secondo prima di rispondere senza togliersi dalla faccia quell’aria seria e scura da teppista, che usava in genere per avvertire i balordi attaccabrighe di stargli lontano se non volevano avere noie.
“E’ il mio migliore amico” svelò catturando l’interesse di Akira.
“Quindi sai se gli piacciono i ragazzi? Voglio dire se è etero mi fa piacere conoscerlo ma evito di provarci”
Akira era un ragazzo riservato, tranquillo, gentile, socievole e per nulla timido non era per quella ragione che aveva chiesto l’intercessione di Sakuragi, ma solo per prudenza.  
“Spiacente porcospino dovrai cavartela da solo – fece Hana con un’alzata di spalle – Non ne abbiamo mai parlato quindi non so che dirti, posso assicurarti che non sta con nessuno, ma se sia etero, omo o bisex non ne ho proprio idea”
Akira rimase in silenzio ponderando, quanto sentito gli sembrava tutto un contro senso, se erano grandi amici come aveva affermato non avrebbero dovuto parlare di tutto? Si chiese esprimendo anche ad Hanamichi il suo piccolo dubbio.
“Senti porcospino- disse Sakuragi lanciando un’occhiata lungo il corridoio, un gruppo di studenti era fermo a chiacchierare poco più giù dei fatti propri senza badare a loro – Yohei non si sbottona e io di sicuro non mi vado ad impicciare degli affari suoi” annunciò battagliero.
“Comunque lo trovo strano” insistette ancora Sendoh.
“Prima di entrare alle superiori ero famoso per aver ricevuto cinquanta rifiuti da altrettante ragazze e al primo anno di liceo persi la testa per una, Haruko la sorella di Akagi, poi…  beh ora sto con Kaede – soffiò Hana mentre arrossiva un po’ – Però a Mito non gliel’ho detto se non dopo otto mesi. Ridiamo, scherziamo e facciamo casino insieme e sono sicuro che se c’è da menare le mani posso contare sull’aiuto di Yo, questo è tutto quello che posso dirti” disse prima di voltarsi e avviarsi all’uscita.
Akira lo seguì con lo sguardo finché non lo vide scendere le scale, allora si avviò in aula.

Prese posto al solito banco dopo aver rivolto un saluto ad alcuni compagni di corso, tirò fuori dalla borsa il quaderno e una matita, il professore entrò in aula e iniziò a spiegare tracciando sulla lavagna alcuni schemi e Akira li ricopiò svogliatamente.
Dopo tutto, prese a pensare, non era stata una grande idea chiedere a Sakuragi di presentargli quel ragazzo. Ricordava perfettamente la prima volta che si era accorto di lui ed era stato prima che il coach buttasse fuori dalla palestra i quattro ragazzi.

Si stava allenando con un altro compagno di squadra in un uno contro uno, Akira aveva il possesso di palla e l’altro giocatore lo stoppava serratamente, sentiva la presa sulla sfera, il rimbalzo ritmato nelle orecchie, i muscoli tesi pronti per lo scatto, era concentrato nel gioco e poi quella sensazione si era insinuata chiara e forte.
Qualcuno lo stava fissando come mai gli era capitato prima, uno sguardo che non lo lasciava, che lo seguiva attentamente, si era voltato in cerca di quel qualcuno e allora li aveva visti: due occhi neri, profondi e insondabili piantati su di lui.
Era stato solo un attimo, il tempo di un rimbalzo e poi la palla che gli veniva sottratta.
La sua attenzione si era focalizzata di nuovo sull’altro giocatore che scattava a canestro e lui lo inseguì senza riuscire a fermarlo, quando poi si era girato di nuovo quegli occhi stavano guardando qualcun’altro.    
Si era detto che doveva essersi sbagliato che quel ragazzo stava osservando il suo gioco e non lui, aveva scrollato il capo e aveva ripreso a correre sul parquet cacciando via quei pensieri assurdi.
Sendoh si era ritrovato oggetto di tante occhiate, soprattutto da quando la sorella di Hikoichi aveva iniziato a scrivere su di lui: curiosi, invidiosi, adoranti di ogni genere però la sensazione che quegli occhi gli avevano trasmesso non voleva lasciarlo, per una frazione di secondo una sottile scarica elettrica lo aveva attraversato, un brivido che gli serpeggiava ancora lungo la schiena.
Per quanto si fosse sforzato di non pensarci, di non voltarsi in quella direzione non era riuscito a toglierselo dalla testa ed aveva provato quasi una punta di fastidio quando l’allenatore aveva cacciato via i quattro visitatori.
Durante gli allenamenti successivi si era ritrovato a lanciare occhiate veloci e frequenti alla porta della palestra nella speranza di vederlo ancora, di sentire quello sguardo che lo bruciava, ma il ragazzo dagli occhi scuri non era più tornato. Il tempo era passato e Akira se lo era tolto quasi del tutto dalla testa, finché non lo aveva rivisto di nuovo.

Era un giorno come tutti gli altri una normale pausa tra una lezione e l’altra come tante volte gli era capitato, si stava recando con alcuni compagni di corso alla caffetteria, il vento si era alzato e il freddo invernale si era insinuato tra le pieghe degli abiti, ma ugualmente le vie del campus erano affollate di studenti vocianti.
Akira  ascoltava distrattamente le lamentele degli amici sul risultato dell’ultimo test  poi con la coda dell’occhio aveva intravisto una figura familiare, alle orecchie gli era giunta la voce squillante di Sakuragi e si era voltato nella sua direzione, Hanamichi tutto infervorato stava sgridando tre ragazzi per una battuta poco felice che gli avevano rivolto, Sendoh li aveva riconosciuti e la sua attenzione fu subito catturata dalla quinta persona.
Chiudeva il gruppo camminando con calma, le mani infilate nelle tasche del giubbotto nero segnato dalla tracolla blu della borsa, una sciarpa di lana grigia arrotolata intorno al collo, sorrideva e ridacchiava di fronte al battibecco che si stava svolgendo davanti a lui.
Akira si era fermato a seguirlo con lo sguardo non visto perché si trovava piuttosto lontano, poi una mano gli si era poggiata sulla spalla richiamando la sua attenzione, i compagni di corso lo aspettavano sfregandosi le dita intirizzite e muovendo il peso da un piede all’altro non desiderando altro che una tazza di tè caldo.

Sendoh ritornò alla realtà del momento quando uno scroscio di risa scosse l’intera scolaresca, il professore aveva fatto una battuta delle sue e Akira si accorse che la lavagna si era ricoperta di tabelle e annotazioni, riportò lo sguardo sul quaderno deciso a ricopiarle, solo allora si accorse di ciò che aveva scritto soprapensiero.
Prese la gomma dall’astuccio che sporgeva dallo zaino lasciato aperto e cancellò quel nome tracciato inconsciamente, le labbra gli si curvarono all’insù trovando la situazione estremamente buffa.
Quel giorno si stava comportando irrazionalmente, prima con Sakuragi e ora ci mancava solo che disegnasse cuoricini intorno al nome di un ragazzo che neanche conosceva e tutto a causa della sensazione lasciatagli addosso da un semplice sguardo, non era da lui agire in maniera simile.


01 Gennaio

Yohei afferrò la sveglia spegnendola con un gesto secco, rimase steso a pancia in su’ sul futon sbadigliando e allungandosi, dopo alcuni minuti si decise ad aprire gli occhi maledicendosi per essersi fatto coinvolgere per l’ennesima volta da Hanamichi nelle sue pazze idee.
La sera prima era andato fuori con Noma, Okusu e Takamiya, il risultato come era prevedibile era stato che fosse rincasato poche ore prima dell’alba, si mise a sedere passandosi una mano sul viso e fissò con astio le buste lasciategli da Sakuragi il pomeriggio precedente, l’amico aveva bussato alla sua porta affidandogli il prezioso carico e ricordandogli di essere puntuale, poi era sparito di corsa.
Si alzò e dribblando alcune riviste, testi scolastici, un paio di videogiochi e qualche altra cianfrusaglia disseminata sul pavimento iniziò a prepararsi.
La festa al karaoke era l’unica nota positiva nel piano geniale del tensai e Yohei non vedeva l’ora che fosse già pomeriggio per potersi lanciare nei festeggiamenti.
Come era logico e Mito lo aveva previsto, Hanamichi non solo lo aveva sgridato per un ritardo inesistente ma gli aveva anche ficcato in mano l’aspirapolvere mettendolo subito al lavoro. Yo iniziò a passare svogliatamente l’aggeggio sul tatami sbadigliando e ascoltando le chiacchiere dell’amico.

“Hana di un po’, come lo hai convinto?”  domandò  Yohei poggiando le braccia sull’asta dell’elettrodomestico e lasciandosi scappare l’ennesimo sbadiglio,chiedere quell’informazione era stato un grande errore e lo capì quando dopo qualche minuto, che aveva impiegato per riportato la conversazione dove desiderava, Hanamichi aveva finalmente soddisfatto la sua curiosità.
“Vuole che gli presenti qualcuno con cui mi ha visto parlare all’università”

Quella giornata era iniziata nella maniera sbagliata e se aveva sperato in una conclusione piacevole Yo dovette ricredersi, Sendoh voleva che Hana gli presentasse qualcuno, per qualcuno era ovvio a chi si riferisse.
“Ho capito, qualche tua compagna di corso” tirò le somme dopo un secondo, una ragazza logico, prevedibile e del tutto naturale.
Riaccese l’aspirapolvere continuando a pulire, non che non se lo aspettasse sia chiaro, anzi evitava proprio per questo di andare in palestra, sapeva che Akira non stava con nessuna o almeno non all’università, ma poteva benissimo avere una ragazza a Kanagawa o chissà dove. Invece a quanto sembrava il giocatore era interessato a qualche studentessa proprio della classe di Hanamichi.
Continuò a pensarci tutto il giorno cercando di capire chi fosse la ragazza in questione  e il fatto che dovesse distribuire palloncini colorati al parco; per la pubblicità che faceva al ristorante in cui lavorava qualche volta come sostituto cameriere, non lo aveva di certo aiutato.
Vedersi passare di fronte coppiette felici che si scambiavano stucchevoli sguardi colmi di amore lo stava facendo impazzire.

Non aveva capito come fosse successo ma un giorno Mito aveva visto Sendoh, nel senso che lo aveva guardato vedendolo per la prima volta e rimanendone folgorato.
Aveva seguito innumerevoli volte la figura del giocatore alle partite Shohoku contro Ryonan e per ben due anni di liceo non ci aveva mai fatto caso. Akira era un giocatore come tutti gli altri, seppur di grande talento e al di sopra della norma, ma vederlo rincorrere la palla arancione sul parquet del campo di basket non gli aveva trasmesso nessuna sensazione particolare, nessun brivido, nessun batticuore, niente di niente.
Per questo la prima volta che si ritrovò impossibilitato a distogliere lo sguardo da ogni minimo movimento di Sendoh ne rimase sconvolto, oltre al fatto di aver capito che la stretta che gli serrava lo stomaco e la mancanza di fiato nel petto gliela stesse causando la vista di un ragazzo.

Yohei si era infatuato una sola volta nella sua vita gli era successo al primo anno di liceo e nessuno dei suoi amici ne sapeva niente, questo perché inizialmente voleva evitare di fare la fine di Hana ed essere preso in giro vita natural durante se avesse avuto un colossale rifiuto, secondo la scuola non era iniziata che da pochi mesi e il suo nome compariva già fra i primi cinque posti di una delle liste dello Shohoku e voleva evitare quanto più gli era possibile che finisse anche in altre.
Gli anni del liceo possono essere un vero inferno perché i demoni peggiori sono gli adolescenti annoiati.
Allo Shohoku, come un po’ in qualsiasi altra scuola, circolavano liste per tutto: i migliori studenti, i peggiori, i ritardatari cronici, i tipi da cui tenersi alla larga, i cocchi dei professori, i tipi strani, le ragazze più carine, gli sfigati tutti venivano catalogati ed etichettati.
Lui ed Hana grazie alla fama che si portavano dietro erano finiti nella lista nera dei teppisti, il nome di Sakuragi però, dopo aver conquistato il quarto posto grazie all’influenza del basket, era stato tolto, quello di Yohei da quinto aveva scalato la classifica dopo la sospensione per la rissa in palestra.
Non gli era mai importato di comparire in uno dei libri neri della scuola, però decisamente voleva evitare di contendersi il posto con Hana e Miyagi per il numero maggiore di scaricamenti ricevuti.
Per questo quando aveva capito che gli piaceva Nanako se lo era tenuto per sé.

