Titolo:
Reste avec moi
Autrice:
Nemo From Mars
Fandom:
8 donne e un mistero
Personaggi/Pairing:
Louise/Gaby (+ accenni Pierrette/Gaby); citati tutti gli altri
personaggi
Rating:
giallo
Genere:
Introspettivo, Romantico, Malinconico
Avvertimenti:
femslash, oneshot
Credits:
il banner è fatto da me e per una volta che mi piace
lasciatemi gongolare *-*
Note iniziali: “Se sono sua dipendente non è per necessità, né per Monsieur... E' per lei, Madame”, è una frase presa dal film. Louise la dice a Gaby poco prima di licenziarsi. Ah, ho mantenuto tutti gli appellativi come 'mademoiselle' e 'madame' per tutta la storia, perchè mi piaceva così :3 E il pov è di Louise, perciò Gaby sarà nei suoi pensieri per lo più come “Madame”, chiaramente.
Alla
Sere,
amica secolare, che come me ama alla follia questo film;
alla
zia Lady Aika,
perchè sono la sua amante infedele
e
tutte le dediche le sono dovute;
a
me stessa, perchè era una vita che volevo scrivere qualcosa
su di
loro e – per quanto il risultato non sia poi troppo decente
–
finalmente ce l'ho fatta e ne sono felice.
Al
funerale di Marcel nevica, come il giorno in cui è
morto, e
sembra che tutto debba continuare a scorrere in quel silenzioso
candore ancora per settimane.
Louise
si stringe nel cappotto nero e osserva la bara appena fatta scendere
nella fossa.
Un
singhiozzo sommesso – di Catherine, ancora
– e un sospiro doloroso – di Madame, questa volta.
La
giovane serra le labbra piene, chiudendo appena gli occhi a sentire
quel suono.
Le
altre cinque donne, uniche partecipanti di quel rito privato, restano
invece mute e immobili, in posa come in un quadro patetico, i visi
contratti da sfumature d'emozione differenti.
Differenti
come l'amore che ognuna, a modo suo, ha provato per Marcel.
Louise
pensa che sia crudele e buffo a un tempo che proprio loro siano le
uniche a volerlo ricordare, piangere, guardare il suo corpo sparire
sotto terra.
Otto
anime in tumulto.
Otto
maschere cadute.
Otto
innamorate.
Otto
donne.
Otto
assassine.
Spietate
criminali che lentamente hanno affondato giorno per giorno il pugnale
tra le scapole di Marcel, ne hanno avvelenato il sangue con
l'avidità, stretto il cappio al collo con le bugie,
perforato la
carne con i tradimenti e la lussuria.
E
Louise desidera all'improvviso che la neve possa cadere anche dentro
di loro, sui loro cuori sporchi, per renderli finalmente bianchi e
silenziosi.
***
Dopo
la funzione, ad attardarsi di fronte alla lapide è rimasta
solo
Madame.
Si
asciuga lacrime fredde sul viso esangue, mentre Louise, al suo fianco
e a pochi passi da lei, la guarda di sottecchi.
Non
si aspettava che fosse l'ultima a voler andarsene - in fondo, non
amava più il marito come un tempo ed era già
pronta a fuggire con
l'amante.
Pensava
invece che sarebbe stata Catherine, la figlia minore, a rimanere. Non
è stato così.
La
ragazzina è scoppiata a piangere in modo disperato ed
è corsa via
singhiozzando, incapace di sopportare oltre il dolore e la vista
della foto sorridente di Marcel sulla sua tomba.
Suzon
è corsa dietro alla sorella per fermarla, seguita goffamente
da
Chanel, e a quel punto anche mademoiselle Augustine e la Nonna hanno
capito che era il momento di andarsene.
Hanno
lasciato il cimitero in silenzio, così come in silenzio se
ne è
andata anche mademoiselle Pierrette, avvolta nella sua aura
tenebrosa, il capo coperto da un foulard nero e il viso pallido che
creava un contrasto fortissimo con le labbra rosse, tirate in una
smorfia di sofferenza.
Madame
l'ha guardata andare via con uno strano sguardo afflitto, quasi
deluso, come se Pierrette avesse tradito una promessa importante
tornandosene nel suo mondo di strade pericolose, sporche luci
abbaglianti e
sesso a pagamento.
Dal
canto suo, Louise ha finto di non vedere quello sguardo evanescente,
anche se una piccola fitta di gelosia le ha stretto lo stomaco nel
ricordarsi di quando ha visto le due cognate baciarsi sul pavimento
del salotto, prese a sfogare la tensione emotiva e il rancore che si
erano versate addosso nel giorno infinito che aveva visto morire
Marcel.
Ma
comunque, il segreto compiacimento per l'uscita di scena della donna
scarlatta ha presto fatto passare quella sensazione sgradevole in
Louise.