Sakuragi era impegnato in palestra con gli allenamenti completamente assorbito dal basket e da Haruko, lui si era ritrovato a seguire i tre maniaci che aveva per amici, il quale sport preferito era spiare le ragazze del club di ginnastica, fu allora che l’aveva vista Nanako Ichighara anni sedici primo anno sezione D.
Yohei ne era rimasto conquistato e aveva iniziato a prendere ogni tipo d’informazione sulla ragazza, reputata a ragione fra le più carine della scuola, fino a quando un giorno l’aveva incontrata per strada.
Era un sabato mattina e Nanako stava guardando la vetrina di un negozio, Mito capì che quella era la sua occasione di avvicinarla e scambiare qualche frase con lei e magari con un po’ di fortuna invitarla a bere qualcosa.
La ragazza si era voltata verso di lui e aveva ascoltato attentamente; quando le aveva detto che frequentavano lo stesso liceo e che le loro classi erano vicine, lei gli aveva sorriso gentile scusandosi perché non le sembrava di averlo mai visto prima, una chiacchiera dopo l’altra e Nanako infine aveva accettato di bere un succo al bar lì a fianco.
Avevano passato insieme un’ora seduti a quel tavolino confrontando le loro esperienze sulla scuola e con i vari professori.
Quando poi erano usciti di nuovo in strada si erano salutati allegramente come buoni amici.
Il successivo lunedì Yohei, la mattina prima di entrare in classe, aveva fatto recapitare a Nanako un biglietto chiedendole di incontrarlo sul tetto nella pausa pranzo perché aveva bisogno di parlarle, voleva chiederle un appuntamento.
Mito non si sarebbe lanciato così spudoratamente se la conversazione al bar non fosse risultata tanto scorrevole, se Nanako non avesse riso alle sue battute e non gli avesse rivolto quei sorrisi caldi, tutto gli aveva fatto supporre di aver dato una buona impressione di sé e di aver fatto colpo, perciò non si era aspettato quello che successe.
Lei lo aveva raggiunto con tre compagne di classe al seguito, sfuggiva il suo sguardo e sebbene Yohei la avesse notato la cosa, la catalogò come semplice timidezza e imbarazzo così lui a bassa voce le aveva chiesto di uscire insieme.
Lei lo aveva fissato interdetta poi si era inchinata scusandosi per ciò che stava per dire, ma affermando che preferiva essere sincera, dicendogli in seguito che uscire insieme non le sembrava affatto una buona idea.
Yohei non aveva risposto nulla perché quella svolta lo aveva preso in contro piede.
Era stata una delle amiche della liceale a dirgli chiaramente di lasciare in pace Nanako, che la ragazza non era interessata e che anzi si era annoiata con lui, ma che però si era sforzata di essere gentile e ridere alle sue battute solo perché conosceva la sua reputazione.
Yohei quel pomeriggio non era ritornato in classe era rimasto sul tetto a rimuginare sul primo rifiuto della sua vita, benché avesse una notevole esperienza indiretta in quel campo forte di aver assistito a tutti i  non mi interessa ricevuti da Hana ne era rimasto spiazzato.

Per i successivi anni di liceo Mito non si era più interessato a nessuna, non si era invaghito neanche per sbaglio fino a che i suoi occhi non si erano catalizzati su Akira Sendoh, quello sfortunato giorno che si era intrufolato con i tre amici nella palestra del campus.
Non riusciva a spiegarsi perché avesse provato quel balzo al cuore o il fatto che non riuscisse a togliersi il giocatore dalla testa, per questo aveva evitato di incontrarlo ancora sperando che qualsiasi cosa gli fosse successa passasse in fretta.
Perdere la testa per un ragazzo era problematico già di per sé, infatuarsi di uno dei compagni di squadra di Hana era un guaio bello grosso, ma che fosse addirittura Sendoh voleva dire volersi proprio far male.
'Quante possibilità potevano esserci che Akira Sendoh, uno fra i ragazzi più gettonati, fosse gay?'
Si era posto quella semplice domanda una notte che non riusciva a dormire.
Una su un milione, si era risposto.
Ammettendo che per una volta nella vita Yohei avesse una gran botta di fortuna e che Sendoh fosse gay, quante possibilità aveva lui, Yohei Mito, di potergli interessare?
“Zero” aveva esalato nel buio, prima di schiacciarsi il cuscino sulla faccia.
Doveva toglierselo dalla testa aveva deciso, prima che finisse per soffrire per un amore non corrisposto o peggio ancora di combinare qualcosa e rendersi ridicolo.

Eppure benché se lo fosse ripromesso con tanta convinzione Sendoh era sempre presente nei suoi pensieri e se all’inizio di quella giornata si era svegliato felice perché lo avrebbe visto alla festa di Rukawa , dopo la visita a casa di Hanamichi non lo era più.

Varcò la soglia della stanza del karaoke con il solito sorriso tranquillo e s’immerse nella bolgia di festaioli e canterini cercando d’individuare con lo sguardo gli amici e il festeggiato, con sgomento trovò Hana, Kaede e Sendoh seduti a chiacchierare sul divanetto.
Prima che potesse indugiare troppo nell’osservare ogni dettaglio dell’abbigliamento del giocatore dalla capigliatura antigravità, Noma gli coprì il campo visivo.
“Ah ce l’hai fatta ad arrivare” trillò felice l’amico.
“Ho staccato poco fa” confessò.
“Abbiamo già dato il regalo a Rukawa, non sapevamo quando saresti venuto”
“Avete fatto bene” lo rassicurò prontamente con un sorriso iniziando a liberarsi del giacchetto e della sciarpa, non solo il riscaldamento era fin troppo alto, ma la confusione e il numero dei presenti toglieva ossigeno o forse la causa era un’altra, Yohei preferì non indagare.
“Okusu immaginava lo avresti detto” ridacchiò l’amico battendogli una mano sulla spalla.
“Vado a salutare Hana” annunciò, sarebbe sembrato strano se non ci fosse andato.
“Ti accompagno”
Yohei si avvicinò come se nulla al mondo lo stesse turbando, salutò Hanamichi, fece gli auguri a Rukawa e lanciò una piccola occhiata al sorridente Akira.
“Hana, quando hanno finito quei tre ci esibiamo noi” disse Noma al suo fianco, riferendosi con quei tre all’esibizione canora di Kogure, Mitsui e Miyagi, posando un braccio sulle sue spalle, come fosse un mobile a cui appoggiarsi.
Yo lo lasciò fare e intervenne nel discorso facendo volgere l’attenzione di tutti verso Okusu e Takamiya, e scatenando la battutina prevedibile di Sakuragi, poi la voce di una ragazza l’interruppe :“Ragazzi allora che canzone avete scelto?”
Mito la conosceva, era Yumi una compagna di classe di Hanamichi con cui l’amico aveva legato e che spesso lo aiutava passandogli gli appunti decisamente più chiari ed accurati, Yo le rivolse un sorriso e si mise a scorrere la lista delle canzoni del karaoke.
“La numero tre” rispose dopo un secondo e volgendosi verso Sakuragi non poté sfuggirgli il piccolo cenno che Akira rivolse all’amico, quello era un segnale e ne ebbe conferma quando l’istante seguente Hana prese a fare le presentazioni del caso.
Mito rimase imperturbabile mentre un sapore leggermente amaro gli si diffondeva in bocca, intuendo chi fosse la ragazza che Sendoh voleva conoscere, la probabilità che fosse Midori  gli aveva sfiorato la mente quello stesso giorno e dal modo in cui Akira le sorrideva non poteva avere più dubbi.
“Con Yo, Noma, Okusu e Takamya invece ci conosciamo da un bel po’” stava dicendo in quel momento Hanamichi.
“Certe volte mi sembra anche da troppo” affermò scherzosamente per cercare di nascondere la piccola delusione che stava provando. Se l’aspettava, ma ritrovarsi in prima fila ad assistere alla diretta del primo approccio di Sendoh faceva leggermente male.
“Venite sempre alle partite e qualche volta anche agli allenamenti, vero?” ricordò Akira guardando proprio lui.
“Quando possiamo” rispose telegrafico Yohei prima di  volgere la sua attenzione alla fine dell’esibizione. Quanto aveva desiderato che Akira si accorgesse che esistesse, che sapesse chi fosse, che lo guardasse e ora che aveva puntato gli occhi proprio su di lui Yohei desiderò non essere mai andato a quella festa.
Richiamò gli amici e si avviò deciso ad allontanarsi dal divano, non voleva sentire o assistere oltre allo scambio di battute tra Sendoh e Midori, gli augurò in cuor suo tanta felicità e figli maschi e con uno scatto un po’ brusco afferrò il microfono che Kogure gli porgeva.

Per tutto il tempo dell’esecuzione della canzone Mito cercò di evitare di guardare nel punto della sala in cui aveva lasciato Akira e Yumi a scambiarsi battutine, ma i suoi occhi non volevano ubbidirgli e si ostinavano a catturare immagini dei due che chiacchieravano affabilmente ridacchiando e lanciandosi sorrisi.
Fu con un grande sollievo che accolse il termine dell’esibizione per potersi allontanare e mettersi in un angolo, da dove il divano non era visibile.
Sakuragi prese a intonare una canzone d’amore, Yo notò il modo in cui fissava in direzione di Kaede e di come i suoi occhi brillassero felici, la cosa non sfuggì neanche ad alcuni compagni di squadra del tensai, alle orecchie di Mito giunse qualche stralcio di conversazione pieni di perplessità e dubbi che fra i due giocatori ci fosse un rapporto più stretto ed intimo.
Individuò i soggetti, non poco distanti da lui, si sporse in modo da essere sicuro che lo vedessero e gli piantò addosso un’occhiata chiaramente ammonitrice e minacciosa, i due si zittirono all’istante e dopo un secondo sgusciarono via tra gli altri presenti.
“Yo, tutto bene?” s’informò Okusu arrivatogli vicino con gli altri due amici.
“Sì nessun problema” annunciò festante schiaffandosi in faccia un sorriso birbante.
“Muovetevi, avviciniamoci al buffet” li spinse Takamiya in avanti.
Mito si aggregò ai tre ridendo, scherzando e prendendo in giro Taka e la sua ingordigia costringendosi a non guardare da nessun’altra parte.

***
Akira era un ragazzo molto socievole e accettava sempre volentieri di uscire con i compagni di scuola o di squadra, però quella sera prese in seria considerazione l’idea di diventare un’eremita asociale.
La stanza era troppo affollata, benché fosse notevolmente capiente, appena si era alzato dal divanetto non riuscì a fare che pochi passi senza essere fermato da qualcuno intenzionato a fraternizzare, perfino Akagi si era messo in testa di intavolare una conversazione sul mondo del basket universitario, sembrava che ce l’avessero con lui e dire che si era anche sforzato di arrivare puntuale per non lasciarsi sfuggire nessuna occasione.

In realtà aveva fatto tardi ugualmente, si era appisolato davanti al televisore dopo pranzo e quando si era svegliato aveva perso tantissimo tempo a prepararsi, fortunatamente Yohei non era ancora arrivato e lui aveva tirato un sospiro di sollievo. Akira tenne d’occhio la porta e finalmente dopo una mezz’ora l’unico motivo per cui non vedeva l’ora di partecipare a quella festa si materializzò.
Prese ad osservarlo con calma studiando attentamente i caratteri del suo viso mentre Yohei chiacchierava con Noma: lineamenti regolari e dolci, profondi occhi scuri, capelli neri resi lucidi dal gel, carnagione candida come la neve, fisico ben proporzionato.
Era proprio carino, valutò portandosi alle labbra il bicchiere d’aranciata sorridendo, un po’ basso forse, ma in fin dei conti non era un problema anzi, Akira preferiva i ragazzi non molto alti, primo perché era più facile coccolarli, secondo data la sua di statura doveva essere realista.
Attese pazientemente che Sakuragi glielo presentasse come aveva promesso, ascoltando la voce calda di Mito scherzare con i due amici, quando però con una punta di leggera invidia e gelosia aveva osservato con disappunto Noma circondare le spalle di Yohei decise, che era venuto il momento.
Sendoh sapeva che l’intervento di Hanamichi non era necessario, però non voleva passare per un egocentrico che interviene a forza nelle conversazioni altrui imponendo la propria presenza, desiderava fare la migliore impressione possibile.
Così aveva potuto scambiare qualche frase di circostanza con Mito ma era durato troppo poco, purtroppo il fato ci aveva messo lo zampino e il ragazzo si era presto allontanato con gli amici per esibirsi.
Akira trovò provvidenziale la presenza di Midori, la compagna di classe di Sakuragi, grazie al fatto che si mise a parlare con lei su come avesse conosciuto Hanamichi riuscì a non fissare per tutta l’esibizione Yohei, non che non volesse fare altro, però Akira voleva procedere con cautela.

Il suo piano consisteva nel frequentare Mito per qualche tempo instaurando possibilmente un bel rapporto di amicizia, cercare di conoscerlo meglio mentre tentava di scoprire i suoi gusti sessuali solo allora e se avesse avuto fortuna avrebbe iniziato a flirtare apertamente.
Per ora non doveva fargli sospettare minimamente l’interesse che sentiva per lui, nel caso Mito fosse risultato un etero convinto Akira si sarebbe messo il cuore in pace, avrebbe taciuto e l’amicizia sarebbe rimasta.
Per il momento però decise che doveva agire, si alzò dal divano scusandosi con Midori e ascoltando casualmente la voce di Hanamichi, intonare le prime strofe di una canzone romantica ed individuò Mito.
Il ghiaccio era ormai rotto per cui ora poteva benissimo andargli vicino e intavolare un po’ di conversazione senza correre il rischio di apparire strano .
Però sembrava che tutti i convitati alla festa volessero mettergli i bastoni fra le ruote, non seppe più da quante persone era sfuggito inventando scuse.

Rivolse  l’ennesimo sorriso di circostanza ad Akagi senza aver realmente ascoltato una sola parola di quel che gli stava dicendo, il suo sguardo era rivolto oltre il massiccio universitario e fissava il viso di Mito ridacchiare con gli amici lanciando occhiate frequenti al quadrante dell’orologio.
‘Che abbia un appuntamento?’ si ritrovò a chiedersi mentalmente Sendoh mentre il sorriso si appannava leggermente, non poteva perdere altro tempo, se Yohei fosse andato via avrebbe sprecato un’ottima occasione.
“Ho una gran fame, vado a prendere qualcosa” annunciò interrompendo Takenori e senza aspettare una risposta sgusciò via.
Mito si trovava poco discosto dal ripiano in cui il personale del karaoke aveva lasciato gli stuzzichini, come se non lo avesse neanche visto si avvicinò al banco indeciso su cosa prendere intento invece ad ascoltare le chiacchiere dei quattro ragazzi, con la coda dell’occhio vide i tre amici allontanarsi verso alcune studentesse che si stavano servendo di alcuni spicchi di tramezzini.
Sendoh si voltò con un bel sorriso sul volto verso… il nulla, Yohei si era allontanato.
Lo cercò con lo sguardo e lo individuò dopo qualche secondo.
 
***
Yohei non smise neanche per un attimo di lanciare occhiatine all’orologio, aveva promesso ad Hanamichi di aiutarlo a preparare l’ultima sorpresa per Rukawa e per quanto se ne fosse lamentato non vedeva l’ora di andarsene.
Appena i tre amici si allontanarono per attaccare bottone con alcune ragazze reputò che non avesse ragione di rimandare oltre, agguantò con una mano giacchetto e sciarpa e conquistò l’uscita, una volta nel corridoio si beò qualche istante dell’assenza di rumori, ma il silenzio venne squarciato un attimo.
Il vociare allegro degli studenti e le note di una canzone inondarono il corridoio poi più nulla .
“Stai andando già via?” il cuore di Yohei accelerò e con una lentezza spaventosa si voltò ad incrociare il volto sorridente di Sendoh.
“Esatto” si ritrovò ad affermare prima di rimanere muto come un’idiota, Yo non sapeva che dirgli così per dissimulare l’agitazione che gli palpitava in petto iniziò a infilarsi il giacchetto.

“Ah…” constatò semplicemente Akira non si era aspettato una risposta tanto lapidaria, prese a riflettere velocemente su qualcos’altro da dire per fermarlo o almeno provarci.

“Deve essere un impegno molto importante” Yohei finì di sistemarsi la sciarpa al collo decidendosi ad alzare gli occhi su Sendoh.
“Devo fare un favore ad Hana” esalò piano rimanendo immobile, doveva andarsene, bastava che si girasse e che prendesse a camminare verso l’uscita però il corpo di Mito decise di fare sciopero e rimanere fermo come uno stoccafisso.

“Che tipo di favore?- indagò Akira ringraziando il cielo perché per un istante aveva temuto che la voce di Mito stesse per pronunciare una frase spaventosa, ossia: Ho un appuntamento. Si accorse però che lo sguardo di Yohei, per quanto il ragazzo sorridesse leggermente, si era fatto più sottile e guardingo e resosi conto che la sua domanda poteva essere interpretata in maniera negativa si affrettò ad aggiungere – No, sai te lo chiedo perché so delle lettere e la trovo un’idea davvero simpatica”

I muscoli di Yohei si rilassarono e ricambiò il sorriso aperto di Sendoh.
“E’ qualcosa di simile… più o meno” affermò non dicendogli altro, non sapeva come il giocatore la pensasse riguardo a certi argomenti e non gli andava di essere lui a rivelare il rapporto che intercorreva fra Hana e Rukawa.

“Ho capito – esalò Sendoh avvicinandosi perché soltanto Mito potesse sentire le sue parole, non che ce ne fosse bisogno il corridoio era vuoto, ma diminuire le distanze gli sembrò una buona idea in quel momento – Sakuragi ha escogitato un qualche tipo di sorpresa romantica per Rukawa, giusto?- domandò allegro a bassa voce – Me lo ha detto un paio di giorni fa”

Yohei lo fissò incredulo per un secondo e poi indispettito ripensando a come Sakuragi avesse minacciato lui e l’armata di tener chiusa la bocca sulla sua relazione con Kaede, l’amico poteva anche avvertirlo di aver iniziato a confidarsi con i compagni di squadra.
“Già, devo far trovare la torta con le candeline accese per il ritorno di Rukawa” annunciò non facendosi più alcun problema e rivelandogli anche il resto della sorpresa che doveva preparare.

Akira ascoltò attentamente tutto ciò che Mito gli disse e il sorriso aumentò maggiormente mentre gli occhi brillavano per l’idea favolosa che gli era venuta in mente.
“Se vuoi ti accompagno – se ne uscì festante – devi accendere tutte quelle candele in pochi minuti, non ce la farai mai, se siamo in due invece saremo fuori dall’appartamento prima che arrivino”

Yohei si accorse di essere rimasto con la bocca aperta e si affrettò a chiuderla, mentre il suo cervello iniziava a mandargli immagini non richieste.
Lui e Sendoh sul suo motorino le braccia di Akira che avvolgevano la sua vita, poi loro due da soli a lume di candela si portò una mano al mento fingendo di rifletterci su’ ma in realtà, solo per coprire il ghigno che gli stava spuntando sulle labbra.
Accettare quell’offerta di aiuto gli avrebbe permesso di stare un po’ con lui e la cosa non gli dispiaceva più di tanto anzi, semmai tutto l’opposto.
“Sicuro di non voler rimanere alla festa?” domandò a bruciapelo quando il pensiero di Midori si materializzò smorzandogli qualsiasi ilarità.

“Non sono un tipo particolarmente festaiolo” ammise una mezza verità Akira.
‘E poi che ci rimango a fare se non ci sei tu?’ avrebbe tanto voluto dirgli, ma si tenne quel pensiero per sé, aveva già sfidato troppo la sorte autoinvitandosi a casa di Sakuragi con il rischio di passare per un impiccione.
“Se è così allora accetto il tuo aiuto” fece Mito regalandogli un sorriso meraviglioso, o almeno Akira lo trovò tale, il giocatore gli chiese di aspettarlo un secondo mentre recuperava la giacca.

Il cuore di Yo batteva a mille quando infilò la chiave nel quadro aspettando di vedere la figura di Sendoh
uscire dal karaoke, quella giornata iniziata male dopotutto gli stava per regalare dei bei momenti, non che Yohei sperasse in qualcosa d’impossibile.
Gli era dolorosamente chiaro, fin troppo, che non sarebbe accaduto nulla però anche poter passare qualche minuto da solo con Akira lo rendeva felice.
Ma si sa’ la realtà è sempre diversa dall’immaginazione e Mito si pentì di aver accettato la compagnia di Sendoh, pochi minuti dopo che partirono alla volta dell’abitazione di Hanamichi e Kaede.
Il corpo del giocatore scivolò di un poco in avanti al secondo semaforo rosso a cui si fermarono, il contatto seppur lieve lo stava mettendo in agitazione, le dita di Akira erano poggiate saldamente ai suoi fianchi e benché avesse un gran numero di indumenti addosso sentiva la pelle formicolare e pizzicare.
Mito approfittò dell’attesa del verde per alzarsi leggermente e sfuggire al leggero contatto del bacino di Sendoh sulle sue natiche, si diede mentalmente dello stupido e cercò di ricordarsi chi interessava al giocatore di basket, così riuscì a riappropriarsi dell’autocontrollo.

“Scusa stai scomodo?” esordì Akira aderendo con il petto alla schiena di Yohei e poggiando il mento sulla sua spalla.
Avrebbe tanto voluto circondargli il corpo con le braccia e stringersi maggiormente a lui magari con la scusa che sentiva freddo, ma evitò di comportarsi in maniera tanto intima e pericolosamente rivelatrice, però era così difficile controllarsi.
Era da tanto che non gli piaceva qualcuno e Yohei aveva un profumo buonissimo e la sua mente aveva iniziato a formulare pensieri poco casti alla faccia della sua prudenza.
Non gli era sfuggito il modo in cui il ragazzo si fosse sporto in avanti sul sellino aumentando la distanza fra loro, Akira era scivolato in avanti casualmente, ma felice di potergli stare così vicino non si era scostato, quando Mito si era allontanato però aveva ipotizzato che quel contatto lo infastidisse.
“Scusa non vado mai in motorino e non so bene come tenermi” spiegò subito sollevandosi un poco e riacquistando la posizione iniziale, non voleva infastidire Mito né rovinare quell’opportunità di conoscerlo meglio soltanto perché i suoi ormoni non riuscivano a starsene buoni.

“Non preoccuparti, siamo quasi arrivati” lo avvertì Yohei, gioendo del fatto che non potesse guardarlo in faccia altrimenti dubitava che sarebbe riuscito a mostrarsi impassibile.  
Richiamò a sé tutto il suo sangue freddo imponendosi di essere logico e razionale, non doveva lasciarsi andare a sciocche fantasticherie o a balzi di cuore improvvisi, Sendoh era fuori della sua portata non doveva dimenticarlo.
Parcheggiò poco distante dall’entrata della palazzina, si avviarono salendo le scale in silenzio e quando entrarono nell’appartamento Mito fece scattare l’interruttore della luce.
“Non sapevo abitassero insieme”gli giunse la voce di Akira che si guardava intorno aspettando che recuperasse le buste nascoste da Hana quella mattina.

A dire il vero Sendoh non sapeva molto sui due giocatori: Rukawa era piuttosto riservato, ma anche Sakuragi lo era a modo suo, per quanto fosse un tipo chiassoso e scoppiettante vitalità da tutti i pori non parlava molto di sé, ma in fondo neanche Akira si comportava in maniera tanto diversa da loro.
 