Pierrette
non è fatta per un certo ambiente, per le relazioni stabili,
per la
fedeltà
– Louise l'ha capito al primo sguardo –
perciò era inevitabile
che sarebbe tornata alla sua vecchia vita.
“Non
ho più la mia vita, Louise...”
Il
mormorio indistinto della padrona la riporta alla realtà, e
Louise
si avvicina a lei remissiva, ma con la sicurezza
che anima
sempre ogni suo movimento.
“Madame...”
comincia, esistante.
“Ha
le sue figlie, sua sorella e sua madre...Deve essere forte per
loro”
Parole
di circostanza, banali, stupide.
Louise
se ne rende perfettamente conto e si odia per non essere stata in
grado di offrile di più, ma a Gaby sembra importare
dell'ardore che
sente nella sua voce, più che del resto.
Si
scosta il velo nero dal viso, per guardarla direttamente negli occhi,
e Louise riesce solo a pensare che, per quanto sofferente, per quanti
anni le abbia buttato addosso quel lutto in un solo giorno, Madame
è
di una bellezza malinconica da fare quasi male.
“Perchè
sei ancora qui con me, Louise?” chiede lentamente.
“Ti
sei licenziata perchè... Io ti ho delusa. Me lo hai detto
tu, quel
giorno...” sussurra socchiudendo gli occhi, il respiro lieve
che si
condensa in sbuffi di fumo nell'aria fredda.
La
risposta di Louise si fa attendere qualche secondo.
E'
vero: dopo quei due anni passati a stimare Madame, ad affezionarsi
profondamente
a lei, ad arrivare a sacrificarsi nei modi più contorti e
perversi
per
lei –
uno su tutti quello di sostituirla, nel letto del marito - ,
è stata
molto delusa da come Gaby abbia perso freddezza e carattere dopo la
'prima' morte di Marcel.
A
quel punto, Louise ha perso il controllo a sua volta, arrivando a
scagliare vere e proprie mancanze di rispetto e insolenze verso la
propria padrona.
Non
che sotto le cattiverie fosse mai mancato l'attaccamento morboso e
rabbioso che provava, ma Madame non poteva aver afferrato tutto
ciò,
persa com'era nei propri drammi personali, nei dolori di quella
famiglia devastata e nella consapevolezza che ogni certezza si stava
sgretolando.
“Mi
sono licenziata, sì ” risponde infine Louise.
“Ma
ho pensato che arriveranno tempi difficili, considerando che Madame
sarà molto impegnata in affari di natura legale, economica e
familiare...” prosegue, accertandosi che nulla sul volto
dell'altra
donna smentisca ciò che sta dicendo.
“Cercare
qualcuno che mi sostituisca sarebbe solo una preoccupazione in
più
per lei, perciò... Potrei aiutare - in modo informale,
s'intende,
dato che non sono più sua serva - a curare la
casa.”
Fa
una pausa, notando che Gaby quasi sta trattenendo il respiro, colpita.
“Sono
sempre stata devota a Madame, e a nessun altro nella sua
famiglia.”
Gliel'ha
ribadito molte volte con le parole – perfino appena prima di
gettarle ai piedi il grembiule bianco e sciogliersi i capelli,
abbandonando la servitù.
“Se
sono sua dipendente non è per necessità,
né per Monsieur... E' per
lei, Madame”.
Ma
più spesso glielo ha dimostrato con i fatti - quando Marcel
le
urlava contro, preso da scatti d'ira di cui lei non aveva colpa,
quando Augustine le sputava addosso veleno e insulti, o quando
Catherine si comportava da figlia maleducata e ingrata con la madre.
Louise
si è sempre alzata a ringhiare contro chiunque abbia avuto
l'ardire
di offendere Madame.
L'ha
sempre difesa, a modo suo, come un cane avrebbe fatto per la padrona,
anche se Gaby forse non si rendeva conto di quanto potesse valere la
catena che Louise le aveva lasciato silenziosamente tra le dita.
Dopotutto,
è una donna ignara e insicura, gli eventi recenti lo hanno
dimostrato.
“Continuerò
a farlo e a starle accanto, se lei lo vorrà”
conclude solenne
infine, sul sospiro vibrante della padrona.
“Non
ce la farò. Non... Non sono affatto la donna forte e
inattaccabile
che tutti pensano, e nemmeno merito tanta... cieca fedeltà
da parte
tua” replica Gaby scuotendo la testa e asciugandosi una
lacrima
sfuggitale a tradimento.
D'istinto,
le mani di Louise si muovono impercettibilmente verso di lei nel
desiderio di proteggerla ancora una volta, di fermare le dita che
vogliono cancellare quella goccia salata - non vuole che nasconda il
suo dolore e quella sua segreta fragilità, non davanti a lei.