Yohei spiegò a Sendoh che i due compagni di squadra avevano le loro ragioni e che non ci tenevano a rendere pubbliche le loro faccende personali, benché qualcosa per forza di cose si capisse.
“Se Hana te lo ha detto vuol dire che lo avevi intuito, no?” gli chiese poggiando le buste sul tavolo e iniziando a tirare fuori i vasetti con le candele.

“Ho sentito qualche mozzicone di conversazione in palestra e ne ho chiesto conferma a Sakuragi” spiegò sbirciando la reazione di Mito a quelle parole, non sapeva se credere del tutto alle parole di Hanamichi quando aveva affermato che non si immischiava negli affari dell’amico.
Il giocatore dai capelli rossi poteva benissimo aver accennato a Yohei qualcosa, se non tutto, della loro conversazione e in quel caso non voleva fare la figura dell’idiota, preferiva saper subito se doveva fare marcia indietro.
Ma la sua paura venne definitivamente messa da parte quando Mito gli confidò: “Non mi ha detto niente, però ora mi spiego perché te ne abbia parlato. Hana, anche se non sembra, s’imbarazza facilmente nel parlare di certe cose”
Sì, Akira se ne era accorto da come Sakuragi quella mattina fosse leggermente arrossito o di come avesse sfuggito il suo sguardo, si rassicurò tirando un sospiro di sollievo.
 
Mito finì di deporre le candele sul tavolo, mise via la busta e aiutò Akira a disporre i vasetti a terra.
“Questa è davvero un’idea molto carina non credevo che Hanamichi fosse così romantico” ruppe il silenzio Sendoh rivolgendogli un sorriso.
“Già” esalò semplicemente Yohei terminando il lavoro. Guardare Akira lo faceva sentire strano, si ritrovò a desiderare ardentemente che quei sorrisi che gli rivolgeva fossero ‘speciali’ che non fossero come quelli che elargiva a tutti.
Si avvicinò al frigo e ne tirò fuori la torta liberandola dal cartone e applicandovi sopra le candeline.
“Sembra proprio buona” constatò la voce di Sendoh pericolosamente vicina al suo orecchio, il giocatore si era messo alle sue spalle per sbirciarne il lavoro, il cellulare di Yohei prese a squillargli in tasca ed entrambi i ragazzi sobbalzarono.
“Stanno arrivando!”  quasi strillò Yo allungando un accendino a Sendoh e per una frazione di secondo le sue dita sfiorarono quelle del giocatore, ma non ci fece caso troppo preso dallo sbrigarsi.

I due ragazzi fecero appena in tempo a uscire dall’appartamento che le voci di Sakuragi e Rukawa gli giunsero alle orecchie, non potevano scendere le scale così Yohei fece segno all’altro di seguirlo.
Si nascosero dietro l’angolo delle mura, Akira poggiò un ginocchio a terra mentre Mito fletté appena le gambe sbirciando oltre la svolta, un istante dopo si sentì tirare giù da una mano.
“Abbassati o finirai per farti scoprire” sussurrò vicino a lui Akira.
“Quello troppo alto sei tu” lo sgridò porgendo ascoltò alle parole di Sakuragi.

“Troppo alto?- ripeté Sendoh – Pensi che sia troppo alto?” s’informò mentre un forte senso di disagio lo invadeva, non aveva mai avuto il complesso dell’altezza a dir la verità non ne aveva proprio nessuno.
“E’ che con quei capelli devi stare attento a sporgerti o ti vedono subito” gli chiarì Yohei ridacchiando un po’.
“Senti chi parla, quello che si pettina alla John Travolta”

‘Oh ma bravo Yo! L’hai offeso, certo che sei proprio una frana’ si rimproverò Mito nella propria testa, si voltò appena incrociando lo sguardo di Akira nella penombra.
“Non volevo…- si bloccò appena lo sentì ridacchiare – Mi stai prendendo in giro?”

“Hai iniziato tu per primo”puntualizzò Sendoh continuando a ridere divertito, non gli era sfuggito l’irrigidimento di Yo né il suo sguardo dispiaciuto.
‘E’ proprio carino’ sospirò mentalmente, le sue dita stringevano ancora la manica del giacchetto di Yohei lì dove l’aveva afferrato per tirarlo giù.

“Maledetta kitsune avrai dimenticato di girare la chiave, che c’è hai paura dei ladri? Ma chi vuoi che venga a rubarci in casa? E cosa vorrei proprio sapere, forza entra” giunse chiaro lo strepito di Hanamichi e Mito si picchiò la fronte col palmo della mano, nella fretta aveva dimenticato di chiudere la porta.
“Tranquillo non è successo niente” lo rincuorò Akira.
‘Quanto è dolce’ si ritrovò a pensare Yo.
“Poco male poteva andare peggio” alzò le spalle fregandosene e sporse un poco la testa oltre il muro valutando che ormai i due non sarebbero più riapparsi.

“Credo possiamo andarcene”
‘Di già? Che cavolo si stava così bene’ si lamentò mentalmente Sendoh, con un sorriso invece annuì prima di sentire una serratura scattare ed essere investito da uno spiraglio di luce dalla porta poco più in là, che si apriva alle sue spalle.
I suoi occhi catturarono l’immagine di un paio di ciabatte rosa e l’istante dopo si ritrovò a correre dietro Yohei a rotta di collo giù dalle scale, mentre una signora gridava spaventata.

“Sali!” ordinò Yohei mettendo in moto e Akira obbedì prontamente, i riflessi di Mito erano scattati prima ancora di realizzare quanto stava accadendo.
Quello era il risultato per aver combinato troppe bricconate insieme al guntai, agiva ancor prima di riflettere sentendosi sempre colpevole, in fondo non stavano facendo nulla di male, ma non era il caso di mettersi a dare spiegazioni.
La risata di Sendoh gli arrivò chiara alle orecchie e solo allora si rese conto che le braccia del giocatore di basket gli circondavano strette la vita.
“Che hai da ridere?” chiese sovrastando il rombo della marmitta.
“Non ero mai stato scambiato per un ladro di appartamenti prima d’ora, è stato troppo divertente”
Yohei si ritrovò a ridere a sua volta contagiato dalla sua ilarità.

Akira non si era mai divertito tanto, forse perché in genere non aveva amici tanto scalmanati da ritrovarsi in quel genere di situazioni o perché solitamente preferiva dedicarsi al suo hobby preferito e molto più tranquillo: la pesca.
Per questo quando gli giunsero nel vento le parole di Yohei si intristì parecchio.
“Dimmi dove devo lasciarti, non so dove abiti”  
La serata in sua compagnia era già finita, non che avessero passato poi chissà quanto tempo insieme stavano appena iniziando a conoscersi che già dovevano lasciarsi, una vera sfortuna per Sendoh, che comunque non poteva lamentarsi.
“Dove vuoi” gli disse allentando la presa delle braccia e scostandosi, lo aveva stretto inconsciamente dimenticandosi dei suoi propositi di prudenza, Mito non gli aveva detto nulla trattandolo come avrebbe fatto con chiunque dei suoi amici senza infastidirsi di quella confidenza presa da un ragazzo appena conosciuto.
Sendoh si ritrovò a sorridere fra sé felice che Yohei lo stesse trattando come  Sakuragi o uno dei ragazzi con cui stava sempre, forse dopo tutto il poco tempo trascorso insieme aveva dato buoni frutti.

“Dimmi dove abiti che ti accompagno, tanto ho il motorino” propose Mito ascoltando poi le indicazioni che Akira gli diede ringraziandolo e accettando il passaggio.
A Yohei dispiaceva che avesse smesso di appoggiarsi alla sua schiena o che le mani di Sendoh non fossero più allacciate alla sua vita, così se poteva passare qualche altro minuto con lui non voleva rinunciarci tanto presto, accompagnarlo a casa poi non era un disagio così grande.
Gli occhi di Mito si velarono un poco riflettendo sulla decisione presa pochi minuti prima.
Per il proprio bene sarebbe stato lontano da Akira Sendoh il più possibile dopo quella sera, quando si erano ritrovati accucciati dietro il muro al buio si era reso conto che se la vicina di casa di Hana non avesse deciso di uscire lui avrebbe commesso qualche stupidaggine.
Quando aveva visto come la scarsa luce illuminasse il volto di Akira, le labbra piegate all’insù in un sorriso gentile che stava rivolgendo soltanto a lui, il cuore di Yohei aveva preso a battere impazzito, il respiro gli si era mozzato in petto e la mano non si era protesa per afferrargli il polso e trascinarlo via di corsa .
No, le sue dita si erano allungate perché avrebbero voluto intrecciarsi alle sue.
Quando lo spicchio di luce aveva iniziato a illuminarli l’istinto di Mito aveva prevalso e solo quello l’aveva salvato da una colossale figuraccia.
Si risvegliò da quei pensieri quando la mano e la voce di Sendoh gli indicarono il punto in cui accostare il veicolo, Mito si fermò lasciandolo scendere, ma senza spegnere il motore.
“Grazie dell’aiuto” lo ringraziò riacquistando la solita aria allegra.

Akira rivolse a Yohei un semplice sorriso scuotendo la testa: “Grazie a te, mi sono divertito parecchio- ammise sincero –Ti và di venire a bere qualcosa? Abito da solo perciò se non fai caso a un po’ di disordine vorrei sdebitarmi del passaggio offrendoti una birra” spiegò la sua proposta, non c’era nulla di male nel bersi una birra in compagnia.
“Preferisco andare a casa, sono piuttosto stanco” Sendoh rimase un po’ deluso aveva sperato tanto che accettasse la sua proposta, avrebbero potuto chiacchierare tranquilli e conoscersi meglio fra il karaoke, il viaggio in motorino e la fuga da casa di Sakuragi e Rukawa non sapeva ancora nulla di lui.
“Beh ci si vede in giro per l’università” lo sentì dire prima di vederlo partire, Akira rimase a fissare la strada ormai vuota per qualche secondo, poi un sorriso gli illuminò il volto, l’avrebbe rincontrato presto a costo di dover vagare per l’intero campus.

Ma le cose non andarono come Akira aveva sperato.

Qualche settimana dopo…

La palla rimbalzò una, due, tre volte poi la velocità del palleggiò aumentò e con uno scatto improvviso il giocatore si diresse verso il canestro, scartò i due avversari posti dinnanzi a lui con un paio di semplici finte, richiuse la sfera fra le mani mentre univa i piedi e spiccava un balzo.
L’istante dopo la rete del canestro ondeggiava smossa dal passaggio della palla.
“E con questo per oggi abbiamo finito!- decretò allegra la voce di Akira rivolgendo un sorriso ai compagni di squadra, poi lanciò un’occhiatina a Rukawa l’esecutore dello splendido canestro appena compiuto- Sei davvero in forma, non sono riuscito neanche ad avvicinarmi”
Kaede arrestò il passo mentre stava per superarlo e gli regalò uno sguardo intenso cosa che fece alzare un sopracciglio a Sendoh.
“Hai giocato da schifo” affermò lapidario il ragazzo prima di continuare e oltrepassarlo raggiungendo gli altri negli spogliatoi.
“Non montarti troppo la testa kitsune! Se il tensai fosse stato in campo non avresti combinato nulla” giunse alta e squillante la voce di Sakuragi alle orecchie di Akira, il ragazzo dai capelli a punta sorrise lieve prima di avviarsi dietro agli altri.

Rukawa aveva perfettamente ragione ,quel giorno, e non solo, aveva giocato in maniera pessima e questo gli capitava ormai da qualche tempo, il problema era che la testa di Akira non era concentrata su ciò che avveniva in campo, bensì continuava a distrarsi lanciando occhiatine fugaci all’indirizzo della porta della palestra.
Aveva cercato d’incontrare nuovamente Mito, ma sembrava che Yohei fosse irreperibile. Akira aveva saltato parecchie lezioni in quella settimana per poter andare in cerca dell’oggetto del suo interesse ma appena riusciva a localizzarlo, cosa già di per sé difficile, Mito si dileguava nel nulla e lui perdeva ogni occasione di poter attaccare bottone.
Si faceva  vedere in palestra insieme ai tre amici solo ad allenamenti iniziati e neanche sempre, solo sporadicamente, Sendoh non poteva mollare tutto per andare a salutarlo sarebbe sembrato troppo anomalo perciò, ogni volta attendeva paziente il termine della sessione di esercizi ma quando si voltava Mito se n’era già andato.
Ormai Akira non sapeva più che pesci prendere, voltò il viso ad osservare il battibecco tra Sakuragi e Rukawa o meglio quello che si stava scaldando era Hanamichi il compagno continuava a cambiarsi indifferente e sordo ai suoi urli.
Sendoh aveva valutato spesso l’ipotesi di fare un paio di chiacchiere con Hana, ma il ragazzo dai capelli rossi gli aveva espressamente detto di cavarsela da solo, in più la mente di Akira, si stava affollando di numerosi dubbi e alla fine vi rinunciava.
Il comportamento di Yohei poteva benissimo essere casuale, le sue lezioni potevano tenersi proprio negli orari degli allenamenti per questo faceva solo una piccola capatina in palestra e si dileguava subito dopo, inoltre non era poi così strano non riuscire a incontrarsi, l’università era piuttosto grande e frequentata.
Però a ogni spiegazione logica se ne contrapponeva una dettata dai suoi timori, Sakuragi contrariamente a ciò che gli aveva detto poteva benissimo aver informato l’amico dell’interesse che Akira sentiva per lui e per questa ragione Mito lo evitava.
Sendoh sospirò scuotendo il capo per togliersi quei pensieri funesti dalla testa, non era il tipo da farsi tante paranoie mentali.
“Porcospino ma che hai?” domandò la voce di Sakuragi.
Akira si girò verso destra per incrociare il volto indagatore del giocatore, gli spogliatoi erano quasi del tutto vuoti a parte loro due, Rukawa seduto su una panchina intento ad allacciarsi le scarpe e un paio di matricole che stavano riponendo in un angolo il cesto con le palle da basket prima di afferrare gli strofinacci e dedicarsi alle pulizie della palestra.
“Io? Assolutamente nulla Hana” rispose Sendoh con un uno smagliante sorriso, perso com’era nei suoi pensieri era rimasto imbambolato a fissare l’interno della sacca sportiva poggiata ai suoi piedi.
Afferrò l’occorrente della doccia prima di alzarsi dalla panca e superare i compagni rimasti che ora lo fissavano con sguardi indagatori.
“Kitsune non sei ancora pronto?”si riscosse Sakuragi per primo con un’alzata di spalle.

Sendoh si crogiolò a lungo sotto il getto di acqua tiepida, decisamente non era da lui perdersi nei labirinti della mente arrovellandosi fra supposizioni prive di un concreto fondamento.
'Perché Hanamichi avrebbe dovuto mentirmi?'
Prese a chiedersi mentre goccioline gli scivolavano sul viso.
'Sakuragi non è il tipo di persona che gode nel veder soffrire il prossimo e poi non gli ho fatto nulla di male.
Basta ho deciso! Devo incontrare ancora Mito e parlare con lui, così capirò se devo continuare ad andargli dietro o togliermelo dalla testa e passare oltre.'
Akira prese la sua decisione chiudendo con un gesto secco il miscelatore.

Lasciò la palestra incamminandosi nei viali del campus, il sole stava già tramontando data la stagione invernale incrociò alcune studentesse che si erano attardate negli edifici e stavano rincasando.
“Ciao!” si fermò riconoscendo la ragazza che si era voltata a salutarlo con un sorriso cordiale e gentile.
“Ciao… Midori giusto?” tentennò cercando di rammentare il cognome.
“Esattamente – confermò lei aspettando che il giocatore le si accostasse- Hai fatto degli allenamenti supplementari?” s’informò notando da che direzione fosse uscito.
“Non proprio, ho soltanto perso tempo- ammise ridacchiando- E tu?”

***
Yohei si aggiustò la tracolla della borsa sulla spalla affrettandosi a scendere gli scalini dell’edificio di scienze e tecniche della comunicazione grafica in cui si era attardato fino a quell’ora, stava seriamente rivalutando la scelta di essersi iscritto al corso di grafica multimediale, il professore era un vero e proprio aguzzino.
Anche quel giorno aveva fatto tardi e tutto per tentare di completare il progetto assurdo assegnatogli da quel demone dalle sembianze umane, che si fregiava del titolo di docente, e che mai avrebbe consegnato entro la scadenza fissata.
“Maledizione è tardissimo” biascicò a denti stretti constatando l’ora e tirando fuori le chiavi del motorino, si mise a correre fra i viali quasi deserti, cercando di recuperare il ritardo accumulato immaginandosi la sgridata, che certamente lo attendeva, del capo cameriere.
Mentre sfrecciava verso l’uscita un immagine catturò la sua attenzione tanto da farlo arrestare e immobilizzare pochi passi dopo, Sendoh stava chiacchierando in compagnia di Midori.
Le chiavi scivolarono a terra dalle sue dita e solo il rumore del tintinnio dell’acciaio del portachiavi che cozzava contro i mattoni, lo destò.
Rimase a fissare le due figure per qualche secondo, che sebbene in lontananza, era chiaro stessero ridacchiando allegramente fra loro. Appena li vide muoversi e incamminarsi nella sua direzione, veloce Yohei si abbassò, riagguantò le chiavi e spiccò la corsa oltrepassando il cancello d’entrata pochi secondi dopo.
Mise in moto e partì senza perdere altro tempo, domandandosi perché anche se aveva fatto tutta quella fatica per evitare il giocatore dovesse beccarlo proprio quando aveva un appuntamento con la compagna di classe di Hanamichi.
Per Yohei ciò che aveva visto era fin troppo chiaro.
Dandosi mentalmente dello stupido per la sua reazione esagerata spinse l’acceleratore, perché infondo in cuor suo lo aveva sempre saputo, si era detto tante volte che prima o poi avrebbe assistito a una scena simile,  'quindi perché sono scappato in quel modo?'
'Semplice perché sono in ritardo per il lavoro part-time', si rispose di getto mentendo a sé stesso ed evitando di chiedersi perché stringesse tanto forte le mani o per quale ragione si sentisse tanto triste e al tempo stesso arrabbiato.

Per quanto desiderasse cacciare quell’immagine dai suoi occhi Yohei continuò a rivedere per tutto il resto del giorno Sendoh e Midori che chiacchieravano e ridevano sotto gli alberi, inizialmente la visione si mantenne fedele alla realtà, ma con il trascorrere delle ore iniziò a mutare e l’immaginazione ebbe il sopravvento.
Gli alberi spogli, dato il periodo invernale, si appesantirono di boccioli, petali colorati iniziarono a vorticare avvolgendo le due figure ora più vicine, gli occhi della ragazza brillavano colmi di amore e imbarazzo il giocatore sorrideva affettuoso, poi le dita di Yumi e Akira si tendevano uno verso l’altro per allacciarsi fra di loro.
Successivamente la studentessa si appoggiava al petto dell’alto ragazzo che premuroso le avvolgeva le braccia intorno alla vita, quando poi le due figure presero a correre mano nella mano ad un rallenty estremo Mito, esasperato cacciò un urlo squarciando il silenzio della notte, ficcandosi le mani nei capelli e rigirandosi nel futon.


14 febbraio

Akira sorrise maggiormente sistemandosi il borsone sportivo sulla spalla, generalmente amava il giorno di San Valentino visto che coincideva con il suo compleanno, ma quell’anno era arrivato addirittura ad adorarlo e ad attenderlo con trepidazione.
Questo perché il giocatore dopo settimane infruttuose in cui non era riuscito che a incontrare neanche fuggevolmente Mito, ora si ritrovava una splendida occasione fra le mani per poter approfondire la sua conoscenza.
Sendoh alcuni giorni prima durante uno degli allenamenti in palestra aveva invitato tutti i compagni di squadra a festeggiare fuori il suo compleanno, poi come niente fosse si era rivolto verso il quartetto che assisteva in disparte e aveva proposto anche a loro di aggregarsi.

Poche ore ormai lo separava dall’evento e poi avrebbe finalmente avuto l’opportunità di poter trascorrere qualche altro istante con Yohei, già pregustava il momento in cui avrebbe potuto scambiare quattro chiacchiere con il ragazzo e sentire nuovamente la sua voce, decisamente non stava più nella pelle.
Questa volta non si sarebbe fatto intralciare da niente e nessuno, era intenzionato a instaurare un rapporto più saldo con Mito questo perché non voleva aspettare un’altra occasione per rivederlo, doveva trovare una buona scusa per chiedergli il numero di telefono o magari poteva invitarlo direttamente a uscire.
Subito Akira scartò quella ipotesi per quel poco che sapeva dell’altro non avevano nulla in comune dopo tutto non erano che semplici conoscenti, era vero che avevano trascorso qualche ora insieme al compleanno di Rukawa ma poi la cosa era finita lì, perciò chiedergli di andare a mangiare qualcosa fuori soltanto loro due significava scoprirsi troppo.
Sbuffò sonoramente aprendo il portone della palestra e maledicendo il fatto di essere cresciuto, rimpiangeva il periodo in cui era un moccioso dell’asilo dove per fare amicizia bastava avvicinarsi e chiedere a un altro bambino di giocare insieme, era anche vero però che i giochi che aveva in mente di fare lui con Mito non avevano niente a che vedere con macchinine e castelli di sabbia .

“Sendoh sei in ritardo!” gli giunse la sgridata di Ayako che lo attendeva al varco con le braccia conserte battendo un piede innervosita, la manager che si era fatta carico di estirpare la sua brutta abitudine di ritardatario cronico non si era ancora arresa di fronte ai ripetuti insuccessi.
“Buongiorno Ayako… vuoi un cioccolatino?” affermò cercando in quel modo di rabbonirla allungandole sotto il naso la busta colma di pacchettini di cioccolata che teneva in una mano.
La ragazza sgranò gli occhi notando la quantità esagerata di dolci che straboccava dai bordi di carta anche ad alcuni compagni di squadra non sfuggì la cosa, ma non ne erano stupiti.
“E’ così tutti gli anni, ogni ragazza dell’università lo riempie di cioccolata per san Valentino e lui come niente fosse ci sbatte sotto il naso quanto sia popolare, sei il solito egocentrico Sendoh” affermò un giocatore iniziando a ridacchiare.
“Ah non prendermi in giro Takuchi o non la dividerò con nessuno di voi” rispose Akira massaggiandosi la nuca scherzando a sua volta.
“Io quest’anno ho ricevuto la cioccolata dalla mia ragazza quindi quella dividetevela fra voi sfigati” intervenne un altro mentre alcuni compagni chiedevano informazioni su quando e come fosse riuscito a far breccia nel cuore della sua bella.
“Aya… - s’intromise la vocina di Ryota ottenendo che tutti si voltassero verso di lui scoprendo così i suoi occhi lucidi e colmi di lacrime – perché non mi hai dato ancora la cioccolata?”
La manager prima arrossì un secondo,  poi quando il ragazzo si riprese dalla sua tristezza e con un ghigno saccente esclamava ad alta voce di aver capito che in realtà la ragazza voleva aspettare che fossero soli per dichiararsi Ayako esplose.
Tirò fuori il ventaglio e dopo averlo colpito sonoramente due volte gli ingiunse di chiudere il becco e di tornare ad allenarsi, poi come nulla fosse si voltò verso Sendoh  e con un sorriso splendente affermò che accettava la sua offerta e tuffò una mano nella busta.      
Mentre la manager era indaffarata a scegliere fra la cioccolata fondente, al latte o alle nocciole dallo spogliatoio arrivarono Sakuragi e Rukawa con indosso la tuta e pronti ad iniziare gli allenamenti.