Ma
alla fine la giovane si limita a sfiorarle un braccio, con tanta
leggerezza che probabilmente Gaby nemmeno se ne accorge.
“Ho
deluso tutti. Ti ho delusa” ripete ancora la donna, come se
la cosa
la turbasse in modo insopportabile.
“Perchè
vuoi restare?”
Quegli
occhi.
Quegli
occhi inquieti che ha imparato ad amare sono persi nei suoi, sono
dentro
di lei, e ora Louise alza il mento con un cenno involontariamente
spavaldo, in quel modo orgoglioso e privo di ogni paura che riserva
solo a Madame pur mantenendo al contempo il rispetto che le
deve.
E
non c'è un ombra di timore nè di scherno, allo
stesso modo,
nei suoi
gesti, quando si avvicina a lei, passandole una mano sul viso.
“Per
lei, Madame. Soltanto per lei” risponde con pacata
determinazione.
Gaby
trema un poco e abbassa gli occhi, evidentemente non più in
grado di
sostenere lo sguardo, ma Louise non si ferma – non
può.
Lentamente,
le posa sulla bocca un bacio lieve e casto, a labbra chiuse.
Gaby
respira forte contro la sua pelle, d'istinto la attira a sé
a sua
volta, e a quel punto Louise si azzarda ad andare oltre, a chiedere
un silenzioso permesso per approfondire il contatto.
Da
che ricordi, in vita sua non ha mai baciato nessuno –
né uomo, né
donna – nel modo in cui sta baciando ora Madame.
No,
Louise non ha mai baciato con così tanta struggente
dolcezza, con
tanta devozione - il corpo che scivola contro quello di Madame con
irruenza lieve e naturalezza disarmante, a cederle il proprio calore,
mentre le sfiora i capelli biondi in carezze lente e disordinate
–
per questo rimane quasi stordita e priva di pensieri coerenti quando
infine i loro visi si allontanano, imporporati sulle guance e non
certo per il vento invernale.
Recupera
la lucidità un secondo troppo tardi, persa di nuovo sui
dettagli del
viso maturo ma ancora splendido di Gaby – ogni piccola ruga
che
incide la sua pelle, la curva disegnata delle labbra arrossate, le
ciglia lunghe e scure attorno agli occhi che fremono di milioni di
parole non dette – e allora Louise capisce davvero
cosa ha appena fatto.
Ha
distrutto ogni linea di confine nel rapporto tra serva e padrona,
creando qualcosa di nuovo e insidioso.
Ha
approfittato di un momento di debolezza di Madame per perdersi nel
suo profumo e inalarne ogni molecola, rubandole il respiro e il
battito.
Ha
osato troppo, si è spinta troppo oltre, lo sa.
Eppure
non se ne pente, come mai si è pentita di molti dei propri
gesti più
impulsivi.
Doveva
farlo e basta.
Per
se stessa, ma soprattutto per Madame, come ultimo segno d'affetto per
lei.
Si
gira e allontana senza una parola, le mani affondate nelle tasche, ma
la voce di Gaby la ferma all'improvviso.
“Louise”
Il
tono in cui la chiama non è quello con cui formula i soliti
ordini o
rimproveri – Louise,
il mio cappotto. Louise, la colazione, sbrigati -
al quale la giovane è tanto abituata, no.
Quella
di Madame è una preghiera sommessa e dolce.
Un
richiamo che si infrange in una nota spezzata, e Louise ne beve il
suono meraviglioso in un sussulto, voltandosi nuovamente.
“Resta
con me...”
Gaby
le regala un sorriso tremulo, macchiato di lacrime, di fronte al
quale Louise china appena il capo e socchiude gli occhi, in un tacito
assenso.
Il
silenzio portato dalla neve non è mai stato più
quieto e profondo.
***
Note
finali:
okay, io devo avere dei problemi seri: con tutta la roba che ho da
studiare mi metto sempre a scrivere le robe più disparate e
folli in
questi momenti. Perchè? Perchè?
Vabbè,
a parte questi dilemmi esistenziali, volevo dire due parole sulla
storia. Io slasho questa coppia da tempo immemore, anche se pure la
Pierrette/Gaby non mi dispiace (e infatti ho messo hints), ma
comunque...
E'
stata una faticaccia cercare di renderle decenti e farle inciuciare
senza sfociare nell'improbabile o nell'OOC (Spero di avercela fatta
°_°).
Sarà
il film che adoro, sarà il genere stesso
(musical/teatrale/commedia/giallo), ma ci ho messo assai a partorire
il tutto.
E poi boh, il femslash è un genere che mi mette sempre in
difficoltà, perchè non è semplicemente
il corrispondente femminile
dello slash per me. E' qualcosa di più velato,
più intimo e
complesso a mio parere, perchè appunto, i soggetti in
questione sono
donne – e Satana solo sa quanto siano contorte le donne :)