Kaede si era portato gli indici alle orecchie così da non sentire le urla stridule di Hana che gli inveiva contro con le braccia ficcate dentro i pantaloncini.
“Kitsune non ignorarmi !” esclamò Hanamichi mettendo su un broncio scuro e indispettito, poi notò Sendoh e Ayako a bordo campo e si diresse a passo di marcia verso di loro, senza dire una parola strappò dalle mani del giocatore dai capelli svettanti il sacchetto di carta e vi guardò dentro rimanendo immobile mentre un leggero tremore gli scuoteva le spalle.
“Perché hai ricevuto così poca cioccolata?” gli domandò furioso lasciando tutti allibiti, Akira aprì la bocca ma la richiuse subito dopo non sapendo che rispondere e si limitò a rivolgergli un sorriso, buono per ogni occasione.
“Anche quest’anno ad Hanamichi nessuno ha regalato la cioccolata” s’intromise una voce canzonatoria alle spalle del trio, dall’entrata della palestra si materializzò l’affiatato quartetto di amici del tensai.
“Perché avevate dei dubbi?” chiese Mito divertito agli altri tre che prontamente scossero il capo, il sorriso di Sendoh aumentò felice come non mai.
“Ah chiudete il becco branco di sfigati!”ingiunse Hana alzando minaccioso i pugni nella loro direzione.
“Su Hanamichi non prendertela tanto in fondo lo sai che le fan di Sendoh sono più numerose delle tue” gli ricordò Noma.
“Beh non che ci voglia molto, anche Taka ha più fan rispetto a Sakuragi. Se confronti lo zero assoluto col nulla il risultato è sempre il niente” esalò Okusu con un ghigno divertito.
“Che vorresti dire?” ringhiò fra i denti Hanamichi, ma venne bellamente ignorato dai tre che si misero a disquisire su formule matematiche improbabili.
“Questo perché lo zero è il nulla” convenne Noma.
“Tzs siete delle capre senza speranze – esordì Takamiya sistemandosi gli occhiali – Lo zero è il numero più importante, quello da cui tutto ha inizio senza il quale non si può fare nessun conto- fece mentre rideva sotto i baffi del suo intelletto superiore. – Questo significa che io sono superiore a tutti voi”
“Imbecille mica inizi a contare da zero, no?” controbatté Noma
“E guarda che il mio non voleva essere un complimento” aggiunse Okusu.
“Siete tre cretini” esalò Mito alzando gli occhi al cielo.
“Esatto tre idioti assoluti!- urlò furioso Sakuragi – Ve lo faccio vedere io lo zero ora vi stendo con tre testate” annunciò avanzando verso i tre.
“Su Hanamichi non prendertela così e poi non c’è bisogno di essere gelosi di Sendoh se ha ricevuto più cioccolata di te” continuò a pungolarlo Okusu nascondendosi dietro la schiena di Yohei.
“Chi sarebbe geloso del porcospino? Questo qui si è fatto battere da Rukawa!- esclamò prima di lanciare un urlo di frustrazione e infilarsi le mani nei capelli e voltarsi verso Akira –Si può sapere perché la kitsune ha ricevuto più cioccolata di te quest’anno? Non sei tu quello su cui sbavano dietro tutte le ragazze?”    
 “Ammetto di essere un po’ confuso” sussurrò Sendoh sbattendo un paio di volte le palpebre ritrovandosi ad essere l’oggetto della rabbia di Sakuragi.
Da quando era in competizione con Rukawa per una simile cosa? Non riusciva a capire.
“Anch’io non riesco a trovare nessuna logica” ammise Takuchi.
“Ma che logica pretendete di trovare nei discorsi di questo cretino?” scattò Ryota.
“Chi hai chiamato cretino tappo!”
“Tu idiota”
“Ma io ti distruggo!”
“Do’hao” intervenne Rukawa palleggiando indifferente, gli stavano facendo perdere tempo prezioso.
“Baka kitsune tu sta zitto è tutta colpa tua!” gli puntò un dito accusatorio contro Hana.
“Hn?”
“Ora basta Sakuragi, lo sai che l’invidia non è un bel sentimento da coltivare…” s’intromise il capitano della squadra Iashigara Ryuchi, ma le sue sagge parole vennero interrotte dagli strepiti di Hanamichi.   
“E chi è invidioso? E di chi poi? Di quelle quattro galline spelacchiate che gli sbavano dietro?”  
“Do’hao!” lo rimproverò Kaede sonoramente.
“Zitto kitsune! E spiegami perché hai accettato tutta quella cioccolata?”
“Era gratis” esalò con la sua pragmatica razionalità.
“Baka! Sei il mio ragazzo te lo vuoi mettere in testa?”
“Nh? Do’hao! Che dovevo fare ignorarle? Già lo faccio ma mi vengo dietro il doppio”
“E allora digli chiaramente che non ti interessano”
“Lo farei ma sei stato tu a insistere per non dire di noi”
“Che c’entra questo adesso? Non cambiare discorso!”

Nel frattempo tutti i presenti, o quasi, ammutolirono ascoltando quello scambio di battute, alle orecchie di Sendoh non sfuggì il flebile commento di Ayako: “Sono due imbecilli” mentre si portava una mano alla fronte o le frasi dei ragazzi del guntai.
“Tipico di Hanamichi” sbuffò Okusu incrociando le braccia dietro la nuca
“C’era da aspettarselo” convenne Noma.
“Sapevamo già che Hana non avrebbe resistito a lungo nel mantenere il segreto” ricordò loro Mito.
“Piuttosto secondo la nostra scommessa…” prese a dire Takamiya tirando fuori dalla tasca un libricino nero.

“Do’hao!” Rukawa diede le spalle ad Hanamichi e prese a palleggiare con più convinzione decidendo di non prestargli più ascolto.
“Non osare ignorarmi!” gridò ancor più forte Sakuragi.

***
Yohei sospirò disperato, Hana era sempre il solito casinista, lanciò un’occhiata ai ragazzi della squadra. Sendoh osservava il bisticcio dei due compagni con un sorriso divertito sulle labbra.
“Hai visto te lo dicevo che erano strani quei due”
“Ma quindi stanno… insieme?”
“Già”
“Ma tu lo sapevi?”
“Insieme, insieme? Cioè una… coppia? Vuoi dire che…”
Yo ascoltò quelle frasi incredule e colme di sorpresa e quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla si voltò appena.
Incrociò il sorriso divertito ma pericoloso di Okusu, scorse il pugno destro di Noma che si abbatteva sul palmo della sinistra con fare battagliero e Takamiya che messo via il libro delle scommesse, che riguardavano tutte Hana, si sistemava gli occhiali sul naso mentre un angolo delle labbra si alzava pregustando già la rissa.

***
Akira non poté fare a meno di sorridere di fronte al bisticcio di Sakuragi e Rukawa a dire il vero un poco li invidiava, quei due erano così felici insieme si completavano appieno anche Sendoh desiderava poter aver un rapporto simile e istintivamente si voltò a guardare in direzione di Mito.
Il sorriso che gli aveva increspato le labbra tremò appena notando lo sguardo del ragazzo che gli piaceva, Yohei aveva assottigliato le iridi scure che ora apparivano affilate e minacciose, il suo volto aveva perso ogni traccia di gentilezza e tranquilla pacatezza che solitamente lo contraddistinguevano, teneva le mani ficcate in tasca con un atteggiamento da pericoloso bullo.
Sendoh percepì un brivido percorrergli la schiena, lo osservò muovere qualche passo con al seguito gli altri tre amici che avevano assunto un pari atteggiamento e posizionarsi di fronte ai componenti del club di basket.
“Avete forse qualche problema?” esalò Yohei con una finta ironia sfidandoli a controbattere.
I giocatori si guardarono l’un l’altro non sapendo che dire e quando anche Sakuragi e Rukawa resisi finalmente conto della situazione, prestarono loro attenzione, distolsero lo sguardo imbarazzati.

Akira rimase a fissare Mito vedendolo per la prima volta e in un certo senso era così, in quell’istante si rese conto che davvero non sapeva nulla di quel ragazzo il cui sguardo lo aveva attirato come una calamita e non perché non conoscesse i suoi hobby, che musica ascoltasse, che cibi preferiva o quali fossero i suoi pensieri e i suoi sogni.
Aveva erroneamente supposto che Yohei fosse un ragazzo pacato e tranquillo, ma in realtà dentro di lui celava molto di più e invece che lasciar perdere quella piccola infatuazione Sendoh  si ritrovò a desiderare, più determinato che mai, di scoprire ogni cosa lo riguardasse.
Gli occhi che Mito aveva in quel momento gli stavano facendo battere forte il cuore.

“Ormai lo avete scoperto…” l’attenzione di Akira venne catturata dalle parole di Sakuragi.
“Do’hao, praticamente glielo hai detto tu” lo riprese Rukawa scatenando l’indisposizione del ragazzo dai capelli rossi che prese a inveirgli contro.
Sendoh non riuscì a trattenersi di fronte all’indignazione del viso di Hanamichi e scoppiò a ridere, molti compagni di squadra lo seguirono imitandolo immediatamente.
“Non possiamo dire di non esserne sorpresi – prese a dire il capitano – però qualcosa l’avevamo sospettata”
“Già”
“Ora basta! – intervenne Ayako tirando fuori il ventaglio – Solo perché oggi non c’è il mister non mettetevi in testa di continuare a perdere tempo. Forza iniziate gli allenamenti”

I giocatori si diressero entusiasti a prendere posizione nel campo e prima di seguirli Sakuragi lanciò un breve sguardo agli amici come a ringraziarli del loro intervento e Yohei gli rispose con un piccolo ghigno divertito.
“Tu hai intenzione di fare sciopero?” Sendoh si voltò verso la manager che lo scrutava intensamente.
“Non sia mai” le disse ridacchiando, ma prima di avviarsi nello spogliatoio si avvicinò al quartetto.
“Ragazzi vi và di prendere un po’ di cioccolata? Me ne hanno regalata troppa” propose allungandogli il sacchetto di carta che l’istante successivo gli venne tolto dalle mani leste di Takamiya.
“Se proprio insisti”
“Ehi razza d’ingordo molla!” protestò Noma ingaggiando battaglia con l’amico per il possesso dei dolci.
“Come siamo ridotti male” esalò Okusu tuffando le dita nel sacchetto e recuperando un paio di pacchetti.
Mito non si era servito dei dolciumi, ma anzi era rimasto con la schiena poggiata alla parete indifferente alla piccola disputa e ad Akira ovviamente non era sfuggito.
“Non ti piace la coccolata?” gli domandò con un sorriso contento di avere una piccola scusa per poter parlare con lui.
“La detesto”
Le labbra di Sendoh tremarono impercettibilmente, una simile risposta diretta e gelida non se l’era aspettata.
Osservandolo meglio sembrava che Mito fosse adirato, il suo sguardo non era ritornato mite e placido come sempre ma manteneva quella sottile aria di diffidenza e scontrosità.
In quel frangente sembrava un’altra persona, diametralmente opposta a quella sorridente e allegra che aveva conosciuto la sera del primo gennaio.
Trasmetteva la stessa sensazione che potrebbe dare un cane randagio quando viene avvicinato e si sente minacciato.
“Ah… capisco” esalò non sapendo che altro dire, pensando che forse non doveva avere tutte le rotelle al posto giusto perché ad Akira, l’espressione che Yohei gli stava mostrando in quel momento aveva mozzato il fiato in petto.
Gli piaceva da impazzire essere vagliato da quelle tenebre cariche di forza e ostilità, perdersi nelle acque scure di quegli occhi che esprimevano mille sensazioni diverse.
Quello sconosciuto ragazzo lo intrigava sempre di più e in quell’istante, l’unica cosa che desiderasse davvero era scoprire perché fosse tanto arrabbiato.   

“Sendoh! Vuoi darti una mossa?” gli urlò direttamente nelle orecchie la manager richiamandolo all’ordine, Akira si allontanò ridacchiando e chiedendo scusa verso gli spogliatoi, mentre si domandava cosa potesse aver scatenato un simile cambiamento in Mito.
Escluse che fosse a causa della rivelazione di Sakuragi per quanto Yohei e i ragazzi dell’armata avessero assunto l’aria da teppisti; per difendere prontamente l’amico da qualsiasi commento offensivo, la situazione si era risolta senza nessun problema.
I giocatori che avevano già da tempo dei sospetti, si erano dimostrati ragazzi dalla mentalità aperta mettendo al primo posto l’amicizia e il senso di squadra che li legava tutti, perciò non poteva essere questo.
Mille pensieri iniziarono a turbinargli in testa era chiaro che Yohei avesse reagito negativamente alla sua domanda, forse nella sua vita era accaduto qualcosa di tanto spiacevole che lo aveva portato a detestare profondamente San Valentino.
Quel pensiero agghiacciò Akira che immobilizzò le braccia già protese in avanti nell’atto d’infilarsi la maglia sportiva, per qualche strana ragione il fatto d’ipotizzare che Mito avesse e stesse soffrendo tutt’ora per un amore non ricambiato lo aveva intristito.
'E’ possibile che non sia una semplice infatuazione?
E’ possibile che abbia perso totalmente la testa per una persona che conosco superficialmente?
E’ possibile che mi sia innamorato a tal punto di quegli occhi, da star male al pensiero che lui abbia nel cuore qualcun altro?'
Con quella serie di domande Akira Sendoh raggiunse gli altri membri del club di basket per i consueti esercizi.


***
Yohei si maledisse per la trentesima volta mentre si mordicchiava l’angolo interno del labbro inferiore, si era lasciato indispettire dal comportamento di Akira e gli aveva risposto in maniera fredda e scostante.
Per un attimo, piuttosto lungo a dire il vero, aveva perso il sangue freddo di cui andava tanto fiero eppure, quando il giocatore gli si era avvicinato e gli aveva posto quella semplice e innocua domanda non era riuscito a trattenersi.

Per tante ragazze regalare della cioccolata il giorno degli innamorati a un ragazzo non era una semplice questione commerciale o un abitudine significava dichiararsi, raccogliere tutto il proprio coraggio e tentare di trasmettere i propri sentimenti alla persona che ti piace sperando che questi lo raggiungano.
Per questo motivo non poteva soffrire l’atteggiamento menefreghista di Akira.
Mito strinse con maggior forza i pugni infilati nelle tasche del giacchetto, Sendoh aveva prima accettato quei doni tanto significativi e poi con una leggerezza incredibile se ne stava liberando offrendoli agli altri.
Yo si rendeva conto di star un po’ esagerando, ma ugualmente non riusciva a trattenere la propria delusione. In realtà quella era semplicemente una scusa che stava propinando a sé stesso.
Se era così arrabbiato non era perché si stava facendo paladino dei sentimenti d’amore delle coetanee, in quel caso avrebbe dovuto prendersela in egual modo con un gran numero di soggetti maschili, ma semplicemente perché la prima cosa che gli era saltata in mente era l’immagine di Akira e Midori.
Il suo cervello non aveva mai lavorato tanto in fretta come in quel frammento di tempo: l’idea che Sendoh si stesse liberando di quella cioccolata superflua, perché era soltanto una quella che aveva accettato con entusiasmo gli aveva trafitto il cuore tanto da renderlo cattivo.
Si rese conto di essere un idiota senza via di uscita, da quando aveva intravisto i due in quello che era chiaramente un appuntamento invece di farsene una ragione e liberarsi di quel sentimento insensato per Sendoh non faceva altro che stare male.
Per quella ragione capiva e appoggiava lo sfogo di gelosia di Hana, vedere la persona che sta con te accettare il regalo di qualcun altro era davvero orribile, ma almeno l’amico poteva dirglielo e giustamente infuriarsi.
La situazione in cui si trovava lui era totalmente diversa, se da una parte Yohei razionalmente comprendeva che non aveva nessun diritto di reagire in quel modo, da un altro lato non poteva fare a meno di sentirsi deluso.
Era così frustrante ritrovarsi in balia di quelle sensazioni sgradevoli.  

“Dì un po’ Yo- richiamò la sua attenzione a bassa voce Okusu, avvolgendogli le spalle con un braccio e sgranocchiando quello che aveva tutto l’apparenza di un bastoncino di cioccolata – Da quando in qua rifiuti del cibo che arriva gratis?”
“Sai che non impazzisco per le cose dolci” sbuffò evitando il suo sguardo indagatore.
“Sì però questo non ti ha mai fermato dall’approfittare di una buona occasione” controbatté giustamente l’amico.
“Non sono poi così tanto scroccone come voi tre” tentò di liquidare la faccenda con quella battuta e un’alzata di spalle, ma l’altro ragazzo non si fece ingannare e continuò a scrutarlo con attenzione, fin troppa per i gusti di Mito.
“Dì un po’ Yo- ripeté Okusu imperterrito poco dopo – non è che ti è andata buca?- Mito lo degnò di una semplice occhiatina trasversale rimanendo impassibile a quel commento e non gli sfuggì il ghigno che si stava allungando sul volto dell’altro – E’ così ci ho preso vero? Speravi che oggi qualche ragazza ti regalasse un cuore di cioccolata fondente e invece lo ha dato a un altro. Dai dimmi chi è la tipa, sai che con me ti puoi confidare”
Terminò aumentando la stretta intorno al suo collo e leccandosi le labbra sporche di dolce come un gatto con l’acquolina in bocca di fronte a un bocconcino prelibato.
I suoi amici avevano la brutta abitudine di crogiolarsi nei pettegolezzi e nelle disgrazie altrui, generalmente il soggetto che prediligevano era Hana, ma ultimamente le cose al tensai andavano troppo bene.
Mito non si scompose altrimenti avrebbe decretato la sua fine,  diede una lunga occhiata seria all’amico e poi sorrise tranquillamente.
“Parli per esperienza vero?”
Gli occhi di Okusu si dilatarono, le spalle si irrigidirono: ‘Colpito e affondato’  esultò internamente Yohei quando lo vide liberarlo dall’abbraccio da boa constrictor e puntare gli occhi sul campo con aria indifferente.

‘Mai impicciarsi degli affari degli altri, se non si è disposti a parlare dei propri’

Era stato un po’ scorretto da parte di Mito rigirare il coltello in una ferita evidentemente aperta, ma in fondo Okusu se l’era cercata.

***
Prima di uscire dalla doccia Akira chiuse l’acqua calda e si lasciò avvolgere il corpo da quella fredda, con quel piccolo gesto decise che avrebbe scacciato dalla mente qualsiasi pensiero triste o malinconico che lo aveva assillato per tutto l’allenamento.
Qualsiasi  cosa racchiudesse il cuore di Mito per il momento non aveva importanza per lui, avrebbe proseguito con i suoi propositi e se la fortuna lo avesse assistito, forse, avrebbe blandito lui la sofferenza di Yohei.
Non era mai stato il tipo di persona che si fasciava la testa prima ancora di rompersela, se aveva anche una minima speranza l’avrebbe coltivata e portata avanti fino alla fine.
Con quella determinazione raggiunse i compagni che si erano attardati negli spogliatoi e prese a prepararsi per la serata programmata, avevano deciso di andare a festeggiare in un locale lì vicino che serviva anche ottime pietanze per una spesa piuttosto economica.
I giocatori che erano impegnati sentimentalmente e avevano appuntamento con le proprie ragazze promisero di raggiungerli appena possibile accompagnati dalle loro dolci metà, così da poter festeggiare sia il compleanno del compagno di squadra che la ricorrenza romantica.
Sendoh tirò fuori dalla sacca sportiva il cambio che si era portato dietro da casa: indossò i jeans chiari che gli fasciavano strettamente le lunghe gambe e i glutei, allacciò le stringhe degli stivaletti scuri, infilò la semplice maglietta nera dentro i pantaloni e dopo aver messo la felpa procedette a sistemarsi i capelli.
Afferrò il tubetto di gel e si posizionò di fronte al piccolo specchio quadrato che aveva assicurato all’anta interna del suo armadietto.
“Ti stai mettendo proprio in tiro oggi” proferì accanto a lui una voce ben nota, Akira si voltò con un grande sorriso verso Sakuragi.
“E’ il mio compleanno d'altronde”
Hana non replicò si limitò a dargli un’occhiata criptica e richiudendo il proprio armadio si avvicinò a Kaede.
Sendoh continuò a sistemarsi un ciuffetto ribelle decidendo di non chiedersi se le parole del compagno di squadra volessero alludere ad altro o meno, però non riuscì a non riportare alla mente la risposta fredda o lo sguardo che Mito gli aveva rivolto poco prima.
Ripose il pettine e il gel afferrando il profumo, aveva deciso di non tormentarsi più con stupidi dubbi.

***

Il chiasso delle risate e delle voci dei ragazzi si alzava allegramente dal lungo tavolo a cui avevano preso posto.
Yohei si era seduto accanto agli amici dell’armata, ad Hanamichi e a Rukawa che si trovavano molti posti più giù rispetto al festeggiato, così poté tirare un sospiro di sollievo.
Si sentiva in colpa per il modo sgarbato in cui aveva parlato a Sendoh,  ma al tempo stesso era nervoso perché si domandava come mai non ci fosse Midori, quando si erano riuniti per avviarsi e aveva capito senza ombra di dubbio che la ragazza non si sarebbe unita a loro, non aveva potuto non notare che la cosa fosse strana.

“Yo ma che hai?” gli chiese Hana lanciandogli un’occhiata lievemente preoccupata.
“Niente perché?”
“Sei strano, sei silenzioso e a volte sembri incavolato nero mentre in altre appari preoccupato” fece scrutandolo intensamente.
“E’ che sono indietro con un progetto- mentì o meglio gli disse una verità di cui però non poteva importargliene nulla – Il fatto è che senza avere un computer a casa devo utilizzare quelli a disposizione all’università, che ovviamente sono pezzi da museo e non sono mai liberi oltretutto, di questo passo non finirò mai entro la data di scadenza”
“Mh… capito- sussurrò Sakuragi rivolgendogli poi uno smagliante sorriso e una sonora pacca sulla schiena – Dai non pensarci troppo in fondo è per questa ragione che ti sei messo a lavorare, no? Per risparmiare per poterti comprare un pc”
“Già” rispose Yohei non capendo come quell’affermazione potesse risollevargli il morale, alzò il proprio bicchiere e si scolò tutto d’un fiato la restante birra, poi fece slittare la sedia all’indietro e si diresse in bagno.

Oltre a lui non c’era nessun’altro, poggiò le mani sul bordo del lavandino e rimase a fissare la propria immagine allo specchio.
La persona che stava osservando era lui senza ombra di dubbio, eppure da un po’ di tempo non riusciva più a riconoscersi. Fece scorrere l’acqua e si sciacquò il viso, ma non trovando nessun refrigerio decise che aveva bisogno di una boccata d’aria fresca.
Uscì dal bagno e senza preoccuparsi di recuperare il giacchetto uscì all’esterno e respirò a pieni polmoni, il locale si trovava in una stradina poco frequentata da veicoli e passanti così si crogiolò nei flebili rumori che sopraggiungevano dalle finestre chiuse della cucina del locale.

“Ti stai annoiando?” il cuore di Yohei si fermò un secondo al suono di quella voce gentile e suadente, prima che il petto fosse attraversato da una fitta dolorosa.
Akira mosse un paio di passi e gli si affiancò mantenendo il sorriso cordiale e allegro, al contrario di Yo indossava il giubbotto e aveva la sciarpa arrotolata intorno al collo.
“Sono solo uscito a prendere una boccata d’aria” soffiò nella sua direzione prima di riportare lo sguardo in direzione del cielo.
Yo aveva sperato con tutto sé stesso di poter evitare un nuovo contatto con Sendoh, benché conscio del fatto che fosse alquanto difficile dato che si trovava in quel locale proprio per festeggiarlo.
Era impossibile che riuscisse per tutta la durata della serata a non rivolgergli parola, per quanto avesse tentato in ogni modo di non incrociare lo sguardo del giocatore.
“Ti capisco anch’io avevo bisogno di allontanarmi da tutto quel caos” replicò Akira ridacchiando un poco e appoggiando la schiena al muro.
“Già, sono piuttosto rumorosi” convenne con lui Mito cercando di non far caso al fatto che il braccio di Sendoh fosse distante solo pochi centimetri dal suo.
“Non senti freddo senza giacca?”
“No, sto bene… piuttosto – rispose Yo volgendosi dalla sua parte – auguri!”
“Grazie- e il sorriso che Akira gli rivolse fece mancare un battito al suo cuore – Sono contento che tu e gli altri siate venuti”
“Beh grazie a te per averci invitati”
“Ah non dirlo nemmeno”

‘Sono davvero patetico’ si disse Yohei mentre abbassava lo sguardo sulle proprie scarpe e le labbra s’increspavano in una smorfia carica di amarezza e disgusto per sé stesso, aveva fatto di tutto per stargli lontano, per cercare di non avvicinarsi troppo, eppure in quel momento era felice di quell’istante che solo loro due stavano condividendo.
Per quanto provasse a mentire a sé stesso era tutto inutile.
Desiderava ardentemente poter godere ancora della sua compagnia proprio come quella volta.
Mito si sentiva irrimediabilmente attratto da Akira proprio come una falena lo era dalla luce calda e brillante della fiamma di una candela sebbene questa la porterà alla morte, ugualmente anche lui, proprio come quello stupido insetto, non poteva resistere dall’avvicinarsi e avrebbe finito per bruciarsi.   
Per quanto avesse provato a toglierselo dalla testa, per quanto sapesse che nel cuore dell’altro ci fosse un’altra persona, per quanto tentasse di rammentare a sé stesso che quel che provava era una strada a senso unico, voleva stargli vicino anche se significava soffrire.


Sendoh non si era lasciato scoraggiare dal fatto che fossero seduti tanto distanti da non potersi nemmeno vedere, lasciò che il tempo trascorresse tra le ordinazioni di alcune pietanze e i primi bicchieri di birra, le battute e gli auguri che gli rivolgevano.
Quando la maggior parte dei membri dell’allegra combriccola iniziò ad essere vivacemente su di giri e il tono e il volume delle voci ad aumentare la sua occasione si presentò.
Seguì Mito con lo sguardo dirigersi in bagno, attese qualche istante prima di alzarsi per seguirlo; avrebbe cercato di bloccarlo con qualche parola all’uscita della toilette e invece la fortuna era dalla sua perché in quel momento, lo aveva scorto dirigersi all’esterno del locale, aveva afferrato il giubbotto ed era uscito dicendo ad Ayako che tornava subito.
Non poteva sperare in niente di meglio, la strada era deserta e il chiasso del locale giungeva attutito, finalmente avrebbero potuto parlare un po’ senza nessuno intorno.
Ma l’euforia iniziale di Akira si era incrinata quando dopo poche frasi aveva scorto l’espressione melanconica di Yohei, era durato solo un attimo il tempo che Mito impiegò a reclinare il capo verso il basso per nascondere quello sguardo colmo di tristezza.

‘Allora è così… stai soffrendo per qualcuno’

L’impulso di allungare le braccia e aprirle per avvolgerlo in un abbraccio stretto si fece sentire forte, Akira avrebbe voluto poggiare la guancia contro la sua e sussurragli all’orecchio che avrebbe pensato lui a curare la ferita del suo cuore.
Lo desiderò così intensamente che si scostò dal muro e gli si mise di fronte, fu solo per il fatto che Yohei alzò il viso e gli rivolse uno sguardo interrogativo a fermarlo dal commettere un simile gesto.
“Sicuro di non aver freddo?” chiese ancora felice dall’essere rinsavito in tempo, se avesse portato a termine la sua intenzione come minimo si sarebbe ritrovato steso a terra con un pugno in faccia.
“Guarda che non sono un tipo così delicato come sembra” gli rispose Yo alzando un angolo della bocca.
“Mmm non so se devo crederti – finse di pensarci seriamente sopra – Non vorrei sentirmi in colpa se finissi per prenderti la febbre. Senti facciamo così, mettiti la mia sciarpa”
“Cos’è una sciarpa ipertecnologica anti influenza?” lo prese in giro Yohei osservandolo sfilarla.
“Oh cavolo l’hai scoperto! Beh pazienza tanto avevo intenzione di diffondere gratuitamente al mondo la mia splendida invenzione”
La risata sincera e cristallina di Yohei riscaldò il cuore di Akira, contento di avergli fatto ritornare il buon umore. Senza pensarci prese ad avvolgere la stoffa di lana intorno al suo collo candido, le sue dita indugiarono un secondo di troppo nello scivolare su quella pelle infreddolita e quando Mito raddrizzò la schiena allontanandosi le ritrasse come se avesse preso la scossa.
“L’hai stretta troppo, cos’è volevi strozzarmi per eliminarmi?” scherzò ancora Yohei allentando un poco il capo.
“Ovviamente, così potevo vendere il progetto della realizzazione della sciarpa anti influenza contemporaneamente alle nazioni unite e alla Russia, ma ho fallito miseramente ora dovrò dividere parte degli introiti con te” stette al gioco strappandogli una nuova risatina.
“Tu sei tutto matto, sembravi una persona normale e invece anche Akira Sendoh si è rivelato fuori di testa”
“Eh mai giudicare dalle apparenze” rispose saggiamente riappoggiandosi al muro.
‘A dire il vero questo è l’effetto che mi fa stare vicino a te, evidentemente mi piaci proprio parecchio’


Yohei scoppiò a ridere per la seconda volta, fino a pochi istanti prima si sentiva uno straccio e ora era di nuovo allegro e proprio per merito di Akira.
'Sei al tempo stesso la mia gioia e la mia disperazione’
valutò appoggiando la schiena alla parete.

“Sai volevo chiederti una cosa, ma dopo quella sera non ti ho più visto, nel senso che ti ho incrociato solo di sfuggita in palestra” disse catturando la sua attenzione Sendoh.
“Intendi dopo il compleanno di Rukawa?”
“Esatto, volevo sapere come è andata con Sakuragi sai per il fatto che hai dimenticato di chiudere la porta di casa” si spiegò meglio il giocatore di fronte al suo viso confuso.
“Tutto bene. Ha urlato un po’, sai com’è il solito esagerato, ma gli è passata quasi subito”
“Ero proprio curioso però non potevo chiederlo a lui, insomma praticamente mi sono intrufolato in casa loro senza invito”
“Mh… beh Hana non si fa problemi del genere, però non so Rukawa”
“Quindi tutto sommato ho fatto bene a starmene zitto”

Rimasero in silenzio non sapendo che altro dirsi.
Nessuno dei due ragazzi voleva rientrare e porre così termine a quel momento magico, ma al tempo stesso sentivano un fastidioso groppo in gola che gli impediva di aprir bocca come se temessero che, spezzando la quiete serale la realtà si sarebbe riaffacciata con crudeltà e avrebbe infranto quel piccolo sogno.
Akira spostò il peso da un piede all’altro e poi staccò gli occhi dalla volta celeste per poggiarli con dolcezza sul viso di Mito, era lì con lui completamente soli in quel vicolo deserto e scarsamente illuminato dalla fievole luce dei lampioni.
Sapeva che quella pausa non sarebbe durata a lungo e che probabilmente non avrebbe avuto una nuova occasione per stargli tanto vicino, così arcuando maggiormente le labbra si voltò verso di lui facendo aderire la spalla destra al muro.
“Sai che oltre al tuo nome e al fatto che sei un amico di Sakuragi non so praticamente nient’altro di te?” gli fece notare in un sussurro.

Gli occhi di Yohei catturarono quel movimento e senza pensarci ascoltò la sua domanda perdendosi nell’osservare i lineamenti del volto dell’altro universitario.
‘Non sorridermi così, non guardarmi in quel modo o non riuscirò mai più a strapparti dai miei pensieri’
Implorò disperato dentro di sé, mentre un languore e una dolcezza mai provata prima si diffondevano all’interno del suo petto.

“Beh questo perché essendo un comune mortale non rientro nell’olimpo di voi giocatori di basket- ironizzò – E’ poi non è che ci sia molto altro da sapere su di me” ammise Yo dopo qualche secondo d’esitazione, ponderando che quella fosse l’unica risposta sensata da dare.
Era logico che Sendoh non lo conoscesse, a dire il vero se non fosse stato per Hana lui avrebbe continuato ad essere uno dei tanti volti anonimi e sconosciuti a bordo campo.   

“Niente altro dici?- ripeté Akira soprapensiero per poi regalargli un nuovo entusiastico sorriso -Beh questo lascialo giudicare a me e poi guarda che anche io sono una persona come le altre”
Il sopracciglio di Mito scattò dubbioso verso l’alto.
“Comune? Tu? Ma se non passa settimana senza che esca un articolo su di te”    
“Ah non me lo ricordare… è tutta colpa della sorella di un mio kohai del liceo, è una giornalista e non so perché si è fissata con me”
“Forse perché sei un giocatore pieno di talento? E magari il fatto che tu non faccia schifo e che anzi quando escono delle tue foto i giornali vanno a ruba secondo te non c’entra?” gli fece notare ridacchiando del suo sguardo velato dal disappunto.

“Mmm… ok ritiro quel che ho detto- esalò Akira crogiolandosi nelle sue parole.- Allora visto che praticamente di me sai tutto- Yohei sgranò gli occhi mentre impercettibilmente si irrigidiva – che ne dici di raccontarmi qualcosa su di te?”
Le labbra di Sendoh si stirarono maggiormente nella penombra, Mito aveva affondato una mano nei capelli con fare pensieroso e leggermente imbarazzato: ‘E’ proprio carino’ valutò.
“Cavolo non so che dire. Che vuoi sapere?”
“Tutto! – esordì Akira troppo in fretta mordendosi subito la lingua mentre si dava del cretino – Volevo dire le solite cose di quando si fa conoscenza”tentò di recuperare alla piccola gaffe.

“Vediamo… frequentiamo la stessa università questo lo sai”
“Che corso?” intervenne Sendoh curioso e soprattutto molto interessato a quella informazione, avrebbe saputo in che zona del campus dirigersi per incontrarlo più facilmente.
“Informatica avevo intenzione di diventare un programmatore, ma ci sto ripensando, credo che mi specializzerò in grafica multimediale. Mi piacerebbe lavorare in campo pubblicitario, ma non so bene”
“Davvero? Sembra fantastico!”

Gli occhi di Akira brillavano di puro entusiasmo e Yohei non seppe perché ma si ritrovò a parlare a ruota libera delle proprie aspirazioni, delle difficoltà che aveva incontrato e che tutt’ora lo angustiavano.

Il giocatore ascoltò attentamente ogni parola perdendosi nella contemplazione del volto di Mito che si era animato, mentre snocciolava una gran quantità di termini a lui incomprensibili e il sorriso si addolcì ancor di più.
Akira era felice che Yohei avesse preso a chiacchierare con lui in quel modo tanto tranquillo e amichevole, gli era bastato davvero poco per dimenticarsi della sgradevole sensazione avuta pochi minuti prima.

“Ehi ma si può sapere che fate qui fuori?” giunse la voce di Ryota a spezzare la melodia delle parole di Mito, Sakuragi si trovava alle spalle del compagno di squadra il braccio poggiato con noncuranza alla cornice della porta d’ingresso del locale lasciata aperta e lo sguardo che rivolse a Sendoh non piacque molto al giocatore.
“Stavamo prendendo un po’ di aria fresca poi ci siamo messi a chiacchierare e non abbiamo fatto caso al tempo che passava” diede la sua giustificazione Akira, anche se non doveva darne era pur sempre il festeggiato.

Yo si staccò dal suo appoggio e si avviò a rientrare al seguito degli altri due ascoltando le lamentele di Ryota, che a quanto sembrava era venuto a cercarli solo su richiesta esplicita di Ayako.
Una volta messo piede all’interno della struttura il rumore e il calore lo investirono sottolineando la differenza con l’esterno, allungò una mano e si liberò della sciarpa e prima di avvicinarsi troppo al chiassoso tavolo si voltò appena porgendo il capo al legittimo proprietario.
“Grazie” esalò brevemente ficcandogliela velocemente in mano e senza aspettare risposta procedette a riprendere il suo posto e a dare la sua attenzione agli amici.

Akira rimase a fissare la schiena di Yohei stringendo la lana fra le dita, incapace di trovare una logica o una coerenza nell’espressione o nello sguardo dell’altro.
Fino a pochi istanti prima Mito gli aveva sorriso affabilmente chiacchierando con lui come fossero amici di vecchia data e ora gli aveva appena rivolto un impercettibile sguardo indifferente, restituendogli la sciarpa come fosse stata una scocciatura.
Decisamente Sendoh si sentiva alquanto confuso, appoggiato al muro del locale aveva esultato pensando di essere riuscito a gettare le basi per instaurare l’amicizia con Yohei, ma ora gli sembrava fossero ancora due perfetti estranei.
  
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